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Autore: LaMiry    17/02/2011    3 recensioni
tanta gente è nata nei bassifondi. persone che dal nulla sono divenute persone importanti. io nella mia vita sono stata, da alcuni punti di vista, molto fortunata. ho potuto studiare, ho avuto persone che mi hanno amata. poi sono cresciuta, e sono diventata ciò che sono. una killer. e questa è la storia della mia infanzia. per essere più precisi, del motivo per cui sono diventata un'assassina a pagamento.
Genere: Erotico, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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molte persone credono semplicemente a ciò che gli si dice. riescono semplicemente ad accettare, a credere. io no. sono così strana? sono io che ho un problema? o è il mondo, che è abituato ad accettare canoni su varie cose?
perchè mi dovrei adeguare ad un mondo che non gira come vorrei io? perchè non posso cambiarlo? cosa mi può servire? come posso fare?
non posso. posso solo narrarvi la mia storia. che non è allegra.
 
sono nata. non so quando, ma non è importante. non per la storia. appena nata sono stata abbandonata da mia madre. non so il motivo. probabimente non mi voleva. sono finita in orfanotrofio. sono sempre stata molto timida, e quindi non sono mai riuscita a stringere amicizie. qualcuno ogni tanto cercava di parlarmi, ma io mi rifugiavo sempre nel mio guscio, e così mi lasciavano in pace. pace... non so se sia la parola giusta. forse, più semplicemente, nella mia apatia. tenevo tutte le cose orribile della vita lontane da me. e, anche se avevo solo sette anni, già ne avevo. la crudeltà dei bambini più grandi. il profondo senso di disagio. la consapevolezza di essere sola. la cruda realtà, che mi ricordava che nemmeno mia madre mi aveva desiderata, voluta, amata. credo che sia stato per questo motivo che sono scappata dall'orfanotrofio. forse mi sentivo oppressa, o forse ero troppo stanca delle angherie dei miei compagni... non mi ricordo più... la memoria tende sempre a svanire. i primi mesi da sola sono stati di certo i più duri. Città Di Mezzo è un luogo pericoloso, sopprattutto per una bambina, di nemmeno otto anni, senza nessuno al mondo e senza conoscenze di tutto il mondo al di fuori dell'orfanotrofio.
imparai piano. come rubare di nascosto un tozzo di pane al mercato, fingendo di cercare mia madre. come prendere dei soldi incautamente appoggiati su un muro e senza un controllo. all'inizio avevo il terrore di rubare, ma ben presto compresi che se non l'avessi fatto sarei morta di stenti. cominciai il secondo giorno fuori dall'orfanotrofio. erano già due giorni che non mangiavo, e stavo malissimo. giravo per il mercato, ma non potevo comprarmi nulla, e quindi rimanevo sola, a girare senza meta. poi vidi un bimbo. doveva aver avuto circa dieci anni. mi fece un sorriso furbo, e mi disse: "hai fame? se vuoi mangiare devi svegliarti. vieni, ti faccio vedere" poi, con velocità inaspettata prese da un bncone lì affianco un tozzo di pame, che nascose fra i vestiti.
il bambino si chiamava Paul. mi insegnò lui i primi rudimenti del furto. la velocità, l'accuratezza, l'aria innocente con cui girare per i banchi. diventammo amici, lui mi raccontò la sua storia. mi spiegò che Città Di Mezzo era governata da una stirpe di re, ma che lo zio del legittimo erede al trono l'aveva spodestato, per poi prendere il trono. i suoi genitori avevano combattuto per il vero re, e la sua famiglia era stata sterminata. lui si era salvato per caso, era andato al fiume con alcuni suoi amici. tornato a casa gli aveva raccontato l'accaduto la vicina, che gli aveva dato del cibo e l'aveva fatto scappare. da quel momento anche lui rubava per vivere.
ben presto riuscii a superare Paul nell'arte del furto, e divenni sempre più ardita. riuscivo a muovermi silenziosa e veloce, senza farmi notare e ricordare. ero istintovamente agile, anche se non sapevo perchè. riuscivo con facilità a correre ed ad arrampicarmi, a saltare e a scomparire in mezzo alla folla. così continuai a rubare per vivere, rimanendo sola dopo che, tre anni dopo la mia fuga dall'orfanotrofio, Paul non fu scoperto con le mani nel sacco e ucciso da un paio di commercianti. 
i randagi di strada - come me - non erano considerati veri esseri umani, e quindi si potevano uccidere senza pericoli.
fu verso il mio quindicesimo anno d'età che mi beccarono. prima o poi capita a tutti, lo sapevo. ne avevo visti tanti finire male, ed io ero una delle più grandi, fra tutti i randagi del mercato centrale. quando mi scoprì un commerciante di ortaggi non ebbi paura. non tremai, ma i miei occhi si fissarono sul sul viso rubicondo. sapevo che mi avrebbe uccisa. era la regola, e non mi aspettavo niente altro. così lo seguii docilmente verso un angolo buio. non mi preoccupava di dover morire, sapevo di aver sbagliato. aveva già derubato quell'uomo due giorni prima, era ovvio che sarebbe stato all'erta, non dovevo riprovarci. ma l'infame aveva esposto delle fragole, rosse e succose. non ero riuscita a resistere. e ne avrei pagato le conseguenze. la mia era era finita. se ci penso, non riesco a credere con quanta filosofia avevo accettato quella morte che mi sembrava inevitabile. ma anche ora la sto affrontando bene, credo. comunque vi stavo raccontando la mia storia, non voglio divagare con notizie del presente, lo affronterò dopo, ora voglio raccontare. quando mi portò nel vicolo ero serena, come ho detto. mi fece girare verso il muro, così non potei vedere il signore che entrò subito dopo di noi. non lo vidi, ma lo sentii. i miei sensi erano sempre all'erta, merito della mia vita da ladra. otto anni vissuti come randagia danno i loro frutti. non mi aspettavo nulla da quel passo. era un passo lento, tranquillo, di un uomo, sulla cinquantina, con un bastone da passeggio, e il passo calmo e misurato di chi non ha nulla di particolare da fare, ma vuole solo sgranchirsi le gambe. credevo che, visto la chiara scena di esecuzione avrebbe girato i tacchi e se ne sarebbe andato, come tutti fanno quando si trovano in queste situazioni. non l'avrei biasimato, anzi. l'avrei fatto anche io. non c'è senso di lealtà tra randagi, c'è solo una gerarchia, che si basa sugli anni di furti. io ero fra i più potenti, con i posti migliori dove riposare assicurati e la possibilità di prendere un tozzo di pane da quelli più piccoli, ma non mi sarei fermata ad aiutare nessuno. la vita è dura per un randagio, e i precetti di carità che gli infermieri dell'orfanotrofio ci ripetavano a suon di bastonate non potevano essere applicati sulle strade. erano solo belle parole, dette da persone orribili.
quello che non mi aspettavo era di sentire quei tranquillissimi passi fermarsi a poca distanza da me e il mio carnefice. lui non se n'era nemmeno accorto, non aveva i miei stessi sensi.
"mi scusi signore, cosa vuole fare?" la voce dello sconosciuto era pacata e morbida, molto dolce e musicale. c'era una traccia di curiosità nella sua voce.
"non lo vede? è una randagia! l'ho presa con le mani sul fatto, mi stava rubando una dozzina di fragole! sappiamo tutti qual'è la punizione!" io aggrottai la fronte. avevo a mala pena mangiato due fragole e preso in mano la terza.
"e se le pagassi le fragole? la lascerebbe andare?"
"certo che no! è mio diritto ucciderla. ho subito tantissimi furti da questi terribili randagi!"
"la prego, signore. o dovrò liberare la ragazza con la forza."
l'ortolano si mise a ridere e mi spinse con violenza contro dei mucchi di spazatura. non vidi mai ciò che successe, ma quando riuscii a togliermi dal mucchio di spazzatura vidi solo che il mio salvatore mi aveva teso una mano per aiutarmi ad alzarmi. prima di accettare lo squadrai. era un riflesso incondizionato, cagionato da anni di diffidenza verso il prossimo. era davvero un signore distinto sulla cinquantina, con capelli bianchi sulle tempie, piuttosto lunghi. indossava un bel completo da passeggio, nero, con tanto di giacca lunga e bastone di lucido legno, nero.
accettai la sua mano. mi dava fiducia, istintivamente. lui mi sorrise, e quando fui in piedi riuscii a vedere il corpo dell'ortolano steso in un vicolo. non so se senza vita o solo svenuto. non mi importava. ero salva. era comunque una buona notizia. 
" ti va di seguirmi? non voglio farti del mare, anzi, ti voglio aiutare."
io annuii. non parlavo molto. lo seguii per vari vicoli, finchè non sbucammo in un elegante quartiere residenziale. il signore mi fece entrare in uno di quei palazzi. era un luogo maestoso, e io mi arrestai subito nell'atrio, ma lui con un sorriso tranquillo mi spinse a seguirlo. mi portò in uno studio, dove mi fece sedere in una comoda poltrona. poi, sempre con il sorriso sulle labbra si versò da bere e si sedette sulla sedia di fronte alla mia.
" allora cara, dimmi, come ti chiami?"
"io... io... non... ho un nome... nessuno mi ha mai chiamato con un nome..."
"va bene, cara, allora come vorresti chiamarti?"
"non lo so..."
"posso chiamarti Sophia? mi è sempre piaciuto come nome"
io, stupita, annuii.
"bene, Sophia, ascoltami. sono alcuni giorni che ti osservo, anche se forse tu non mi hai mai notato. sei molto brava a scomparire nella folla, ma io lo sono anche di più. ho visto come ti muovi, la tua accuratezza, la tua precisione e la tua agilità. sei molto dotata, e vorrei insegnarti a perfezionare le tue doti. io ti posso insegnare, se vuoi. qui potrai vivere con me. non ti mancherà il cibo, ne i vestiti o qualsiasi altra cosa.ti insegnerò a difenderti e a difendere gli altri. ora non ti posso spiegare tutto, poi, quando sarai stata istruita, forse, ti spiegherò tutto.
accetti di essere istruita da me e i miei amici?"
ero sconvolta. nessuno mi aveva mai offerto nulla, e questa offerta mi sembrava vantaggiosa.
"perchè?"
"perchè hai talento. e non voglio che tu lo sprechi. e so che accetterai, perchè so che tu sai che non puoi continuare a vivere così. prima o poi ti scoprirebbero, e moriresti."
"non ho paura di morire."
"ma sei curiosa. per questo accetterai. e so che non ho torto."
non aveva torto.





questa pubblicazione è solo una prova, ma se riceverò recensioni positive prometto che provvederò a correggere ogni svista o errore.
Vi ringrazio per aver letto fino a qui, e vi chiedo solo altri cinque minuti per lasciarmi intendere cosa pensate di questa mia piccola e stramba idea. :)
   
 
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