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Autore: RedJoanna    18/02/2011    8 recensioni
long-fic ispirata a film che hanno fatto la storia del cinema.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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*Sproloqui dell'Autrice*: ed eccoci al terzultimo capitolo di Film da Richard! Questa volta, sono piuttosto soddisfatta di come mi è venuto... anche se non eccessivamente. Non ho preso quasi per niente spunto dal film a cui è molto, ma molto, ma molto lontanamente ispirato il capitolo.
Ringrazio Lily per i preziosissimi suggerimenti.

Tenetevi forte, questo è un capitolo, come preannunciato... shock!
Buona lettura^^




IL NUOVO TITANIC
(Titanic)


-'Notte, Rick-.
Mi ci devo ancora abituare.
Ha cominciato a chiamarmi Rick da poco tempo.
Un po' mi manca quel suo modo di pronunciare il mio cognome con una punta di irritazione e una di tenerezza.
Ma essere chiamato per nome da lei... dà un'emozione incredibile.
Totalmente nuova.
Le stampo un piccolo bacio sulle labbra.
-A domani, amore-.
Con un cenno della mano, saluto Ryan ed Esposito.
Il capitano è già andato via.
Mi fermo sulla soglia dell'ufficio.
Ad osservarla.
Detesto lasciarla da sola, di notte, al distretto.
Certo, ci sono Esposito e Ryan con lei, ma... non è la stessa cosa.
-Tutto ok?-.
"Non mi va di lasciarti mentre io torno a casa, tutto qui".
Apro bocca per dare voce al mio pensiero.
Ma lei mi precede.
-Sarai stanco. Possiamo farcela anche da soli. Non ricominciare, torna a casa-.
Sospiro.
Sia fatta la sua volontà.
-Va bene. A domani-.
-Salutami Alexis e Martha-.
-Certo!-.
Mi dirigo verso l'ascensore, con la giacca poggiata sul braccio.
Premo il pulsante di chiamata.
Mi giro ancora verso di lei.
Ha notato che la sto guardando.
Solleva lo sguardo dalle sue scartoffie.
Rotea gli occhi, ma sorride.
Agita una mano nella mia direzione.
Ricambio.
Devo avere uno sguardo da perfetto pesce lesso.
Non c'è niente da fare, quella donna mi ha fatto totalmente perdere la testa.
Il rumore delle porte dell'ascensore che si aprono mi fanno sussultare.
Spavento.
Che figura.
Le lancio un'ultima occhiata.
Sta ridendo, in quel suo modo così dolce da non risultare mai offensivo.
Mentre entro in ascensore e premo il pulsante con il numero 0, penso ancora a lei.
Ormai è il mio pensiero fisso, sempre e comunque.
Ogni dettaglio di lei cattura la mia attenzione, anche il più semplice.
La ciocca di capelli un po' più ribelle.
Un particolare gioco di luce nelle iridi.
La camicia che le sta un po' stretta.
Le porte dell'ascensore si aprono.
Un'altra giornata con lei è finita.
E non vedo l'ora che ne cominci un'altra.


-Buongiorno, ragazzi!-.
-Hey, fratello!-.
-Ciao, Castle!-.
Ryan ed Esposito mi vengono incontro mentre entro in ufficio.
Feed the birds.
-Dov'è Kate?-.
Esposito mi indica con il pollice la lavagna.
E lei vi è seduta davanti, su un tavolo.
Mi dà le spalle, ma noto che stringe il pennarello tra le mani.
Tipico segno di nervosismo.
Non riesce a venire a capo di qualcosa.
Mi avvicino a lei.
E voi, farfalle, smettetela di... sfarfallare o vi caccio dal mio stomaco!
Quanto è bella, anche con i muscoli del viso così tesi.
Una piccola increspatura le graffia l'attaccatura del naso.
Stringe gli occhi, come a cercare di vedere qualcosa scritto così in piccolo da non poterlo scorgere normalmente.
-Qualcosa non va?- le chiedo, porgendole il bicchiere di caffé macchiato.
-Hey, Rick. Non ti ho sentito arrivare-.
Si alza dal tavolo.
Mi passa un braccio intorno al collo e mi attira a sé.
Mi posa un piccolo bacio sulle labbra.
Le guance mi si surriscaldano.
Lascia scivolare via il braccio, posa il pennarello sul tavolo, insieme al bicchiere di caffé che ha preso dalle mie mani e ritorna a fissare la lavagna, con insistenza.
-Non mi hai risposto-.
Mi guarda negli occhi, per cercare di ricordare la domanda che le avevo posto.
Sostiene il mio sguardo.
Ora ci riesce.
Non ha più niente da nascondere.
-Non... non ci riesco. Non riesco proprio a capire-.
Mi siedo sul tavolo, e lei mi imita.
-Il corpo di Tracy è stato ritrovato sul ponte principale della nave, nessuno si è accorto del fatto che fosse improvvisamente scomparsa dal ricevimento che si teneva nel salone, non si sa ancora com'è morta. L'unica persona ad avere un movente era l'ex, il medico di bordo, anche lui alla festa di inaugurazione del Nuovo Titanic, ma, finché non capiamo come Tracy sia morta, non si può accusato di niente-.
-Beckett?-.
-Sì?-.
Esposito si avvicina, con il cellulare in mano.
-Ha appena chiamato Lanie. Ci sono novità sulle cause della morte-.
-Bene. E' già qualcosa-.
Kate si alza dal tavolo e si avvia verso l'uscita dell'ufficio.
Non la seguo.
Cammino al suo fianco.
Le prendo la mano.
Mi guarda.
Sorride.
-Sono molto felice di poterlo fare senza ricevere una tirata d'orecchio in senso letterale in cambio- le sussurro.
Ride.
Quanto amo la sua risata.
-Beckett, posso venire anch'io?- urla Esposito, per farsi sentire.
Lei solleva il braccio, tende un dito verso l'alto e lo scuote.
-No-no!- risponde, cantilenando.
Chiama l'ascensore.
Le porte si aprono.
Mi lascia la mano e lascia scivolare il braccio intorno ai miei fianchi.
Mi stringe forte.
Faccio lo stesso.
Entriamo in ascensore.
Si solleva sulle punte, avvicinandosi al mio viso, mentre le porte dell'ascensore si chiudono nascondendoci da sguardi indiscreti.


-Hey, Lanie, che novità?- esordisce, con quella sua voce squillante ma mai fastidiosa, entrando in obitorio.
-Dovrei chiederlo io a te, sorella- risponde Lanie, accennando con la testa alle nostre mani.
Kate arrossisce, ma non riesco a lasciarle la mano.
E, d'altronde, dal suo sguardo capisco che non vuole nemmeno che io lo faccia.
-Vogliamo parlare di te ed Esposito?- ribatte, con aria maliziosa.
Lanie è stata punta nel vivo.
Riporta lo sguardo sul cadavere, una ragazza piuttosto carina, fasciata in un abito da sera rosso, e cambia discorso, evitando accuratamente lo sguardo di Kate.
-Allora, la nostra Tracy Thompson è morta per shock anafilattico-.
-Causato da cosa?- chiedo.
E sento anche un'altra voce, un'altra bellissima voce, che lo chiede con me.
Incateniamo i nostri sguardi.
Provo fortissimo il desiderio di baciarla, con il cuore che ha improvvisamente accellerato il battito.
Ma non possiamo.
Non è il momento.
-Io dovrei ancora sapere che cosa avete combinato a Roma, il mese scorso-.
-Shock anafilattico causato da cosa?- ripete Kate, eludendo la domanda di Lanie.
Lanie riporta, con occhio malizioso, lo sguardo sulla ragazza sdraiata sul tavolo dell'obitorio, con gli occhi chiusi.
-Stando alle dichiarazioni rilasciate dalla madre, Tracy era allergica all'uva e a tutti i suoi derivati. Ma ho trovato tracce consistenti di vino misto ad antistaminico nel suo intestino. Un mix letale per lei, che poteva averlo facilmente scambiato per un semplice cocktail-.
-Quindi, può essere stato solo qualcuno che conosceva i suoi problemi di salute...- comincia Kate.
-...e qualcuno che ha a disposizione antistaminico a volontà. L'ex di Tracy non è un medico?-.
La guardo negli occhi.
Ha degli occhi magnifici.
Gliel'ho anche detto, poco dopo il nostro primo incontro.
Mio Dio, sembra passata un'eternità da quel giorno.
Quel giorno in cui la mia vita è cambiata totalmente, perché ho conosciuto lei.
Mi piaceva moltissimo.
La desideravo.
E, con il tempo, me ne sono profondamente innamorato.
Posso dire di non essere mai stato sul serio innamorato in tutta la mia vita.
Prima di conoscerla.
-Ragazzi, non vorrei interrompere questo dolcissimo momento, ma credo che voi abbiate un mandato di arresto da far emettere-.
Giusto.
Distolgo lo sguardo da quell'angelo che mi è davanti, a malincuore.
-Grazie, Lanie-.
Kate si avvia verso l'uscita dell'obitorio, e io le sono accanto, sempre con la mia mano stretta nella sua.
-Hey, ragazza!-.
Kate si gira verso Lanie.
Mi perdo in ogni suo singolo dettaglio.
Il riflesso della luce sui suoi capelli.
L'angolo delle labbra dolcemente sollevato in un sorriso cordiale.
E sento il calore della sua mano nella mia.
La stringo più forte.
-Stasera andiamo a cena insieme, al cinese sotto casa tua. E mi racconterai tutto!-.
-Va bene- risponde lei, con il sorriso che le si allarga ancora di più.
Usciamo dall'obitorio, mano nella mano.
-Davvero le racconterai tutto?-.
Si ferma.
Cerca di interpretare il mio sguardo per capire cosa avessi voluto dire.
Già: cosa volevo dire?
-Certo che sì!-.
-Ogni singolo dettaglio?-.
Riprendiamo a camminare.
Sorrisetto malizioso sulle sue labbra.
-Beh, potrei avere un'improvvisa amnesia...-.
Il suo sorriso si riflette sulla mia bocca.
Le poso un bacio sulla fronte.
Quanto la amo.
Non potrei mai accettare che dimenticasse tutto sul serio.


Esco dall'auto, parcheggiata vicino al molo.
Kate mi guarda strano.
-Che c'è? Ora che sono il tuo ragazzo è seriamente inutile che tu mi raccomandi di restare in auto-.
Il suo ragazzo.
Io sono il ragazzo di Kate.
Che meraviglia.
-E' sempre stato inutile- risponde lei, sorridendo.
Ci avviamo verso il molo.
L'enorme nave da crociera si para davanti a noi.
Il Nuovo Titanic.
Si vede che il nome "Titanic" porta una sfiga incredibile.
Avvicino la mia mano a quella di Kate, con l'intento di stringergliela.
-Hey. Non qui. Stiamo per arrestare una persona-.
Si sottrae.
Delusione.
Sento come se il cuore un po' mi si sciogliesse.
Ma guardo il suo viso.
Sorride, bella come in un sogno.
Le poso un piccolo bacio sulle labbra.
-Stai attenta, amore mio-.
-Tanto ci sarai sempre tu a salvarmi, no?-.
Le sorrido.
-Certo. Io sarò sempre con te, qualsiasi cosa accada. Ti amo-.
-Anch'io, Richard-.
Un altro piccolo bacio.
Sfuggente.
Frettoloso.
Passi sul pontile.
Dirigiamo lo sguardo verso il rumore.
E' lui.
Roy Harmon.
L'ex fidanzato di Tracy.
Quel bastardo.
-Polizia di New York...-.
Kate non fa in tempo a finire di urlare.
Roy sta scappando.
Viene verso di noi, ma è ovvio che ha l'intento di superarci.
Si avvicina, di corsa.
Ma che cosa fa?
No!
Non toccarla!
-Richard!-.
-Kaaaate!-.
Kate!
L'ha spinta in acqua.
La mia Kate.
E ora sta scappando.
-Richard...-.
Non posso pensare ad inseguirlo.
Mi tolgo la giacca e la lancio di lato.
Ho il cuore in gola.
Non vedo più Kate.
No, Kate, non puoi andartene.
Non puoi lasciarmi.
Non ora che ci siamo appena ritrovati.
Una lacrima fredda mi scivola lungo la guancia.
Mi piego.
Prendo lo slancio.
Respiro.
E sono in acqua.
Metto la testa sotto.
Non si vede niente, porca miseria!
Ma dov'è?
Dov'è l'amore della mia vita?
Mi manca l'aria.
Nuoto, veloce, in superficie.
Respira, Rick, respira.
Ma fai in fretta.
Non hai una frazione di secondo da perdere.
Testa sott'acqua.
Nuoto verso il fondo.
Le scarpe mi appensantiscono.
Faccio forza nelle braccia.
Kate.
Dove sei?
Non posso sopportare che tu non ci sia più.
E poi, l'hai detto tu stessa, ci sarò sempre io a salvarti, no?
Qualcosa mi sfiora.
Sembra a tratti ruvido e viscido.
Duro e morbido.
Cerco di aguzzare la vista.
E' lei.
E' Kate.
Il mio cuore salta una pulsazione.
Non si dibatte.
Ha gli occhi chiusi.
Non lotta più.
La afferro e la stringo a me con un braccio.
Con l'altro mi faccio strada verso la superficie.
Tiro fuori la testa dall'acqua.
Riprendi fiato, Rick, ma nel frattempo nuota.
Veloce.
Non puoi perdere Kate solo perché hai pensato a respirare.
Darei la vita per lei.
Mi aggrappo al pontile.
Faccio leva sul polso e cerco di posare Kate sulle lastre di cemento.
Esco dall'acqua.
Mi inginocchio accanto a lei.
E' pallida.
Troppo pallida.
Le poso una mano sul petto.
Perché il cuore le batte così piano?
Massaggio cardiaco.
E in fretta.
-Kate? Kate, rispondimi! Sono io, sono Richard! Non mi lasciare... non mi lasciare, ti prego!-.
Perché, perché non mi rispondi, amore mio?
Mi piego sul suo viso.
Le pinzo il naso tra le dita e, con l'altra mano, cerco di aprirmi un varco tra le sue labbra.
Ormai il mio cuore rallenta e accellera sconsideratamente.
Ma non è il mio cuore la cosa più importante adesso.
Respirazione bocca a bocca.
Forza.
Uno.
Due.
Tre.
Riprendo fiato.
Uno.
Due.
Tre.
Riprendo fiato.
Uno.
Due.
Tre.
Niente.
Non riprende conoscienza.
Sollevo il viso.
Le mie lacrime stanno rigando le sue guance.
Bianche.
Senza staccare lo sguardo da lei, afferro la giacca.
Estraggo il cellulare.
911.
-Emergenza medica, mi dica-.
-La prego, la mia ragazza sta male-.
-Mi dica, che cos'ha?-.
-Stava annegando, mi sono tuffato e l'ho portata sulla terraferma, ma non respira, non riesco ad aiutarla, vi prego, aiuto!-.
-Ma lei sta bene?-.
-Lei chi?-.
-Lei, lei che mi sta parlando!-.
-No che non sto bene!-.
-Che cosa si sente?-.
-Allora lei non ha capito! La mia ragazza sta male, io sto male perché lei sta male, dovete correre, subito!-.
-Ok. Dove siete?-.
-Al porto, non so di preciso dove-.
-Qualche punto di riferimento?-.
-Siamo esattamente dov'è ormeggiato il Nuovo Titanic, ma, vi prego, fate presto!-.
-Continui i tentativi di rianimazione, sta arrivando un'ambulanza-.
Tu tu tu tu tu.
Getto il cellulare sulla giacca.
Kate.
Non impallidire ancora.
Ti prego.
Svegliati.
Apri quegli occhi magnifici, dimmi che uccido la tua pazienza, dimmi che mi ami, dimmi qualcosa.
Kate.
Kate!
Non lasciarmi!
Kate!


Si è svegliata da qualche minuto.
Non so descrivere la mia felicità quando ho visto quegli occhi scuri, così dolci, riaprirsi.
Anche se c'è una parete a dividerci.
Il medico ha detto che, prima della visita di controllo, non può entrare nessuno nella stanza.
Suo padre sta arrivando.
Dio, come sono contento che stia bene!
Quasi mi metto a saltellare per il corridoio.
Hey, signore sulla sedia a rotelle, la mia ragazza sta bene!
E lei, signora con la flebo, ha visto? La mia ragazza sta bene!
L'amore della mia vita sta bene.
Una lacrima di gioia mi scivola lungo la guancia.
Il medico sta uscendo dalla sua stanza.
Mi passo una mano sul viso, per cancellare quella lacrima.
Cerco di attirare la sua attenzione agitando la mano.
Tutto è bianco in quella stanza.
La sua camicia da notte, il suo letto, le pareti, le tende, i macchinari.
La sua pelle.
Ma non mi vede.
Hey, Kate?
Sono qui!
Sono io!
Kate?
Kate?
-Mi scusi?-.
-Sì?-.
Mi giro verso il medico.
E' un ometto canuto, dal viso giallognolo.
Quell'espressione tirata e pessimista ce l'hanno tutti i medici?
-Lei è il...?-.
-Il fidanzato-.
Io sono il fidanzato.
Sono il fidanzato.
Mi si gonfia il cuore a dirlo.
-Mh. Beh, la signorina Beckett è stata senza ossigeno troppo a lungo, c'è solo il 5% di probabilità che tutto torni come prima e comunque solo a seguito di un forte trauma. In ogni caso, il f...-.
Senza ossigeno troppo a lungo.
Il 5% di probabilità.
Che tutto ritorni come prima.
Il mio cuore si ferma.
Non riesco a dare un senso a quello che ora mi sembra un ammasso di suoni.
-Come... come sarebbe a dire, scusi? Che cosa le è successo?-.
Il medico mi guarda, con compassione di routine.
-La signorina Beckett ha un'amnesia totale. Non ricorda più nulla di quello che le è accaduto prima dell'annegamento-.




   
 
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