Faticosa corrispondenza
Era
cominciato con un innocuo scambio di lettere, avviato per ragioni
puramente
burocratiche che l’avevano spinto a chiederle quanti
aspiranti chunin quell’anno
avessero intenzione di muoversi da Suna. Non era il suo compito e la
cosa non
faceva altro se non innervosirlo ulteriormente, ma l’Hokage
era stata
categorico: obbedire senza ribattere, era la frase segreta per andare
d’accordo
con quella furia umana che era Tsunade-sama.
E così,
pergamena di fronte e inchiostro a lato, Shikamaru aveva assottigliato
gli
occhi, pensando al modo giusto per poter cominciare una lettera tanto
strana e
chiedendosi sconsolato per quanto lei
avrebbe riso a quelle parole. Mentalmente, maledì con tutto
sé stesso le
selezioni e tutti i chunin del mondo (includendosi probabilmente
nell’invettiva)
e con un sonoro sbuffò si chinò sul foglio e
tracciò le prime lettere.
Aveva
iniziato lui, e questo se lo ripeteva praticamente ogni giorno, come a
ricordarsi
quanto l'abitudine fare la prima mossa, immancabilmente, avrebbe finito
col ritorcersi
contro di lui.
Temari aveva
risposto alla prima missiva con un tono un pelino seccato, a giudicare
da
quelle parole, probabilmente per via del fatto che era stata lei
stessa,
durante la sua ultima visita a Konoha, a riferire le informazioni
richieste,
allo stesso Quinto Hokage.
Shikamaru ignorò deliberatamente la critica velata
all’organizzazione burocratica del suo villaggio e si
avviò senza preamboli a
consegnare la lettera. E per lui, la questione si era certamente
conclusa
allora.
Temari,
ripensando al giorno in cui aveva preso per la prima volta in
considerazione l’idea
che quella fosse una vera e propria corrispondenza fra due shinobi,
scosse il
capo e si gettò sulla lettera, infischiandosene delle
risatine provenienti da
Kankuro, seduto poco lontano da lei, che l’osservava a quanto
pare divertito.
In effetti,
rifletté la jounin, doveva apparire alquanto ridicola, ma
decise che avrebbe
finto di non accorgersene, evitando diplomaticamente un fratricidio
(usanza
molto più usuale ai ninja di Konoha che a quelli di Suna, di
quei tempi).
Dopotutto,
era stata lei a riprendere i contatti con quel buono a nulla di un
chunin,
giusto per assicurarsi che la sua incompetenza non stesse gettando il
villaggio
della Foglia nella malora e chiedendogli di tenerla aggiornata sui suoi
progressi, per quanto lei li considerasse remoti e improbabili. La
lettera
suonava come un’aperta provocazione e la risposta giunse
puntuale solo tre
giorni dopo. Lei l’aveva riletta con un cipiglio sempre
più indignato che
andava a disegnarsi sul suo giovane volto e adesso, col sottofondo
beffardo
costituito dagli sbuffi di suo fratello, si accingeva a replicare col
giusto
tono.
Shikamaru
emise un sospiro che oscillava fra l’irritato e il
rassegnato, ed allungò la
mano lungo la scrivania affollata per afferrare gli strumenti adatti a
quel
lavoro. La sua mente si era soffermata soprattutto su frasi
come” evidente incompetenza
“ oppure “sfaticato cronico”
che non riusciva
proprio a ricondurre alla persona, tranquilla certo, ma comunque
impegnata, quale
credeva di esser diventato.
Ormai non si
scomponeva più del tono utilizzato dalla shinobi,
poiché sapeva perfettamente
che, se un inizio c’era stato andava attribuito a lui, ma non
per questo poteva
accettare quegli insulti malcelati che riversava in ogni lettera, quasi
detestasse l’idea stessa di dovergliela inviare.
Suo padre,
appoggiato allo stipite della porta, se la faceva ridacchiando e
ciò non
portava Shikamaru che al peggioramento del suo umore, in quei casi
già
abbastanza critico. La maggior parte delle volte lo ignorava, sebbene
risultasse difficile quando l’uomo se ne usciva con
ritornelli
come “E’ questa la vera
forza delle donne”
oppure “Alla fine ci sei caduto
dentro
pure tu, Shikamaru”.
Inumidì d’inchiostro
la penna e rifletté sommariamente su come replicare ad ogni
singola accusa. Stranamente,
i suoi pensieri lo portarono a figurarsi la ragazza intenta a leggere
quella
sua risposta, stesa su un letto di una camera che non aveva mai avuto
l’occasione
di visitare..
Si riscosse,
sorprendendosi quasi di scoprirsi rammaricato di quell’ultimo
constatazione e,
scuotendo il capo, si accinse a scrivere.
Lei si accorse di attendere una risposta soltanto la quinta o sesta volta che scrutò il cielo dalla finestra della sua stanza, realizzando di non stare semplicemente ammirando la bellezza dell’azzurro limpido di quella mattina, ma di aspettare quel puntolino marrone che avrebbe subito ricondotto ad un falco e, quindi, con molta probabilità all’arrivo della lettera da parte di Shikamaru. La cosa non parve rallegrarla troppo, e tuttavia non poté liberarsi di quell’ansia, di quell’attesa per tutto il resto della giornata, passata quasi sempre, come una stupida, col naso per aria.
Shikamaru finì
di scrivere e sollevò il foglio per dare una rilettura
veloce. Sorrise soddisfatto
della maniera a suo parere” elegante ma secca”, con
cui aveva risposto a tutte
le insinuazioni che lei aveva sollevato. Non appena l’ebbe
scorta, però, sentì
come un retrogusto amaro, un senso di incompiutezza a cui doveva porre
rimedio.
Si lambiccò per qualche istante il cervello,
ripensò ad ogni tipo di sottile
insulto che gli era stato rivolto e si assicurò di aver
risposto egregiamente a
ciascuno.
Allora cosa
mancava?
Rimase a
riflettervi per qualche istante, finché la soluzione non gli
giunse alla mente,
limpida e chiara come l’acqua di sorgente. Dapprima
reagì con sarcasmo,
scuotendo il capo deciso, poi si passò una mano sulla
fronte, chiedendosi
silenziosamente se fosse davvero quella la risposta al suo disagio..
infine
trattenne a stento una risata, proclamandosi un masochista di prima
categoria,
ma non riuscendo, al tempo stesso, a frenare la mano e i pensieri che
la
guidavano.
Temari
fissava il foglio, sgranando gli occhi scuri e premurandosi di
rileggere più
volte quell’ultima riga che proprio non ne voleva sapere di
entrarle in testa.
L’intera
lettera era stata esattamente come se l’aspettava, anzi
probabilmente peggio.
Le risposte
del chunin non si erano fatte attendere ed erano state impreziosite da
qualche
cenno ironico e provocatorio che l’aveva mandata su tutte le
furie in un solo
istante. Poi, scorrendo la pagina sino al bordo in basso, aveva notato
quelle
poche parole, chiaramente aggiunte per mitigare il tono eccessivamente
polemico
di tutto il resto, ma che comunque non riuscivano a non isolarsi
terribilmente
dal testo, quasi costituissero loro una lettera a parte, o forse
semplicemente
il fulcro di quella che già reggeva tra le mani.
Un sorriso
incerto si allungò sulle sue labbra e non poté
fare a meno di chiedersi cosa
diavolo ci fosse da ridere, che il rossore ricoprì le sue
guance e si ritrovò
come una sciocca a sghignazzare sommessamente, avvertendo brividi
sconosciuti
per tutto il corpo.
Non fosse
stato per l’arrivo di Gaara, avrebbe continuato a crogiolarsi
nelle sue
fantasie, ma non appena il Kazekage ebbe fatto irruzione, Temari
dimenticò ogni
cosa e riprese l’aspetto controllato e serio di un tempo.
Alle parole del
fratello, annuì con fare professionale e si
apprestò a seguirlo. Prima di
lasciare la stanza, tuttavia, non poté reprimersi dal
lanciare un ultimo
sguardo al foglio in bella vista sul tavolo. Sorrise appena e chiuse la
porta,
lasciandosi alle spalle ogni stranezza che poco fa l’aveva
colta.
La candela
bruciava ancora sulla scrivania, in maniera flebile, ma non abbastanza
da rendere le ultime parole illegibili.
L’inchiostro
nero era leggermente sfocato, segno che l’aveva inciso poco
prima di spedirla,
e riluceva ancora di tutta la sua brillantezza. Leggendo, sembrava
quasi di
sentire la voce di Shikamaru che pronunciava il tutto, con la sua aria
annoiata
ed un sorriso sornione a incorniciargli il volto.
..Credo di poter sperare
di vederti presto,
soltanto per godere della piacevole sensazione di sentirmi insultato da
qualcuno che posso guardare negli occhi.
Confido
che vorrai esaudire il mio desiderio.
A
presto,
Bè, non so che dire se non che spero vi sia piaciuta e che ogni commento, suggerimento, critica o altro è sempre ben accetto ;)
Alla prossima,
baci
Sere_