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Autore: Popnis    17/02/2011    7 recensioni
Lily è ancora toppo piccola per andare ad Hogwarts.
Alle prese con lacrime, invidia, saluti e partenze, farà la conoscenza di un biondino dallo sguardo ghiacciato.
Tra sorrisi, sussurri e baci schioccati sulle guance, in un'atmosfera di tenerezza e innocenza, la nuova generazione si troverà ad essere la protagonista di un nuovo viaggio per Hogwarts ambientato sul binario 9 e 3/4 di King's Cross.
Per la terza volta nella sua vita, la piccola Lily Potter, saluterà i suo fratelli rimanendo a Londra, ma questa volta l'arrivo di un ragazzino platinato sconvolgerà la rossa, tanto da farle scordare la voglia di partire.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Draco Malfoy, Harry Potter, James Sirius Potter | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Vent’anni dopo: King’s Cross



A Sara, per tutte le risate, gli scherzi,le stupidagini.
Per ogni giorno che condivido con te il banco di scuola.
Perchè ti voglio bene.
E, bhè, diciamo che dedico questa fiction anche un po' a Mell, senza che lui lo sappia.
Ah ah.





Era settembre, e la tipica freschezza londinese cominciava a farsi sentire. C’era veramente un sacco di agitazione quella mattina alla stazione di King’s Cross. Uomini e donne, troppo preoccupati dai loro problemi, non si curavano di tutto quello che accadeva intorno a loro e schizzavano da tutte le parti come impazziti: chi era al bar per godersi un caldo cappuccino e poi, visto l’orologio, salutava di fretta il barista per poi attaccarsi al telefono e affrettarsi verso la propria piattaforma; chi invece correva in ritardo per non perdere il suo treno e tra borsa, valigia, documenti e cornetto, non si capiva se dovesse metter su uno spettacolino divertente oppure recarsi di corsa a lavoro; chi era seduto su una panchina, in anticipo di un’ora per la propria partenza troppo ansioso di arrivare tardi, e si alzava, annoiato e stufato dalla propria testardaggine, per fare tre o quattro volte avanti e indietro e poi si riaccasciava con un tonfo sulla panchina e guardava annoiato il grande orologio della stazione sperando che fossero passati più di pochi secondi; chi sbraitava e s’infuriava già di prima mattina con le macchinette fai da te, non avendo ancora capito che sarebbe stato più opportuno fare il biglietto in anticipo e, magari, fare la fila per la biglietteria.

Una giovane donna di una trentina d’anni, bella, alta e avvenente, passò svelta davanti alla famigliola, per correre anche lei al suo treno, lasciando dietro di se un dolce profumo di giglio e un ricordino che non passò inosservato alla bambina dagli occhi castani. Questa si staccò velocemente dalla mano della madre, una donna dai lisci capelli rossi, e corse a raccogliere da terra quella mollettina a forma di fiore di un azzurro così intenso da ricordare il celo. Alzò quindi lo sguardo, pronta a chiamare la bella donna che aveva catturato la sua attenzione, ma, come una foglia di quercia durante una bufera, era volata via senza lasciare traccia.

-Lily, vieni immediatamente qui!- la sgridò la madre.

La bambina fece ondeggiare la chioma rossa, di un rosso più forte e vivo rispetto alla madre, e si girò per guardarla.

-Si!- sbuffò -Eccomi!-

Corse per raggiungere la famiglia e, quando ebbe affiancato i suoi fratelli che, cosa che le dava piuttosto fastidio, si affrettavano allo stesso modo di tutti gli altri per recarsi al proprio binario, si guardò nuovamente indietro, sperando di cogliere ancora le fattezze della bella donna alla quale, aveva pensato per un fugace momento, avrebbe voluto assomigliare. Si rigirò, afflitta: nella folla sarebbe stato impossibile distinguerla.

Guardò contrariata alla sua destra verso suo fratello, quello più piccolo, il quale spingeva faticosamente il suo carrello di metallo che trasportava il suo perfetto baule chiuso con una studiata precisione, la gabbia della sua perfetta civetta bianca e il suo mantello nero piegato in maniera perfetta. Irritata notò come fosse perfetto anche il modo di vestire di Albus -la camicia bianca stirata per bene e infilata nei pantaloni scuri, la cravatta verde-argento annodata perfettamente e nascosta, in gran parte, dal golfino grigio ricamato dei colori della sua casa, lindo e profumato come al solito- e la sua camminata e il suo portamento che, nonostante affaticati dal peso del carrello, continuavano a rimanere dritti e composti.

Girando gli occhi studiò, con forse più fastidio, l’altro ragazzo che le camminava accanto saltellando, cercando di reprimere l’euforia della sua partenza. James, suo fratello maggiore, portava fiero i colori della casa di appartenenza dei genitori, rosso e oro, e non sprecava un attimo per rinfacciare l’infedeltà di suo fratello punzecchiandolo e augurando mille anni di sfiga a quelle stupide Serpi, come diceva sempre lui. Al contrario del fratello più piccolo, James, era tutto scombinato: la camicia bianca usciva da sotto il maglione grigio ricamato dei suoi colori, la cravatta rosso-oro era stata annodata frettolosamente e non stringeva per nulla intorno al collo del ragazzo, tanto più che, notò Lily, aveva il primo bottone della camicia aperto. Nei modi, ugualmente, era il contrario di Albus: infatti strattonava il suo carrello, a volte anche lasciando che continuasse a camminare da solo dopo una spinta, e poi ci si buttava sopra, stremato dopo una notte insonne passata ad immaginare il suo nuovo anno scolastico. Proprio per quest’ultimo motivo i suoi occhi parevano stanchi e solcati dalle occhiaie; tuttavia il sorriso smagliante, che proprio non accennava ad andar via da quella bella faccia da schiaffi, donava un aspetto più carino e tenero di quanto in realtà non fosse il ragazzino.

Probabilmente, se Ginevra Potter non le avesse fatto un po’ di camomilla la sera prima, per cercare di farla dormire e con scarsi risultati, quella mattina la rossa sarebbe saltata al collo dei due ragazzi per strozzarli senza pensare minimamente al fatto di possedere lo stesso sangue: una delle poche cose che Lilian Luna Potter non poteva sopportare, a parte l’impossibile profumo di suo fratello maggiore che, a quanto diceva lui, era molto apprezzato dalle ragazze, e il pasticcio di maiale, patate e piselli della nonna Molly, era il fatto di essere piccola . La più piccola, per la precisione.

Il primo anno in cui aveva assistito alla partenza di James per Hogwarts, nonostante l’invidia perenne durata settimane, si era rincuorata sapendo che almeno suo fratello Albus ed entrambi i suoi cugini, Hugo e Rose, sarebbero rimasti a casa con, come diceva lei a tutti, ma sarebbe meglio dire come, ovvero ciò che realmente pensava, lei.

Poi era stato il turno di Albus e Rose a salutarla e, sempre tenendo fuori la tremenda invidia, aveva fatto passare pure quello, anche se in realtà aveva portato all’esasperazione i suoi genitori i quali continuavano a dirle che, non dipendeva da loro, ma sarebbe potuta entrare ad Hogwarts solo dopo due anni, e lei li aveva persino definiti genitori insensibili e con preferenze, e si consolava sapendo che anche suo cugino non sarebbe potuto andare.

Ma quel terzo anno era troppo, veramente troppo, da sopportare. E così avrebbe dovuto assistere alla seconda partenza di Al e Rosie, rimanendo un altro anno a casa da sola e sapendo che gli altri si godevano felici la loro vita da maghi? Ma se ne andassero tutti a quel paese! E poi, sinceramente, chi se ne frega se Hugo sarebbe rimasto lì con lei! Insomma, sì, gli voleva bene, ma dopo un anno passato a parlare di cioccolata e biscotti mela e cannella, non ne poteva più di dolci!

Sbuffò contrariata, sentendo gli occhi leggermente lucidi. Si passò in fretta la mano piccina sul viso dandosi della stupida perché lei, la figlia di Harry Potter, non doveva piangere mai, anche se James le rubava l’ultimo biscotto al triplo cioccolato o Albus le diceva che era troppo piccola per leggere quel suo stupido fumetto “Cose da Maghi”.

Si ritrovò, così, a stringere tra le mani la molletta azzurra che aveva raccolto poco prima e si disse che, assolutamente, quando sarebbe cresciuta, sarebbe diventata bella come quella donna e avrebbe fatto morire d’invidia tutti i suoi parenti. Sì.

Lily scostò una ciocca di capelli che le ricadeva davanti agli occhi e la appuntò di lato con la sua nuova, bellissima molletta.

Concentrata com’era a pensare al suo futuro, non si accorse che suo padre, Harry Potter, si era arrestato davanti al binario 9 e ¾, così andò a sbattere il musetto contro la sua schiena.

Si tastò il naso, un po’ indolenzito, e vide suo padre guardarla male.

-Sta’ più attenta Lily!- la riprese, per poi scompigliarle i capelli con affettuosità.

-James…- continuò Harry -…tu passa con tua sorella. Io e la mamma andiamo con Al.-

Il moro asserì sorridendo. Ma era possibile fargli chiudere quella dannata bocca? Pensò irritata la rossa.

-Dai, andiamo!- la esortò il fratello. Lily poggiò le mani sul carrello e guardò svogliata James.

-Pronta?- fece lui –Al mio tre.-

Oh, ma possibile che tutti gli anni fosse sempre la stessa storia? Quanto le dava fastidio quando James diceva “Al mio tre”!

-Uno… -

La bambina roteò gli occhi per poi sbuffare. Perché poi a lei il numero tre non era mai piaciuto.

-Due… -

E poi che cosa cretina: far finta di schiantarsi conto un muro! Ma una porta visibile solo ai maghi pareva brutto?

-Tre!- gridò il ragazzo entusiasmato. James fece tutto da solo: spinse il carrello, con la sorella al seguito, e si schiantò, per così dire, sulla parete del binario.

Per la terza volta nella sua vita Lily, nonostante tutto, sentì quel fremito nel passare dalla “vita babbana” alla “vita magica”, e fu scossa da mille brividi. Poi, alla vista di quella moltitudine di persone, maghi per precisare, il cuore cominciò a batterle più forte fino a farle imporporare le guance.

James guardò per un momento la sorella: sorrise felice nel vedere che, anche se era piuttosto triste di non poter andare ad Hogwarts, la luce nei suoi occhi -sì, quella che aveva notato la prima volta che erano stati su quella banchina e che ogni volta che guardava suo padre fare incantesimi risplendeva nelle sue iridi nocciola- c’era, e lui la notava sempre. A dir la verità anche a lui dispiaceva lasciarla lì: Lily era la sua adorata sorellina combina guai, senza la quale era difficile divertirsi, e poi in quei due anni di vita a scuola gli erano tremendamente mancati i suoi dolci sorrisi che riservava solo a persone, come diceva lei, speciali.

-James! Lily!- li chiamò una donna raggiungendoli.

-Zia Hermione!- la salutarono entrambi felici di rivederla. Presto la donna fu affiancata dal marito, Ronald Weasley, e dai due figli, Rose e Hugo, che salutarono raggianti la famiglia Potter, che nel frattempo si era ricomposta.

-Ron!- lo aggredì Ginny, saltandogli al collo e stringendolo forte.

-Sorellina!- rispose lui per poi abbracciarla affettuosamente. Si erano sempre voluti un gran bene quei due.

Hermione sorrise, e così fece Harry.

-Come va Hermione? Ron ti dà una mano o è sempre il solito scansafatiche?- domandò scherzosamente lui.

-Bhè, Harry, cosa vuoi aspettarti da lui?- rispose scoraggiata, con un pizzico di divertimento.

Hugo, Rose e James risero forte. Ron diede una spintina alla moglie e la fece barcollare facendo il finto offeso, lei scosse la testa, ridendo sotto i baffi, e poi fu intrappolata dall’abbraccio dell’amico che la salutò per bene mormorandole un “Ciao, Herm”. Lei sorrise e quando si staccarono bisbigliò un flebile e dolce “Ciao, Harry”.

Lily assistette alla scena osservandoli bene. Come lo zio Ron e sua madre, il papà e la zia Hermione sembravano legarti da una amicizia quasi fraterna.

Si riscosse quando la mano di Albus sfiorò la sua. Si girò nella sua direzione, e incontrò gli splendidi occhi verdi del fratello che sembravano velati da un’ombra di tristezza.

-Mi sei mancata.- sussurrò –L’anno scorso, intendo.-

La bambina si sentì improvvisamente privare dell’aria nei suoi polmoni. Arrossì un pochino, quel tanto che si concesse, e poi regalò al fratello un dolce e candido sorriso. Uno di quelli sinceri, che rivolgeva solo alle persone speciali. D’un tratto, tutta la sua infelicità era scomparsa, lasciando spazio solo all’amore che provava per quel suo fratellino dannatamente perfetto.

Lei lo aveva capito, perché solo lei e James capivano le parole sussurrate e laconiche di Albus, che con quelle due piccole frasi le stava dicendo che le sarebbe mancata un sacco, e che avrebbe voluto portarla con sé. E Lily ne fu grata, schioccando un casto bacio sulla guancia al fratello.

Al sorrise sincero e poi carezzò piano la guancia della sorella.

-Ti voglio bene, Lils- sussurrò ancora.

-Ti voglio bene anche io, Al- rispose lei, bisbigliando, e strinse forte la mano del fratello per dargli incoraggiamento.

Albus, infatti, anche se voleva sembrare un perfetto e spavaldo serpeverde, aveva un cuore tenero, tenero e aveva paura di tante cose. Solo nel mondo dei libri riusciva a trovarsi a suo agio, e Lily lo sapeva. Per questo, fin da piccola, aveva sempre cercato di dargli coraggio, qualsiasi cosa dovesse fare -dall’andare a prendere la posta da solo alla cassetta fuori in giardino, al chiedere alla vicina del sale per conto della madre- e stranamente c’era sempre riuscita. Anche l’anno prima, con un solo sguardo, l’aveva convinto a salire sull’Express. Dal canto suo Al non sapeva spiegarsi come mai, quella bambina dai capelli rossi, era fondamentale per infondergli coraggio. In realtà non gli importava molto: Lily per lui non era solo sua sorella, era la sua migliore amica e la sua intima confidente. Era a lei che, imbarazzato, aveva fatto il nome della dolce serpeverde che quell’anno gli aveva rapito il cuore, e era stata lei a saltargli al collo ridendo felice e dicendogli che gliela doveva assolutamente far conoscere e lui, imbarazzato come non mai, era corso in bagno e per una settimana aveva avuto la febbre alta. “Non dirlo a nessuno!” aveva ammonito poi la sorellina e lei, sorridendo birichina gli aveva mormorato “Sarà il nostro piccolo segreto. Anche io verrò a dire a te, per primo, di chi mi innamorerò!”. Quella promessa sussurrata nella cucina, di fronte ad un grande bicchiere di latte e cioccolato, si erano detti entrambi che l’avrebbero mantenuta ad ogni costo.

Lily, immersa com’era nei suoi pensieri, non vide una bella ragazzina dai chiari capelli e dal viso delicato che saliva elegantemente i gradini del vagone. Avendo i sangue di una Veela, Dominique Weasley, come del resto la sorella, non passava di certo inosservata: dalla madre aveva ereditato non solo i fini tratti somatici francesi, ma anche il colore dei capelli e degli occhi, il portamento, la compostezza e, punto a sfavore, il carattere fin troppo altezzoso, che la rendeva la cugina più fastidiosa, alle volte, ma anche dolce e sincera come si addice ad una Weasley.

Nonostante la rossa non l’avesse notata, Dominique non sfuggì allo sguardo attento di James che, vedendola, si fece improvvisamente serio e, se qualcuno lo avesse guardato meglio, avrebbe di certo notato uno strano rossore sulle sue gote. Ma non lo vide nessuno, per sua fortuna. Dopo un attimo di smarrimento si riscosse e afferrò la cugina accanto a lui per un braccio, tirandola un po’.

-Rose, andiamo dai, che ci stanno aspettando tutti!- Esclamò, risvegliando a quel punto Lily dai suoi pensieri.

Rose annuì e salutò stringendo forte in un abbraccio i genitori. Quando fu il momento di salutare Hugo, lo strinse in un brevissimo abbraccio e si dileguò in direzione di James.
Il fratello abbozzò un sorrisetto, trattenendo un ghigno: e anche quell’anno avrebbe avuto la casa tutta per se!

Hermione, alla vista del figlio un po’ corrucciato, pensò bene che fosse triste per la partenza della sorella. Si chinò, per raggiungere la sua altezza.

-Hey piccolo, la vedrai a Natale, sta’ tranquillo.- sussurrò la madre all’orecchio del rosso nel tentativo di rincuorarlo. Lui la guardò un momento stranito e poi, possedendo comunque i geni Grenger, capì al volo e si finse addolorato.

-Oh, mamma, sono… sono così triste!- piagnucolò teatrale –Mi ci vorrebbe proprio… Oh, magari! Per riprendermi dallo sconforto della partenza della mia adorata sorella, mi servirebbe proprio un pacchetto di gelatine tutti i gusti+1!-

Hermione sbuffò e roteò gli occhi, poi guardò il figlio, che intanto aveva una mano sulla parte destra del petto –e qualcuno avrebbe dovuto dirgli che il cuore era a sinistra– e l’altra sulla fronte mentre si commiserava, e sbuffò di nuovo.

-Ora andiamo al bar, sciocchino!- lo informò con un lieve accenno di scocciatura, scuotendo la testa e sorridendo sotto i baffi.

Hugo sorrise sornione e sibilò un “Si!” a denti stetti: gliel’aveva fatta ancora una volta! O almeno era quello che pensava lui.

Assistendo a quella buffa scenetta, risero tutti, provocando la sorpresa del rosso. James gli si avvicinò e, divertito, gli scompigliò i capelli. -A presto, cugino.- lo salutò.

Poi andò dal padre e dalla madre per salutandoli con un caloroso abbraccio e schivò per un pelo Ginny, pronta a dargli un bacio. Ovviamente, come ogni partenza, si sentì ripetere la solita e lunga ramanzina del padre, che poi non capiva perché la doveva fare a lui e non ad Al. “Tu stai un giorno sì e l’altro pure in presidenza, Jamie!” aveva risposto una volta suo padre. Sbuffò contrariato, mentre fingeva di ascoltarlo.

-… E poi non picchiare i tuoi avversari, se perdi una partita; non tirare caccabombe agli altri ragazzi e, soprattutto, ai professori. Infine, mi raccomando, porta…-

-… Alto l’onore di Grifondoro! Lo so, lo so!- concluse James per lui, conoscendo a memoria le raccomandazioni del padre. Sbuffò, e si girò, pronto a salire sulla carrozza e a rincontrare i suoi amici, ma si arrestò, incrociando due occhi nocciola che lo fissavano tristi.

Ebbene sì, Lilian Luna Potter era tremendamente triste di lasciar andare i suoi fratelli. Certo, la scusa dell’invidia era una buona giustificazione da usare in caso di pericolo, ma la verità era che le sarebbero mancati da morire. Entrambi.

Di slancio le braccia del fratello la circondarono e la strinsero con vigore, quasi a non volerla lasciare mai. Lily inspirò a fondo quello sgradevole profumo che, nonostante tutto, era parte dell’odore di James, del suo fratellone. Si chiese come avrebbe fatto, da quel momento in poi, senza di lui. Senza rincorrere il gatto del vicino per tagliargli il pelo, senza scarabocchiare sui libri della zia Hermione dando poi la colpa al cugino, senza bere il coloradenti verde e poi andare in giro a spaventare i parenti, senza fare le gare di velocità con le biciclette, senza, insomma, la loro quotidiana routine e i loro quotidiani disastri e dispetti. Non sarebbe più uscita la notte per andare a fare i botti di nascosto, non avrebbe più bevuto all’insaputa dei genitori, un sorsetto di burrobirra, non avrebbe più colorato di rosso e oro le piume bianche della civetta di Al. Quel fratello dispettoso e pieno di vita, così tremendamente simile a lei, le sarebbe mancato da morire. E lei, ne era certa, sarebbe mancata a lui.

-Ti voglio bene, sorellina!- la salutò infine lui, lasciandole un bacio sulla fronte e sciogliendo l’abbraccio.

-Anche io, Jamie, tanto!- sorrise lei, riempiendo il cuore del fratello di felicità, dato che gli donò uno di quei dolcissimi sorrisi, facendogli capire per l’ennesima volta che per lei lui era speciale.

James le carezzò la guancia e poi, salutati ancora una volta tutti, si diresse verso la carrozza insieme a Rose. Quest’ultima sussurrò un flebile “Ciao, Lily” per salutare la cugina. Non che la rossa si aspettasse di più, intendiamoci, ma rimase come al solito un po’ dispiaciuta alla consapevolezza che il rapporto tra lei e Rose fosse sempre così freddo. Sì, si volevano bene, ma c’era quel clima competitivo che volteggiava sempre nell’aria, quando erano insieme. Quando saremo ad Hogwarts tutti insieme si aggiusterà ogni cosa, pensò corrucciata Lily, io voglio essere sua amica, rifletté ancora.

Rose l’aveva sempre affascinata: la sua intelligenza, la sua cultura, la sua bravura nel parlare. Era sempre stata molto attratta da quella ragazzina dai capelli marroncini, tanto che c’era stato un periodo in cui l’aveva presa a modello. Ovviamente si era stufata pochi giorni dopo la decisione: leggere non faceva proprio per lei. Era stato quel giorno che Lily aveva deciso di essere una persona unica e diversa dalla massa, si era detta che sarebbe diventata qualcuno senza seguire nessun esempio, solo e soltanto con le proprie forze. Poi, però, aveva raccolto quella mollettina e qualcosa nella sua testa le aveva suggerito di voler essere come quella donna così affascinante e indipendente. Sì, quella donna aveva un’aria proprio… libera. Anche Lily, quando sarebbe cresciuta, sarebbe diventata una donna totalmente libera e furori dagli schemi.

Sorrise alla cugina, contenendosi un po’, e rispose salutandola con la mano bisbigliando un “Ciao” che si perse nel vento fresco.

Quando orami sua cugina e suo fratello erano entrati nella carrozza, Ginny si lasciò scappare un sospiro e guardò Hermione, che le sorrise sghemba: che entrambe pensassero alle loro innumerevoli partenze per Hogwarts con un po’ di nostalgia?

-Non ho fatto colazione stamattina.- disse Hermione –Ti va un cappuccino Ginny? Così compriamo anche le gelatine per Hugo.- lui sorrise.

-Magari! Devo comprare anche “Il Profeta”: con tutta questa agitazione non abbiamo lasciato aperta la finestra per il gufo e sarà tornato indietro.- rispose lei.

-Voi venite?- chiese poi verso Harry e Ron.

Questi guardarono entrambi Lily, che eccitata si girava per cogliere ogni minimo dettaglio di quello spettacolare trambusto. Le due donne capirono al volo, salutarono e scomparsero nella folla, seguite da un Hugo pimpante e, chissà come mai, entusiasta.

La bambina dai capelli rossi era rimasta per tutto il tempo a fissare affascinata tutti quei maghi che correvano da una parte all’altra della banchina. Ogni ragazzo con indosso la divisa della scuola che le passava davanti, le procurava mille emozioni, e il pensiero che solo un anno separava lei e quella scuola, la entusiasmava e le faceva ribollire il sangue nelle vene. Dio, quanto le sarebbe piaciuto nascondersi in un baule ed arrivare clandestinamente ad Hogwarts!

Ridacchiò per quella sua buffa idea che, nonostante tutto, avrebbe anche potuto seguire. Rise ancora sotto i baffi e si voltò verso il fratello che, per tutto quel tempo, era rimasto al suo fianco e, improvvisamente, si era irrigidito.

-Albus!- sentì chiamare da un gruppetto di ragazzini con le divise verde-argento -Al, siamo qui!-

Lily si girò verso il gruppetto di serpeverdi che si sbracciavano per farsi vedere da Albus. O meglio, il ragazzino dai capelli color grano, quello con due profondi occhi blu e una ragazzina piuttosto paffutella, si sbracciavano. Gli altri due guardavano nella direzione dei Potter sorridendo. Erano un ragazzino dai capelli scuri e dall’aria un po’ troppo adulta e una ragazzina dai boccolosi capelli biondi. Quest’ultima in particolare, attirò l’attenzione della rossa che dapprima la scrutò attenta, poi passò lo sguardo su suo fratello e lo trovò arrossito e imbambolato. E Lily capì.

-Albus…- sussurrò, e lui si riscosse per guardarla. Nei suoi splendidi occhi verdi la bambina lesse un po’ di timore e tanto, troppo, imbarazzo. Sorrise.

-E’ carina!- disse ridacchiando birichina. Albus sbiancò poco a poco, per poi colorarsi di un rosso intenso. Lily rise ancora e poi si tuffò tra le braccia del fratello che, un po’ tremante, la strinse.

-Muoviti: non è bene far aspettare una signora.- gli sussurrò ancora, ottenendo solo una stretta più salda.

-Albus…- e guardò in direzione del gruppetto incrociando gli occhi chiari della ragazzina la quale, dopo essere arrossita un pochino, spostò veloce lo sguardo.

-Devi andare, su!- lo incitò. Lui la strinse di più, impaurito di doverla lasciare, e nascose la faccia nell’incavo tra la testa e il collo della sorella.

-Ma io…- provò a dire, flebile come mai. A quel punto Lily si riscosse, e lo allontanò di poco, quel tanto per incrociare il suo sguardo smeraldo. Lo guardò un attimo, gli occhi un po’ lucidi, le guance arrossate, i capelli troppo disordinati per un tipo come lui, e poi regalò anche a lui un delizioso sorriso che riempì il cuore del ragazzo di forza e coraggio.

-Ok…- bisbigliò incerto, mordicchiandosi il labbro inferiore, abitudine che lo aveva sempre accompagnato e che lo rendeva tremendamente delizioso. Strinse nuovamente la sorella e le lasciò un lungo e dolce bacio sulla guancia, poi si staccò e salutò il padre e lo zio, che intanto stavano discutendo dell’ultimo campionato di Quidditch.

Albus prese la sua roba e, scoccato un altro sguardo verso la sorella, si diresse verso il gruppetto dove fu subito salutato con molta enfasi. Lily vide suo fratello scambiare con la biondina un’occhiata fugace, per poi spostare lo sguardo e arrossire. Sorrise per la delicatezza e l’innocenza del fratello.

Dopo averlo visto scomparire nella carrozza, Lily rimase per un po’ a fissare la porta del vagone, persa nei suoi pensieri. Fu riportata alla realtà, qualche momento dopo, da un uomo che, passato davanti a lei e fatto qualche metro più in là, si era fermato e poi voltato, per mettersi a fissare suo padre con occhi piuttosto sorpresi. E’ proprio affascinante, aveva pensato Lily, arrossendo di poco.

I capelli chiarissimi, un po’ lunghi e pettinati scrupolosamente all’indietro incorniciavano un viso dalla carnagione bianchissima e dai tratti duri e spigolosi che, tuttavia, lo rendevano ancora più affascinante. Era vestito di nero, con il cappotto lungo che terminava al ginocchio e che era allacciato fino al collo, e tra le mani teneva un bastone, sempre nero, dall’impugnatura aurea e alquanto aristocratica. Ecco, pensò Lily, sembrava proprio un principe, o un re.

Osservò deliziata i suoi occhi, che parevano due pozze azzurre diluite con l’acqua e lambite da tante venature argentee. Lo fissò così affascinata che non si accorse nemmeno di avere la bocca aperta e gli occhi sbarrati, senza contare il rossore sulle candide gote.

Quando l’uomo, dopo essersi riscosso, aveva cominciato ad avvicinarsi ai tre, improvvisamente Harry e Ron avevano smesso di chiacchierare e si erano zittiti, stupiti anche loro di quell’inaspettato incontro.

-Malfoy.- sussurrò con un soffio acido il rosso.

-Weasley.- lo imitò il biondo con una voce così calda che a Lily sembrò di sciogliersi. Poi passò lo sguardo sul moro.

-Potter.- sibilò con astio.

-Malfoy.- si trovò a ripetere Harry. E se Lily non fosse stata così imbambolata a fissare quell’uomo, sicuramente sarebbe scoppiata a ridere di fronte a quella patetica scenetta: quei tre, tutt’un tratto, sembravano tre mocciosi infastiditi dalla presenza l’uno dell’altro e pronti ad insultarsi o a giungere alle mani, o alla bacchetta, se vogliamo.

-Non sei cambiato per niente.- constatò Harry che, nonostante gli anni in più, riconosceva nell’uomo il nemico d’infanzia.

-Non posso dire lo stesso, Sfregiato: gli anni cominciano a farsi sentire!- lo beffeggiò.

-Ma per favore, Malfoy, dovremmo essere adulti, no? Smettila, smettiamola, di comportarci come due bambini!- lo rimproverò il moro, fissandolo con i suoi limpidi occhi verdi.

-Quello infantile sei tu, Potter!- scandì bene ogni parola, guardandolo con gli occhi stretti in due fessure.

-Che pretendi Harry? E’ solo il solito Draco Malfoy!- disse Ron con astio e poi rivolse il suo sguardo al biondo. Seguirono svariati secondi di silenzio nei quali i tre uomini continuarono a scambiarsi sguardi d’odio in un atmosfera piuttosto imbarazzante. Ma non per Lily.
La bambina, infatti, si era fermata alla parola “Draco” e non poté fare a meno di pensare che quello fosse veramente un nome particolare, degno di un re. La sua bocca si aprì di nuovo formando una perfetta “O” e guardò l’uomo con occhi sognanti.

-Che bel nome…- sussurrò, senza neanche pensarci. Solo quando Harry, Ron e Draco puntarono i loro occhi su di lei, si rese conto di aver dato voce ai suoi pensieri e arrossì imbarazzata. I tre uomini la fissarono un po’ incerti, chi con stupore, chi con severità, chi con curiosità, e a Lily parve di essere un animaletto sotto esame. Sobbalzò di poco quando l’uomo che l’aveva incantata tanto si piegò sulle gambe per arrivare alla sua altezza e guardarla con interesse attraverso gli occhi chiari di un colore tremendamente agghiacciante.

Draco si stupì non poco di trovarsi di fronte ad una bambina così minuta e carina. Non assomigliava troppo né al Weasley, né al Potter. Fece persino lo sforzo di ricordare quali sfortunate dame avessero sposato quei due zoticoni, ma non trovò molti punti in comune: la Weasley, sorella del roscio deficiente, e la Granger non ci azzeccavano più di tanto con quella piccoletta là davanti. I suoi capelli, infatti, non erano di quel buffo rosso-arancio tipico della famiglia di babbanofili, ma erano di un rosso più scuro, e i lineamenti, bhè, non gli ricordavano un gran ché la Nata Babbana.

Tuttavia c’era qualcosa in quella bambina che lo attirava non poco. Saranno stati gli occhi nocciola, l’aria spavalda ma allo stesso tempo imbarazzata, il rossore sulle gote chiare: c’era qualcosa in lei che lo deliziava, tanto che si concesse un sorrisetto divertito, alla vista dell’imbarazzo della piccola.

-E questa deliziosa creaturina di chi è?- chiese interessato, continuando a guardare Lily. Quest’ultima arrossì ancora e arretrò di qualche passo, visibilmente in imbarazzo.
Harry e Ron si scambiarono uno sguardo torvo, quasi allibito, e poi con voce incerta il moro rispose, sfiorando la nuca della figlia:

-Lei è Lilian Luna Potter, mia figlia.- tossicchiò a disagio, vedendo l’ex-nemico che guardava con interesse la sua bambina. Ron assottigliò gli occhi, pronto alla rissa con Malfoy in qualunque momento, ma poi rimase piuttosto sconcertato, passando lo sguardo sulla nipote, nel notare l’imbarazzo della piccola, che di solito era un’ arrogante peste con chiunque, e il suo interesse per il biondo.

-E tu, principessa, saresti una Potter?- le domandò divertito, sorridendole. A Lily in quel momento sembrò ancora più attraente e trattenne il fiato, dopo aver realizzato di essere stata chiamata per la prima volta in vita sua Principessa. Bhè, il padre ogni tanto la chiamava Fiorellino e la madre a volte Amore, ma solitamente era chiamata Piccola, Lil, Tesoro, Nanetta o, semplicemente, Lily. Ma mai, in tutta la sua vita, Principessa.

Borbottò un sommesso “Sì”, ma probabilmente Draco non la sentì perché, dopo averla studiata per un po’ con uno sguardo penetrante, era tornato a guardare suo padre e si era alzato in piedi, continuando a sorridere beffardo. In realtà stava ghignando, notò Lily, ma era più bello dire che stesse sorridendo.

-Non pensavo potessi avere una figlia tanto carina, Sfregiato. Gli altri due li ho visti di sfuggita, ma è stato quasi un trauma: quello più piccolo, cielo, è identico a te!- disse con un tono quasi allibito e che poteva sembrare anche ironicamente dispiaciuto.

-Complimento o offesa, Malfoy?- domandò sprezzante Harry.

-Oh, bhè, è tutta una cosa soggettiva, ma sinceramente preferisco questa deliziosa bambina, al ragazzino identico a te, ecco.- rispose lui con una studiata indifferenza. Lily, che intanto si era ripresa e stava tornando del suo solito colorito pallido, arrossì di nuovo un pochino.

Harry sbuffò e Ron rimase fermo a guardare l’uomo davanti a lui. Gli occhi chiusi a fessure, pensava chiunque gli passasse a canto, sembravano mandare mille maledizioni alla persona che stava guardando. Il rosso, infatti, se non ci fosse stata Lily, sarebbe partito all’attacco e avrebbe staccato uno ad uno quei denti bianchissimi che andavano a formare il perfetto sorriso di Draco. Per la fortuna del biondo, Lily era lì.

-A proposito, Potter, ho saputo da Scorpius che lui e tuo figlio sono diventati grandi amici. Chi lo avrebbe mai detto che un Potter sarebbe finito in Serpeverde! E per giunta stringesse con un Malfoy una così ferrea amicizia!- sibilò il biondo, rimarcando con un tono quasi deluso e oltraggiato l’ultima parola.

-Per fortuna c’è James, che porta odio tra le famiglie!- esclamò d’un tratto Ron, e a Lily sembrò che Draco fosse d’accordo con lui e stesse quasi sorridendo rincuorato.

-E meno male che c’è anche Rosie, che straccia tuo figlio in tutte le materie!- continuò il rosso, con una vena di cattiveria che non sfuggì al biondo il quale, se sembrava che stesse per dargli ragione, cambiò subito idea aggrottando le sopracciglia e stringendo gli occhi minaccioso.

-Come osi, lurido Weasl…- sibilò, ma fu interrotto da Harry.

-Non mi sembra il caso di litigare!- esclamò e guardò verso la bambina, che in silenzio ascoltava la conversazione.

Ron e Draco si placarono di un poco: forse lo sguardo intenso ed innocente della bambina era riuscito a sedarli? Bhè, se fosse stato così Lily si sarebbe potuta vantare di possedere l’unica cosa che accomunava i due.

-E per quanto riguarda Albus e Scorpius, non ci trovo nulla di male che siano diventati amici.- concluse con pacatezza il moro.

-Migliori amici!- sibilò il biondo, rimarcando quel “migliori”.

-Sì, migliori amici!- ripeté Harry, tanto per far intendere che per lui non c’erano problemi e che contava su suo figlio: sapeva che Al era un ragazzino un po’ strano, timido, delicato, ma allo stesso tempo frizzante e, difficile da credere, ma anche perfido, da buon serpeverde qual’era, e se come migliore amico aveva scelto un Malfoy, voleva dire che questo Scorpius doveva essere speciale minimo quanto lui.

Seguì un intenso silenzio nel quale Harry e Draco si guardarono, un po’ sconfitti nell’ammettere che i loro due figli erano diventati amici, a discapito della loro lunga e aspra inimicizia, e ripensarono con amarezza alla loro infanzia e a tutti i dispetti e disastri che, loro malgrado, avevano combinato insieme. Sorrisero impercettibilmente, a quei ricordi.

Ron, dal canto suo, borbottava cose incomprensibili. Lily capì qualche parola disconnessa come “Nonno Arthur” o “Odio da sempre” o “Purosangue” o ancora “Impossibile”. Era diventato rosso per la rabbia, notò la piccola, e si chiese come poteva essere arrabbiato se, da come aveva capito lei, suo nipote aveva trovato un ottimo migliore amico. Poi si ricordò che un giorno Rose aveva detto qualcosa sulla Seconda Guerra Magica, quella alla quale avevano partecipato i suoi genitori, e si ricordò improvvisamente di averle sentito fare il nome di Malfoy unito a qualcosa come Succhiamorte, o forse Lanciamorte, oppure Mangiamorte, ma non ci aveva fatto molto caso. Si ricordava solo l’improvvisa sfuriata di zio Ron che aveva incominciato la sua lunga e noiosa storia su quanto fossero pericolosi quei Qualcosamorte e sul fatto che erano statati i loro spietati nemici durante la guerra.

Che Draco quindi fosse stato un loro nemico? Bhè, pensò Lily, questo si era capito.

Rise, persa nei suoi fanciulleschi pensieri e ignara della reale ragione della furia dello zio, senza accorgersi di star infrangendo quel silenzio creatosi tra i tre uomini. Subito attirò su di se gli sguardi del padre e del biondo –Ron era troppo occupato a borbottare- e smise si ridere, arrossendo.

Harry e Draco si lasciarono sfuggire entrambi un sorrisetto e al primo venne voglia di abbracciare quella peste dai capelli rossi, perché quando lei si perdeva nella sua testa e si ritrovava a ridere o a dire cose senza senso, era convinto di essere il padre più fortunato del mondo ad avere una figlia così carina e curiosa, dall’immutabile allegria, dal vigoroso -forse anche troppo- orgoglio e piena di vita, pronta a fare dispetti a chiunque.

-Papà!- Improvvisamente un ragazzino dai capelli color platino pettinati ordinatamente all’indietro, sbucò a fianco di Draco. A Lily per poco non venne un colpo quando lo vide: accidenti, pensò, sono uguali.

Spalancò gli occhi nocciola e presto il suo sguardo si incrociò con quello limpido di lui che la guardò incuriosito. Le sue iridi erano di un colore tremendamente particolare e, pensò la piccola, bellissimo: erano a tratti azzurre, venate di filini color argento, ma nel complesso sembrava ci fosse anche un tocco di viola, che le rendeva rapaci e ipnotizzanti. Lily pensò che quel ragazzino avesse proprio dei magnifici occhi, fatti a posta per essere guardati, e desiderò per un momento scambiarli con i suoi. Ci ripensò subito: se lei avesse avuto gli occhi così non li avrebbe potuti rimirare senza diventare una piccola narcisista, e decretò che a quel ragazzino stavano benissimo, e che li avrebbe potuti tenere a patto che lei li avesse potuti osservare quando voleva.

Persa in quello sguardo ammaliatore, non riusciva minimamente a capire cosa stesse accadendo intorno a lei e, confusa più che mai, cercò come minimo di non annegare, sprofondata com’era in quegli occhi intensi, anche se l’idea di affogare lì dentro l’allettava non poco.

Lily si sentì nuovamente arrossire mente il ragazzino la trapassava da parte a parte con i suoi famelici occhi. Non poté fare a meno di mordersi un labbro e aggiustarsi a disagio una ciocca di capelli rossi dietro l’orecchio. Sfiorò la mollettina azzurra e, con lo sguardo fisso a terra per l’imbarazzo, prese a giocherellarci stupita lei stessa dal suo comportamento tanto turbato: insomma, era o non era Lilian Luna Potter? E quello davanti a lei era o non era un comunissimo ragazzino di dodici anni?

Preferì non rispondere alla seconda domanda, e si limitò a cercare di darsi un contegno.

Il ragazzino, d’altra parte, alla vista di quella bambina dai lucenti capelli rossi, era restato per un attimo senza parole. Cosa anche normale, se si parlasse di un dodicenne qualunque, ma, diamine, lui non era a fatto un dodicenne qualunque! Lui era Scorpius Hyperion Malfoy!
Ricompose quindi la sua aria rigida e altezzosa e decise di degnare di qualche sguardo in più quella mocciosetta solo perché gli sembrava maleducato non prestare attenzione ad una dama, di qualunque età essa fosse.

-Scorpius! Si parlava giusto di te!- lo accolse Draco costringendolo a spostare lo sguardo dalla bambina che, in un modo troppo delizioso, era arrossita e giocherellava in imbarazzo con i suoi fiammanti capelli.

-Non essere maleducato, Scorpius, presentati!- lo esortò di nuovo il padre, e più che un consiglio suonava tanto come un ordine. Povero Draco: non poteva immaginare che il suo carattere tanto altezzoso e autoritario sarebbe stato acquisito dal figlio in maniera tremendamente peggiore.

Il ragazzino puntò gli occhi magnetici sui due uomini di fronte a lui. Potter e Weasley, pensò immediatamente. A quanto pare era stato istruito dal padre fin troppo bene riguardo ai personaggi più rilevanti e numerosi del mondo magico.

Si schiarì, così, la voce in maniera a dir poco teatrale e poi parlò con calma e composta, alzando di un poco il mento e porgendo la mano candida ad Harry.

-Scorpius Hyperion Malfoy. Piacere di fare la sua conoscenza, signor Potter, se non erro. Albus ed io occupiamo la stessa stanza nel dormitorio, mi parla spesso di lei.- Harry alzò un sopracciglio: solo e soltanto Merlino poteva sapere quanto Scorpius era identico al padre, persino nel parlare! Tuttavia lo trovò meno viscido e maligno, rispetto a Draco, e gli strinse la mano.

-Piacere di conoscerti, Scorpius. Mi spiace che tu ed Al non vi siate potuti incontrare quest’estate: siamo stati costretti a rimanere in Francia per quasi tutte le vacanze. Comunque vi siete tenuti in contatto tramite missive, no?-

Il biondo sorrise, e asserì quasi impercettibilmente. Poi passò al rosso.

-Signor Weasley, Ronald Weasley, è così? Piacere di conoscerla, sono Scorpius Hyperion Malfoy, frequento lo stesso anno di sua figlia.- si presentò porgendo la mano a Ron. Questo lo guardò interdetto e poi, troppo sconcertato per la somiglianza con il padre, decise di non replicare ma solo di stringergli riluttante la mano diafana e annuire un paio di volte.

Così Scorpius tornò a rivolgere la sua attenzione alla bambina dai capelli rossi che per tutto il tempo gli aveva lanciato occhiate di sbieco per poi riabbassare a terra lo sguardo e riconcentrarsi sulla sua molletta.

-Ehm- si schiarì un attimo la voce, nel tentativo di attirare l’attenzione della piccola. Lei alzò gli occhi e fece ricadere la sua manina sul grembo, smettendo all’istante di giocherellare con i capelli. Incontrò i suoi occhi. Nocciola nell’argento. Due pozze cioccolato che incontrano due laghi di ghiaccio. Boom.

Il ragazzino aprì la bocca per parlare, ma non uscirono parole. Provò ancora, ma nulla: non usciva neanche un suono dalle sue labbra. Come se il tempo si fosse fermato, tutte le persone scomparse, l’ossigeno nell’aria al minimo, così rimasero soli loro due, soli nel mondo, per tutta una vita. A guardarsi, studiarsi, bellissimi entrambi, ma ancora troppo piccoli per capire.

Scorpius sbatté le palpebre un paio di volte, e si ricompose alla svelta sperando che sua padre non avesse notato quell’attimo di smarrimento.

-Io…- disse con voce più sicura possibile -… sono Scorpius, Malfoy. Sono Scorpius Malfoy.-

Lily sorrise in imbarazzo e con la voce più dolce e fanciullesca del mondo rispose.

-Ciao.- e allargò ancor di più il suo bellissimo sorriso –Mi chiamo Lilian Potter, ma puoi chiamarmi Lily, se vuoi!-

Lui la guardò serio, e non poté fare a meno di sentirsi più leggero dentro, nel rimirare quella bambina dagli assurdi capelli rossi.

Calò nuovamente il silenzio e mentre i due bambini si lanciavano occhiate curiose, i grandi li osservavano un po’ indispettiti.

Okay che è il migliore amico di Albus, pensava Harry, ma come mai tutto questo interesse per Lily? Dio, è un ragazzino, il suo sguardo è troppo adulto.

Va bene che è carina e tutto il resto, si diceva intanto Draco, ma smetti di fissarla così, Scorpius! E’ una Potter, per la barba di Merlino!

Tuttavia, a discapito dei pensieri dei loro padri, Lily e Scorpius continuavano a guardarsi persi in un mondo tutto loro. Ormai la piccola non sentiva neanche più freddo, mentre prima l’aria gelida le congelava le ossa, e il ragazzino si era totalmente scordato della sua imminente partenza. Lei voleva solo stare lì. Lui voleva solo stare lì. Entrambi avrebbero ardentemente desiderato che il tempo si fermasse per potersi guardare per sempre.
Bhè, tutti vorremmo che il tempo si fermasse nei momenti più belli delle nostre vite, non è così? Eppure la vita è fatta per essere trascorsa e il tempo scorre sempre, senza sosta. Ecco perché la magia si infranse pochi attimi dopo, con un lungo fischio che annunciava la partenza dell’Express.

-Tutti in carrozza!- gridò qualcuno.

-Corri!- qualcun altro.

-Ci vediamo a Natale!- un altro ancora.

Scorpius si risvegliò dal sogno e gli ci volle qualche secondo per capire cosa stesse succedendo.

-Muoviti Scorpius!- urlò la voce di Albus da dietro un finestrino del treno. Nella sua stessa carrozza si scorgevano la biondina e gli alti serpeverde che si sbracciavano in direzione del Malfoy.

-Sbrigati figliuolo, o perderai il treno.- si affrettò a dire Draco.

-Sì.- sussurrò lui, più a se stesso che agli altri.

-Ciao papà, ci si vede a Natale. Saluta tutti e manda un bacio alla mamma.- disse in fretta, vedendo che il treno si apprestava a partire.

-Fa’ il bravo Scorpius, e non combinare pasticci.- lo ammonì il padre.

Il biondo ghignò, e Harry non poté non rivedere in lui quel ragazzino strafottente e furbo che era stato suo padre.

-Contaci vecchio!- lo beffeggiò Scorpius e, prima che Draco potesse replicare, si affrettò ad aggiungere in direzione del moro e del rosso. –Signor Potter, signor Weasley, arrivederci.-

-A presto, Scorpius.- lo salutò Harry.

-Ciao.- borbottò invece Ron, a cui proprio non andava giù quella copia rimpicciolita di Draco.

E finalmente rincontrò lo sguardo nocciola che, seppur per qualche manciata di secondi, gli era mancato da morire. Alla vista di quella bambina minuta, dalla pelle candida, dai capelli rossi come il fuoco, dagli occhi caldi e densi, dal visino rotondo un po’ arrossato, desiderò quasi rapirla, portarla via con sé in un luogo lontano, vivere per sempre al suo fianco senza che nessun’altro interferisse. Ma questo lo pensò la parte del suo cervello che solo in seguito, col passar degli anni, avrebbe avuto un ruolo di importanza. L’altra parte, quella che ora vigeva nella testa del biondo –e c’è da dire: anche quella più cocciuta, testarda, altezzosa e strafottente-, ordinava a Scorpius di girare i tacchi e andar via senza nemmeno salutare la piccola.

Cosa fece lui? Bhè, per la prima volta nella sua vita non fece né l’una, né l’altra cosa.

Si avvicinò con cautela a Lily e le lasciò una dolce carezza sulla guancia. A quel contatto la rossa divenne scarlatta e tremò per i numerosi brividi che la scossero. Poi Scorpius si chinò su di lei e le regalò un casto bacio sulla fronte. Profumava, la pelle di Lily. Profumava di fiori. Chiuse gli occhi e inspirò profondamente.

-A prestissimo, Lily.- soffiò sulla sua fronte candida, e passò una mano tra i capelli fiammanti di lei.

Così se ne andò, portando via una parte del cuore della piccola –ma che solo in seguito Lily scoprì appartenesse a lui- e un piccolo ricordo di lei, tanto per avere il gusto di possedere materialmente qualcosa di suo.

Lily lo vide salire sul treno, senza mai girarsi, e lei come pietrificata lo seguì passo, passo fin quando non lo vide sedersi davanti ad Al, vicino al finestrino.

Ancora un alto fischio, e stavolta il treno partì in una nuvola di fumo. Madri in lacrime, padri fieri che salutavano i figli dalla banchina, bambini più piccoli che seguivano il treno millimetro per millimetro sbracciandosi per salutare i fratelli più grandi. Alti due fischi, più brevi e coincisi, e una nuova nuvola di fumo.

Due occhi nocciola incontrarono di nuovo due argentei. Una nuova collisione, la creazione di nuovi pianeti e galassie, stelle dappertutto, mille soli, mille lune, il fermento dello scontro di due titani.

Finì il fiato nei polmoni di Lily che respirò avida mente nella sua testa regnava il caos più totale. Aveva caldo, dopotutto, e le bruciavano le gote. Con un gesto incondizionato riportò una ciocca ribelle dietro all’orecchio, cercando di fermarla in qualche modo. Le ricadde sugli occhi e di nuovo la tirò per fermarla con…

Un momento, pensò sbattendo le palpebre e interrompendo il contatto visivo con il biondo, dove diavolo…

Tastò ripetutamente la sua chioma fulva alla ricerca della sua speciale molletta. La molletta che avrebbe fatto di lei la donna importante e autoritaria che voleva essere. La sua molletta, che era appartenuta a quell’affascinante donna che sembrava essere la persona più libera e bella di tutto l’universo. Dove diavolo era finita la sua mollettina?

Incontrò per un fugace momento lo sguardo di ghiaccio di Scorpius, mentre l’Express era già in moto, e lo vide sorridere malignamente, anzi, ghignare. Scuoteva la mano ad un ritmo regolare nella sua direzione: la stava forse salutando? Oh, no. Tra le mani teneva un oggettino piccolo ma facilmente riconoscibile dato il suo colore acceso. Azzurro. E Lily capì.

Sgranò gli occhi e spalancò la bocca, stupita. Ma poi il suo colorito candido, rosato dall’imbarazzo, si fece rosso vivo per la rabbia e i suoi occhi si assottigliarono in due fessure.

Come si era permesso quello stupido ragazzino viziato a rubare la sua molletta azzurra? Verme schifoso.

Le venne il feroce istinto di urlare, ma non lo fece. I bambini piccoli urlavano, e piangevano anche, e lei non era piccola. Lei non urlava e non piangeva. Ricacciò dentro le lacrime che, meschine, le pizzicavano gli occhi.

Vendetta, pensò Lily vedendo allontanare il treno con a bordo Scorpius, vendetta. Non le importava quanto tempo avrebbe dovuto aspettare: lei era Lilian Luna Potter e nessuno poteva passarla liscia dopo averle fatto una beffa. Nessuno! Figuriamoci un…

-Viscido platinato da quattro soldi.- sibilò –Io ti uccido.-

Lily non si rese nemmeno conto, infuriata com’era, di essere ancora affiancata dal padre, dallo zio e da Draco.

I tre, appena la sentirono, rimasero per un momento spiazzati. Poi Ron scoppiò a ridere e per sua fortuna la piccola era troppo presa dal suo piano di vendetta per poter badare a lui; Harry sgranò gli occhi e la sgridò sussurrandogli uno stizzito “Lily!” e poi guadò il biondo che, dal canto suo, non accennava a togliersi dal volto l’espressione allibita che aveva assunto: come poteva una bambina tanto graziosa dire certe meschinità? E per di più su suo figlio?
Alzò lo sguardo su Harry che lo guardava afflitto con un “Mi dispiace” dipinto sul volto.

Portò di nuovo il suo sguardo argenteo sulla bambina, poi sul treno ormai lontano, e di nuovo sulla piccola.
Con una smorfia si costrinse a pensare che, in fondo, meglio odio che amore tra Potter e Malfoy.

E bisogna dirlo: anche Harry, ritornando a casa, si era ritrovato a pensare che almeno non si sarebbe mai dovuto imparentare con Draco.

Poveri, come si sbagliavano.








~Angolo dell'autrice:

Senza contare l'infinità di tempo che ho impiegato per inserire il codice HTML, mi sento abbastanza soddisfatta. Sì.
Avevo in mente questa fan fiction da giorni ma per cause scolastiche l'ho ultimata solo ieri.
Spero vivamente che vi sia piaciuta; mi sono soffermata sulla coppia Lily\Scorpius, anche se in realtà non è proprio una LilyxScorpius ma l'ho dovuto mettere nei PG sennò non entravano tutti, perchè sinceramente li trovo irresistibili. Poi piccoli sono ancora più teneri e... sono troppo carini! Ma come si può non adorarli?*-*
Suvvia, scherzo, rispetto tutte le coppie io!=D
Ah! A proposito: vorrei specificare che non odio per nulla Rose, anzi, la trovo deliziosa, solo che nel mio immaginario, almeno in età infantile, lei e Lily si sentono un po' in competizione. Cosa normale tra due cugine di pochi anni di differenza, no? Comunque ci tenevo a sottolineare che, nonostante preferisca la piccola Lily, stimo anche Rosie per la sua intelligenza e spero di averlo fatto intendere nelle righe che le ho dedicato. Cioè, è la figlia di Hermione Granger, come potrei non amarla? Lol
Ora vi lascio e vi mando un bacio lettori e lettrici, spero di aver allietato la vosta giornata, tra un verso dell'Eneide, un'espressione, un disegno o quant'altro.
A presto!

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