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Autore: Love_in_idleness    18/02/2011    3 recensioni
Howard Link conosce benissimo il confine tra la fantasia e il mondo reale. Ed è un luogo tutto da esplorare.
[One-sided Link/Allen; Link-centric]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Link | Coppie: Link/Allen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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imm 03

Titolo: Caviglie

Capitolo: 3/5

Raiting: Rosa salmone (???)

Genere: Introspettivo, Implied Lemon, Linkromanticism.

Avvertimenti: Come prima. Shonen-ai. Nessun setting in particolare.


A Bartek, che non è più qui con noi.

E al mio stupido fratellino che invece ce lo può ancora raccontare.



3.

Caviglie

 

Gli succedeva anche con Madarao. E con Tevak.

Gli è sempre successo, e non ha mai pensato che potesse essere altrimenti. Perché in ogni modo possa andare la vita reale, a lui resta comunque qualcosa di non finito (o nemmeno iniziato), qualcosa di lasciato indietro, qualcosa senza speranza, impossibile, eppure qualcosa che vuole con tutta la sua forza. E c’è uno spazio – questo piccolo contenitore interiore senza tempo e senza nessuna legge fisica che lo controlli – in cui i pensieri si manifestano con una assoluta spontaneità, con una facilità incredibile, e restano sospesi senza dover mai assumere quella consistenza che li renderebbe pericolosi. Sono solo sogni ad occhi aperti. Immaginazione.

Link ha un’immaginazione molto sviluppata. Forse perché legge molto. O forse legge molto perché gli piace immaginare. Gli è sempre successo, e in un certo senso ha sempre saputo che quei pochi minuti trascorsi con gli occhi rivolti dentro se stesso lo hanno salvato tante volte dalla disperazione.

Gli succedeva anche con Madarao. E con Tevak. Gli è successo più o meno con tutti i suoi compagni – se li ricorda ancora, piccoli, frastornati, erano tutti spaventati a morte da quello che accadeva attorno a loro, da quello che accadeva a loro, e si stringevano con quell’umanità che ancora non era stata eviscerata dalle loro anime, con l’affetto con cui si possono stringere i bambini.

Gli succedeva con Madarao semplicemente perché lui era il più forte e il più bello e il più resistente e il più feroce di tutti, e le prime volte in battaglia, durante i primi seri allenamenti – quelli che hanno distrutto e ricostruito il loro fisico e la loro mente – si alzava sempre, sempre, non importava quanto profondamente fosse ferito. Si immaginava spesso di essere come lui, di essere ammirato da lui. Si immaginava il futuro in cui avrebbero lavorato fianco a fianco, come compagni di squadra, i più potenti in assoluto, quasi invincibili, e avrebbero dormito con la schiena appoggiata l’una contro l’altra in una specie di rapporto di amore-fiducia che strabiliava qualsiasi altro legame (perché allora Link aveva un così disperato bisogno di credere a qualsiasi genere di legame).

Gli succedeva spesso anche con Tevak. All’inizio perché era la più piccola, e lui era ancora un bambino troppo orgoglioso per ammettere di essere impaurito quanto lei. Link e Madarao la stringevano in un cerchio di protezione del tutto riservato, e lei un po’ si sentiva sollevata. Tevak era anche molto bella. Davvero. Era bella, e aveva deciso di lasciar crescere i suoi biondi capelli finché ne avesse avuto la forza, e con gli anni li avevano visti ricadere come onde in un mare colore del grano sulla sua piccola schiena-scogliera, una schiena di roccia, forte come roccia, inespugnabile come una falesia. Si era immaginato così tante volte di poterla scalare, di navigare il mare dorato, affondando le dita e drenando, lentamente, delicatamente, quella superficie serica…

 

Così, la prima volta che la mente – quasi senza accorgersene – è scivolata verso quel genere di pensieri con Allen Walker, non si è davvero preoccupato, né stupito. È  successo e basta. È  successo esattamente come tutte le altre volte – un pensiero spontaneo, germogliato come un bocciolo per la luce del sole, e poi dischiuso.

Link è l’ombra di Allen Walker da più di tre mesi. Lo segue ovunque. Lo affianca ovunque. Non lo abbandona nemmeno nei momenti più privati. Gli esseri umani non sono fatti per questo genere di legami che non lasciano il minimo spiraglio di libertà, per cui, dopo qualche tempo, l’ispettore allenta leggermente la presa. Rimane comunque un’ombra. In tre mesi ha calcolato di aver passato più tempo con Allen Walker che con la maggior parte delle persone che ha conosciuto.

Link se lo può immaginare. Sospetta che arriverà a questo punto. Nella nitida scansione delle sue giornate, che non lasciano nulla, nulla dietro di loro, solo un senso di sterilità opprimente, ha ancora bisogno di una via di fuga. Ha ancora bisogno di ritagliarsi quello spazio invisibile, tra le pareti sicure nella sua testa – e Allen – Allen è quasi più indulgente, si abitua ogni giorno di più alla sua presenza (si abituano, si plasmano a vicenda come per far combaciare i loro angoli e le loro curve), è gentile, è già stretto in questo legame straordinario… ed è bianco, bianco e pallido come la luna, di una luminosità quasi elettrica, di un candore abbagliante e –

 

Lo accompagna ovunque perché questo è il suo compito. Ma si rende conto che gli sta rubando spazio, e che ci sono zone dove le persone, gli estranei, non dovrebbero essere ammessi. Come i bagni. Per cui, più per rispetto che per pudore, quando Allen Walker si fa un bagno, resta tutto il tempo con la schiena appoggiata alla vasca senza guardare.

 

– e così magro, troppo magro, come può essere così magro, con le ossa ancora sottili in rilievo sulla pelle, costole accessibili, e zigomi e polsi – e – e-

Quelle piccole caviglie bianche –

 

Non sa perché ha notato proprio quel particolare.

Allen scivola dalla vasca da bagno, avvolto malamente in un lungo asciugamano che gli copre la testa bagnata e il corpo fino al polpaccio, lasciando scoperte le caviglie, e Link osserva per caso, e le guarda per la prima volta con attenzione, aggrottando la fronte senza nemmeno accorgersene, le studia – sottili, pallide, sporgenza dell’osso e un piccolo neo proprio sotto la curva interna della tibia destra.

 

Se lo può immaginare perfettamente.

Walker farà un passo verso il lavandino, lasciando sul pavimento un’impronta bagnata. La stanza sarà umida ed incredibilmente afosa e tutti i vetri appannati, per cui avrà socchiuso la porta, dal piccolo spiraglio penetrerà il buio della camera da letto e un filo di freddo. Lascerà cadere l’asciugamano dalla testa, la stoffa pesante si adagerà sulle spalle come un cappuccio, quasi più opaca della sua pelle. Afferrerà un pettine dalla mensola e se lo passerà tra i capelli (capelli argento, un mare d’argento) con lentezza, con attenzione, mentre lo specchio gradualmente si spannerà, mentre l’asciugamano scivolerà sulla spalla, una piccola spalla bianca dalla clavicola sporgente, lasciando scoperta una minima parte della schiena (schiena bianca, una bianca scogliera inespugnabile – come può avere quel colore?).

Se la può immaginare la mano ossuta che afferrerà il lembo di stoffa prima che ceda del tutto. Non si volterà, Allen, e lui sarà ancora seduto sul pavimento a fissare. Ci sarà qualcosa di innaturale, di fluido, nel modo in cui Allen si occuperà dei suoi capelli – lo può vedere. Ci sarà – non appena il vetro si libererà dalla condensa – ci sarà uno sguardo che lo fisserà dallo specchio, un po’ sfocato, ancora un po’ traballante per le piccole goccioline che lo renderanno indecifrabile, uno sguardo espressionista per le rifrazioni acquatiche – eppure uno sguardo inconfondibile: con la testa inclinata vedrà un volto attento, lucido, labbra dischiuse a mostrare una linea sottile di denti perlacei, occhi concentrati e puntati a lui. Occhi concentrati –

Con un movimento improvviso (se lo immagina flessuoso come quello di un felino, ma anche rapace) farà cadere a terra l’asciugamano. Poi, ci metterà un’eternità per voltarsi e –

 

Allen si volta, spazzolino in bocca. Link registra il movimento non appena i muscoli del ragazzo si muovono. Si alza in piedi.

“Che ore sono?”

Le parole sono confuse. Ha la bocca sporca di dentifricio.

“Quasi mezzanotte, Walker.”

“Perché –” Dice. Si sciacqua la bocca. “perché proprio non ho sonno.”

“Eppure ti sei allenato tutto il giorno.”

Allen scrolla le piccole spalle ancora perfettamente avvolte dall’asciugamano.

“Vorrei camminare un po’. Fuori.” Propone educatamente.

“Allora rivestiti.”

Link è brusco, ma non più severo. Gli chiede di rivestirsi non perché trova qualcosa di sbagliato nel suo stare a parlare avvolto solo nell’asciugamano, ma perché per fare qualsiasi altra cosa voglia fare, ha bisogno di essere vestito.

Lo accompagnerà a passeggiare nella radura anche a mezzanotte. Lascia andare un sospiro di rassegnazione, talmente simile ad un sospiro d’impazienza che quasi non si potrebbero distinguere, e segue Walker nella camera fredda e semibuia.

Si appoggia alla parete, gli dà la schiena. Ma se lo può immaginare perfettamente.  


***

Oh cavolo, sono successe davvero tante cose nella mia vita! Questa volta giuro che non è solo colpa della mia pigrizia! Mss_Coffin_Maker, confermami! C'è stato l'Affare Bart e l'Incidente Tesi e la Lunga Preparazione alla Mia Waterloo, 23/02/2011, potrei fare delle bomboniere.

Inoltre, colta da un raptus di follia, ho accantonato l'insano progetto di gender bender con protagonista siddetto Kanda Yuu, per scrivere una longfic multichapter Lavi/Yuu che sta venendo una costa molto seria e angsty e di cui ho già pronti tre capitoli!!! Lo so che tutti i miei sforzi verranno vanificati con le prossime scans e io dovrò accontentarmi del what if...? Uffa. Uffaaaaa. UFFA. Life is pain.

Ringrazio nuovamente Eli_star e XShadeShinra e Miss_Coffin_Maker per i cinque minuti che mi hanno dedicato.

Baci :3
   
 
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