-Genocidio-
Si sta bene in questa oscurità, al calduccio dentro la mia mamma. Lo spazio è piccolo ma confortevole, al riparo dalle intemperie e dai mostri che pullulano nella luce.
Storia partecipante alla challenge "Il festival del Nonsenso" indetta da NonnaPapera! sul Forum di EFP
Storia partecipante alla challenge "The COW-T - Prima settimana" indetta su maridichallenge
Si sta bene in questa oscurità, al calduccio dentro la mia mamma. Lo spazio è piccolo ma confortevole, al riparo dalle intemperie e dai mostri che pullulano nella luce.
Storia partecipante alla challenge "Il festival del Nonsenso" indetta da NonnaPapera! sul Forum di EFP
Storia partecipante alla challenge "The COW-T - Prima settimana" indetta su maridichallenge
-Autore: XShade-Shinra
-Genere: Generale, Nonsense, Triste
-Rating: Giallo
-Warning: Non per stomaci delicati
-Capitoli: One-Shot, Flashfict
-Prompt: Oscurità
-Disclaimer: Lo scritto ed i personaggi sono interamente di mia proprietà. Tutti i personaggi di questa storia sono maggiorenni e comunque non esistono/non sono esistiti realmente, come d’altronde i fatti in essa narrati.
- Genocidio -
Si sta bene
in questa oscurità, al calduccio dentro la mia mamma. Lo
spazio è piccolo ma confortevole, al riparo dalle intemperie
e dai mostri che pullulano nella luce.
Ho paura di quel bagliore… lo temo e lo rifuggo. Sono nata nell’oscurità e voglio rimanerci, perché solo qui mi sento realmente al sicuro, custodita dalle tenebre create dalla mia dolce e protettiva madre.
All’improvviso mi sento scossa, come se dovesse succedere qualcosa da un momento all’altro.
So già cosa mi attende.
Ho paura.
Sono terrorizzata dal suono che sento, e sono certa che anche la mamma ha paura.
Quello è un rumore che ho sentito tante, tantissime volte, e che associo al dolore, sia fisico che psicologico.
Tutto questo è colpa sua, di quell’essere immondo che vive nel regno della luce e si diverte a far soffrire noi creature che viviamo nell’oscurità, forse perché ci crede un pericolo.
Lui si diverte ad aprirci in due e toglierci quello che celiamo al nostro interno, come se fossimo stupide scatole cinesi colorate di bianco.
Ma noi non siamo scatole, non siamo semplici oggetti.
Lui non riesce a vedere quel sorriso sui nostri volti che si spegne ogni volta che divide in due il nostro corpo con facilità, come fossimo pezzi smontabili. Non riesce a scorgerlo, abbagliato da quel suo sole – che entra dalle finestre o risplende artificialmente dalle lampadine –, come non riesce a vedere le lacrime trasparenti solcare i nostri volti come pioggia che scorre sulla corteccia di un acero.
Ad un tratto sento mia mamma che urla. E’ un urlo muto, straziante, che solo io posso udire. Sono sballottata qua e là senza cura, e mi sento completamente impotente mentre lui la massacra. Afferrandola saldamente per il bacino, le stringe la testa, soffocandola, strozzandola e tirandola.
Improvvisamente, un forte rumore di st(r)appo mi riempie le orecchie come un inno blasfemo, e la luce spazza via l’oscurità, illuminandomi a giorno ai suoi occhi bramosi.
Mi porta via dal corpo inerme della mia genitrice che giace sul tappeto persiano, e mi ghermisce con le sue luride mani.
So di non avere scampo.
Rimpiango le mie tenebre, dove vorrei tornare, ma ora è troppo tardi.
La stessa sorte di colei che mi inglobava tocca a me, e, mentre sento il mio corpo st(r)apparsi, lo maledico, piangendo per quella straziante tortura che continuerà ancora ed ancora, fino all’ultima Matryoshka.
Ho paura di quel bagliore… lo temo e lo rifuggo. Sono nata nell’oscurità e voglio rimanerci, perché solo qui mi sento realmente al sicuro, custodita dalle tenebre create dalla mia dolce e protettiva madre.
All’improvviso mi sento scossa, come se dovesse succedere qualcosa da un momento all’altro.
So già cosa mi attende.
Ho paura.
Sono terrorizzata dal suono che sento, e sono certa che anche la mamma ha paura.
Quello è un rumore che ho sentito tante, tantissime volte, e che associo al dolore, sia fisico che psicologico.
Tutto questo è colpa sua, di quell’essere immondo che vive nel regno della luce e si diverte a far soffrire noi creature che viviamo nell’oscurità, forse perché ci crede un pericolo.
Lui si diverte ad aprirci in due e toglierci quello che celiamo al nostro interno, come se fossimo stupide scatole cinesi colorate di bianco.
Ma noi non siamo scatole, non siamo semplici oggetti.
Lui non riesce a vedere quel sorriso sui nostri volti che si spegne ogni volta che divide in due il nostro corpo con facilità, come fossimo pezzi smontabili. Non riesce a scorgerlo, abbagliato da quel suo sole – che entra dalle finestre o risplende artificialmente dalle lampadine –, come non riesce a vedere le lacrime trasparenti solcare i nostri volti come pioggia che scorre sulla corteccia di un acero.
Ad un tratto sento mia mamma che urla. E’ un urlo muto, straziante, che solo io posso udire. Sono sballottata qua e là senza cura, e mi sento completamente impotente mentre lui la massacra. Afferrandola saldamente per il bacino, le stringe la testa, soffocandola, strozzandola e tirandola.
Fa male.
Possibile che non lo capisca?! Improvvisamente, un forte rumore di st(r)appo mi riempie le orecchie come un inno blasfemo, e la luce spazza via l’oscurità, illuminandomi a giorno ai suoi occhi bramosi.
Mi porta via dal corpo inerme della mia genitrice che giace sul tappeto persiano, e mi ghermisce con le sue luride mani.
So di non avere scampo.
Rimpiango le mie tenebre, dove vorrei tornare, ma ora è troppo tardi.
La stessa sorte di colei che mi inglobava tocca a me, e, mentre sento il mio corpo st(r)apparsi, lo maledico, piangendo per quella straziante tortura che continuerà ancora ed ancora, fino all’ultima Matryoshka.
§Fine§
XShade-Shinra
XShade-Shinra