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Autore: SummerRestlessness    18/02/2011    1 recensioni
Cinque brevi storie di abbandoni e in un certo senso sul potere delle parole, dette e non dette, ispirate dalla canzone Stay degli Hurts.
E un accenno di What If? vagamente (più che vagamente) Dramionesca nel finale.
“’Cause all my life I felt this way, but I could never find the words to say STAY”.
Le lettere iniziali di ogni capitolo, in ordine, formano una specie di sottotitolo della storia.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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‘Cause all my life I felt this way but I could never find the words to say

STAY

 

5.

Is all we know of heaven and all we need to know of hell.

Emily Dickinson, “Parting”

 

 

“Granger, cosa diavolo fai qui tutta sola?”

Una voce alle sue spalle la fece sobbalzare, non solo per la sorpresa di sentire che c’era qualcuno, ma anche perché aveva riconosciuto quel qualcuno e la cosa le era sembrata non solo improbabile, ma persino assurda.

Si voltò, senza curarsi delle lacrime che le scorrevano indisturbate sul volto, senza che potesse fermarle.

Come se il dolore che aveva necessariamente represso, ricacciato indietro, nascosto fino a quel momento, fosse diventato troppo e non potesse fare altro che strabordare dai suoi occhi nella forma di lacrime indifferenti alla sua forza d’animo, alla sua determinazione, al suo orgoglio.

Quando Draco la vide finalmente in viso, emise un debole “Oh” e fece istintivamente un passo indietro, colpito da quella visione. Poi cercò di ricomporsi e, passandosi una mano tra i capelli con un gesto noncurante, si mise di fianco a lei, concedendole la possibilità di nascondere quelle lacrime alla sua vista.

Dopo qualche secondo, constatando che Hermione non avrebbe rotto quel silenzio e credendo di conoscere la ragione di quel suo comportamento, disse piatto: “So di essere l’ultima persona che avresti voluto vedere”.

Hermione, tentando di asciugarsi il viso con la manica del maglione lacero e sporco di polvere e chissà cos’altro, non poté evitare di riflettere su quelle parole e di constatare quanto non fossero esatte.

 

Il sole, che sembrava essere sorto poco prima per festeggiare la vittoria del bene sul male, si era poi nascosto timidamente dietro spesse nubi cerulee, quasi a non voler disturbare il cordoglio che era seguito a quella gioia inaspettata quanto fugace.

Hermione era praticamente fuggita da Hogwarts; ma l’aveva fatto non solo perché non sopportava tutto il sangue e il senso di morte di cui sembravano ormai impregnate quelle mura, che parevano emanare veri e propri effluvi gelidi e scuri, quasi dolore fumoso.

In realtà, più di ogni altra cosa, voleva stare sola.

Non voleva ricordarsi di tutti gli addii che aveva e avrebbe ancora dovuto affrontare.

Non voleva vedere Molly Weasley piangere suo figlio Fred, né tantomeno voleva vedere lo sguardo perso sul volto di George. Non voleva vedere Ginny piangere sulla spalla di sua madre. Non voleva cercare di decifrare l’apatia di Arthur Weasley e non voleva vedere Hagrid soffiarsi il naso in quel suo fazzoletto grande come un lenzuolo. Non voleva vedere la severa McGranitt affannarsi senza scopo per la Sala Grande distrutta come se fosse impazzita, come se avesse troppe cose da fare per la testa. Non voleva osservare quanto fosse cambiata l’espressione sul volto del timido Neville.

E, in fondo, non voleva nemmeno consolare Ron o parlargli, perché non avrebbe saputo cosa dire, perché non ci sarebbe stato niente da dire.

A dirla tutta, non voleva guardare negli occhi neanche Harry; perché non voleva vederci nemmeno un guizzo di sollievo, dietro a tutto lo sconforto per le perdite che avevano subito.

Non glielo avrebbe perdonato.

Non avrebbe sopportato la vista di nessuno di loro un minuto in più e così se n’era andata. Anche se nella sua vita erano stati sempre gli altri ad andarsene, a scappare lontano da lei, stavolta lei aveva abbandonato loro: i suoi amici, i suoi compagni in quella tragica vicenda che non si sentiva di chiamare “avventura”, persino quello che più avanti sarebbe potuto diventare il suo ragazzo.

Tutti, semplicemente, perché faceva troppo male averli accanto… e invece non avrebbe dovuto essere così.

 

Perché tutti le ricordavano tutto ciò che era andato perso in quell’anno, come l’innocenza e l’ingenuità, e qualcosa che avevano perso proprio quel giorno, come Fred, come Lupin, come Tonks.

 

Ma Malfoy no.

Lui non gli ricordava nessuna perdita, nessun addio.

Avere lui accanto le permetteva quasi di sgombrare la mente da tutte quelle figure e da tutti quei pensieri che, successivamente, sarebbero stati con lei per sempre, seppur relegati in un angolo della sua mente. Quelle stesse figure e quegli stessi pensieri che, fino a poco prima che arrivasse lui, riempivano il suo cuore infranto e traboccavano dai suoi occhi.

Lui, che in effetti era la persona che più avrebbe dovuto odiare: per quello che aveva cercato di fare a Silente, nonostante facesse tutto parte dei piani del vecchio Preside; per aver pensato sempre e solo a se stesso, fin dai primi anni ad Hogwarts, quando tutto sembrava ancora facile e non c’era nessun pericolo mortale imminente; per essere stato, seppur incostantemente ed inutilmente, dalla parte dei cattivi; per essere un vigliacco ed un voltagabbana; per essere figlio di un Mangiamorte come Lucius Malfoy e nipote di Bellatrix Lestrange, la donna che tra le altre cose l’aveva torturata; per aver contribuito a mettere in pericolo tutto il mondo magico e soprattutto babbani e mezzosangue come lei.

 

Eppure, stranamente, non pensava niente di tutto questo.

Non provava rabbia nei suoi confronti, né disgusto, né risentimento; forse per la prima volta, ora che era tutto finito, non lo vedeva più come un nemico.

I nemici erano ben altri, non certo un ragazzino viziato della casata di Serpeverde che ad Hogwarts si nascondeva dietro a due bulletti tutti muscoli e poco cervello. Non certo il ragazzo tremante che non aveva avuto il coraggio di seguire gli ordini di Voldemort fino alla fine perché in fondo non era un assassino*.

Hermione l’aveva capito a sue spese, durante l’ultimo anno: la vita non era un gioco ed era facile che tutto andasse male in un secondo. Ed era ancora più facile che tutto andasse peggio, il secondo dopo.

Perciò, non riusciva proprio ad odiare Malfoy. Perciò, in quel momento non riusciva proprio a trovare un motivo per cui desiderare che lui se ne andasse e la lasciasse sola, come avevano sempre fatto tutti.

 

“Be’, allora me ne vado”.

Draco aveva ripreso finalmente a parlare, con un tono calmo che però, notò Hermione, sembrava anche nascondere una certa irrequietezza.

 

Stava iniziando a piovere e lei non voleva più sentirsi come si sentiva da una vita.

Come se avesse sempre guardato le persone a cui teneva andare via, lontano da lei, senza riuscire a dire niente che potesse farli restare. Senza avere la forza di convincerli a non abbandonarla.

Senza credere, in fondo, che ci sarebbe riuscita.

 

“No”, disse con un filo di voce.

“Rimani”.

 

The world is round

and the place which

may seem like the end

may also be the beginning.

Ivy Baker Priest

 

 

 

 

 

* La frase è una ripresa di ciò che Silente dice a Draco poco prima di essere ucciso, ‘Draco, Draco, tu non sei un assassino’.

 

1089 parole. Non sono proprio soddisfatta di com’è uscita. Ho cercato di capire perché ma non ci sono riuscita, quindi la pubblico così… Magari me lo potete dire voi? ;)

Chiaramente avevate capito che il ragazzo del quarto capitolo era Draco e che la ragazza che aveva visto era Hermione… Brave! :D

Quindi. Cosa c’è da dire? Ah, quel "Rimani" alla fine è una ripresa del titolo della ff (ma vah?) e della canzone da cui è tratta... Non vorrei aggiungere nient'altro... Se non che, come potrete notare dalla citazione alla fine, questa storia più che una fine (un addio, un abbandono) potrebbe essere vista come un inizio… Un inizio di amicizia magari tra questi due… Forse di qualcosa di più… Immaginate ciò che volete, è a questo che serve leggere (e scrivere), no?

Spero vi sia piaciuta questa stupidaggine, spero mi farete sapere se vi è piaciuta e anche se vi ha fatto schifo… Grazie comunque a tutte, in anticipo :), Sum.

 

   
 
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