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Autore: Martyx1988    17/02/2011    3 recensioni
Sviluppo della One-Shot "La dea dell'amore"...la solarità di Ayame, la freddezza di Hyoga, la lotta tra due dee, la scoperta del vero nemico e del vero amore, più divino della stessa dea che lo comanda...mescolate il tutto con un pizzico d'azione e un assaggio di comicità e...buona lettura!
Genere: Romantico, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cygnus Hyoga, Nuovo Personaggio
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Dea dell'Amore'
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A divine love
(sviluppo della One-shot "La dea dell'Amore")

Capitolo 28 - L'Armatura di Afrodite

"Il cuore delle Sacerdotesse?!?" domandarono in coro tutti i presenti alla rivelazione di Palemone.
"Esatto, è lì che sono nascosti i vari pezzi dell'armatura di Afrodite" rimarcò sicuro il Ciclope.
"Ma com'è possibile?" chiese ancora Talia. "Voglio dire, perchè non ne sapevamo niente o non ci siamo accorte di niente una volta che Afrodite ci ha richiamate? A parte Galatea, noi altre apparteniamo a quest'epoca. Alla nostra consacrazione non è successo niente di strano che potesse essere ricondotto all'avere l'armatura dentro di noi"
"Non so spiegartelo nemmeno io, perchè neanche ai tempi del mito c'è stato un qualche segnale che ci avesse fatto intendere tutto questo" rispose il Ciclope e Galatea annuì. "Io neanche sapevo di avere un pezzo di armatura nel cuore"
"Posso solo spiegarvi il perchè di tutto questo" si propose Palemone.
Nessuno degli altri guerrieri obiettò, così il ragazzo iniziò a raccontare.
"Le armature divine furono forgiate ai tempi del mito da Efesto in persona. Le prime ad essere completate furono quelle dei tre fratelli, Zeus, Poseidone e Ade, ma questi subito approfittarono della potenza di quelle armi per farsi guerra a vicenda. Poseidone e Ade iniziarono a muovere contro Zeus per il dominio dell'Olimpo ed egli, per proteggere il suo trono ed evitare che altre guerre tra dei scoppiassero una volta che tutte le divinità fossero state munite della loro armatura, decise di nasconderle. Scelse così i cuori di tutti i guerrieri sacri agli dei, facendo in modo che le armature potessero essere chiamate solo per un motivo più che valido e non futile come la conquista di potere.
Tenne nascosto tutto quanto agli altri dei, per evitare che si creassero da sè quel valido motivo che serviva e per fare in modo che scoprissero tutto quanto a fatto compiuto. Sperava in questo modo di educare le divinità a combattere per fini più nobili. Con alcune ha funzionato, con altre meno"
Finito il racconto, la terra sotto i loro piedi prese a tremare e, pochi secondi dopo, una potentissima onda d'urto li investì, facendoli cadere a terra.
Pur consapevoli di cosa stesse succedendo alle loro spalle, tutti i guerrieri si voltarono verso l'altipiano, dove lo scontro tra Afrodite ed Efesto era cominciato e sembrava procedere senza esclusione di colpi.
"Quindi, se ho capito bene, Afrodite non ha ancora avuto una motivazione valida per richiamare la sua armatura" constatò Shiryu, mentre si rialzava in piedi.
"A quanto pare, no" confermò Palemone.
"Che cosa intendi per 'valido motivo'?" domandò allora Hyoga, i cui dolori per lo scontro contro Efesto gli rendevano ancora difficile lo stare in piedi.
"Ogni divinità ne ha uno caratteristico" spiegò il Ciclope "Atena una giustizia mancata, Ares l'esito sbagliato di una guerra, Ade una morte ingiusta..."
"Quindi per Afrodite c'entrerà qualcosa l'amore" dedusse il Cavaliere del Cigno, facendosi sempre più pensoso.
Palemone annuì.
Una nuova onda d'urto li colpì, e poco dopo Afrodite volò nella loro direzione, colpita in pieno dal Fuoco Divino di Efesto. Una volta in prossimità dei guerrieri, il volo di Afrodite si arrestò come se la dea si fosse scontrata contro un muro. Ayame cadde a terra, ma si rialzò subito e ripartì all'attacco, nonostante il suo cosmo fosse più debole di prima.
"Ci sta proteggendo" disse una nuova voce alle loro spalle. Psiche e Ikki erano arrivati e subito volsero la loro attenzione allo scontro in atto.
Gli altri ragazzi spiegarono velocemente la questione dell'armatura a Psiche, che comunque non si scompose, suscitando qualche perplessità nelle compagne.
"Lo sapevi già, per caso?" le chiese Talia.
"No, ma in caso contrario sarebbe cambiato qualcosa? Solo Afrodite può richiamare la sua armatura"
La risposta lapidaria di Psiche sorprese tutti quanti. La Sacerdotessa aveva sempre dimostrato un carattere focoso ed impulsivo, lontano mille miglia dalla composta freddezza di adesso. Era bastata quella salita a cambiarla così profondamente, oppure il suo nuovo comportamento era il culmine di un processo che durava da più tempo?
L'arrivo di un'altra, potentissima scossa non diede a nessuno il tempo di pensare alla risposta più plausibile.

Il Martello di Efesto e lo Scettro di Afrodite, in modalità doppia falce, si scontrarono nuovamente e con maggior potenza di prima, potenza che si scatenò tutt'attorno facendo tremare persino l'aria calda dell'altopiano.
Le due divinità si allontanarono di nuovo e ripresero a combattere. Scambi veloci, schivate precise, colpi mirati, mosse agili. Lo scontro era praticamente alla pari, nonostante Afrodite non fosse protetta da un'armatura. In cuor suo, però, Ayame si chiedeva quanto avrebbe potuto resistere.
Falce e Martello si incrociarono ancora*. Efesto agganciò la punta arcuata dell'arma della sua avversaria e, fecendo leva, roteò il Martello costringendo Afrodite a dargli le spalle. Con un braccio attorno al collo attirò la dea a sè.
"Cominci a cedere, Afrodite" rise sibilando nel suo orecchio.
Ayame non rispose, si liberò dalla morsa e roteò la doppia falce, andando molto vicina a colpire il volto di Efesto, che però arretrò appena in tempo.
"Quanto pensi di resistere ancora?" le domandò allora, con arroganza.
"Abbastanza da riuscire a fermarti" fu la risposta risoluta di Ayame, prima di ripartire all'attacco.
Efesto l'attese in guardia. Accese il suo cosmo attorno al Martello, che divenne incandescente e iniziò a sprigionare fiamme. Al momento dell'impatto tra le due armi, Efesto agitò la sua dal basso verso l'alto, imprimento al suo colpo una potenza tale da sollevare in aria Afrodite e scagliarla di nuovo lontano da sè.
Ayame ricadde a parecchi metri di distanza dal suo avversario e rotolò per terra un paio di volte, prima di riuscire a rimettersi in piedi.
Il colpo che aveva ricevuto era di una potenza di molto superiore alla sua e stava a significare che Efesto doveva ancora giocarsi le sue armi migliori. Quelle che a lei non erano, al momento, concesse.
Si rimise comunque in piedi, decisa più che mai a dare il tutto per tutto pur di sconfiggere Efesto. Iniziò ad avanzare nella sua direzione, agitando la doppia falce in aria, eseguendo movimenti precisi e prestabiliti. Le due falci alle estremità presero ad illuminarsi e, quando Efesto scagliò nuovamente il suo Fuoco Divino, Afrodite rispose liberando le due lame di luce. Queste si fusero in aria e presero a roteare, creando un discol luminoso che riuscì a fendere la sfera di fuoco di Efesto, annullandone l'effetto, per poi dirigersi velocissima contro il dio. Efesto la schivò grazie ai riflessi pronti, lasciando che la Luce di Venere si scatenasse contro un complesso roccioso alle sue spalle.
Di nuovo riprese il corpo a corpo.
Afrodite iniziò ben presto ad accusare la stanchezza data dal precedente colpo, ma cercò di resistere a tutti gli assalti di Efesto. Questi si feceso via via più serrati e, alla fine, uno dei colpì superò la guardia di Ayame colpendola ad un fianco. Altri tre arrivarono in successione, al ventre, alla schiena e, infine al viso, facendola capitolare.
Ayame cadde a terra, ansimante e ferita. Lo scettro, che le era scappato di mano mentre cadeva, giaceva poco distante da lei. La ragazza si rialzò quel tanto che bastava per allungare una mano ed afferrare il bastone. Questo, però, sfuggì alla sua presa e, poco dopo, si dissolse.
"No..." sussurrò a malapena, accorgendosi poi che anche la sua veste era svanita, lasciandola con solo addosso i suoi abiti normali.
"Ayame!"
"NO!"
I richiami dei suoi amici giunsero distinti alle orecchie di Afrodite, che alzò lo sguardo sconsolato verso di loro. Erano molto vicini. Durante l'ultimo assalto doveva essere arretrata senza neanche accorgersene.
Incrociò subito lo sguardo di Hyoga, il più allarmato di tutti.
Tanto bastò a darle la forza per rialzarsi e rimettersi in guardia, nonostante fosse disarmata, debole e ferita.
Efesto la osservò qualche istante, quindi prese a ridere di gusto, ma questo non scompose minimamente Ayame.
"Cosa pensi di fare, in quelle condizioni?" le domandò con scherno.
"Di combattere contro di te, finchè mi rimarrà anche un solo alito di vita" rispose lei sicura.
Nei suoi occhi verdi brillò un riverbero argenteo e il suo cosmo si riaccese. Alcune delle ferite più superficiali scomparvero e Ayame acquisì nuova forza.
"Stai solo rimandando la tua fine di qualche minuto, Afrodite" disse Efesto, per nulla intimorito dal suo ritrovato vigore.
"Allora non risparmiarti"
Ayame attaccò per prima, servendosi solo del proprio corpo e dimostrando, nonostante la stanchezza, notevole agilità nello schivare i colpi di Efesto, sia diretti sia energetici. Alcune volte riuscì a coglierlo alla sprovvista e a colpirlo al volto o al petto, che l'armatura lasciava scoperti, ma non sembrarono avere molto effetto, se non quello di sorprenderlo. Ad un nuovo attacco di Ayame, però, Efesto riuscì ad afferrarla per un braccio. Dopo averle scoccato un'occhiata maligna, accese il suo cosmo e le scagliò contro il Fuoco Divino. Ayame venne presa in pieno ventre e scagliata lontano, poco distante da dove gli altri guerrieri osservavano lo scontro.
Senza pensare alle conseguente, Hyoga accorse al suo capezzale per controllare le sue condizioni. La ragazza respirava ancora, seppur debolmente, e presentava parecchie ustioni sul volto e sul petto, dove la stoffa dei suoi abiti si era carbonizzata.
Sentendo il contatto con le braccia amorevoli di Hyoga, Ayame aprì gli occhi e incontrò quelli azzurri e preoccupati di lui.
"Basta, Ayame, ritirati!" la esortò il Cavaliere "Non devi per forza farti uccidere"
"Non posso" sussurrò lei, riuscendo appena a muovere le labbra "Devo fermarlo"
Con uno sforzo immendo, tentò di mettersi a sedere, ma il dolore causatole dalle ustioni la fece cedere nuovamente.
"Spostatevi" ordinò poi, con voce affannosa.
"Cosa? Che dici?" chiese Hyoga, confuso.
"Ho detto che dovete spostarvi... e andare via"
Quasi costringendo il suo corpo a non sentire il dolore, Ayame si rimise in piedi e iniziò a muovere un passo verso Efesto. Hyoga le si parò davanti.
"Ayame, è una follia!"
"Ti ho detto di andare!" gridò lei disperata.
"No, io non ti lascio"
Hyoga tentò di riportarla indietro, ma Ayame resistette stoicamente.
"Hyoga, maledizione, vattene! Ucciderà anche te!"
"Tanto vale morire, se devo vivere una vita senza di te!"
"Ti accontento subito"
Ayame non ebbe il tempo di realizzare le parole di Efesto che il dio aveva già scagliato il suo colpo.
Hyoga venne preso in pieno. La sua armatura andò in pezzi e il fuocò bruciò in un batter d'occhio la canotta sotto di essa.
Agli occhi di Ayame procedette tutto al rallentatore. Sentì la presa su di lei, che prima era decisa, farsi sempre più debole e infine scomparire. Vide il suo volto spento accasciarsi sul petto, il suo corpo inerte venirle addosso. Le sue braccia si mossero automaticamente ad accompagnarne la caduta. Il corpo di Hyoga finì steso a terra, con Ayame sopra a scuoterlo disperata per le spalle.
"HYOGA, NO! Ti prego, apri gli occhi!"
Prese a schiaffeggiarlo con poca delicatezza, ma il Cavaliere non reagì a nessuno stimolo.
"Non puoi lasciarmi!" dagli occhi di Ayame le lacrime iniziarono a sgorgare copiose. "Non adesso! Hyoga! Hyoga, svegliati... amore mio... apri gli occhi..."
Alla fine, Ayame si abbandonò ad un pianto disperato sul petto immobile di Hyoga, stringendo tra le mani la canotta sgualcita, incurante di tutto e tutti attorno a lei. La disperazione che l'aveva invasa nel veder morire l'unico uomo che avesse mai amato, da umana come da dea, la rese cieca verso il resto del mondo, verso gli altri guerrieri, rimasti pietrificati dalla scena a cui avevano assistito, e soprattutto verso Efesto, che avanzava a passo cadenzato e con un ghigno malvagio in volto.
Quando i Cavalieri e le Sacerdotesse si accorsero della sua vicinanza, vennero subito sbalzati indietro da una semplice occhiata del dio. Questi sollevò poi il Martello incandescente sopra la schiena, scossa dai singhiozzi, di Ayame, e disse gelido "Non ho mai sopportato le scene patetiche"
Calò il colpo con tutta la sua forza. A pochi centimetri dalla schiena di Ayame, però, il Martello sembrò rimbalzare su una barriera invisibile, che lo scagliò indietro con una forza di molto superiore a quella del colpo. Efesto venne trascinato lontano insieme alla sua arma, incredulo a ciò che era successo. Atterrato in piedi, puntò subito lo sguardo verso la sua nemica.
Attorno a lei e al corpo del Cavaliere brillava di riflessi argentati una barriera invisibile.
Ma non era tutto. Efesto lo sapeva.
Uccidere Hyoga era stato il peggior errore della sua vita.

Galatea si sollevò su un gomito, ancora stordita dal colpo ricevuto, giusto in tempo per assistere al miracolo.
Dapprima la pervase una strana sensazione, un formicolio diffuso che presto si concentrò in un calore pungente all'altezza del cuore. Questo accelerò i battiti, che divennero più potenti, quasi volesse esplodere, quindi un raggio di luce uscì dal petto di Galatea, seguito da un altro e un altro ancora.
Subito la Sacerdotessa capì cosa stava succedendo. Si alzò lesta in piedi per vedere che anche alle sue compagne stava succedendo la stessa cosa. I Cavalieri intorno a loro osservavano il processo non sapendo se esserne meravigliati o spaventati. Soprattutto Shun sembrava molto preoccupato per Talia, ma questa aveva l'espressione di chi non era mai stata meglio in vita sua.
Tutt'attorno, poi, esplose una lice accecante. originata da Ayame, ancora china sul corpo di Hyoga. Le loro figure scomparvero nella luce, talmente potente di impedire a chiunque di vedere ad un palmo dal proprio naso.
Le Sacerdotesse non videro, quindi, quei raggi luminosi diventare delle piccole sfere di luce e fuoriuscire dal loro cuore. Sentirono solo quella strana sensazione abbandonarle, lasciandole come se nulla fosse successo. Percepirono poi un cosmo potentissimo provenire da un punto a poca distanza da loro. Lo riconobbero e capirono che il miracolo era avvenuto.
La luce andò rapidamente dissolvendosi e, una volta riaquistata la vista, Cavalieri e Sacerdotesse la videro.
Afrodite rifulgeva di energia, rivestita della sua armatura argentea ed elegante che la rendeva ancora più bella e temibile di quanto non fosse. Dalla schiena della dea partiva un paio d'ali di farfalla che sbattevano lentamente. Nella mano destra era ricomparsa la doppia falce, mentre il braccio sinistro reggeva il corpo di Hyoga, come se pesasse poco più di una piuma.
Afrodite stava baciando Hyoga, e il corpo del Cavaliere era circondato da un alone argentato che andò a curargli tutte le ferite subite.
In pochi secondi il corpo di Hyoga si rianimò. Il ragazzo poggiò saldamente i piedi a terra e si rimise in posizione eretta, senza più l'aiuto di Ayame. Non mollò le labbra di lei nemmeno per un attimo mentre si riprendeva.
Una volta guarito del tutto, Afrodite interruppe il contatto e guardò Hyoga intensamente.
"Quando la smetterai di salvarmi la vita?" le chiese lui, sorridendo.
Ayame sorrise di rimando. "Quando tu la smetterai di sacrificarti per me"
"Lo farò ogni volta che sarà necessario"
"Allora lo stesso vale per me"
Hyoga si riabbassò per baciarla ancora, ma Ayame lo respinse gentilmente, accennando col capo ad Efesto, che si era rialzato e la attendeva, fremente di rabbia.
"Allontanatevi adesso" ordinò perentoria Afrodite, avanzando di qualche passo. "Sarà molto peggio di prima"
Hyoga annuì. Era sicuro che, questa volta, ce l'avrebbe fatta con le sue forze. La determinazione non era mai mancata ad Ayame, adesso possedeva le armi necessarie per sopraffare Efesto una volta per tutte.

*Volevo precisare che non vi è alcun riferimento politico. L'immagine è venuta per  caso e solo dopo mi sono accorta che poteva essere in qualche modo fraintesa.



Salve a tutti!
Visto che non vi ho fatto aspettare tanto? Sono stata brava? (Voglio sentire un coro di sì ^^)
Capitolo succulento, che ci avvia alla conclusione degli scontri (ebbene sì) ma non delle sorprese :)
Attendo pareri! E intanto vi mostro le armature di Efesto e Afrodite (sono troppo complicate da descrivere =D)
Armatura Efesto Armatura Afrodite
A presto!
   
 
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