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Autore: Parsifal    15/02/2011    0 recensioni
Ecco di nuovo qui Mika, Angelo, Javier lo spagnolo e i gemelli Alex e Niki, per un'altra avventura.
Qui farete la conoscenza anche di due nuovi personaggi, uno che viene dal Tibet e uno che viene dall'India (chissà se avete capito a chi mi riferisco? :P).
E l'acqua sarà la protagonista assoluta di questa storia.
Per capirci di più mi sa che dovrete leggere...
ecco un piccolo anticipo:
\\Ci zittiamo improvvisamente e il nostro sguardo si punta sulla porta d'ingresso, di nuovo la sensazione provata con Javier ma molto più forte questa volta.
Le porte della mia coscienza si spalancano, ogni percezione si amplifica e io accolgo in me l'acqua che, improvvisa, mi porta un volto che non ho mai visto ma che mi ha fatto attraversare un continente, lasciare la mia casa, capovolgere le mie certezze, mettendole perlomeno in dubbio.\\
Buona lettura.
(Per chi vuole le immagini dei nuovi pg mi scriva e io glieli darò: parsifal251962@yahoo.it )
Genere: Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3° capitolo
\Nyatri\
La testa mi fa così male che sembra stia per scoppiare da un momento all'altro.
Sono entrato in contatto con Mika, ma il suo silenzio è pressoché totale.
E' immerso nel buio e l'unica cosa che riesco a sentire è questo mal di testa terribile.
Ha smesso di pensare, ha smesso di fare qualsiasi cosa stesse facendo.
Ma non è morto, questo lo so con sicurezza.
O almeno... non ancora.
La sua forza vitale, la sua energia si sta spegnendo.
Così la “addormento”.
Faccio si che entri in quella dimensione che precede il sonno, oblio totale.
Non è addormentato nel vero senso del termine ma questo stato in cui l'ho immerso gli impedisce di dormire e di entrare in coma.
Nello stesso momento Sean gli sta dando un po' della sua energia.
Non c'è stato bisogno di parlarci, è bastato guardarci prima di salire in macchina.
Ancora adesso la sua mente è a contatto con la mia e io posso sentire il suo calore che esce da lui per raggiungere il corpo di Mika, mentre so che lui riesce a sentire la mia mente che ha agganciato quella del nostro amico.
Anche se non lo abbiamo mai visto c'è un'affinità così completa con Mika che poteva lasciarci sconcertati, se non fosse che ... noi lo sapevamo già.
Altrimenti non avremmo attraversato un continente per raggiungerlo.
Per raggiungerci.
Angelo è totalmente concentrato sulla guida ma la sua schiena è irrigidita.
Fa forza su se stesso per non cedere però il solo pensiero che Mika possa essere morto sta scavando nella sua anima mettendo a dura prova il suo autocontrollo.
Autocontrollo che già di per sé non è che sia molto forte.
Ricordi pericolosi cercano di venire a galla, dolore e disperazione.
Vorrei poter fare qualcosa di più per lui ma non posso, questa è una cosa che deve superare da solo.
Deve trovare in se stesso e in quello che prova per Mika la forza per credere di nuovo, per sperare che tutto andrà bene.
Solo lui può rassicurarsi, nessun'altro riuscirà a trovare le parole giuste
per far breccia nella fortezza inespugnabile che è diventata la sua anima.
Però qualcosa posso farlo.
Una cosa piccola ma che forse può alimentare la speranza che si tiene aggrappata alla sua coscienza con le unghie e con i denti.
Metto la mano sulla sua spalla e lui si irrigidisce improvvisamente, ma non gli lascio il tempo di esplodere perchè aggancio la sua mente facendogli vedere il luogo dove ho rifugiato la mente del suo ragazzo.
Gli faccio sentire, per un momento, la calma e la pace che sta provando.
E Angelo capisce, perchè le sue spalle si rilassano, le sue mani allentano la presa sul volante e un minuscolo movimento delle labbra le stende per una frazione di secondo.
Quello che basta.
- Grazie- .
Solo questo dice, fra i denti.
Ma io ho capito.
Sembra una persona troppo “solida” per credere in tutto ciò ma...io ho visto i fantasmi che albergano nella sua anima.
Ho visto il potere che questo ragazzo, così provato dalla vita, cela.
E questo mi ha fatto capire molte più cose di lui che non anni di vuote parole.
Eccolo, siamo arrivati.
- Rallenta, dopo questa curva ci deve essere una stradina a sinistra, vai lì. -
Senza dire una sola parola Angelo fa quello che gli ho detto e appena ci inoltriamo nella stradina sommersa nel verde una macchia rossa spezza l'incanto del luogo e della natura “quasi” incontaminata.
Angelo frena improvvisamente e in un attimo è davanti alla macchina rossa, seguito da Alex che frena dietro di noi.
E' un attimo, non urla, non grida, non impreca.
Sbianca semplicemente.
Si ferma davanti alla macchina che è accartocciata davanti ad un albero e sento che il suo istinto lo porterebbe a spalancare la porta per toglerlo da li dentro con la forza.
Per togliere da quella trappola mortale l'unica persona che conti veramente qualcosa nella sua vita.
Che cos'è che glielo impedisce?
Mi volto in tempo per vedere la figura di Sean che scende dalla macchina.
La calma apparente che emana mentre “parla”, in silenzio, con Angelo.
Senza smettere di dare energia a Mika.
Ho “sentito” forze più o meno forti entrare in contatto con me.
Ho sentito energie tra le più diverse agire nell'universo.
Ma mai,mai sono stato davanti a qualcosa di così grande.
In un corpo apparentemente fragile.

\Sean\
Non è semplice quello che dobbiamo fare.
Sopratutto non abbiamo più tempo.
Eppure non posso fare a meno di fermarmi per tranquillizzare Angelo.
In lui c'è un dolore così grande che mi commuove.
Se muore Mika anche lui se ne andrà.
Non riuscirà a superare anche questa perdita.
Ne ha subite troppe nella sua vita.
Quando lo sento almeno più...fermo ci avviciniamo alla macchina.
Sento le presenze confortanti degli altri dietro di noi mentre Alex chiama l'ospedale con la certezza che siamo in un posto appartato e che prima che arrivi qui passerà del tempo.
Niki, che non riesce a stare fermo ad attendere, va sulla statale per guidare fin qui l'ambulanza mentre Angelo apre la porta della macchina e...si fa da parte.
Lentamente ci lascia agire e con questo atto dimostra tutto l'amore che prova per il suo compagno.
Sa che non può fare nulla per lui se non imprecare e aspettare un'ambulanza forse inutile.
Questo suo farsi da parte vuol dire molte cose e tutte molto difficili per lui.
Ma io le riunisco in una soltanto:” mi fido di voi “.
Non permetterò che rimanga solo.
Nyatri mi aspetta in silenzio.
Attento.
Mi avvicino a lui dalla parte opposta.
Apro la portiera con cautela e osservo il corpo immoto di Mika.
Ha il volto rivolto verso destra, un evidente ematoma sulla tempia sinistra scende fin giù sull'orecchio e in parte del collo.
Dallo stesso orecchio scende del sangue.
Alzo lo sguardo verso Nyatri, sta guardando lo stomaco di Mika e vengo attraversato da un brivido: emorragia interna.
L'ambulanza non arriverà in tempo.
Sotto gli ematomi la pelle è candida, il respiro lieve, appena accennato.
Nello stesso istante, con un sincronismo perfetto, le mie mani e quelle di Ny si muovono.
Le mie si fermano sulla tempia mentre quelle di Nyatri sullo stomaco.
Per un istante accarezziamo, lievi, la pelle quasi fredda di Mika.
La sua forza è incredibile.
Sta per morire eppure la sua volontà lo tiene ancora qui.
Non vuole arrendersi, non vuole lasciarsi andare ancora.
E noi lo aiuteremo.
Chiudiamo gli occhi e al di là delle palpebre chiuse cerco di visualizzare l'ematoma.
Vado oltre la pelle, la carne, le ossa... eccolo li.
Il sangue ha formato una macchia scura coprendo ogni cosa che incontra sul suo cammino.
Come faccia ancora a respirare è incredibile.
Allora cerco dentro di me l'energia necessaria per distruggerlo.
La ascolto... ascolto lo scorrere del mio sangue, il battito del mio cuore...e la forza che si alza libera, senza più barriere.
La imprigiono alla mia volontà, la incanalo nelle mie braccia, sulle mie mani.
Le sento bruciare al calore che emanano improvvisamente.
Calore che lascio finalmente libero di uscire per distruggere l'ematoma che sta togliendo la vita di Mika.
Mika che inizia a lamentarsi piano.
Gli faccio male...ma è un dolore che dà vita.
Sente le sue cellule che si stanno rigenerando, sente un fuoco che lo sta facendo rivivere un'altra volta.
Per tutti coloro che lo amano.
Per l'unico che morirebbe senza di lui.
Finalmente anche l'ultima particella di sangue viene distrutta e il cuore di Mika torna al suo battito naturale.
Nyatri abbassa le mani in una dolce carezza, le vedo con l'occhio della mente.
Le sento con il calore che emanano.
E la voce stanca di Mika si fa sentire, bassa eppure perfettamente udibile, pronunciare l'unico nome che alberga nei suoi pensieri e nel suo cuore: - Angelo -
Nello stesso momento, con un tempismo perfetto, sentiamo l'ambulanza che arriva, il suono che lacera l'aria immota.
Apro lentamente gli occhi e osservo Nyatri che fa lo stesso,
Ci guardiamo per un lungo istante:poi abbassiamo lo sguardo sugli occhi accesi e splendidi di colui che ormai posso chiamare, senza paura di essere smentito, nostro amico.
E senza guardare l'orologio (che non ho tra l'altro) so che sono passati tre quarti d'ora.
Tre quarti d'ora per infondergli la nostra energia.
Tre quarti d'ora che a noi sono sembrati un attimo.
Senza dubbio l'ambulanza ha avuto...diciamo delle difficoltà nel trovarci.
Nonostante Niki sia sulla statale da più di mezz'ora.

\Angelo\
Quello che accade ha dell'incredibile perfino per me, anche se sono io a compierlo.
Mi faccio da parte.
Sono qui, davanti a quello che resta della macchina di Mika.
Osservo il rottame che è diventata accartocciato contro l'albero.
E non mi precipito li come tutto in me sta urlando.
Non vado lì, non apro la portiera della macchina, non faccio nulla di tutto questo.
L'incubo di cui tutti hanno paura è qui davanti a me.
Ci sono in mezzo.
Il ragazzo che ami, la persona che per tè è più importante di tutto e di tutti è in quello che resta della sua macchina.
E tu non puoi fare nulla.
Non puoi prendere a pugni il maledetto che l'ha ridotto così.
Non puoi salvarlo, non puoi impedire che accada perchè è già accaduto.
Non puoi fare nulla di nulla.
E ti rendi conto di quanto sei piccolo e insignificante.
Un puntino nell'universo.
In questo stramaledetto e fottutissimo universo.
Eppure il calore che sento provenire da quei due uomini pallidi dietro di me è così grande da scalfire il gelo che mi inchioda qui.
Se c'è qualcuno che può fare qualcosa per lui sono loro.
Loro così apparentemente insignificanti.
Loro, così forti in quel corpo tanto fragile.
Li vedo aprire la porta della macchina e i miei piedi rimangono inchiodati qui.
Potrei seguirli e restare abbastanza vicino per capire quello che sta succedendo.
Invece mi fermo qui e non muovo un solo muscolo.
Anche la macchina di mio padre era rossa.
Ma lui non era uscito di strada.
Un ubriaco li aveva presi in pieno.
Ricordo che pioveva a dirotto, io stavo osservando la pioggia che rigava i vetri della macchina.
Stavo per addormentarmi.
Quando un fulmine mi svegliò del tutto.
Non ricordo lo schianto.
Non ricordo nulla.
I miei ricordi riprendono l'indomani del funerale.
Quando ero già nella casa del giudice.
Mika è il primo essere umano da cui ho accettato un contatto fisico volontariamente.
Il primo di cui mi sono fidato.
Non c'è nessuno che è riuscito a toccare il mio cuore come ha fatto lui.
Nessuno.
Attorno a noi tutto va avanti come sempre.
Gli uccelli, dopo un primo attimo di silenzio, hanno ripreso a cantare, ritenendoci innocui.
I due che sono in macchina con Mika hanno gli occhi chiusi e le mani su di lui.
Li chiudo anche io per un istante.
Se adesso io fossi uno che crede in qualsiasi cosa potrei mettermi a invocare l'aiuto di qualcuno.
Se soltanto io ne fossi capace.
Ho smesso di credere l'attimo in cui mi sono svegliato nella camera del giudice.
Nessun aiuto mi è arrivato dall'alto.
Nessuno è venuto a tirarmi fuori da lì.
Soltanto io.
Eppure adesso, per Mika, vorrei essere capace di pregare.
Una cosa è certa: se non torna da me io perderò anche l'ultimo barlume di vita che ancora alberga nelle mie ossa.
Nel mio corpo.
E in quello che chiamano anima.
Quando riapro gli occhi lo sento.
Sento il suono della sua voce che mi chiama.
Quanto tempo è passato?
Pochi secondi?
Pochi minuti?
O delle ore?
Quanto?
La sua voce ha cancellato ogni cosa, ogni attesa, tutto quanto.
Tutto.
La sua voce che mi chiama .
Anche a questa distanza, anche se era poco più di un sussurro.
Quando il suono della sirena lacera l'aria io sono già accanto a lui, a guardare ancora quegli occhi di cielo, il mio cielo personale.
Soltanto mio.
Gli stringo le mani e avvicino il viso al suo.
Ho bisogno di sentirlo, di sentire il suo respiro sulla pelle.
E' vivo.
Ma non dimentico le persone che hanno fatto si che questo possa accadere.
I due uomini accanto a me.
Che sono appena leggermente sudati, la pelle un po' più arrossata.
Come se avessero appena terminato una passeggiata.
Alex è accanto al più chiaro dei due e lo sorregge per le spalle.
Abbasso la testa e abbozzo un sorriso.                                                        Sorriso che si fa più ampio quando Mika dice, con voce appena più bassa: - Accidenti, stai sorridendo a due sconosciuti. Dovevo schiantarmi contro un albero per vederlo -                                                                                  -Idiota - mormoro prima di abbassarmi a baciarlo sulle labbra, nel momento in cui arrivano quelli dell'ambulanza, perfettamente inutili ormai.
   
 
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