Figlia del Peccato
-Mamma, papà...- Si liscia le pieghe della gonna scozzese con le
mani, mordicchiandosi il labbro. E’ ancora in tempo per dire qualcosa di idiota
come “Ho comprato una nuova piantina di azalea da mettere in balcone” , o
“Sapete, magari il mese prossimo farò un viaggio organizzato in Tailandia”. E’
ancora in tempo per lasciare tutto così com’è, cristallizzato come in una di
quelle palle di vetro piene d’acqua che si comprano nei negozi di souvenir. E’
ancora in tempo per presentarmi come sua coinquilina e basta, venuta al pranzo
di famiglia perché non aveva niente di meglio da fare, punto. Niente di strano,
niente di sospetto.
-...sono lesbica.- Tempo scaduto. E’ come se tutto si fosse
fermato, come se il mondo intero stesse trattenendo il respiro. Le stringo la
mano, e non la lascia più andare.
I suoi genitori la guardano come se avessero capito male, ci sono
così tante parole che possono assomigliare a “lesbica”... “Pesca”. Ecco,
“pesca” ha un suono abbastanza simile, no? Deve essere quello, per forza. Sì.
La loro amata bambina ha appena detto “Sono una pesca”. D’accordo, magari le
serve un buono psichiatra, ma non c’è problema, anche il figlio dei vicini vede
uno psichiatra, è tutto a posto, tutto normale.
-Tu sei... cosa?- E’ “pesca”, di sicuro. Ora lo ripeterà, e loro
annuiranno comprensivi, da bravi genitori, e chiederanno ai vicini il nome e il
numero di telefono di quello psichiatra.
-Sono lesbica. E Jordan...- I suoi grandi occhi nocciola si posano
un attimo su di me, alla ricerca di sostegno. -...è la mia ragazza.-
Gli sguardi di tutti si posano su di me. Su di me, e suoi miei
anfibi, e sui miei capelli rosso fluorescente, e sui miei pantacollant
strappati, e sui miei polsini a rete, e sulle borchie della mia cintura. Su
tutta la mia persona, fuori luogo in ogni minimo dettaglio in questa casa di
pavimenti e argenteria tirati a lucido, di centrini fatti a mano sotto i vasi
di fiori secchi, di gente ricca e spocchiosa che può essere alta un metro e
trenta e riuscire comunque a guardarti dall’alto in basso.
-Tu e questa... ragazza... Starai scherzando, spero.-
-No. Io la amo. Lei mi ama. E’ solo amore, non ci può essere
niente di sbagliato...-
-Niente di...? Sei una donna! Sai cosa vuol dire questo? Sai cosa
diranno i vicini di noi?-
China il capo, come se il buon nome della famiglia fosse ora
disonorato, e tutto per colpa sua. –Mi dispiace.- Ecco, non è esattamente
quello che avrei risposto io. Un “sai che cazzo me ne frega”, sì, sarebbe stato
più nel mio genere. Ma è la mia bimba e ha paura, e io sono qui per lei e non
per contestare il suo modo di esprimersi.
-Oh, dev’essere colpa della
babysitter! Ha passato così tanto tempo con lei, e ricordi, caro? Aveva un
piercing sulla lingua e quell’osceno tatuaggio sull’avambraccio, sono sicura
che fosse lesbica anche lei. Dio, come ho fatto a non accorgermene? Deve aver
traviato la mia bambina, il mio tesoro...- Il marito annuisce con
convinzione. La babysitter, certo! Chissà perché non ci ha pensato subito... E’
chiaro, la loro amata figlia non è lesbica, l’hanno convinta di esserlo, ma con
una buona terapia tornerà normale, possono sempre chiedere ai vicini per quello
psichiatra, sembra un tipo a posto, no?
-Non è stata la babysitter. Non è stato nessuno. Sono lesbica e
basta, non c’è un perché, e mi dispiace, ma è così, e...- una lacrima le rotola
lungo una guancia -...e vorrei essere una figlia migliore, io ci ho provato, ci
ho provato sul serio, ho sempre preso il massimo dei voti, non ho mai creato
problemi particolari, no ho mai avuto amici, quindi non sono mai finita in
compagnie sbagliate... Non ero felice, no, ma non andava poi così male. Ma ora
ho incontrato Jordan, e... Io la amo. La amo sul serio, e non voglio lasciarla,
non la lascerò, io...-
-Tu ci hai delusi.-
China il capo, e continua a piangere, e Dio, vorrei solo
rovesciare il tavolo in legno massello con intagli ottocenteschi e calpestare
la tovaglia in lino candido ricamata a mano e spaccare la faccia a quei
bastardi snob di merda. Ma questa non è la mia battaglia, e tutto ciò che posso
fare e cingerle le spalle con un braccio e aspettare che trovi la forza di
reagire.
-Ci aspettavamo di più da te. Ci aspettavamo un buon marito, dei
figli, una casa grande e con un bel giardino... Avanti, non è il sogno di ogni
ragazza?-
-Io... Sì, credevo di desiderare una vita del genere...- si
asciuga le lacrime con una manica. –Ma ho trovato qualcosa di meglio, ho
trovato un sogno nuovo, più bello. Ho trovato Jordan e voglio passare la mia
vita con lei, non importa se in una villa con piscina o in un monolocale che
cade a pezzi, non importa se non avremo figli e saremo solo noi due per
sempre... A me basta.-
-Dio ti punirà, sai.-
Vorrei mettermi a ridere. No, sul serio. “Dio ti punirà”. Perché
non: “Babbo Natale non ti porterà più i regali”? Ancora non capisco come in una
famiglia di bigotti perbenisti snob del cazzo sia potuta nascere la mia bimba
che si mordicchia le labbra e si liscia le pieghe della gonna scozzese e si
rigira un ciocca di capelli castani tra le dita. Il mio tesoro, così timida,
così insicura, che teme costantemente di essere un fastidio per chi le sta
intorno. Il mio amore, adorabile e splendida.
-Io... E’ solo amore. Non... non ci può esser nulla di sbagliato,
è soltanto amore, è giusto, è bello.-
-Sei una figlia del peccato.-
Carino. Davvero, è poetico. “Figlia del peccato”... Un bel titolo
per un libro, ultimamente vanno tanto di moda le storie di vampiri, sarebbe
perfetto. E’ meglio tenerlo a mente, hai visto mai, potrebbe servirmi per un
futuro da scrittrice.
-Io non sono una figlia del peccato. Sono vostra figlia.-
-Non cercare di dare la colpa a noi di quello che sei!-
-Io non sto dando la colpa a nessuno!- E’ la prima volta che la
sento urlare. La conosco da sei anni, stiamo insieme da quattro e mai, mai, mai
le ho sentito alzare la voce. –Volevo solo che... No, non so cosa volevo. Forse
che mi diceste che tutto ciò che conta per voi è che io sia felice. Forse che
diceste che avreste provato ad accettarlo, ci sarebbe voluto un po’ di tempo,
certo, ma ce l’avremmo fatta, insieme. Io... Speravo un qualcosa del genere. E
ho avuto solo odio e riprovazione, di nuovo, e... E non voglio più stare qui.
Me ne vado.-
E ce ne andiamo, sul serio. La sala da pranzo, il corridoio con i
quadri appesi lungo le pareti, il giardino con le ortensie e i tulipani e le
rose, l’autostrada, il parcheggio, il marciapiede, l’ascensore, il
pianerottolo. E casa, casa nostra, il nostro monolocale che cade a pezzi.
Finalmente sole, finalmente noi.
Angolino!
Allora... Partiamo dal titolo. Ci sono stata su mezz’ora,
e sì, so che per esserci stata su mezz’ora è un po’ deludente, ma mi pareva un
bel rimando a ciò che pensa ironicamente Jordan a un certo punto del racconto,
e visto che non mi veniva nulla di meglio... Be’, eccolo qui. Per resto, gente,
io amo lo slash. Anche ilfemslash,
ma lo slash mi fa sciogliere come un gelato
al sole. Però non so creare pg maschili con
uno straccio di personalità, è un dato di fatto, quindi nelle fic originali
finisco sempre per ripiegare su due donne, fatevene una ragione.
E boh, non credo vi freghi di sapere altro, anzi, già
dubito vi fregasse di sapere questo, ma tant’è... xD Spero
che la fic vi sia piaciuta, e se mi lascerete un commento... Vediamo...
Riceverete in offerta speciale uno spazzolino da denti e un antistress a forma
di maialino! <3