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Autore: red queen    04/01/2006    11 recensioni
Quando due sanno di dover rinunciare all'amore.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi, Sha Gojio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piove

 

 

Minuscola one-shot scritta in mezza serata giusto per sfogare un momento di amarezza. Vuol dire che non dovete aspettarvi un’opera d’arte :P

Ma vi sarei lo stesso immensamente grata se mi lasciaste un parere, in fondo non scrivo mai niente senza metterci dentro il cuore!

 

 

 

 

LA NEVE NON FA RUMORE

 

 

 

Piove. E fa freddo, un freddo cane che penetra fin dentro le ossa.

 

Qualunque viaggiatore abbia raggiunto questa anonima cittadina stasera, si deve essere lanciato alla ricerca di una sistemazione decente per passare la notte perché nemmeno nelle stalle c’è più un buco dove dormire. Ma in fondo a nessuno verrebbe in mente di campeggiare con questo tempo.

 

 Per fortuna esistono pochissime cose a questo mondo che una carta di credito, un Sanzo e la minaccia di un proiettile in mezzo agli occhi non siano in grado di comprare e infatti eccoci sistemati per bene in men che non si dica.

 

Quattro camere singole all’ultimo piano in modo che il rumore che proviene dalla locanda al piano terra non disturbi troppo il meritato riposo di sua mestà Genjo Sanzo Hoshi.

 

La povera locandiera ha fatto del suo meglio, credo che l’abbiamo terrorizzata per bene. Non era nostra intenzione, non di tutti e quattro almeno e se avesse avuto qualche decina d’anni di meno avrei trovato il modo di consolarla.

 

Di sotto si beve per scaldarsi e gli animi sono un po’ troppo allegri. Ho bevuto qualche birra, ho vinto un paio di mani, ma è stato così facile che mi è passata subito la voglia di giocare e sono tornato in camera.

 

Sarei andato da Hakkai ma non si vede nessuna luce filtrare da sotto la sua porta e ho deciso di lasciar perdere, starà dormendo già e in fin dei conti non avevo niente in particolare da dirgli.

Ma so che la pioggia lo rende malinconico e il fatto che non ne voglia parlare, ho fatto fatica ad ammetterlo con me stesso, un po’ mi ferisce.

 

Anche Sanzo detesta la pioggia, se possibile ancora più di quanto non la odi Hakkai, o forse è solo che lui esprime la sua amarezza in modo più plateale.

 

A me invece non da fastidio, anzi direi quasi che mi piace.

Quando ero appena un ragazzino giocavo spesso da solo sotto le gocce d’acqua battenti. Poi una volta sentii qualcuno dire che quell’acqua che cadeva dal cielo poteva purificare ogni peccato e una sera mi misi in piedi in mezzo ad una radura poco lontana da casa con le braccia aperte e lo sguardo rivolto in alto.

Aspettai che la pioggia lavasse via il colore rosso dei miei capelli.

Aspettai minuti, ore.

Aspettai finchè non fui troppo stanco per restare in piedi, mi sedetti e aspettai ancora.

 

La serata mi costò nell’ordine una sgridata memorabile di mio fratello, un raffreddore particolarmente crudele e la consapevolezza che ci sono macchie che nemmeno tutta l’acqua mandata sulla terra dagli dei può lavare via, ma avrei compreso l’entità di quest’ultima scoperta solo più tardi.

 

Non credo che smetterà stanotte, l’acqua cade con lo stesso ritmo da un tempo indefinito. Il ticchettio sul tetto della locanda è insistente e regolare. Se uno si ferma ad ascoltarlo troppo a lungo diventa ossessivo.

 

Nelle notti come queste c’è chi ha voglia di stare da solo. E c’è chi ne avrebbe voglia ma non ci riesce.

 

Ormai è diventata routine. Tra poco Sanzo entrerà senza bussare, prima nella mia stanza, poi nel mio letto e io lo lascerò fare, come sempre. E farò finta che le sue mani non siano così fredde, che non ricambi i miei baci contro voglia, che non se ne andrà prima dell’alba.

Che sia Hakkai.

Che Hakkai non sia innamorato di un fantasma.

Che un demone innamorato di un fantasma non sia ironico da piangere.

 

In quei momenti vorrei che nevicasse, la neve almeno, quando cade non fa rumore.

 

 Mi chiedo perché Sanzo continui a tornare da me quando sa benissimo tutto questo. Lo sa perché l’ha provato sulla sua pelle sebbene forse non ne sia completamente consapevole. Ma io che posso osservarli dall’esterno ho visto con estrema chiarezza quello che c’è tra lui e Goku.

 

La scimmietta non è in grado di trovare un nome per il legame che li unisce e Sanzo non oserebbe mai chiamarlo amore. Oppure sporcarlo con il sesso.

 

Ma sento già dei passi fuori dalla mia porta, Sanzo ha perso quella purezza molto tempo fa, a me è stato insegnato che non l’ho mai posseduta perciò mi sfilo la maglietta, apro la porta e lo attiro verso di me con uno strattone.

Lui mormora qualche imprecazione che non riesco ad afferrare, ma credo che mi abbia chiamato ‘animale’. Sorrido per il complimento del bonzo ipocrita.

 

Come si fa ad essere moralisti con un’erezione di quella portata?

 

 

  

 

 

   
 
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