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Autore: Fede_    18/02/2011    1 recensioni
E se Portgas D Ace avesse incontrato una ragazza durante la ricerca di Teach e se ne fosse innamorato?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Era una giornata tranquilla nel bel mezzo dell’estate. Una ragazza si era appena svegliata e si stava approssimando a preparare la colazione, aveva voglia di biscotti.
-Uffa, sono finiti, e adesso?
Andò a controllare il frigo e la dispensa e vide che gli ingredienti prepararli c’erano.

-Bene, visto che non ho niente da fare mi metto a prepararli!-
Ancora con il pigiama a dosso, le piaceva restare nei caldi vestiti della notte, si mise a cucire.

Amava cucinare qualsiasi tipo di piatto ed era anche abbastanza brava.
Una volta messi i biscotti in forno si affacciò dal grande balcone che aveva la vista sul mare.
Il sole splendeva e il mare scintillava. Prima che andasse a vivere in quest’isola abitava in una terra montagnosa e fredda dove il sole era fioco e debole, le mancava la sua famiglia ma di certo non il paesaggio.
Si andò a vestire, aveva l’intenzione di passare tutto il giorno in spiaggia, tanto non era distante dalla casa anzi, era proprio al di sotto di essa.

Si mise il costume ed il pareo e si guardò allo specchio. Aveva un fisico invidiabile, magra, alta e abbronzata dal sole estivo. I capelli marroni scuri erano diventati più chiari e gli occhi grandi e marroni brillavano alla luce.
Preparò la borsa e andò a sfornare i biscotti. Ne aveva cotti tanti almeno sarebbero bastati per un po’ di giorni.
Dopo aver mangiato uscì di casa e andò in spiaggia, era un piccolo golfo di sabbia finissima, molto tranquillo e riservato. La casa della ragazza era circondata dal verde e non c’erano altre case vicine.

Piantò l’ombrellone, stese un asciugamano sulla sabbia e iniziò a leggere un libro preso dalla borsa.

Intanto nel mare una barca si avvicina all’isola, era una piccola imbarcazione pirata che trasportava solo un membro di una grande ciurma, quella di Barbabianca.
Suona il lumacofono.
-Pronto?-
Risponde il ragazzo.
-Ciao, Ace-
-Marco, ancora tu?-
Ogni tanto il suo compagno di ciurma chiamava, per convincerlo a tornare sulla nave.
-Perché non lasci perdere e torni sulla Moby Dick? Anche io mi voglio vendicare, ma facciamolo insieme, con tutta la famiglia, non mi va che vai tu da solo.
-Mi dispiace Marco, ma è una faccenda che devo risolvere da solo-
Così dicendo chiuse e si preparò a sbarcare sull’isola.
-Bene, mi fermerò quì per adesso, almeno faccio provviste di cibo-
Una volta raggiunta la riva ancorò la nave e scese a terra. Vide una piccola spiaggia con una ragazza che stava leggendo un libro. Decise di provare a chiedere informazioni.
-Emh…Ciao-
La ragazza alzò gli occhi e non poté credere a ciò che vide. A pochi passi da lei c’era un ragazzo bellissimo, doveva avere sui 20 anni, portava uno strano capello arancione, sulla base della cupola aveva una collana di perle rosse con due spille, in una c’era disegnata una faccina felice, nell’altra una triste.
Dal cappello partivano due fili che si riunivano in una’altra spilla che poi continuavano per un paio di centimetri con un ciuffo rosso.
Sotto il cappello si vedono capelli nero corvino come gli occhi e sul volto sfoggia un’ incredibile sorriso.
Sul collo porta una collana che riprende quella che ha sul cappello.
Il petto era nudo e incredibilmente muscoloso come il resto del corpo e sul braccio aveva un tatuaggio con scritto “ASCE” con la S sbarrata da una X.
Sotto portava dei pantaloni lunghi fino al ginocchio neri con una cinta rossa e degli stivali marroni.
Alla vita porta un coltello dentro la fodera.
-C...ciao, chi sei?-
Rispose infine non riconoscendo il capitano della seconda flotta di Barbabianca.
-Sono un pirata…-
Non finì la frase che la ragazza gli tirò la borsa da mare in faccia e si mise in posizione di combattimento.
Ace, un po’ sorpreso cercò di rassicurarla sulle sue intenzioni.
-Ohi calmati, non ti faccio niente!-
Si rilassò un pochino.
-Non mi piacciono i pirati. Come ti devo chiamare, “Asce” o Ace”-
Dice lei ancora un po’ sulle difensive.
-“Ace” grazie. Tu invece come ti chiami?-
-Perché te lo dovrei dire?-
-Che caratterino, come faccio a farti capire che non ti voglio far del male?-
Provò ad avvicinarsi ma lei si rimise in posizione di combattimento.
-Guarda che facevo parte della flotta dei 7! Non pro…
Sentite queste parole Ace la interruppe prima che finisse di dire la frase
-Facevi parte della flotta dei 7?! Tu?Così giovane?!-
Nonostante fosse in guardia non riusciva a non ridere vedendo la faccia che aveva assunto, sembrava avesse visto un fantasma.
-Ho mangiato un frutto molto potente. Volevo fare il pirata ma i miei genitori fanno, o facevano non so adesso, entrambi parte della marina quindi mi hanno convinto ad entrarci, ma non faceva per me.
-Posso sapere che frutto hai mangiato?-
-No, non voglio riesumare il passato e non voglio più riusare i miei poteri, per questo indosso un bracciale di agalmatolite-
Gli fa vedere il bracciale che portava al polso, fatto da quel materiale che annulla gli effetti dei frutti del diavolo.
-Ok, non insisto-
-Mi chiamo Aki, di che ciurma fai parte?-
-A quella di Barbabianca,mio padre, aspetta però…-
Disse quando vide che Aki stava per commentare alla parola padre
-Non è il mio vero padre, lui è morto prima che nascessi e preferisco non parlarne. Sono entrato a far parte della sua ciurma e noi lo consideriamo come un padre, siamo una grande famiglia!-
Si misero a parlare e a prendere confidenza. Aki era curiosa delle origini di quel pirata che non sembrava cattivo e gli chiese della sua vita.
-Mia madre è morta quando mi ha partorito, le voglio molto bene, per questo ho cambiato il mio cognome con il suo. Ah, ancora non te l’ho detto, è Portgas.
-Mi dispiace…quindi immagine che non hai neanche un fratello se non maggiore-
-In verità ho un fratello minore adottivo, si chiama Monkey D. Rufy, gli voglio veramente bene,anche lui è un pirata e vuole diventare il re!-
-Ci sono troppi pretendenti per quel titolo-
I due risero e quando torna il silenzio lo stomaco di Ace emette un rumore assordante.
-Hai fame? Vuoi venire dentro così ti do qualcosa?-
Dice cercando di non scoppiare a ridere, lui imbarazzato risponde di sì
La ragazza prende le sue cose e i due si incamminano vero la casa e intanto chiacchierano, lui le racconta delle sue avventure, di come è entrato nella ciurma di Barbabianca, lei dei suoi genitori, di come la marina è opprimente e ipocrita e delle sue esperienze in mare.
Arrivati a casa Aki andò a prendere i biscotti che aveva preparato la mattina e li offre al suo ospite, che li accetta volentieri e li mangia tutti, nonostante fossero così tanti che sarebbero dovuti bastare per 3 giorni.
-Wow, avevi molta fame-
-No,no, è che sono proprio io che mangio tanto!-
Sorrise, lei pensò che era veramente un bel sorriso. Si imbarazzò un pochino.
-T...tu hai il potere di qualche frutto?-
-Si, ho il potere del frutto FocoFoco, un Rogia-
-Anche il tuo frutto non scherza. Vuoi restare a pranzo da me oggi? Oppure devi subito ripartire?-
-Certo che resto a pranzo!Avevo l’intenzione di rimanere qui un altro po’ per riposarmi-
-Bene, allora è meglio che mi metta a cucinare!-
-Ti cucini i pasti da sola?-
-Vedi qualcun’altro qui?Bene, per oggi facciamo le lasagne!Fai come se fossi a casa tua.-
Mentre lei cucinava i due parlarono molto. Lei preparò le lasagne, prese del pollo avanzato da ieri e cucinò delle patate al forno.
-Scusa per il disturbo, mi dispiace che tu debba cucinare di più.-
-Non fa niente! Mi fa piacere cucinare per qualcuno, pensa che era quello che preferivo fare quando avevo il mio ragazzo…-
L’allegria con cui aveva pronunciato la frase si spezzò alla fine e la ragazza si intristì.
Ace subito si scusò per aver tirato fuori l’argomento.
-No, non fa niente!Sono io che mi sono lascata andare…poi ti voglio raccontare la mia storia…non so perché ma mi dai fiducia-
Sorrise, non sapeva perché ma quel ragazzo le metteva davvero fiducia, poi aveva bisogno di parlare con qualcuno, era rimasta in quell’isola deserta per troppo tempo.
-Mettiti comodo perché è una storia abbastanza lunga. Avevo solo due anni quando mangiai il frutto del diavolo chiamato “Gen Gen”.
Il suo potere è quello di creare allucinazioni, posso far credere agli altri quello che voglio, loro non hanno il potere di opporsi, sono completamente soggiogati ma non solo, sono anche capace di controllare tutti i sensi e il corpo di una persona. Basta un tocco, uno sguardo. Posso far credere di tutto, anche che una persona è diventata ceca, muta o sorda o qualsiasi altra cosa, anche a livello fisico.
Però c’è uno svantaggio, è difficile da controllare e molte volte il potere si aziona involontariamente.
Tutti erano buoni e gentili con me, credevo fossi veramente amata, ma la verità è che erano tutti controllati dal mio frutto, io volevo che loro mi amassero e così era. Purtroppo a quel tempo non conoscevo questa parte del mio potere, la scoprii solo più avanti. Presi il mate e in poco tempo radunai una grande ciurma e la mia taglia cresceva sempre di più. I miei genitori, preoccupati, mi fecero entrare nella flotta dei 7 per proteggermi dalla marina.
Un giorno approdai su un’isola e lo vidi, si chiamava Ichigo. Me ne innamorai a prima vista. Più ci parlai e più mi convincevo che quello era l’uomo della mia vita.
Il giorno dopo mi dichiarai e lui rispose positivamente. Mi amava, o almeno credevo.
Salpammo, i miei migliori amici sulla nave erano lui, due ragazze, Usagi e Hikari, e un altro ragazzo Miroku.
Passò un anno, Ichigo era sempre più strano, cercava sempre di dirmi qualcosa ma appena gli dicevo qualcosa di carino si zittiva o iniziava a dirmi che mi amava.
Un giorno si avvicinò e mi disse che voleva rompere, che non mi amava più. Io ero disperata e gli chiesi di ripensarci tante volte e lui alla fine disse di sì, che ci aveva ripensato.
Passò un altro mese quando un giorno mi venne a trovare Hikari.
Non dimenticai mai quel giorno…mi disse che nessuno sulla nave mi aveva seguita di sua spontanea libertà ma erano stati tutti ingannati dal mio potere e potevano parlarne solo quando non c’ero. Mi disse che mi odiavano tutti…compreso il mio ragazzo.
Lui non si era mai innamorato di me, anzi, amava una ragazza della sua isola solo che con le mie illusioni riuscivo a controllargli la mente. Quella volta me ne disse di tutti i colori, che ero meschina ed egoista ad usare quel potere così e che tutti volevano tornare a casa.
Ero distrutta, riportai tutti a casa e dissi addio al mio ragazzo, senza chiedergli più se era vero, se l’avessi fatto mi avrebbe risposto che non era vero, ma solo perché influenzato dal frutto.
Chiesi a mia madre questo bracciale e mi rintanai qui…lontana da tutto e da tutti…in modo che non potessi più ferire nessuno…-
Finito di raccontare alcune lacrime le rigarono il viso, Ace non sapeva che fare, era la prima volta che si trovava in una situazione del genere. Le si avvicinò e batte dei colpetti col palmo della mano alla testa della ragazza per rassicurarla. Lei rise per il modo impacciato che aveva usato e per  l’arrossamento del ragazzo.
-Scusa,mi sono lasciata andare, mi dispiace averti annoiato…-
-Non mi hai annoiato, si vedeva che avevi voglia di parlarne con qualcuno…-
-Il pranzo! Lo devo togliere dal forno!-
Accortasi di aver lasciato le lasagne, il pollo e le patate in forno si affrettò a toglierle, per fortuna non erano bruciate. Chiese l’aiuto si Ace per apparecchiare fornendo indicazioni sull’ubicazione delle cose.
A tavola si inizia subito a mangiare, Ace è uno stomaco senza fondo, continua a mandare giù cibo su cibo, a parte uno scacco di lasagne, una coscia di pollo e 1 quarto di patate il resto è stato mangiato solo da lui.
-V…vedo che l’appetito non ti manca!-
-E’ tutto squisito! Sei un’ottima cuoca Aki!-
Arrossi, era la prima volta che la chiamava per nome.
-Vado a prendere il dolce, ho una torta che ho fatto ieri.-
Va a prendere la torta, in verità non l’aveva fatta ieri, ma era congelata da tanto tempo, a lei non piacevano i dolci, l’aveva fatta solo per il gusto di fare.
-Eccola qui!-
Gliene da un pezzo, inizia a mangiare ma ad un tratto svenne con la faccia sulla torta.
-Ace?Ace? Oddio quella torta era scaduta!!L’ho tenuta tanto nel congelatore ma non sapevo che sarebbe successo questo! Oddio, adesso che faccio?-
Era andata completamente nel panico, non sapeva  che fare.
Non poteva chiamare un’ambulanza e lei non si intendeva di medicina. Andò a controllare che fosse vivo quando ad un tratto si risvegliò.
-Oh. Un’altra volta-
Disse. Lei, con le lacrime agli occhi lo abbracciò.
-Credevo fossi morto, grazie al cielo!-
-Ehi, calmati. Anche se devo dire che non mi dispiace essere abbracciato da te-
Ripensò adesso a quello che stava facendo, lei era ancora in costume e sentì pienamente il contatto con la sua pelle bollente.
Si stacco subito e cercò di ritornare in sé. Fece due colpi di tosse.
-Comunque…perché sei svenuto tutto d’un botto?-
-Soffro un po’  di narcolessia, mi capita di addormentarmi di botto, però non preoccuparti, mi risveglio quasi subito!-
Rise, lei non era poi così felice.
-Senti, mi potresti far vedere i poteri del tuo frutto, mi ha incuriosito.
Disse lui, la ragazza lo incuriosiva molto, a parte il fatto che fosse veramente carina.
-Bè…non so…-
-Ti prego!-
Dopo un attimo di esitazione accettò.
-Va bene, vuoi provarlo sulla tua pelle oppure lo vuoi vedere all’opera?-
-Decidi tu-
-Bene!-
Sorrise e i due si diressero fuori e lei lo guidò fino alla spiaggia, si tolse il bracciale e indicò il mare.
-Buttati in mare, nuota!-
-Ma non so nuotare! Affogo, ti ricordo che anche io ho mangiato il frutto!-
-Tu sai nuotare!Tu sai nuotare meglio di un pesce!Ora buttati in mare però sii ancora lucido con la mente-
-O…ok…-
Il suo corpo era stregato, si muoveva da solo, però la coscienza era ancora lucida e nella mente pensava che sarebbe morto. Pensò anche che in effetti questo frutto poteva essere veramente potente…
Intanto era entrato in acqua e le forze già lo stavano abbandonando. Arrivò in un punto dove non toccava più, pensava sarebbe affogato invece galleggiava. Iniziò a nuotare ed arrivò anche abbastanza il largo, si girò e ritornò a nuoto a riva.
Una volta sulla spiaggia Aki si rimise il bracciale e Ace tornò normale.
-E’ fantastico! Il tuo potere è mitico! Sei riuscito a farmi nuotare, io, che da quando avevo 17 anni non potevo più toccare l’acqua.
Era tutto elettrizzato e lei sorrise in modo un po’ forzato, i suoi poteri l’avevano sempre spaventata.
-Contento? Possiamo tornare a casa?-
-No, voglio combattere contro di te-
-Eh?-
La sua espressione era sconcertata al massimo.
-Voglio un combattimento!Sei fortissima, voglio vincere-
-Ace, non scherzare, non potresti mai vincere-
-Questo lo dici tu-
Azionò il suo frutto, divenne di fuoco e si getto su di lei. Aki si slaccio in fretta il bracciale e lo guardo dritto negli occhi. Lui subito si fermò e si diede un forte pugno sulla faccia.
-Ahi!-
Lo rilasciò, lui le tirò una fiammata ma la scansò ricorrendo alle sue doti di ginnasta per poi accecare Ace con un’illusione.
-Maledetta, non ci vedo più-
Rise e gli si avvicinò, nella pugno prese il bracciale di agalmatolite rendendolo palpabile e gli tirò un pugno che lo fece arretrare di qualche metro
-Quindi non solo hai il potere del frutto sei anche forte fisicamente!-
-Non si direbbe vero?-
Andarono avanti così fino all’ora di cena. Quando si accorsero che il sole iniziò a tramontare si fermarono.
-Stanca?-
Lui era esausto e riportava anche un po’ di ferite, anche lei era stanca, il frutto le consumava parecchie energie. Si incamminarono verso la casa.
-Ma devi avere un punto debole, no?E’ impossibile che un frutto sia così forte!-
-In effetti ce l’ha uno, se una persona è toccata da un’altra gli effetti si annullano-
-So il punto debole!La prossima volta porto un mio compagno!-
Lei rise ed entrano in casa, va in cucina e mette a cuocere del pesce con delle patatine fritte. Questa volta ne cucina in quantità più abbondanti e cercò anche di farli più buoni.
-Ace! E’ pronto!Vieni a tavola-
Visto che non rispondeva andò in soggiorno vide che stava dormendo. Era veramente bello, gli passò per la testa di dargli un bacio ma poi ci ripensò e lo svegliò dolcemente.
-La cena è pronta, sveglia!-
Si era avvicinata per schiaffeggiargli la faccia ma lui si alza di scatto e le da una testata in piena fronte.
-Oioioioio…certo che hai la testa dura-
-Ops, scusa, dicevi? E’ pronto?-
Lei annuisce e dolorante va in cucina con lui alle calcagna.
Cenano poi si mettono sul divano.
-Io ti ho raccontato la mia esperienza di vita, ora mi devi raccontare qualcosa tu!-
Ride per poi continuare a parlare.
-Ovviamente sto scherzando, non ti ho raccontato tutto perché volevo che tu facessi lo stesso-
-No, mi fido, dopo aver perso così clamorosamente te lo devo! Purtroppo non è una bella storia, già dall’inizio. Ti dico il nome di mio padre…lui è Gold D. Roger-
Lei sputa l’acqua che stava bevendo.
-T…tu sei figlio del Re dei pirati?!-
In effetti aveva gli stessi capelli ma per il resto non assomigliava minimamente a lui.
-Non interrompermi, ha conosciuto mia madre un anno e mezzo prima della sua cattura e esecuzione. Mi hanno concepito precisamente 5 mesi prima e quando Rouge, il nome di mia madre, venne a sapere che Roger sarebbe stato giustiziato gli si infranse il cuore.
O almeno così mi è stato raccontato da Garp. Garp è quasi il mio nonno adottivo, è un marin e anche nonno di Rufy. Roger e lui erano nemici-amici e lui gli ha chiesto di prendersi cura di me.
Per questo è andato ad avvertire Rouge che la marina avrebbe controllato tutti i bambini nati da 1 anno e le donne incinte fino a 10 mese dopo l’esecuzione.
Lei per paura che scoprissero che io sono suo figlio mi tenne nella pancia per 20 mesi, non chiedermi come ha fatto, e appena partorito è morta per la stanchezza.-
La ragazza fece fatica a trattenere le lacrime, era abbastanza sensibile.
-Ehi, non piangere, non è ancora finita-
-S…scusa-
-Garp era lì in quel momento e lei gli chiese di crescerlo. Lui fece affidandolo a una bandita di montagna.  Non riuscii a farmi molti amici,volevo informazioni su Roger e andavo in giro in città a chiedere che tipo di uomo era, le risposte non erano mai belle. Desiderai di non essere mai nato, credevo che il mondo non avesse bisogno di me…-
Gli occhi di Ace si riempirono di tristezza, non ce la faceva a vederlo così. Di impulso gli si avvicinò al viso, lui smise di raccontare  e lei lo baciò.
Accortasi di quello che aveva fatto si stacca imbarazzatissima e si allontana.
-S…scusa! Non so che mi sia preso, bè, t-tu eri c-così triste e i-io…-
Iniziò a farfugliare. Ace sorrise e le si avvicinò.
-Non ho finito di raccontare, non è sempre così triste…-
Detto questo la ribaciò e questa volta molto più a lungo. Un bacio, due baci, tre baci… Era un momento fantastico. Lei aveva già baciato un ragazzo ma questa volta è diverso, forse si era innamorata sul serio. Lui invece non aveva mai baciato una ragazza, e non si era mai innamorato, era questo che si prova? Si chiedeva.
-E’ ora di andare a dormire-
Disse lei, lui divenne più rosso di quanto non lo fosse già.
-N…non pensi che sia troppo presto per farlo?-
Lei gli tirò il cuscino che aveva vicino.
-Stupido! Voi pensate solo a quello!-
Sorrise, era innamorata, veramente innamorata e questa volta non centravano niente i poteri del suo frutto, o no? Controllò subito il bracciale al polso e notò che era a posto.
-Non ti preoccupare, non sono influenzato dal Gen Gen-
Gli diede l’ultimo bacio e si alzò.
-Allora, io dormo nel divano e tu nel mio letto, va bene?-
-Ma no, non fa niente, dormi tu nel letto-
-Zitto e seguimi-
Lui fece come disse e i due andarono nel piano superiore dove c’era la camera da letto.
Era una stanza normale, le pareti erano celesti e tutto il resto si intonava a quel colore, c’era una scrivania con molti libri, un armadio e un grande letto matrimoniale.
-Ma hai un letto gigantesco!-
Disse lui mentre lei andava a prendere delle coperte e un cuscino.
-E con ciò?-
-Possiamo dormirci in due-
Gli tirò il cuscino che aveva preso.
-Ma che vai a pensare, era solo per non farti dormire nel divano-
-Va bene…dormiremo in due-
Arrossì.
-Sul serio, wow, credevo che non avresti acconsentito-
-Ce l’hai un pigiama?-
-Di solito dormo in mutante-
Gli tirò uno schiaffo.
-Di nuovo? Certo che ti piace farmi male, poi è estate, che pigiama vuoi che metta?-
-Anche se il giorno è caldo la notte è abbastanza fredda, tieni ti presto un mio pigiama.-
Cercò in un cassetto e tirò fuori un pigiama azzurro con le nuvole.
-Accontentati e per favore esci che mi devo cambiare-
Lo fece e si andò a cambiare in bagno, si tolse i pantaloni e il cappello e si mise il pigiama, emanava il suo stesso odore.
Una volta che anche la ragazza si fu cambiata i due si misero a letto, a molta distanza uno dall’altro.
L’atmosfera era molto tesa e lei era abbastanza imbarazzata mentre lui un po’ divertito dalla situazione.
Dopo un po’ lei si addormentò, Ace si mise seduto e accarezzò la sua guancia.
Era la prima volta che si era innamorato e non sapeva bene come comportarsi. Le diede un bacio sulla guancia e la abbracciò stretta, si addormentò così.
Ace decise di rimanere più giorni del previsto, i due si conoscevano sempre di più e Ace gli finì di raccontare la sua storia, di Sabo e dell’arrivo di Rufy sull’isola,gli fece vedere anche la sua nave e gli raccontò delle cose che succedevano nel resto del mondo. Passavano le giornate tra divertimenti e anche combattimenti, erano passate ormai 3 settimane, che a loro sembrarono due giorni.
-Ace, tu mi ami, vero?-
Chiese lei, una sera prima di andare a dormire.
-Che cos’e questa domanda all’improvviso?-
-Non me lo hai mai detto direttamente…-
Sembrava un po’ imbronciata, lui scoppiò a ridere.
-Che hai da ridere?-
-E secondo te perché sarei rimasto se non ti amavo?-
Lei sorrise e lo baciò, lui ricambiò il bacio e si mise sopra di lei, lei intanto tracciava con le dita i suoi addominali.
Ace le sfilò la maglietta e i pantaloncini, lei fece lo stesso con i suoi. Le loro mani si fermarono quando arrivarono alla biancheria intima. Erano entrambi molto imbarazzati e non sapevano come continuare, questa era la prima volta per loro due. Lei era impacciata, lui era bellissimo e il suo fisico era mozzafiato, sarebbe stata alla sua altezza?
-Sicura che vuoi continuare? Non ti sto obbligando a farlo-
Disse lui mentre il cuore gli batteva a mille.
-Ahi…-
Disse lei ad un tratto quando continuarono a baciarsi. Lui si alzò e vide che aveva il corpo un po’ ustionato dalle sue fiamme. Si mise subito a sedere e le chiese scusa.
-No, non fa niente…-
-Cavolo, è la prima volta che le fiamme si sprigionano senza il mio permesso, forse è meglio se smettiamo -
Lei si sfilò il bracciale e lo diede a lui.
-Prendi, usa questo-
-Ma tu…-
-Resisterò per una notte, so che mi ami-
Lui sorrise e continuarono da dove avevano lasciato.
Passò un’altra settimana e quel giorno arrivò in fretta, sarebbe dovuto ripartire. Aveva una cosa da fare e non poteva più restare, era solo combattuto sul fatto di portarla con se.
Aki era appena tornata dal bagno con un’espressione felice sulla faccia ma vedendo lui così triste si preoccupò.
-Ace, che c’è?Perché quella faccia?-
Lui si riprese e sorrise.
-Ti devo dire una cosa… -
Cosa avrebbe potuto dire per non ferirla?
-I…devo ripartire…-
-C…cosa?-
L’aveva fatto, soffriva.
-Ho ancora un compito da svolgere, devo uccidere un traditore che ha ucciso un compagno della ciurma del Babbo, devo farlo-
-Ma…-
-Ritornerò! Te lo prometto, appena l’avrò ucciso tornerò qui da te. Ce ne andremo via da questo posto!-
-Allora portami via adesso, portami con te!-
-Non posso, sarebbe troppo pericoloso-
Farla partecipare contro Teach, no grazie.
-L’hai detto tu che ho un potere fortissimo, me la potrei cavare anche da sola-
-Non voglio che tu corra qualche rischio, resta qui, tornerò a riprenderti-
Ace prese le sue cose aiutato da Aki, che triste dovette accettare.
Erano arrivati davanti alla barca, Ace stava per salire, quando si blocca e torna indietro da lei, che lo stava guardando dalla riva.
-Aki , è una promessa: tornerò, e quando lo farò ti porterò via e ci sposeremo se mi amerai ancora-
-Certo che ti amerò ancora, stupido! Ti aspetterò, per tutta la vita se necessario-
Delle lacrime rigarono il volto di lei e lui si tratteneva per non fare lo stesso. Prese il cappello che aveva in testa e lo mise su quella della sua fidanzata.
-Tieni, così quando lo guarderai penserai a me-
Lasciatagli il cappello si incammina verso la barca, sale e inizia ad allontanarsi,Aki corre e si sporge più che può dalla riva e inizia a urlare.
-ACE! Aspetto un figlio!-
Ace non credeva a quello che sentiva. Si sporse anche lui dalla nave e iniziò ad urlare.
-Tornerò! Prima che nasca! Lo vedrò nascere!Non farò come mio padre-
Iniziò a piangere e continuò a navigare, sarebbe diventato padre, non ci poteva credere. Si asciugò le lacrime e con uno sguardo fiero andò verso Teach, l’avrebbe ucciso e poi sarebbe tornato da lei.
Lei lo guardò allontanarsi fino a perderlo di vista nel mare, si strinse a se il suo cappello e tornò dentro la casa, si toccò la pancia e sperò che ritornasse sano e salvo.

 

7° Mese
 

 

Ace trova Teach e inizia il combattimento, scopre che i poteri dei frutti contro di lui non funzionano perché il nemico ha un frutto che annulla i poteri dell’altro. Purtroppo non riesce a vincere e viene catturato da Barbanera, soprannome di Teach. Viene portato ad Imper Down e condannato a morte tra 1 mese.
Intanto sull’isola Federica crea la stanza del bambino e non sapendo se è maschio o femmina la decora con oggetti arancioni, simbolo del fuoco di Ace.
Il pancione è cresciuto e aspetta il ritorno di Ace.

 

 8° Mese 

 

Rufy viene a conoscenza di questo e va ad Imper Down con l’intento di salvare Ace, combina casini e libera molti prigionieri, riesce a raggiungere l’ultimo livello però Ace è già stato portato via. Insieme a molti prigionieri anche Rufy esce e raggiunge Ace a Marineford. Lì arrivano anche Barbabianca con molti pirati alleati e inizia una grande battaglia.
Rufy riesce a liberare Ace e si credeva che potesse salvarlo, quando Akainu (un ammiraglio con il potere del magma, capace di uccidere il fuoco) cerca di colpire il fratello minore, l’altro per evitare che lo colpisca gli si metta in mezzo e viene colpito in pieno petto.
Stremato da un ultimo abbraccio a Rufy e ringrazia tutti.
-Rufy, mi dispiace…-
Disse.

-Ace, dobbiamo curare le tue ferite!-
Risponde il fratellino, spaventato di vedere il sangue del fratello nelle sue mani.
-Mi dispiace di non averti dato l’opportunità di salvarmi come si deve, perdonami…-
-Di cosa stai parlando?!Non dire stupidaggini come queste!C’è un dottore?!-
Un dottore della ciurma di Barbabianca accorre.
-Non è necessario, sono consapevole che è arrivato il mio momento-
Dice Ace, ansimando.
-Ace! Vuoi forse morire?-
-Ascoltami senza parlare!-
-No! Tu hai promesso!Hai promesso di non morire!-
Dice Rufy in preda alla disperazione.
-Già, sai… se non fosse stato per quella faccenda di Sabo, il fatto di avere un fratello da tenere d’occhio…non avrei desiderato vivere…-
Fino a che non incontrai lei, pensò fra se.
-Dopotutto nessuno lo voleva…era naturale…semmai ti imbattessi in Dandan, le potresti dire addio da parte mia?E’ bizzarro, adesso che sto per morire…mi manca quell’idiota…Rufy, ti conosco, ce la metterai tutta, sei mio fratello dopotutto. Sembrava che alla fine quello che volessi non fossero né fame, né ricchezze né riconoscimenti, la mia voce, sta diventando troppo debole. Rufy, voglio che ascolti quello che ho da dirti, e lo riporti agli altri, babbo, tutti voi e tu…anche se sono stato un buono a nulla per tutta la vita,anche se dentro si me scorre il sangue di un demone, voi ragazzi mi avete sempre amato…GRAZIE!-
Sussurrò anche qualcos’altro che avrebbe potuto sentire solo Rufy “Proteggi mio figlio”. 
Sapeva che quelle parole non potevano più essere udite, aveva pensato di dire a Rufy di lei e di suo figlio ma non lo fece, sarebbe stato troppo pericoloso far sapere questo fatto. Nessuno doveva sapere di loro, ne andava della loro vita. Così Gol D. Ace si addormentò felice, felice di essere stato amato e stranamente, felice che il suo sangue passi alle nuove generazioni.
Intanto nell’isola la ragazza sentii una fitta allo stomaco, si toccò la pancia tutta preoccupata ma il dolore scomparse.
Lei guardò sulla finestra e si chiese come stesse Ace e se sarebbe tornato in tempo per la nascita del loro bambino.
 

 

9°Mese
 

Erano passati 9 nevi, mancava pochissimo per la nascita del bambino, lei guardò la finestra.
-Ace, ma che fai? Il tuo bambino sta per nascere e tu non sei ancora qui…io come faccio a partorire da sola? Mi hai detto di aspettarti, non posso andare via dall’isola-
Ad un tratto si sentì bagnata, era ora che nascesse, aveva provato diverse volte la nascita, ma con lei ci sarebbe dovuto essere anche Ace, il panico la avvolse.
Prese degli asciugamani, si tolse il bracciale, si cambiò con una vestaglia aperta e si mise sul letto aspettando il parto, e sperando che Ace varchi la soglia di casa.
Dopo diverse ore di doglie iniziò il parto e, con non poche difficoltà, il bambino nacque.
Si tagliò il cordone ombelicale con delle forbici disinfettate e sentì il pianto del bambino. Lo ricoprì di asciugamani e guardò il sesso.
Era una femmina, il loro bambino era una femmina. Per la gioia si mise a piangere.
Già si vedevano i capelli neri e sulle guancie c’erano le lentiggini del padre. Appena riuscì a vedere gli occhi vide che erano marroni come i suoi.
Una volta smesso di piangere l’avvicinò al seno e l’allattò
Il problema ora era un altro, il nome. Lui gli aveva detto che l’avrebbero scelto insieme ma ora non era qui. Si ricordò di quello che gli aveva detto riguardo a sua madre.
“Se è un maschio Ace, se una femmina Ann”
Ann…se è una femmina Ann. Le piaceva il nome. Una volta finito di mangiare la sollevò in aria e le parlò.
-Ann, questo sarà il tuo nome, ti piace?-
Lei fece una smorfia poi Aki prese una foto che aveva scattato ad Ace.
-Non è bellissima? Non vedo l’ora che tu la vedi-
Si rivolse alla bambina.
-Adesso è ora del tuo primo bagnetto, andiamo?-
Cercò di mettersi in piedi ma la stanchezza le fece cambiare idea. Magari l’avrebbe fatto dopo, pensò. Più tardi portò la bambina nella vasca da bagno, le fece il bagno e le mise i vestiti che aveva cucino un paio di mesi fa.
Passarono le settimane, passarono i mesi e lei stava aspettando ancora il suo ritorno, passò un anno.
Ormai la bambina sapeva parlare e camminare e cresceva a vista d’occhio. Cercava di crescerla bene, gli raccontò del padre e gli faceva vedere le sue foto.
-Sai, tuo padre un giorno ci verrà a prendere e noi ce ne andremo da qui-
-Come si chiama papà?
-Portgas D Ace, in verità il cognome è Gold ma lui non vuole essere chiamato così, tu però sì, perché l’ho deciso io-
-Gold D Ace-
La piccola Ann sorrise e la madre rivide Ace, le mancava veramente tanto, perché ci stava mettendo così tanto?Le aveva abbandonate?
Passò due anni e di Ace nessuna traccia, la bambina era cresciuta e i capelli neri gli si erano allungati fino alle spalle. Era testarda, giocherellona ed era molto affascinata dai pirati. Ha voluto sapere nel dettaglio tutte le avventure di Ace e del nonno Roger e già sognava il grande oceano.
-Ma perché non ce ne andiamo di qui?-
-Dobbiamo aspettare papà tesoro.-
-Ma se gli andiamo incontro? Voglio vedere altri mondi!-
-Gliel’ho promesso, quindi non ci muoviamo da qui-
Un giorno una nave arrivò all’isola e si fermò nella spiaggia. Aki la vide e per poco non gli cadde il bicchiere dalle mani. Gridò ad Ann di rimanere in casa e corse sulla spiaggia.
Tra poco lo avrebbe rivisto, dopo 3 lunghi anni l’avrebbe finalmente rivisto.
-Ace! Finalmente sei tornato!-
Gridò alla nave con lacrime di felicità agli occhi. Dalla nave uscì un ragazzo sui vent’anni che si sorprese di sentire nuovamente quel nome.
Aveva i capelli neri e portava un cappello di paglia in testa, aveva un giubbetto rosso e dei pantaloncini celesti, al petto portava una vistosa cicatrice.
Lo aveva riconosciuto subito, era il fratello di Ace, Rufy cappello di paia, magari lo aveva portato per farglielo conoscere.
-T…tu chi sei?-
Disse lui.
Aki era sorpresa, Ace non gliel’aveva detto chi era?
-P…posso vedere Ace? Non lo vedo da tanto tempo, gli devo parlare di tante cose-
Disse, un po’ titubante. Lo sguardo di Rufy si fece più duro.
-I…io sono Aki, sono la fidanzata di Ace, lui dov’è?-
Cappello di paglia si sorprese a sentire queste parole ed era sempre più confuso.
Scese dalla Sunny e si avvicinò a lei.
-Forse non stiamo parlando dello stesso Ace, tu quando l’hai conosciuto?-
-Come non stiamo parlando dello stesso Ace, possibile che lui non ti abbia parlato di me?! Ormai sono passati 3 anni da quando l’ho conosciuto, mi aveva detto che aveva una faccenda in sospeso da fare, uccidere un certo Teach, poi sarebbe tornato a riprenderci. Ci può sapere dov’è?-
Si era un po’ arrabbiata, l’aveva fatta aspettare 3 anni e non voleva scendere dalla nave? E perché non aveva parlato a Rufy riguardo noi?
-Veramente…Ace non verrà…-
-Cosa? Vuoi dire che io devo andare da lui?Non può venire?-
Non sapeva come dirglielo, era così contenta che finalmente l’avrebbe rivisto che non sapeva come darle la notizia.
-Ace…lui…è…lui…è morto-
Le ultime parole uscirono con un sibilo debolissimo.
-Cosa? Non ho capito-
-Ace tre anni fa… è morto-
La ragazza vacilla nel sentire queste parole.
-Cosa hai detto? No, non può essere morto, l’aveva promesso-
-E’ morto per proteggermi…a Marineford, è una storia lunga-
Lui inizia a raccontare, di Barbanera, di Imper Down, di Marineford.
-Mi dispiace, ho fatto di tutto per salvarlo…all’inizio il dolore era troppo forte da sopportare, capisco come ti senti-
Le lacrime ormai scendevano incessantemente nel volto della ragazza che non riesce più a stare in piedi. Si inginocchia sulla sabbia ancora incredula da quelle parole.
Morto.
-Non è possibile!Non può essere morto, non può, non può, NON PUO’! Me l’aveva promesso, me l’aveva promesso!-
La disperazione la invase, ecco perché non tonava, sarebbe dovuta andare con lui, l’avrebbe dovuto proteggere.
-E’ tutta colpa mia, dovevo andare con lui, se l’avessi fatto a quest’ora sarebbe vivo! L’avrei protetto da Barbanera, non sarebbe stato condannato a morte e a quest’ora staremmo in una nave per vivere un’altra avventura!Insieme! Aveva promesso che non avrebbe fatto come suo padre, che non ci avrebbe lasciate sole come lui…io…io…-
Disse tra i singhiozzi, poi scoppiò in un urlo di dolore. Rufy le si inginocchiò vicino, aveva ascoltato quello che aveva detto e un dubbio si era instaurato nella sua mente.
Intanto tutto il resto della ciurma si era affacciato dalla nave attirati da quelle urla.
Quando si è un po’ calmata Rufy gli chiese che significasse il plurale. Non fece in tempo a rispondere che una bambina esce dalla casa poco distante.
-Mamma! Devo ancora rimanere a casa?-
Tutti si girano a guardarla e al ragazzo gli passa un’espressione di terrore nel viso, questa volta era lui a vacillare.
La bambina si avvicina correndo col sorriso sulle labbra. Aveva riconosciuto il ragazzo, la madre le aveva fatto vedere i volantini con la taglia e mille cose da chiedergli.
-Tu sei Rufy cappello di paglia? Che bello! Finalmente incontro il fratello minore di papà, va bè che non ho mai neanche incontrato papà, peeeeerò sono vere tutte le tue avventure? Anche quelle ad  Enies lobby?E’ vero che diventerai il prossimo Re dei pirati? Però preparati ad avermi come rivale quando sarò cresciuta, perché il mio sogno è diventare la Regina dei Pirati!-
Detto questo sorrise chiudendo anche gli occhi e Rufy rivide suo fratello maggiore. Avevano gli stessi capelli, solo lei un po’ più lunghi e le stesse lentiggini. Credeva che la ferita si fosse rimarginata ma vedendola tutto il dolore di quegli attimi tornò, forse più intenso di allora. Si gira verso la ragazza e cercando di non piangere le parla.
-Aki…tu mi devi spiegare tante cose-
Annuii e invitò la bambina ad andare a giocare sulla nave. Aki invitò lui e la ciurma ad entrare in casa. Gli preparò del te e si misero a parlare seduti sul divano.
Lei gli raccontò di quando si erano conosciuti, del tempo trascorso insieme, del loro amore e della promessa di ritornare e sposarsi.
Gli fece vedere il cappello che le aveva regalato e le foto insieme. Non riuscì a non piangere.
-Lui ha sofferto tantissimo per non aver avuto il padre vicino…Ann farà la stessa fine, mi aveva promesso che l’avremmo cresciuta insieme.-
Strinse il cappello che teneva fra le mani.
-Posso sapere che cognome ha Ann?-
-Gol D. Ann…-
-Gold? Non è pericoloso per una bambina portare un nome del genere?-
-Perchè Portgas è migliore?Non intendo dargli il mio cognome e voglio che almeno adesso la volontà di Rouge sia rispettata. Si chiamerà Gold-
-Vuoi vedere la tomba di Ace?-
-Posso?-
-Certo, hai il diritto di vederla -
-Mamma!Mamma!-
Si sente la vocina di Ann provenire da fuori. Aki si precipita e vede che una parte della nave stà bruciando.
-La Sunny!-
Dicono in coro i membri della ciurma.
La madre si precipita sulla spiaggia e intima la bambina a saltare, sapeva nuotare. Ann è un po’ titubante ma si butta, solo, contro le aspettative, non riaffiora.
-Non capisco, è stata sembra un’ottima nuotatrice-
Zoro si butta e la porta in salvo, intanto gli altri spensero le fiamme.
Una volta ripresa la madre chiese cosa fosse successo e del perché la nave è andata a fuoco.
-Non lo so…c’era un frutto appetitoso e l’ho mangiato però faceva schifo , poi dalle mani mi è uscito il fuoco ed è andato tutto in fiamme!-
Fuoco dalle mani? Tutti erano sconcertati. Lei lo rifece e le fiamme si alzarono dalla sua mano
-Vedi, l’ho fatto di nuovo!-
-Ma questo…avevate il frutto Foco Foco sulla nave?-
Chiese Aki a Rufy, lui però era ancora troppo shockato per rispondere.
-S…si, lo avevamo trovato e abbiamo pensato di portarlo con noi…-
-Che bello! Ho il frutto di papà!-
Parlarono ancora molto soprattutto dell’incidente. Alla fine Aki decise di andare a vivere dai suoi genitori.
-Ti scorterò da loro, non puoi andare da sola-
-Ma no, non c’è bisogno, devi continuare la tua avventura.
-La mia avventura non vale quanto la vita della persona amata da mio fratello! Non l’ho mai visto interessato ad una ragazza, mai!Nessuna l’aveva mai fatto innamorare, e ora spunti tu, dopo la sua morte addirittura con una figlia! E’ mio dovere proteggervi-
Alla ragazza scese una lacrima e gli chiese se poteva vedere la tomba di Ace prima di ritornare dai suoi genitori.
Prese le sue cose più personali, le foto, il cappello e diversi gioielli e ricordi vari.
Partirono e raggiunsero l’isola dove si trovava la tomba di Ace e Barbabianca. La tomba più vistosa era quella di Edward Newgate (Barbabianca), sopra ad essa c’era un arma dove all’estremità sventolava la sua bandiera e il mantello che portava.
La tomba di Ace era più piccola, lì vicino, c’era una croce e il pugnale che era solito portare al fianco.
Aki, che teneva la bambina per mano, si avvicinò alla tomba, la toccò e si mise a piangere, non l’avrebbe rivisto mai più, non sarebbero stati insieme e la bambina non avrebbe mai visto suo padre. Questi pensieri la straziavano.
Portgas D Ace era la scritta che risaltava sulla lapide, lei la sfiorò con le dita e pregò, delirante, che si potesse svegliare, uscire dalla tomba e sorriderle come se nulla fosse. Come poteva sopravvivere senza il suo sorriso? Non che la poteva fare.
Ann non capiva perché piangeva e per rallegrarla fece un giochetto col fuoco. La madre sorrise ma poi si rimise a piangere abbracciandola.
Prima di andarsene lei baciò la sua tomba e si imbarcarono per l’isola dei genitori di lei.
Ann era meravigliata dalla grandezza del mare, decisero che prima di portarla dai suoi genitori sarebbero passati da Garp, in fondo si era preso cura lui di Ace.
Garp ormai non era più un marin, si era dimesso tre anni fa. Bussarono alla porta e lui venne ad aprire.
-Rufy! Che bella sorpresa!-
Il nipote si scansò e fece vedere Aki che portava in braccio la piccola Ann. Lui rimase shockato, avvicinò la mano per accarezzarle i capelli.
-Grazie per aver cresciuto Ace-
Disse lei, lui iniziò a piangere.
-Perché nonno piange?-
Disse la piccola, ancora incurante del significato della parola morte.
I due si misero a parlare, di come si erano conosciuti e tutto il resto, lui promise che questa volta avrebbe sul serio protetto sua nipote.
Una volta finiti i saluti ripresero il viaggio e arrivarono dai genitori di lei.
Appena la videro l’abbracciarono forte e si sorpresero a vedere che erano diventati nonni e soprattutto quasi svennero a sapere chi era il padre. A loro però importava solo che la loro bambina fosse tornata a casa.
Rufy e i suoi compagni se ne andarono una volta visto che era al sicuro e ripresero il viaggio.
Gli anni passavano e Ann cresceva e ben presto arrivarono i suoi 17 anni.
-Mamma, oggi io parto!-
Disse quel giorno.
-Te lo proibisco! Tu non diventerai un pirata ma una marin, sarà più sicuro se stai dalla parte della giustizia!-
“Oddio, sembra di sentire i miei genitori” pensò, ora capiva meglio cosa provassero a quel tempo.
-Ma quale giustizia! Barbabianca a suo tempo ha protetto più civili della Marina! Io diventerò la Regina dei pirati e farò vedere al mondo cos’è la vera giustizia!-
La ragazza uscì di casa inseguita dalla madre, tirò fuori una piccola nave e si imbarcò.
-Almeno cambia il tuo cognome con il mio! Sarà più sicuro-
Disse ma Ann obbiettò.
-Sono fiera di avere questo cognome, farò vedere al mondo che la stirpe di Roger non si è conclusa. La prossima volta che mi vedrai sarò un pirata con una taglia di 500 milioni di berry!-
-Lo sai vero che posso convincerti a restare con il mio potere, vero?-
-Si ma non lo farai perché mi renderai infelice per il resto della mia vita-
Era riuscita a toccare un tasto dolente. Detto questo salpò e prese il mare alla ricerca di nuovi compagni per la sua ciurma.
Aki era preoccupata, ma non poteva fermarla. Pensò anche di salpare con lei, però sapeva che non avrebbe mai acconsentito.
Entrò in casa e sperò che non si cacciasse in guai troppo grossi e che soprattutto cambiasse idea e ritornasse da lei.
 
Non passò neanche un anno che la marina fu attaccata da una banda di pirati, la notizia arrivò subito alla TV. Aki in quel momento la stava guardando e vide la marina in fiamme e una persona in piedi a un mucchio di macerie.
-E’ ora che mi presenti al mondo!-
Disse per attirare l’attenzione, la telecamera subito fece un primo piano.
-Mi chiamo Gold D. Ann, sono la figlia di Portgas D. Ace e nipote di Gold D. Roger. Sono qui oggi per riprendermi un compagno della mia ciurma catturato. Marina, questo messaggio è per te: Non provare più a metterti più sulla mia strada! E ho da dire anche una cosa a Rufy: Presto di scaccerò via dal trono di Re dei pirati e sarò io la nuova Regina! Papà, nonno, guardatemi, non mollatemi neanche per un attimo! Presto vi farò vedere di che pasta sono fatta!-
Detto questo rise e a casa la madre era sconvolta, aveva detto al mondo intero chi era e aveva dichiarato guerra alla marina, non poteva crederci.
Però non riuscì a non sorridere nel vedere lei così felice, con un sorriso sulla faccia identico a quello di suo padre.
-Ace, ti prego, proteggila-
Pregò guardando la foto che li ritraeva insieme.
 
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La prima storia che pubblico nella categoria One Piece, spero che sia stata di vostro gradimento.
Ace è in assoluto il mio personaggio preferito e ancora soffro alla sua morte, mi sono cercata di consolare con questa storia immaginando che, magari da qualche nel mondo di One Piece, avesse amato a avuto un figlio da qualche povera malcapitata (?) come Rouge. Accetto volentieri consigli e opinioni, quindi, RECENSITE xD 

 

  
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