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Autore: tibi86    16/02/2011    1 recensioni
Dopo quattro mesi trascorsi all'Inferno, Dean Winchester viene riportato in vita. Tormentato dagli incubi e dai sensi di colpa, si rende che non potrà mai tornare a essere quello di un tempo e che l'unico posto in cui si sia mai sentito davvero a casa sia l'ultimo al Mondo che dovrebbe desiderare rivedere. Confuso e disperato, Dean decide di evocare il Demone che è stato per lui carnefice, guida e maestro, Alastair. Riuscirà a ritrovare se stesso o quest'ultima mossa dannerà la sua anima per sempre?
Genere: Dark, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alastair, Bobby, Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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Non mi rendo conto di ciò che sta accadendo, fino a quando non mi sento chiamare.
“Dean?!”
Cazzo.
“Alastair!” grido sconvolto. 
Che diavolo ha combinato?! Davanti a me, mio fratello è immobilizzato da due demoni. Cosa è successo?
“Al?” lo chiamo “cosa è questo?”
“non è stato difficile: eravamo in maggioranza” ammicca. 
Mi spiazza. 
Sam viene legato ad un palo. Non riesco a muovere un passo. Dentro di me ci sono troppi sentimenti, emozioni. 
Il primo istinto è quello di andargli incontro, ma vengo fermato: “ah ah, cosa stai facendo?” 
Niente, non faccio niente. 
Deglutisco, ingoiando anche la paura che mi pervade. 
Alastair mi chiama. Lo raggiungo. Quando mi posa il suo adorato strumento sulla mano, lo guardo incredulo: “non hai mai voluto che lo toccassi da quando…” dico titubante 
“Prendilo, Dean.” mi esorta ad andare.
“Figlio di puttana, cosa hai fatto a mio fratello?” Sam cerca di liberarsi, senza esito. Le sue mani sono strette in una morsa ferrea: non può muoverle.
“Dean, ascoltami. So tutto” cosa? Mi volto verso Alastair che sorride. Mi sento ribollire dalla rabbia. Dovrei calmarmi, non dovrei esplodere di botto, ma…
“Che cosa sai, Sam?” 
“Ti ho chiamato, Sam! Ho urlato il tuo nome per non so quanto tempo, sapevi anche questo?” fletto il braccio e gli sferro un pugno. Rivoli di sangue fuoriescono dal suo naso, insieme a minuscoli ossicini. Una frattura. Il suo viso è visibilmente distorto dal dolore, ma non fa uscire un verso di lamento. 
“Sai ogni dannata cosa e hai anche il coraggio di chiedermelo? Volevi sentirmelo dire, Sam? Hai idea di quello che mi costi parlarne?” un altro pugno.
“Adesso basta, Dean.” Alastair mi ferma dal colpirlo ancora 
Stringo tra le mani il suo bisturi. Basta questo per infondermi coraggio.
Mi da fastidio: questo è il mio mondo, lui non centra nulla qui. Gli sarebbe bastato osservarmi per capire come mi sentivo. Sapeva. Sam era a conoscenza di tutto. Tutte quelle domande, tutta quella insistenza. Adesso capisco: mi pressava perché voleva sentirlo dalla mia voce. Non si è interessato del perché ho ceduto. Non mi ha mai chiesto come stavo.
“Hai sempre saputo tutto e non hai pensato a come potevo starci?” gli chiedo. 
Spiacente, Alastair, ma è una cosa personale.
“Dean, non so di che diavolo stai parlando!”
“Sì che lo sai!” mi arrabbio.
“Tu, cosa? Dean, tutto quello che so me l’ha detto Castiel!” si volta furioso “Tu, che cazzo hai fatto a mio fratello?” Sam si agita, scandalizzato. Si dibatte per tentare di liberare i polsi. 
D’istinto, faccio un passo indietro.
Mi fa male la testa: troppe informazioni, troppa carne al fuoco. 
Alastair non dice una parola. Si limita a godersi la scena. Appoggiato alla parete, mi sorride, gustandosi ogni frase.
Devo calmarmi e ragionare. Stare qui fermo come un cretino non mi aiuterà a risolvere questo casino.
Castiel. È stato Cass a riferire tutto a mio fratello? Porca puttana, non ci sto capendo più niente.
“Possiamo risolvere questa crisi familiare più tardi, Dean?”
“Alastair, sta zitto!” esplodo. Sono confuso. In questo momento anche l’unica certezza che avevo è diventata un dubbio. Non so più chi sta mentendo.
“Come hai detto, scusa?” 
Alastair. Ignoro il suo tono arrabbiato, non ho tempo per farmi prendere dal panico adesso.
“Al, mi devi una spiegazione. Mi hai mentito?” faccio cadere il coltello a terra, senza riflettere. 
“Il mio informatore ha commesso un errore. Verrà punito, te lo assicuro.” 
Perché faccio fatica a credergli? Forse, perché non posso pensare che Sam menta su questo? Non potrebbe mentirmi su una cosa del genere. Sarebbe meschino e mio fratello non lo è. È un grandissimo idiota, ma non meschino. Mi avvicino ad Alastair, incurante del fatto che potrebbe farmi a pezzi con un solo gesto della mano. 
“Tutto quello che mi hai detto, il discorso che ho ascoltato. Tu sei l’unico ad avere fiducia in me, l’unico su cui posso contare: erano tutte stronzate. Sono stati quaranta fottutissimi anni di stronzate” dico deluso. 
Che cosa ho fatto? Distolgo lo sguardo da mio fratello. Maledizione, che cosa ho combinato?
“tira su il bisturi.” Come? È questa l’unica cosa che ha da dire? Tira su il bisturi? Lo guardo con aria di sfida: “No.”
“No?” solleva un sopraciglio, avanzando di un passo verso di me. Non mi muovo di un millimetro. Spavaldo e teso nello stesso momento.
In un attimo la mia mente mi riporta indietro nel tempo. Ricordo bene tutti quegli anni, prima di quella parola, due fottutissime lettere che hanno mandato al diavolo tutte le mie convinzioni. Buffo che un miserabile sì possa essere così importante. Mi sto pentendo? Sono anni che faccio a pugni con questa cosa. Il rimorso, ma anche la sensazione di puro piacere, si mischiano in un inquietante frullato di emozioni. Se tornassi indietro, rifarei la stessa cosa? Direi ancora quel ‘sì’? Senza nessuna ombra di dubbio. Non avrei potuto sopportare oltre.
Sono terrorizzato, sono ad un passo dal ritornare alla fase precedente. ‘La persuasione’ come la chiamava Alastair. Ricordo benissimo quelle dita lunghe, nere. Posso ancora sentire la morsa delle catene serrarsi attorno ai polsi e alle caviglie, il dolore lancinante dei ganci conficcati nella carne. Il suo sorriso e quella carezza quasi rassicurante sul mio viso, prima di procedere con la sessione giornaliera.
“fa male, Dean. Lo so, ma è necessario.” Il tono era dolce, sembrava volermi mettere a mio agio. Ricordo anche i soliti scambi di battute, il suo modo gentile di calmarmi, non appena gli spasmi del dolore mi sconquassavano il petto martoriato dai suoi strumenti. 
“Ti basta una parola, Dean. Dimmela e smetterò” l’ho mandato a farsi fottere per una trentina d’anni, poi ho pensato di non avere niente da perdere: Sam poteva non esserci più, Bobby sicuramente. Ha vinto.

“Dean, non farmelo ripetere una seconda volta.” mi minaccia. 
Allargo le braccia: “o cosa? Mi rimetterai sulla ruota? Non siamo più all’Inferno, Al!” lo sfido. Cazzo, ho una paura fottuta. Mi sono bevuto il cervello? Che cosa sto facendo?
“Dean?” Sam mi chiama. Mi volto per un attimo a guardarlo; le sue mani sono legate sopra la testa, i piedi immobilizzati da una cinghia scura. Vedo i suoi muscoli tendersi, sta cercando di liberarsi. Una smorfia, dettata dallo sforzo, appare sul suo volto. Non gli rispondo, mi limito a guardarlo e fargli un occhiolino di intesa.
Andrà tutto bene, Sam.
Un demone accorre a raccogliere il piccolo coltello sul pavimento. Lo porge ad Alastair che tiene lo sguardo fisso su di me.
“Sono davvero deluso, Dean.” 
Scuote la testa.
“Penso che tu abbia bisogno di tornare sui banchi di scuola” mi rimprovera “dovresti sapere qual è il tuo posto.”
“Piantala, fallo e basta” prima che il terrore prenda il sopravvento.
Un lieve cenno della testa e mi ritrovo bloccato da due demoni. Sam non fa altro che chiamarmi. Si dimena, chiedendo ad Alastair di lasciarmi andare. 
Vengo trascinato dove comincia la catena di montaggio. Oppongo una forte resistenza, cercando di ritardare il momento il più possibile. Reazione stupida, serve a stimolare maggiormente quel sadico figlio di puttana. Mi spingono contro la tavola liscia e nera, le caviglie mi vengono immobilizzate con la stessa cinghia utilizzata per Sam. Tento di resistere, ma in cambio ricevo soltanto un’ulteriore stretta sulle braccia. Sento qualcosa stringersi attorno ai polsi, tenendomi le mani stese contro la superficie. 
È finita. Non posso più muovermi. 
Sollevo la testa, quando i demoni si allontanano. Accidenti. Non è una corda, sono fili elastici; questi mordono la carne, è praticamente impossibile e impensabile anche tentare di liberarsi dalla loro morsa.
“Allora, Dean, è bello tornare ai vecchi tempi? La tua voce mi mancava così tanto” si avvicina, un passo dopo l’altro. Si accuccia per prendere una ciocca corta di capelli tra le mani.
“Fottiti.” gli sputo addosso la mia strafottenza, mascherando la paura. Non servirà a nulla: Alastair mi conosce molto bene. Sa dove e come colpire, conosce i miei punti di forza e i miei punti deboli, soprattutto quelli. Sa quando faccio lo spaccone per paura o quando lo faccio per fare il semplice cretino esaltato.
“Sai cosa ti succederà, no?”
“Sì, lo so. Fallo.” lo esorto. Prima comincia, prima finisce. Questo è stata la frase ricorrente che mi ha permesso di non impazzire per tutti i trent’anni.
Sventola il rasoio davanti ai miei occhi, poi sorride. Guarda verso l’alto. Merda. Deglutisco, gli occhi fissi sul gancio appeso sopra le gambe.
Alastair, no. Non siamo all’Inferno. Ti prego, non farlo. 
Vorrei fermarlo, ma so che non servirebbe a niente: non mi ascolterebbe. Dalla bocca non esce nulla di tutto questo, se non un “speravo mi facessi vedere qualcosa di nuo…” devo smettere di parlare.
Per fortuna il gancio non lo alletta, ma purtroppo sa usare quel bisturi dannatamente troppo bene. Dalla mia gamba comincia a fuoriuscire il sangue.
Sento la carne lacerarsi sotto la pressione della lama. Mi costringo a tenere a freno un conato di vomito: il coltello entra in profondità, lacerando muscoli e tendini.
“Dean!” la voce di Sam mi risulta lontana, ma lo sento ancora. Il colpo mi ha stordito parecchio. Stringo i denti più che posso, ma alla fine devo cedere. Non riesco a trattenermi e grido di dolore. 
“Bravo, il mio ragazzo. Tira fuori quella voce” mi dice in tono scherzoso.
Vaffanculo!” impreco. 
Apre la bocca e fa uscire una sonora risata. 
Sento la sua mano effettuare un movimento rotatorio. Fa un male allucinante, quasi peggio delle torture dell’Inferno. Sento lo stridio dei denti che sbattono gli uni contro gli altri. Un altro giro e sono di nuovo costretto a urlare.
“Oh, che c’è, Dean? Ti faccio male?”
“Fottiti, bastardo!”
Lo vedo voltarsi verso Sam e mi prende il panico quello vero.
Alastair… non farlo” lo imploro.
“Davvero mi credi così subdolo? Sai che se voglio colpirti, lo faccio direttamente” m’ammonisce, lavorando ancora con il suo arnese.
Va bene. Siamo fottuti.
Chiudo gli occhi. 
Basta, non posso farcela. Non voglio più soffrire, non voglio tornare su quella ruota. 
Una lacrima, dovuta al forte dolore, mi scende sulle guancie. Per la prima volta, da quando sono tornato, prego. 
Mi ricordo molto bene l’ultimo giorno ai piani bassi. Stavo eseguendo il solito lavoro, era una donna, ora come ora non mi viene in mente quanti anni potesse avere quando è stata prelevata, ma non era giovanissima. Un lampo più luminoso degli altri, poi grida di rabbia. Un calore rassicurante mi avvolge le spalle. Mi culla con una litania, calmando la mia resistenza iniziale. L’ultima cosa che ricordo è il senso di soffocamento dentro la mia tomba. Quanto vorrei che Castiel mi venisse a salvare una seconda volta. È chiedere troppo?
Maledizione, Cass! Sorrido tra il dolore, non tutto è ancora perduto.
Alastair continua a maneggiare quel dannato bisturi, ma cerco di isolare la mente. 
Non funzionerà, lo so, ma a questo punto vale la pena provarci. Non resta altro che tentare.
Cass, mi senti? Probabilmente penserai che sia un’idiota, ti capisco, ma qui avrei un piccolo problema. Non è che potresti usare uno dei tuoi trucchetti magici e venire a prenderci? Amen.
Beh, il tentativo l’ho fatto. Ora non resta altro che aspettare. E sperare.
Provo a liberare i polsi, devo avere un po’ di tregua.
“Mi hai chiamato, Dean?” un boato sordo infesta il magazzino e ricopre le mie urla.
“Cass? Non sai quanto… sono felice di rivederti, amico” diavolo, ha funzionato! 
Alastair si allontana dalla gamba, dandomi finalmente una pausa. 
I demoni vengono accerchiati da un gruppetto di uomini: Angeli. Cass si è portato la cavalleria. Alastair mi guarda: 
“non pensare che finisca così, Dean. Abbiamo ancora un conto in sospeso” mi minaccia. 
Apre la bocca e getta la testa indietro. Del fumo nero e denso fuoriesce dall’apertura e dalle narici: se ne è andato.
“Dean, ragazzo, come ti senti?” Bobby. 
“Sei venuto… con lui?” indico Cass che, nel frattempo, è impegnato a fare non so cosa con un demone. Gli poggia una mano sulla fronte e questo perde conoscenza.
“è divertente il teletrasporto” mi prende in giro. Mi libera le caviglie e i polsi dalle costrizioni.
“ho bisogno di Sam, non muoverti” m’intima severo. Lo seguo con lo sguardo, mentre fa lo stesso con mio fratello che subito accorre da me.
“Dean! Maledizione!” impreca, dando un’occhiata alla gamba. 
Sforzo un sorriso, ho tante cose che dovrei dirgli.
Al centro della fabbrica c’è un caos allucinante. Angeli e demoni combattono furiosamente uno contro l’altro.
“D’accordo, Dean, ora sta fermo” Bobby si toglie la maglia e straccia via la parte di jeans vicino alla ferita. Fa un cenno a mio fratello che passa dietro di me. So cosa deve fare. Sam mi prende la testa e la poggia sulle sue gambe. 
Mi afferra le spalle, tenendomi fermo. 
Improvvisamente, un dolore acuto mi pervade la gamba. Riesco a sentire le mani calde e pesanti di Bobby sulla gamba. Preme con la sua maglia per fermare l’emorragia. Non appena ha concluso, m’immobilizza la gamba con un pezzo di legno, trovato sul pavimento, e la sua cintura. 
“È finita, Dean. È tutto finito.” mio fratello mi rassicura, poggiandomi una mano sulla fronte.
Cerco di sollevarmi, ma non mi lascia muovere: 
“Dean, è meglio che stai ancora un attimo sdraiato” non ho la forza di obiettare, meglio che faccia come dice.
Non sento più i rumori e le grida del combattimento. Il silenzio assoluto. 
A terra, i corpi inermi di alcune persone: sono i quattro scagnozzi di Alastair.
Sam mi tiene la mano, lo sguardo perso nel vuoto. Sembra stia cercando di dirmi qualcosa, ma questa volta sarò io ad anticiparlo. Quello che è successo oggi non deve ripetersi mai più.
“Sammy, mi…
“No, Dean. Avrei dovuto capirlo, solo non volevo vederlo” si scusa.
“non potevi” lo giustifico. 
Sorride, ma non dice altro.
“Sam, dico sul serio. Mi dispiace” dico a testa bassa.
“Dean, basta. Non sei stato in un agriturismo, è normale che fossi confuso. Adesso calmati, d’accordo?” annuisco, incapace di rispondere.
“Forza, ti portiamo a casa. Dobbiamo sistemare bene questa gamba. Cass ti guarirà, andrà tutto bene” mi aiuta ad alzarmi. 
Mi sorregge saldamente, mentre Bobby fa lo stesso dalla parte opposta.
“Cass, ci dai un… passaggio?” mi guarda con un’espressione che sembra dire ‘non ti serve altro, sua maestà?’ e mi raggiunge.
Mi posa un dito sulla fronte, ma prima di teletrasportarci a casa di Bobby, mi dice: 
“Dean, io non uso trucchetti magici”.

 

NOTE: ed ecco che arriva la parola Fine per questa storia.

Cosa dire, ringrazio tutti per le recensioni che mi avete lasciata e spero che vi sia piaciuta.

A me l’ultimo capitolo proprio non piace, ma perdonatemi: l’ho scritto in un brutto periodo senza ispirazione e dovevo consegnare la fan fiction per il giorno dopo XD

  
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