La mano
migliore.
Sono seduti
in tre.
C’è il
ragazzo prussiano, c’è l’ebreo austriaco, c’è il soldato russo.
Si guardano
di sottecchi in silenzio.
- Il mio
sangue è blu- butta lì il prussiano, lasciando cadere una carta sul pavimento
sporco – e direi che questa partita la vincerò io.
- Il tuo
sangue può essere anche viola- bofonchia il russo guardando le carte – ma la
partita è mia.
- Porco
Dio. - commenta laconicamente il prussiano osservando la carta buttata dal
russo.
L’ebreo
lo guarda storto e si sistema gli occhiali tondi sul naso – Ti prego di non
bestemmiare.
Il
prussiano si pulisce il naso con la manica della divisa – Bestemmio quanto mi
pare e piace. Tanto Dio non esiste, quindi dubito che si offenderà.
- Che
logica pietosa. - l’ebreo butta la carta.
I tre
guardano le carte.
- Sono stufo.-
dice il prussiano distribuendo una carta a giocatore – Della guerra. Voglio
andare via.
Il russo
sistema le carte a ventaglio davanti al viso, osservandole con i sottili occhi
verdi – A chi lo dici.
L’ebreo
si passa una mano fra i sottili capelli bianchi – Finirà presto.
- E chi
l’ha detto, Dio o Hitler?
- Dubito
che per voi nazisti ci sia differenza.
- Non
paragonarmi a quella feccia!- sbraita il prussiano verso l’ebreo,
sventolandogli un pugno sotto il naso – Io non sono e non sarò mai un cane del
reich! Io ho un onore! I miei avi hanno difeso Berlino dalle truppe di
Napoleone!
- E i
miei avi hanno buttato un fiammifero su Mosca in fiamme. Butta la carta e
smettila di sbraitare. - il russo guarda la finestra sbarrata con la coda dell’occhio
– O ci farai scoprire.
Il
prussiano butta giù una carta, accompagnandola con un sentito “porca Madonna”.
Il russo
sospira e lascia cadere la carta sopra il mucchio.
L’ebreo
li guarda entrambi. Sorride, lasciando che la fiamma della candela accentui le
rughe sul suo volto, facendolo sembrare più triste che felice – Che cosa buffa.
Un ebreo, un disertore e un russo che giocano a carte.
- Un
ebreo, un disertore. E la stanza puzza di maiale marcio. - dice il russo
ghignando. Il prussiano lo guarda male – Ma chiudi quella fogna, merda
sovietica! Se non fosse perché fuori stanno buttando giù anche l’ira di Dio io
ora non sarei qui, ma su un dannato aereo diretto in Svizzera, cazzo!
Il russo
ride – Per farti affondare da un missile americano?
-
Fottiti.
L’ebreo
butta la carta – Quindi?
- Quanti
punti avete fatto?
Per
qualche minuto nella stanza si sentono solo il fruscio delle carte e il
sibilare delle bombe là fuori.
- Credo
di aver vinto - dice l’ebreo mostrando il mazzetto di carte – il premio mi
spetta.
- Hai
barato, stronzo!
- Chiudi
la bocca e dagli quel che gli spetta. - lo gela il russo. Il prussiano schiuma
di rabbia ma non riesce a fare altro che guardare il soldato mentre questi si
accende una sigaretta con la fiamma della candela.
Il
prussiano prende un respiro profondo e consegna all’ebreo il piccolo involucro
di stoffa macchiata.
- Potreste
girarvi?- domanda l’ebreo – Non sarà un bello spettacolo.
- Voglio
prima vedere se con quelle manine artritiche riesci a prenderla in mano,
vecchio.
Il russo
annuisce e si volta, afferrando la testa del prussiano per farlo voltare a sua
volta.
L’ebreo
sospira – I miei figli sono morti. Non li rivedrò mai più.
- Anche
i miei.
La voce
del russo suona pacata, calma. L’ebreo guarda la sua schiena, ancora avvolta
nella divisa – Li ritroverai.
- Lo
spero.
Il
prussiano guarda il vuoto – Magari ritroverò la mia mamma.
- Di
sicuro ragazzo mio, di sicuro.
L’ebreo
sorride alla nuca del prussiano. Gli ricorda quasi suo figlio Yona, con i
capelli biondi ribelli e gli occhi colmi di coraggio. Quel coraggio che solo i
ventenni possono avere anche davanti alla morte.
Lo sparo
rimbomba nella casa. Il prussiano singhiozza, il russo espira il fumo in larghi
anelli.
Gli poggia
una mano sulla spalla – La guerra è finita.
- L’ebreo
aveva la mano migliore.
- La
guerra è finita.
- È stato
fortunato.
- Finalmente
è finita.
- Mamma.
La bomba
cadde con un sibilo.
A.
Corner___
Non
chiedetemi il perché di tale popò di miscuglio.
Solo che
se l’ebreo non era austriaco io non ero contenta, ecco la verità.