La Notte del Mondo.
Prologo.
Il vento scuoteva la chioma di
capelli neri e selvaggi di December. Si era sempre chiesta se non fosse nata in
dicembre quale sarebbe stato il suo nome. E si era sempre risposta che
probabilmente non lo avrebbe nemmeno avuto, qualcuno le avrebbe affibbiato un
nome a caso in ospedale. Come se December non fosse già di per sé un “nome a
caso”.
La sigaretta si consumava
velocemente ed il fumo era quasi invisibile. Le sue labbra dipinte di un rosso
violento macchiavano il filtro della Marlboro lasciando una traccia di lei,
così come quella sigaretta lasciava una traccia di sé dentro al suo corpo
diafano e magro.
La steppa si estendeva senza fine
davanti ai suoi grandi occhi grigi dallo sguardo duro e tagliente, accentuato
dal forte vento gelido che spirava sulla pianura.
«Tu credi che le notti siano
uguali ovunque?»
«Credo che i tuoi occhi lo siano»
December buttò fuori del fumo
dalle narici.
«La notte di Londra non può essere
quella di Dubai. La notte di Tokyo non può essere quella dell’Habana»
«I tuoi occhi sono sempre i tuoi
favolosi occhi, bambolina. Credi che basti prendere un aereo per cambiare la
tua testa, quello che pensi? L’avremmo già fatto tutti, io per primo»
«Forse non tutti sono così decisi»
Il cielo plumbeo rabbuiava i prati
verdi dall’erba alta e rifletteva una luce violacea, la quale non faceva altro
che risaltare le occhiaie della bellissima December.
«Io non sono deciso?»
Annuì.
«Vai a Londra, vai dove cazzo ti
pare, sbattiti nel deserto del Sahara, fai un giro anche in Italia già che ci
sei e poi torna e dimmi cosa è cambiato. Sì, avrai tante belle foto e tante
belle cianfrusaglie in più, avrai qualcosa da raccontare…ma se non sarai
diventata una povera superficiale, guarderai di nuovo dentro di te e vedrai di
nuovo December, la December di Timişoara, fidati
di me»
La ragazza saltò giù dalla
staccionata di legno e vi spense il mozzicone di sigaretta sopra lasciandovi
una macchia nera. La cenere volò via leggera.
«Va bene. Ci sto, vado a Londra e
dove cazzo mi pare e poi torno da te, ma fatti trovare»
Il ragazzo sorrise. La stava
visibilmente sfottendo.
«Ci vado, ho detto!» si allontanò.
La mano color caramello del
ragazzo si alzò in segno di saluto.
«’Fanculo!» gridò December
mostrandogli un dito medio e riprendendo a camminare.