Non mi rendo conto di ciò che sta accadendo, fino a quando non mi sento
chiamare.
“Dean?!”
Cazzo.
“Alastair!” grido sconvolto.
Che diavolo ha combinato?! Davanti a me, mio
fratello è immobilizzato da due demoni. Cosa è successo?
“Al?” lo chiamo “cosa è questo?”
“non è stato difficile: eravamo in maggioranza”
ammicca.
Mi spiazza.
Sam viene legato ad un palo. Non riesco a muovere
un passo. Dentro di me ci sono troppi sentimenti, emozioni.
Il primo istinto è quello di andargli incontro, ma
vengo fermato: “ah ah, cosa stai facendo?”
Niente, non faccio niente.
Deglutisco, ingoiando anche la paura che mi
pervade.
Alastair mi chiama. Lo raggiungo. Quando mi posa
il suo adorato strumento sulla mano, lo guardo incredulo: “non hai mai voluto
che lo toccassi da quando…” dico titubante
“Prendilo, Dean.” mi esorta ad andare.
“Figlio di puttana, cosa hai fatto a mio
fratello?” Sam cerca di liberarsi, senza esito. Le sue mani sono strette in una
morsa ferrea: non può muoverle.
“Dean, ascoltami. So tutto” cosa? Mi volto verso
Alastair che sorride. Mi sento ribollire dalla rabbia. Dovrei calmarmi, non
dovrei esplodere di botto, ma…
“Che cosa sai, Sam?”
“Ti ho chiamato, Sam! Ho urlato il tuo nome per
non so quanto tempo, sapevi anche questo?” fletto il braccio e gli sferro un
pugno. Rivoli di sangue fuoriescono dal suo naso, insieme a minuscoli ossicini.
Una frattura. Il suo viso è visibilmente distorto dal dolore, ma non fa uscire
un verso di lamento.
“Sai ogni dannata cosa e hai anche il coraggio di
chiedermelo? Volevi sentirmelo dire, Sam? Hai idea di quello che mi costi
parlarne?” un altro pugno.
“Adesso basta, Dean.” Alastair mi ferma dal
colpirlo ancora
Stringo tra le mani il suo bisturi. Basta questo
per infondermi coraggio.
Mi da fastidio: questo è il mio mondo, lui non
centra nulla qui. Gli sarebbe bastato osservarmi per capire come mi sentivo.
Sapeva. Sam era a conoscenza di tutto. Tutte quelle domande, tutta quella
insistenza. Adesso capisco: mi pressava perché voleva sentirlo dalla mia voce.
Non si è interessato del perché ho ceduto. Non mi ha mai chiesto come stavo.
“Hai sempre saputo tutto e non hai pensato a come
potevo starci?” gli chiedo.
Spiacente, Alastair, ma è una cosa personale.
“Dean, non so di che diavolo stai parlando!”
“Sì che lo sai!” mi arrabbio.
“Tu, cosa? Dean, tutto quello che so me l’ha detto
Castiel!” si volta furioso “Tu, che cazzo hai fatto a mio fratello?” Sam si
agita, scandalizzato. Si dibatte per tentare di liberare i polsi.
D’istinto, faccio un passo indietro.
Mi fa male la testa: troppe informazioni, troppa
carne al fuoco.
Alastair non dice una parola. Si limita a godersi
la scena. Appoggiato alla parete, mi sorride, gustandosi ogni frase.
Devo calmarmi e ragionare. Stare qui fermo come un
cretino non mi aiuterà a risolvere questo casino.
Castiel. È stato Cass a riferire tutto a mio
fratello? Porca puttana, non ci sto capendo più niente.
“Possiamo risolvere questa crisi familiare più
tardi, Dean?”
“Alastair, sta zitto!” esplodo. Sono confuso. In
questo momento anche l’unica certezza che avevo è diventata un dubbio. Non so
più chi sta mentendo.
“Come hai detto, scusa?”
Alastair. Ignoro il suo tono arrabbiato, non ho
tempo per farmi prendere dal panico adesso.
“Al, mi devi una spiegazione. Mi hai mentito?”
faccio cadere il coltello a terra, senza riflettere.
“Il mio informatore ha commesso un errore. Verrà
punito, te lo assicuro.”
Perché faccio fatica a credergli? Forse, perché
non posso pensare che Sam menta su questo? Non potrebbe mentirmi su una cosa
del genere. Sarebbe meschino e mio fratello non lo è. È un grandissimo idiota,
ma non meschino. Mi avvicino ad Alastair, incurante del fatto che potrebbe
farmi a pezzi con un solo gesto della mano.
“Tutto quello che mi hai detto, il discorso che ho
ascoltato. Tu sei l’unico ad avere fiducia in me, l’unico su cui posso contare:
erano tutte stronzate. Sono stati quaranta fottutissimi anni di stronzate” dico
deluso.
Che cosa ho fatto? Distolgo lo sguardo da mio fratello.
Maledizione, che cosa ho combinato?
“tira su il bisturi.” Come? È questa l’unica cosa
che ha da dire? Tira su il bisturi? Lo guardo con aria di sfida: “No.”
“No?” solleva un sopraciglio, avanzando di un
passo verso di me. Non mi muovo di un millimetro. Spavaldo e teso nello stesso
momento.
In un attimo la mia mente mi riporta indietro nel
tempo. Ricordo bene tutti quegli anni, prima di quella parola, due fottutissime
lettere che hanno mandato al diavolo tutte le mie convinzioni. Buffo che un
miserabile sì possa essere così importante. Mi sto pentendo? Sono anni che
faccio a pugni con questa cosa. Il rimorso, ma anche la sensazione di puro
piacere, si mischiano in un inquietante frullato di emozioni. Se tornassi
indietro, rifarei la stessa cosa? Direi ancora quel ‘sì’? Senza nessuna ombra
di dubbio. Non avrei potuto sopportare oltre.
Sono terrorizzato, sono ad un passo dal ritornare
alla fase precedente. ‘La persuasione’ come la chiamava Alastair. Ricordo
benissimo quelle dita lunghe, nere. Posso ancora sentire la morsa delle catene
serrarsi attorno ai polsi e alle caviglie, il dolore lancinante dei ganci
conficcati nella carne. Il suo sorriso e quella carezza quasi rassicurante sul
mio viso, prima di procedere con la sessione giornaliera.
“fa male, Dean. Lo so, ma è necessario.” Il tono
era dolce, sembrava volermi mettere a mio agio. Ricordo anche i soliti scambi
di battute, il suo modo gentile di calmarmi, non appena gli spasmi del dolore
mi sconquassavano il petto martoriato dai suoi strumenti.
“Ti basta una parola, Dean. Dimmela e smetterò”
l’ho mandato a farsi fottere per una trentina d’anni, poi ho pensato di non
avere niente da perdere: Sam poteva non esserci più, Bobby sicuramente. Ha
vinto.
“Dean, non farmelo ripetere una seconda volta.” mi
minaccia.
Allargo le braccia: “o cosa? Mi rimetterai sulla
ruota? Non siamo più all’Inferno, Al!” lo sfido. Cazzo, ho una paura fottuta.
Mi sono bevuto il cervello? Che cosa sto facendo?
“Dean?” Sam mi chiama. Mi volto per un attimo a
guardarlo; le sue mani sono legate sopra la testa, i piedi immobilizzati da una
cinghia scura. Vedo i suoi muscoli tendersi, sta cercando di liberarsi. Una
smorfia, dettata dallo sforzo, appare sul suo volto. Non gli rispondo, mi
limito a guardarlo e fargli un occhiolino di intesa.
Andrà tutto bene, Sam.
Un demone accorre a raccogliere il piccolo
coltello sul pavimento. Lo porge ad Alastair che tiene lo sguardo fisso su di
me.
“Sono davvero deluso, Dean.”
Scuote la testa.
“Penso che tu abbia bisogno di tornare sui banchi
di scuola” mi rimprovera “dovresti sapere qual è il tuo posto.”
“Piantala, fallo e basta” prima che il terrore
prenda il sopravvento.
Un lieve cenno della testa e mi ritrovo bloccato
da due demoni. Sam non fa altro che chiamarmi. Si dimena, chiedendo ad Alastair
di lasciarmi andare.
Vengo trascinato dove comincia la catena di
montaggio. Oppongo una forte resistenza, cercando di ritardare il momento il
più possibile. Reazione stupida, serve a stimolare maggiormente quel sadico
figlio di puttana. Mi spingono contro la tavola liscia e nera, le caviglie mi
vengono immobilizzate con la stessa cinghia utilizzata per Sam. Tento di
resistere, ma in cambio ricevo soltanto un’ulteriore stretta sulle braccia.
Sento qualcosa stringersi attorno ai polsi, tenendomi le mani stese contro la
superficie.
È finita. Non posso più muovermi.
Sollevo la testa, quando i demoni si allontanano.
Accidenti. Non è una corda, sono fili elastici; questi mordono la carne, è
praticamente impossibile e impensabile anche tentare di liberarsi dalla loro
morsa.
“Allora, Dean, è bello tornare ai vecchi tempi? La
tua voce mi mancava così tanto” si avvicina, un passo dopo l’altro. Si accuccia
per prendere una ciocca corta di capelli tra le mani.
“Fottiti.” gli sputo addosso la mia strafottenza,
mascherando la paura. Non servirà a nulla: Alastair mi conosce molto bene. Sa
dove e come colpire, conosce i miei punti di forza e i miei punti deboli,
soprattutto quelli. Sa quando faccio lo spaccone per paura o quando lo faccio
per fare il semplice cretino esaltato.
“Sai cosa ti succederà, no?”
“Sì, lo so. Fallo.” lo esorto. Prima comincia,
prima finisce. Questo è stata la frase ricorrente che mi ha permesso di non
impazzire per tutti i trent’anni.
Sventola il rasoio davanti ai miei occhi, poi
sorride. Guarda verso l’alto. Merda. Deglutisco, gli occhi fissi sul gancio
appeso sopra le gambe.
Alastair, no. Non siamo all’Inferno. Ti prego, non
farlo.
Vorrei fermarlo, ma so che non servirebbe a
niente: non mi ascolterebbe. Dalla bocca non esce nulla di tutto questo, se non
un “speravo mi facessi vedere qualcosa di nuo…” devo
smettere di parlare.
Per fortuna il gancio non lo alletta, ma purtroppo
sa usare quel bisturi dannatamente troppo bene. Dalla mia gamba comincia a
fuoriuscire il sangue.
Sento la carne lacerarsi sotto la pressione della
lama. Mi costringo a tenere a freno un conato di vomito: il coltello entra in
profondità, lacerando muscoli e tendini.
“Dean!” la voce di Sam mi risulta lontana, ma lo
sento ancora. Il colpo mi ha stordito parecchio. Stringo i denti più che posso,
ma alla fine devo cedere. Non riesco a trattenermi e grido di dolore.
“Bravo, il mio ragazzo. Tira fuori quella voce” mi
dice in tono scherzoso.
“Vaffanculo!” impreco.
Apre la bocca e fa uscire una sonora risata.
Sento la sua mano effettuare un movimento
rotatorio. Fa un male allucinante, quasi peggio delle torture dell’Inferno.
Sento lo stridio dei denti che sbattono gli uni contro gli altri. Un altro giro
e sono di nuovo costretto a urlare.
“Oh, che c’è, Dean? Ti faccio male?”
“Fottiti, bastardo!”
Lo vedo voltarsi verso Sam e mi prende il panico
quello vero.
“Alastair… non farlo” lo
imploro.
“Davvero mi credi così subdolo? Sai che se voglio
colpirti, lo faccio direttamente” m’ammonisce, lavorando ancora con il suo
arnese.
Va bene. Siamo fottuti.
Chiudo gli occhi.
Basta, non posso farcela. Non voglio più soffrire,
non voglio tornare su quella ruota.
Una lacrima, dovuta al forte dolore, mi scende
sulle guancie. Per la prima volta, da quando sono tornato, prego.
Mi ricordo molto bene l’ultimo giorno ai piani
bassi. Stavo eseguendo il solito lavoro, era una donna, ora come ora non mi
viene in mente quanti anni potesse avere quando è stata prelevata, ma non era
giovanissima. Un lampo più luminoso degli altri, poi grida di rabbia. Un calore
rassicurante mi avvolge le spalle. Mi culla con una litania, calmando la mia
resistenza iniziale. L’ultima cosa che ricordo è il senso di soffocamento
dentro la mia tomba. Quanto vorrei che Castiel mi venisse a salvare una seconda
volta. È chiedere troppo?
Maledizione, Cass! Sorrido tra il dolore, non
tutto è ancora perduto.
Alastair continua a maneggiare quel dannato
bisturi, ma cerco di isolare la mente.
Non funzionerà, lo so, ma a questo punto vale la
pena provarci. Non resta altro che tentare.
Cass, mi senti? Probabilmente penserai che sia
un’idiota, ti capisco, ma qui avrei un piccolo problema. Non è che potresti
usare uno dei tuoi trucchetti magici e venire a
prenderci? Amen.
Beh, il tentativo l’ho fatto. Ora non resta altro
che aspettare. E sperare.
Provo a liberare i polsi, devo avere un po’ di
tregua.
“Mi hai chiamato, Dean?” un boato sordo infesta il
magazzino e ricopre le mie urla.
“Cass? Non sai quanto…
sono felice di rivederti, amico” diavolo, ha funzionato!
Alastair si allontana dalla gamba, dandomi
finalmente una pausa.
I demoni vengono accerchiati da un gruppetto di
uomini: Angeli. Cass si è portato la cavalleria. Alastair mi guarda:
“non pensare che finisca così, Dean. Abbiamo
ancora un conto in sospeso” mi minaccia.
Apre la bocca e getta la testa indietro. Del fumo
nero e denso fuoriesce dall’apertura e dalle narici: se ne è andato.
“Dean, ragazzo, come ti senti?” Bobby.
“Sei venuto… con lui?”
indico Cass che, nel frattempo, è impegnato a fare non so cosa con un demone.
Gli poggia una mano sulla fronte e questo perde conoscenza.
“è divertente il teletrasporto” mi prende in giro.
Mi libera le caviglie e i polsi dalle costrizioni.
“ho bisogno di Sam, non muoverti” m’intima severo.
Lo seguo con lo sguardo, mentre fa lo stesso con mio fratello che subito
accorre da me.
“Dean! Maledizione!” impreca, dando un’occhiata
alla gamba.
Sforzo un sorriso, ho tante cose che dovrei
dirgli.
Al centro della fabbrica c’è un caos allucinante.
Angeli e demoni combattono furiosamente uno contro l’altro.
“D’accordo, Dean, ora sta fermo” Bobby si toglie
la maglia e straccia via la parte di jeans vicino alla ferita. Fa un cenno a
mio fratello che passa dietro di me. So cosa deve fare. Sam mi prende la testa
e la poggia sulle sue gambe.
Mi afferra le spalle, tenendomi fermo.
Improvvisamente, un dolore acuto mi pervade la
gamba. Riesco a sentire le mani calde e pesanti di Bobby sulla gamba. Preme con
la sua maglia per fermare l’emorragia. Non appena ha concluso, m’immobilizza la
gamba con un pezzo di legno, trovato sul pavimento, e la sua cintura.
“È finita, Dean. È tutto finito.” mio fratello mi
rassicura, poggiandomi una mano sulla fronte.
Cerco di sollevarmi, ma non mi lascia muovere:
“Dean, è meglio che stai ancora un attimo
sdraiato” non ho la forza di obiettare, meglio che faccia come dice.
Non sento più i rumori e le grida del
combattimento. Il silenzio assoluto.
A terra, i corpi inermi di alcune persone: sono i
quattro scagnozzi di Alastair.
Sam mi tiene la mano, lo sguardo perso nel vuoto.
Sembra stia cercando di dirmi qualcosa, ma questa volta sarò io ad anticiparlo.
Quello che è successo oggi non deve ripetersi mai più.
“Sammy, mi…”
“No, Dean. Avrei dovuto capirlo, solo non volevo
vederlo” si scusa.
“non potevi” lo giustifico.
Sorride, ma non dice altro.
“Sam, dico sul serio. Mi dispiace” dico a testa
bassa.
“Dean, basta. Non sei stato in un agriturismo, è
normale che fossi confuso. Adesso calmati, d’accordo?” annuisco, incapace di
rispondere.
“Forza, ti portiamo a casa. Dobbiamo sistemare
bene questa gamba. Cass ti guarirà, andrà tutto bene” mi aiuta ad alzarmi.
Mi sorregge saldamente, mentre Bobby fa lo stesso
dalla parte opposta.
“Cass, ci dai un…
passaggio?” mi guarda con un’espressione che sembra dire ‘non ti serve altro,
sua maestà?’ e mi raggiunge.
Mi posa un dito sulla fronte, ma prima di
teletrasportarci a casa di Bobby, mi dice:
“Dean, io non uso trucchetti
magici”.
NOTE: ed ecco che arriva la parola Fine per questa storia.
Cosa dire, ringrazio tutti per le recensioni che mi avete lasciata e spero
che vi sia piaciuta.
A me l’ultimo capitolo proprio non piace, ma perdonatemi: l’ho scritto in
un brutto periodo senza ispirazione e dovevo consegnare la fan fiction per il
giorno dopo XD