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Autore: Sere_    17/02/2011    4 recensioni
Era cominciato con un innocuo scambio di lettere, avviato per ragioni puramente burocratiche che l’avevano spinto a chiederle quanti aspiranti chunin quell’anno avessero intenzione di muoversi da Suna. Non era il suo compito e la cosa non faceva altro se non innervosirlo ulteriormente, ma l’Hokage era stata categorico: obbedire senza ribattere, era la frase segreta per andare d’accordo con quella furia umana che era Tsunade-sama.
E così, pergamena di fronte e inchiostro a lato, Shikamaru aveva assottigliato gli occhi, pensando al modo giusto per poter cominciare una lettera tanto strana e chiedendosi sconsolato per quanto lei avrebbe riso a quelle parole.
[Shikamaru/Temari]
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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corrispondenza

Faticosa corrispondenza

 

Era cominciato con un innocuo scambio di lettere, avviato per ragioni puramente burocratiche che l’avevano spinto a chiederle quanti aspiranti chunin quell’anno avessero intenzione di muoversi da Suna. Non era il suo compito e la cosa non faceva altro se non innervosirlo ulteriormente, ma l’Hokage era stata categorico: obbedire senza ribattere, era la frase segreta per andare d’accordo con quella furia umana che era Tsunade-sama.
E così, pergamena di fronte e inchiostro a lato, Shikamaru aveva assottigliato gli occhi, pensando al modo giusto per poter cominciare una lettera tanto strana e chiedendosi sconsolato per quanto lei avrebbe riso a quelle parole. Mentalmente, maledì con tutto sé stesso le selezioni e tutti i chunin del mondo (includendosi probabilmente nell’invettiva) e con un sonoro sbuffò si chinò sul foglio e tracciò le prime lettere.

 

Aveva iniziato lui, e questo se lo ripeteva praticamente ogni giorno, come a ricordarsi quanto l'abitudine fare la prima mossa, immancabilmente, avrebbe finito col ritorcersi contro di lui.
Temari aveva risposto alla prima missiva con un tono un pelino seccato, a giudicare da quelle parole, probabilmente per via del fatto che era stata lei stessa, durante la sua ultima visita a Konoha, a riferire le informazioni richieste, allo stesso Quinto Hokage. 
Shikamaru ignorò deliberatamente la critica velata all’organizzazione burocratica del suo villaggio e si avviò senza preamboli a consegnare la lettera. E per lui, la questione si era certamente conclusa allora.

 

Temari, ripensando al giorno in cui aveva preso per la prima volta in considerazione l’idea che quella fosse una vera e propria corrispondenza fra due shinobi, scosse il capo e si gettò sulla lettera, infischiandosene delle risatine provenienti da Kankuro, seduto poco lontano da lei, che l’osservava a quanto pare divertito.
In effetti, rifletté la jounin, doveva apparire alquanto ridicola, ma decise che avrebbe finto di non accorgersene, evitando diplomaticamente un fratricidio (usanza molto più usuale ai ninja di Konoha che a quelli di Suna, di quei tempi).
Dopotutto, era stata lei a riprendere i contatti con quel buono a nulla di un chunin, giusto per assicurarsi che la sua incompetenza non stesse gettando il villaggio della Foglia nella malora e chiedendogli di tenerla aggiornata sui suoi progressi, per quanto lei li considerasse remoti e improbabili. La lettera suonava come un’aperta provocazione e la risposta giunse puntuale solo tre giorni dopo. Lei l’aveva riletta con un cipiglio sempre più indignato che andava a disegnarsi sul suo giovane volto e adesso, col sottofondo beffardo costituito dagli sbuffi di suo fratello, si accingeva a replicare col giusto tono.

 

Shikamaru emise un sospiro che oscillava fra l’irritato e il rassegnato, ed allungò la mano lungo la scrivania affollata per afferrare gli strumenti adatti a quel lavoro. La sua mente si era soffermata soprattutto su frasi come” evidente incompetenza “ oppure “sfaticato cronico” che non riusciva proprio a ricondurre alla persona, tranquilla certo, ma comunque impegnata, quale credeva di esser diventato.
Ormai non si scomponeva più del tono utilizzato dalla shinobi, poiché sapeva perfettamente che, se un inizio c’era stato andava attribuito a lui, ma non per questo poteva accettare quegli insulti malcelati che riversava in ogni lettera, quasi detestasse l’idea stessa di dovergliela inviare.
Suo padre, appoggiato allo stipite della porta, se la faceva ridacchiando e ciò non portava Shikamaru che al peggioramento del suo umore, in quei casi già abbastanza critico. La maggior parte delle volte lo ignorava, sebbene risultasse difficile quando l’uomo se ne usciva con ritornelli come “E’ questa la vera forza delle donne” oppure “Alla fine ci sei caduto dentro pure tu, Shikamaru”.
Inumidì d’inchiostro la penna e rifletté sommariamente su come replicare ad ogni singola accusa. Stranamente, i suoi pensieri lo portarono a figurarsi la ragazza intenta a leggere quella sua risposta, stesa su un letto di una camera che non aveva mai avuto l’occasione di visitare..
Si riscosse, sorprendendosi quasi di scoprirsi rammaricato di quell’ultimo constatazione e, scuotendo il capo, si accinse a scrivere.

 

Lei si accorse di attendere una risposta soltanto la quinta o sesta volta che scrutò il cielo dalla finestra della sua stanza, realizzando di non stare semplicemente ammirando la bellezza dell’azzurro limpido di quella mattina, ma di aspettare quel puntolino marrone che avrebbe subito ricondotto ad un falco e, quindi, con molta probabilità all’arrivo della lettera da parte di Shikamaru. La cosa non parve rallegrarla troppo, e tuttavia non poté liberarsi di quell’ansia, di quell’attesa per tutto il resto della giornata, passata quasi sempre, come una stupida, col naso per aria.

 

Shikamaru finì di scrivere e sollevò il foglio per dare una rilettura veloce. Sorrise soddisfatto della maniera a suo parere” elegante ma secca”, con cui aveva risposto a tutte le insinuazioni che lei aveva sollevato. Non appena l’ebbe scorta, però, sentì come un retrogusto amaro, un senso di incompiutezza a cui doveva porre rimedio. Si lambiccò per qualche istante il cervello, ripensò ad ogni tipo di sottile insulto che gli era stato rivolto e si assicurò di aver risposto egregiamente a ciascuno.
Allora cosa mancava?
Rimase a riflettervi per qualche istante, finché la soluzione non gli giunse alla mente, limpida e chiara come l’acqua di sorgente. Dapprima reagì con sarcasmo, scuotendo il capo deciso, poi si passò una mano sulla fronte, chiedendosi silenziosamente se fosse davvero quella la risposta al suo disagio.. infine trattenne a stento una risata, proclamandosi un masochista di prima categoria, ma non riuscendo, al tempo stesso, a frenare la mano e i pensieri che la guidavano.

 

Temari fissava il foglio, sgranando gli occhi scuri e premurandosi di rileggere più volte quell’ultima riga che proprio non ne voleva sapere di entrarle in testa.
L’intera lettera era stata esattamente come se l’aspettava, anzi probabilmente peggio.
Le risposte del chunin non si erano fatte attendere ed erano state impreziosite da qualche cenno ironico e provocatorio che l’aveva mandata su tutte le furie in un solo istante. Poi, scorrendo la pagina sino al bordo in basso, aveva notato quelle poche parole, chiaramente aggiunte per mitigare il tono eccessivamente polemico di tutto il resto, ma che comunque non riuscivano a non isolarsi terribilmente dal testo, quasi costituissero loro una lettera a parte, o forse semplicemente il fulcro di quella che già reggeva tra le mani.
Un sorriso incerto si allungò sulle sue labbra e non poté fare a meno di chiedersi cosa diavolo ci fosse da ridere, che il rossore ricoprì le sue guance e si ritrovò come una sciocca a sghignazzare sommessamente, avvertendo brividi sconosciuti per tutto il corpo.
Non fosse stato per l’arrivo di Gaara, avrebbe continuato a crogiolarsi nelle sue fantasie, ma non appena il Kazekage ebbe fatto irruzione, Temari dimenticò ogni cosa e riprese l’aspetto controllato e serio di un tempo. Alle parole del fratello, annuì con fare professionale e si apprestò a seguirlo. Prima di lasciare la stanza, tuttavia, non poté reprimersi dal lanciare un ultimo sguardo al foglio in bella vista sul tavolo. Sorrise appena e chiuse la porta, lasciandosi alle spalle ogni stranezza che poco fa l’aveva colta.

La candela bruciava ancora sulla scrivania, in maniera flebile, ma non abbastanza da rendere le ultime parole illegibili.
L’inchiostro nero era leggermente sfocato, segno che l’aveva inciso poco prima di spedirla, e riluceva ancora di tutta la sua brillantezza. Leggendo, sembrava quasi di sentire la voce di Shikamaru che pronunciava il tutto, con la sua aria annoiata ed un sorriso sornione a incorniciargli il volto.

 

..Credo di poter sperare di vederti presto, soltanto per godere della piacevole sensazione di sentirmi insultato da qualcuno che posso guardare negli occhi.

 Confido che vorrai esaudire il mio desiderio.

A presto,

Shikamaru



















NdA: Ok, non sono bene cosa sia, sarà che studiando l'epistolografia di Salutati mi è venuta in mente questa sciocchezza immaneXD O forse perchè il rapporto tra Temari e Shikamaru mi piace molto, perchè mi rivedo abbastanza in entrambi :)
Bè, non so che dire se non che spero vi sia piaciuta e che ogni commento, suggerimento, critica o altro è sempre ben accetto ;)

Alla prossima,
baci
Sere_
  
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