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Autore: Maggie_Lullaby    15/02/2011    2 recensioni
Samantha Sparks è una ventisettenne affascinante da un passato malinconico e un presente che non guarda il futuro che da due anni lavora come Agente Sotto Copertura per l'FBI. Quando viene chiamata a collaborare con l'Unità d'Analisi Comportamentale non ha idea che quel caso cambierà drasticamente il suo futuro.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3.

La somma dei dolori possibili per ogni anima è proporzionabile al suo grado di perfezione.

{Henri Frédéric Amiel}

«Ti rendi conto di quello che mi stai chiedendo?», sbottò Garcia al telefono con Reid, tamburellando le dita sui tasti del proprio computer. «Tutti gli uomini divorziati di Tucson nell'ultimo anno? Bambino, io faccio magie, non miracoli.».

«So che la lista è piuttosto lunga...», ammise il giovane genio, e sentì la donna ridere dall'altra parte della cornetta. «Ma così ci faremo un'idea di chi può essere il nostro S.I., ci serve per indirizzare l'Agente Sparks...».

«Hai idea di quante persone vivano a Tucson? Non rispondere!», aggiunse velocemente, conscia che Reid stava per darle la risposta esatta. «Lo farò, comunque, cioccolatino al latte. Ordunque, mentre le mie creature lavorano, dimmi come si comporta Samantha.».

Spencer si grattò il naso e si voltò, osservando il profilo della giovane ragazza che discuteva con Emily e Morgan a proposito del caso.

«Se la cava bene, non può fare molto, al momento, ma sembra... a posto. Competente.», disse velocemente.

«È proprio una bella ragazza, Reid.», ridacchiò Garcia. «Datti da fare sinché sei in tempo».

«Garcia!», esclamò il ventottenne, arrossendo.

«Oh, comprendo, la maga dalle mille magie ti lascia, manderò i risultati della mia ricerca non appena saranno disponibili, tesorino, la lista è talmente lunga che i miei amori non hanno ancora finito.», nella voce dell'eccentrica informatica c'era fastidio. «È incredibile il numero dei divorzi in questa città.»

«Statisticamente una coppia su tre divorzia dopo appena tre anni di matrimonio», citò Reid.

«Il matrimonio è superfluo. Ti lascio, amor. Garcia chiude!».

Reid riattaccò il telefono e fece un sospiro, prima di raggiungere il resto della squadra.

«Garcia sta facendo delle ricerche, ci manderà i risultati non appena sarà possibile.», dichiarò. «Aggiunge che non ci aiuteranno, la lista è troppo lunga.».

«Ovviamente.», sbuffò Prentiss. «Come ci muoviamo?».

Hotch dava loro le spalle, il viso concentrato sulla bacheca a loro disposizione su cui avevano appeso le foto dei ritrovamenti di Laura, Iris e Kimberly, i luoghi in cui erano stati trovati i cadaveri e una foto di ciascuna di loro di quando erano ancora vive, i loro sorrisi felici mentre abbracciavano i propri figli congelati in un momento che non sarebbe più tornato.

«A che ora sono state rapite le vittime?», chiese poi, voltandosi verso la squadra.

«Tra le dieci e le dieci e mezzo del mattino», dichiarò Rossi.

«Gli asili dei figli delle vittime non sono in centro città, ma in periferia», iniziò. «Chiediamo a Garcia di fare un confronto tra i risultati che avrà degli uomini divorziati nell'ultimo anno e quelli che abitano o lavorano in un raggio di trenta chilometri dagli asili.».

«Saranno comunque decine di nomi, se non centinaia.», disse JJ, con tono sconfitto.

«Lo so, ma almeno restringeremo un poco il campo. Dobbiamo parlare con i genitori delle vittime e i conoscenti; Sparks, ti unisci a noi?», si riferì a Samantha, che lo stava ascoltando con attenzione.

La ventisettenne annuì.

«Certamente.».

«Perfetto, Morgan tu ascolta i genitori di Laura Randall; Emily, tu quelli di Iris Isaac; mentre tu, JJ, i genitori di Kimberly Dawson. Rossi, tu ed io ascolteremo il fidanzato di Laura. Reid, Sparks, voi due il padre biologico dei bambini di Iris Isaac.», dispose gli ordini con serietà, dando un'occhiata all'orologio che teneva al polso.

«Dovrebbero essere già qui. Muoviamoci.».

*

Samantha entrò nel piccolo ufficio in cui il vice sceriffo Matthews aveva fatto accomodare Lance Gregors per prima e si sedette dietro la scrivania.

«Signor Gregors, io sono il Dottor Reid Spencer Reid, dell'Analisi di Unità Comportamentali dell'FBI, lei è la mia collega, l'Agente Sparks.», si presentò Reid, sedendosi accanto a Samantha dopo essersi chiuso la porta alle spalle.

Lance Gregors era un uomo alto, ben piazzato, che nonostante l'età, che non doveva raggiungere i quaranta, stava già iniziando a perdere i capelli sulla cute. Gli occhi, marroni, erano umidi.

«Siamo spiacenti per la sua perdita.», disse Samantha. Nonostante Irina e Lance dovessero aver concluso la loro relazione da un po' di tempo, ciò non significava che il dolore fosse minore.

Lance annuì, scuotendo il capo con forza.

«Io... Io non so cosa sia accaduto.», balbettò. «Mi hanno detto che è stato un omicidio, ma non so altro. Vi prego, potete... Mi spiegate cosa sia successo alla madre di mio figlio?». Nei suoi occhi, ora, c'era determinazione.

«Signor Gregors...», iniziò Reid, sporgendosi verso di lui. «Irina è stata uccisa da quello che crediamo essere un serial killer che ha iniziato ad uccidere nell'ultimo mese e mezzo qui a Tucson, rapita e soffocata nell'arco di poche ore. Come sa, è stata ritrovata in un parco non troppo lontano da qui.».

Lance annuì, mentre una lacrima gli sfuggiva dagli occhi. Se la asciugò velocemente, sperando che nessuno dei due Agente FBI l'avesse vista.

«Avete una pista? Un sospettato?», domandò.

«Stiamo investigando, signore, siamo arrivati solo poche ore fa. Vorremmo farle qualche domanda.», prese la parola Samantha, con tono freddo e distaccato, ma allo stesso tempo affettuoso.

Era meraviglioso sentirla parlare: sapeva essere capace di estrema freddezza e allo stesso tempo convincere la persona con cui stava parlando che andava tutto bene, che lei era lì per lui. Reid si chiese se avesse studiato linguaggio per essere così brava, oppure fosse nata con quella capacità innata.

Lance fece un gesto con la mano che stava ad indicare un sì.

«Com'erano i suoi rapporti con Iris?», domandò Reid, dopo aver guardato Samantha per un breve istante.

«Com'erano? Perfetti. Lei... lei era meravigliosa, capite? La donna più grandiosa che abbia mai conosciuto. Andavamo molto daccordo. Noi...», iniziò a parlare, esitando sull'ultima frase.

«Sì?», domandò Samantha, con tono suadente, quasi ipnotico, arrotolandosi una ciocca di capelli intorno all'indice della mano destra.

Lance la fissò ipnotizzando, prima di ridestarsi e abbassare gli occhi velocemente.

«Noi... eravamo amanti. Sapete, dopo esserci lasciati quando è nato Benjamin – nostro figlio – abbiamo frequentato entrambi altra gente. Abbiamo ricominciato a frequentarci l'anno scorso, eravamo entrambi single, e... è successo. Semplicemente. Non l'abbiamo detto a nessuno. Uscivamo, stavamo insieme, per vedere come andava, sapete... Avevamo...», la sua voce si era ridotta a un sussurro roco. «Avevamo appena deciso di tornare a vivere insieme, avevamo deciso di riprovarci, capite? Per Ben... Per noi...». Seppellì il volto tra le mani scoppiando in pianto.

Reid sembrava non sapere come muoversi e gli porse un fazzoletto, gentilmente.

«Signor Gregors, capisco che per lei non è il momento migliore, ma dovrebbe rispondere a questa domanda: Iris le aveva parlato di qualcuno che aveva appena conosciuto? O comunque un uomo che non le aveva fatto una buona impressione? Con cui aveva avuto un diverbio?».

Lance si asciugò le lacrime, mentre Samantha lo guardava, il capo lievemente inclinato verso destra.

«Mi disse di aver litigato con un nuovo associato dello studio legale in cui lavorava, una brutta litigata. Ha cambiato studio legale a causa sua. Non ricordo il nome.», disse Lance Gregors. «Nient'altro.».

«Grazie mille, signore.», lo ringraziò Samantha, con un sorriso leale.

«A... a voi. Abbiamo finito? Vorrei tornare da mio figlio, l'ho lasciato a casa di mia sorella, non si è ancora reso conto di ciò che è accaduto.».

«Naturalmente. La preghiamo di non allontanarsi da Tucson finché non saranno concluse le indagini, nel caso avessimo bisogno ancora della sua collaborazione.», disse Reid.

Lance annuì e si alzò, tamponandosi gli occhi umidi con il fazzoletto.

Appoggiò la mano sulla maniglia, per poi voltarsi di nuovo verso i due agenti.

«Lo prenderete, vero?», domandò, e nella sua espressione c'era disperazione.

Samantha lanciò un'occhiata a Reid, che, però, fissava Gregors tristemente.

«Faremo il possibile.».

Lance annuì, scrollando le spalle, e uscì, chiudendosi la porta alle spalle.

Spencer e Samantha rimasero un paio di minuti in silenzio, poi Reid si alzò, passandosi una mano tra i capelli.

«Cosa ne pensi?», gli domandò lei.

«Solo che, ora come ora, non siamo in grado di restringere la cerchia di sospettati», ammise, «e ho paura che avremo un altro cadavere prima di quanto ci aspettiamo.».

«JJ sta per fare una conferenza stampa», aggiunse però la mora. «Forse non troverà presto una nuova vittima.»

«Non credo la seguiranno in molte», disse Reid con aria infelice. «Tu lo faresti? Una donna impegnata, single, con figli a carico e tanti, troppi, impegni non ha il tempo di trovare pure un amico che le faccia da accompagnatrice durante la giornata.»

A questo Samantha non seppe ribattere.

*

«Al momento non sono disponibili molte informazioni circa questo omicida, vogliamo però allertare tutte le donne single con figli di Tucson: l'assassino è un uomo, tra i trentacinque e i quarant'anni di età, bianco, probabilmente una persona attraente che stordisce le proprie vittime dopo averle attirate nella sua trappola. Sin ora ha ucciso tre donne in un'età compresa tra i trenta e i trentacinque anni di età, ripetiamo, single con figli. Quest'uomo non bada né alle distinzioni fisiologiche né alla razza. Invitiamo la popolazione, quindi, a non uscire soli la mattina ma di essere sempre in compagnia, possibilmente di un uomo o comunque più donne, e di non sottovalutare assolutamente la situazione. Grazie per l'attenzione.».

Jamie Hudson spense la radio da cui proveniva la voce di Jennifer Jerau e infilò un CD, facendo partire una dolce melodia.

Era infastidita, non facevano che mandare in onda quella conferenza stampa dalla sera precedente, su tutti i canali televisivi e le radio della città. Jamie si disse che l'FBI pretendeva troppo da una semplice donna: come se tutte avessero a disposizione delle amiche o un uomo per farle da baby-sitter tutto il giorno, tutti i giorni sino a chissà quando! Bastava essere semplicemente stare attenti e non sarebbe successo nulla, le donne che erano state uccise probabilmente si erano lasciate abbindolare da un complimento. Questo era ciò che succedeva, ad essere poco prudenti! Avere la scorta in giro per la città non serviva a nulla se appena qualcuno diceva “sei davvero una bella donna, ti piacerebbe fare un provino per diventare modella?” si abboccava come pesci all'amo.

No, decisamente inutile, lei era perfettamente capace di cavarsela da sola senza nessuno che la seguisse dappertutto. Aveva cresciuto una bambina da sola per sei anni, senza molte risorse economiche, poteva sopravvivere tranquillamente a una giornata di lavoro e a fare la spesa nel supermarket sotto casa.

Sbuffò mentre rallentava a un semaforo rosso e chiuse gli occhi ascoltando le note dei Genesis che risuonavano dell'abitacolo della macchina, mentre pensava a cosa doveva fare quel giorno: aveva appena accompagnato Claire, sua figlia, a scuola, ora doveva passare dalla tintoria in cui aveva lasciato un giubbotto a smacchiare che ormai doveva essere pronto, e poi sarebbe potuta andare nell'ufficio legale in cui faceva la segretaria.

L'ultimo avvocato che era arrivato era insopportabile, estremamente egocentrico e ottuso. Nessuno lo sopportava, aveva sentito che un'avvocatessa si era trasferita in un altro studio legale proprio a causa sua. Jamie non la conosceva, era stata assunta lì da solo poche settimane.

Quando al semaforo scattò il semaforo verde ingranò la marcia e partì di nuovo, girando verso destra in direzione della lavanderia e parcheggiando nel primo posto che trovò libero, purtroppo un po' lontano dall'ingresso del servizio.

Non appena scese dall'auto constatò che c'era qualcosa di strano, sentiva nell'aria un odore acre, come di metallo, dolciastro, che le fece arricciare il naso. Rimase ferma qualche secondo, guardandosi intorno, le chiavi della macchina ancora in mano. Poi si ricordò che lì vicino c'era una fabbrica di prodotti chimici e che probabilmente la puzza proveniva da lì.

Si incamminò verso la lavanderia, pensando all'appuntamento che avrebbe avuto da lì a due sere: aveva conosciuto quest'uomo, Ian, un dirigente educato e dai modi gentili che semplicemente stravedeva per sua figlia. Si frequentavano da un paio di mesi, ma Jamie se lo sentiva che era l'uomo giusto. Dopo la fine della sua relazione con il padre di Claire, fuggito a gambe levate una volta saputo che sarebbe diventato padre, non aveva frequentato quasi nessuno. Ma Ian... Ian era diverso, se lo sentiva nelle ossa.

Proseguì la sua strada, quando si sentì chiamare.

«Aiuto!», urlò una voce maschile dietro di lei. Jamie si voltò in direzione della voce, ma non vide nessuno. Nervosa, riprese a camminare, più velocemente, pensando di esserselo immaginato.

«Aiuto, per favore, qui!», urlò nuovamente la voce, questa volta con più disperazione. «Aiuto! C'è qualcuno?! Aiutatemi, per favore non riesco a muovermi!».

La prudenza, il sesto senso del pericolo, l'istinto di sopravvivenza a cui aveva pensato sino a poco prima Jamie la abbandonarono e si mise a correre in direzione della voce.

«Sono qui!», gridò, arrivando dietro al furgoncino dove le sembrava di aver sentito la voce, rimanendo con la bocca semi aperta non vedendo nessuno.

«C'è qual...?», non poté finire la frase che sentì un botto sulla nuca, seguito da un dolore lanciante alla testa. Si accasciò a terra, con una smorfia di dolore, una lacrima che le sfuggiva dagli occhi.

Dopodiché fu solo il buio.


Continua...



  
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