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Autore: mangagirlfan    14/02/2011    1 recensioni
Prompt Numero 8: Autunno Foglie secche
[...]Lo aveva odiato, quel maledetto, per tanto, tanto tempo. Lo aveva odiato perché aveva lasciato sola sua madre. Lei che si faceva sempre in quattro per aiutare gli altri e che lavorava giorno e notte per mantenere il figlio. Lo aveva odiato fin quando aveva potuto, fin quando i ricordi del suo viso, della sua voce e dei suoi gesti non erano svaniti, appassendo come le foglie secche degli alberi, per poi cadere e venir spazzate via dal tempo che passava, inesorabile.[...]
Personaggi; [Grimmjow Jaggerjack]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '†No Control † Tales'
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Titolo: Come foglie cadute
Fandom: Bleach
Personaggio/Coppia: [Grmmjow Kaggerjack]
Prompt: # 8 Autunno, foglie secche
Rating:PG (Per tutti)
Conteggio Parole: 649
Riassunto: [...]Lo aveva odiato, quel maledetto, per tanto, tanto tempo. Lo aveva odiato perché aveva lasciato sola sua madre. Lei che si faceva sempre in quattro per aiutare gli altri e che lavorava giorno e notte per mantenere il figlio. Lo aveva odiato fin quando aveva potuto, fin quando i ricordi del suo viso, della sua voce e dei suoi gesti non erano svaniti, appassendo come le foglie secche degli alberi, per poi cadere e venir spazzate via dal tempo che passava, inesorabile.
[...]
Note: AU; One Shot


Come foglie cadute

C’era un vento tremendo, quel giorno. Scuoteva gli alberi fin quando tutte le foglie ormai ingiallite e secche non cadevano giù, toccando terra per pochi secondi, per poi volare di nuovo via, mosse da quelle folate insistenti che sembravano non volergli dare tregua.
Sospirò, Grimmjow. Sopirò, incazzato nero a causa di quel vento maledetto che gli faceva consumare le sigarette troppo in fretta, lasciandogli quella maledetta voglia perenne lì, tra la gola ed il petto, costringendolo ad accendersene un’altra, appena quella che teneva tra i denti finiva. Bofonchiò poi qualcosa, mangiandosi le parole per non dover imprecare ancora contro un qualcosa di inanimato e che non avrebbe reagito alle sue provocazioni.
Era nervoso, Grimmjow. Era nervoso perché odiava le ventose giornate d’autunno, quando le foglie secche cadevano a terra, facendo ingrigire il mondo che lo circondava. Le odiava perché era stato in un giorno come quello – era piccolo allora certo, ma se lo ricordava ancora! – che suo padre aveva abbandonato lui e la madre per andarsene chissà dove.
Lo aveva odiato, quel maledetto, per tanto, tanto tempo. Lo aveva odiato perché aveva lasciato sola sua madre. Lei che si faceva sempre in quattro per aiutare gli altri e che lavorava giorno e notte per mantenere il figlio. Lo aveva odiato fin quando aveva potuto, fin quando i ricordi del suo viso, della sua voce e dei suoi gesti non erano svaniti, appassendo come le foglie secche degli alberi, per poi cadere e venir spazzate via dal tempo che passava, inesorabile.
Afferrò l’ennesima sigaretta, il nervoso e la voglia di fumare che si facevano ancora una volta strada al centro del petto. Se ci fosse stata Haine in quel momento l’avrebbe preso sicuramente a calci, insultandolo. Lei odiava il fumo più di ogni altra cosa. Due sigarette o tre gliele poteva concedere, certo. Ma una decina no.
Sbuffò sapendo cosa avrebbe fatto al suo ritorno a casa. Avrebbe controllato il pacchetto – ormai vuoto – e gli avrebbe sequestrato le cicche per una settimana buona. Ah, dannata marmocchia!
Solo quando il vento decise di smettere di soffiare il ragazzo si concesse un ghigno trionfale dei suoi. Poteva finalmente fumare una sigaretta in santa pace. Le mani in tasca, il passo lento ma cadenzato, Grimmjow si diresse verso una panchina poco distante da lì. Si sedette, osservando il fumo che lentamente saliva verso l’alto, quasi danzasse. Solo dopo qualche secondo si decise ad alzare lo sguardo verso l’alto, per osservare le foglie farsi sempre più gialle, sempre più secche. In quel momento gli venne nuovamente da pensare a suo padre. Chidori gli raccontava sempre di come, ogni anno, lui raccogliesse una delle foglie più belle cadute dagli alberi di quel viale per poi regalargliela assieme ad un bel libro da leggere. A quel fastidioso pensiero fece schioccare la lingua, irritato.
In quel momento avrebbe tanto voluto che tutti quei pensieri fossero come le chiome dagli alberi in autunno. Sarebbero caduti, uno dopo l’altro e l’avrebbero lasciato in santa pace, portati via da un vento che solo lui era in grado di sentire. Ma il ragazzo poteva semplicemente far finta che non ci fossero, continuando a fumare come una ciminiera per distrarsi da quella marea di sensazioni fastidiose fino all’inverosimile.
Se ne restò lì, Grimmjow. Se ne restò lì per un sacco di tempo, lo sguardo perso nel vuoto mentre lentamente la cicca si consumava tra le sue labbra ed il nulla prendeva possesso del suo corpo e della sua mente. Odiava ammetterlo Grimmjow, ma andare in quel luogo – pieno di ricordi per la madre, pieno di fastidio per lui – era un toccasana. Perché, nonostante fosse fastidioso rammentare certe cose, era utile per lui farlo. Perché così, per il resto dell’anno non avrebbe più portato alla mente nessun’altro episodio, lasciandolo lì, in un angolo della mente e del cuore. A marcire come meritava.
Come le foglie secche ormai cadute a terra.

   
 
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