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Autore: Aurora Barone    19/02/2011    1 recensioni
anno 2020, In Giappone sono stati realizzati moltissimi robot che convivono "pacificamente" con gli esseri umani, anche se questa convivenza pacifica è una vera forzatura fatta di prevericazioni da parte degli esseri umani.
Echiko è uno di questi robot, solo che lei in realtà è per metà umana e per metà robot e in passato era un essere umano, ma le è stato cambiato il suo aspetto e la sua memoria è stata cancellata.
Ma se incominciasse a ricordare le sue vere origini? E se il legame con il suo padrone non fosse uno dei migliori, potrebbe riuscire a sottrarsi ad esso? Sopratutto se lui è anche molto bello, seducente e anche molto lunatico...Ma in particolare c'è un braccialetto che impedisce ai robot di sottrarsi al volere dei propri padroni e che impone ai robot di proteggere il proprio padrone dagli eventuali pericoli.
Echiko non riesce ad accettare questa condizione di sottomissione sopratutto perchè Itou è davvero un tipo insolito, prima la tratta male, ma poi la bacia e la tira fuori dai guai. E poi c'è Yoto l'amico di Itou che si mostra interessato a lei, ma Itou sembra non sopportare il fatto che il suo robot frequenti il suo amico...E poi c'è quel robot a scuola che Echiko crede che abbia una voce molto familiare...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella notte non riuscii a prendere sonno, stavo ripensando a quel bacio e alle sue mani che mi sfioravano i seni coperti dalla camicetta della divisa scolastica.

Cercai di scacciarlo dalla mia mente, ma era tutto inutile, il pensiero di lui era più forte di qualsiasi altra preoccupazione, persino l' attraversamento di quel pericoloso ponte non mi balenava più per la testa.

Dopo un po' osservai il cielo fuori dalla finestra, sentii la pioggia cadere giù dai cieli di Tokyo.

Eravamo in pieno dicembre non era poi così strano che piovesse così tanto, anche se ormai le stagioni erano pressochè inesistenti in quasi tutto il mondo.

Aprii la finestra e catturai sul palmo della mia mano una goccia di pioggia, non era trasparente, ma era nera come pece, era acqua inquinata.

“Un'altra pioggia acida” pensai ricordando il giorno in cui ero morta.

Liriko mi disse “ Ci conviene ripararci, è una pioggia acida...è tutta acqua inquinata che ci cadde addosso, non ci fa bene!”

Io le davo sempre dell'esagerata, le dicevo che l' eccessivo studio le dava alla testa, ma in quel momento costatai che avesse ragione quella pioggia era dannosa, sentii la mia mano bruciare al tatto con quella goccia di acqua scura e poi l' annusai era un odore pestilenziale sembrava petrolio.

Tossii rumorosamente a causa di quel concentrato di sostanze tossiche che cadeva dal cielo, così richiusi la finestra impedendo a quell'odore di invadere il mio setto nasale.

Poi trafelata andai a lavarmi le mani dentro il bagno della mia stanza, pensai che fosse una vera fortuna avere il bagno in camera.

Richiamai alla mente la mia piccola e modesta casa di quand'ero stata un essere umano, non aveva niente a che vedere con l'enorme casa dei Kayashi in cui avevo sempre paura di perdermi.

Non mi sarei mai abituata a vivere in una casa così grande, non sapevo neppure quante stanze ci fossero' in tutto.

Sapevo solo che non appena uscivo dalla mia stanza dovevo percorrere un corridoio immenso pieno di porte in cui ovviamente c'erano altre stanze in cui non ero mai entrata, però sapevo bene che la decima stanza era quella di Itou. Poi al piano di sotto c'era solo la sala da pranzo e un grande spazio libero che doveva rappresentare l'ingresso, in cui c' erano quadri,vasi e altri oggetti pregiati.

Poi c'era un altra scala che portava giù e lì c'era il laboratorio del padre dalla quale usciva rare volte, solitamente solo per pranzare e cenare.

Ah e come facevo a sapere che la decima stanza era di Itou? Domanda che giungerebbe spontanea a chiunque.

Lo sapevo semplicemente perché c'era una cartellina attaccata con scritto “stanza di Itou- non rompete e fottetevi!”anche se avesse omesso “stanza di Itou”lo avrei intuito semplicemente da quel “non rompete e fottetevi” che si trattasse della sua stanza.

Chi mai avrebbe scritto un cartello alla porta con scritto “Non rompete e fottetevi”per forza un tipo scorbutico come lui poteva pensare di scrivere cose del genere.

Già, era scorbutico, cinico, acido e .... sexy?

Mi morsi con violenza il labbro per frenare i pensieri per nulla casti che mi ronzavano intorno.

Pensavo a quell' eventualità, all'eventualità in cui avesse continuato a palparmi il seno e a baciarmi, in quel caso sarei finita sotto di lui, nel suo letto e poi...

“Ma che andavo pensando?” sbuffai,mentre una parte di me rimaneva ferma con quei pensierini depravati.

Miamoto mi osservava con quei suoi occhioni verdi venendomi incontro per farsi coccolare,mentre io rimanevo incantata ad osservare quegli occhi scordandomi che erano quelli del gatto e richiamando costantemente l'immagine di Itou.

Agguantai il gatto e sentii le sue zampe premere contro i miei seni e mi tornò in mente quello che era successo con Itou, il bacio e le sue mani che mi toccavano suscitando in me desideri inauditi.

Mi ritrovai a baciare il musetto del micino che mi osservava con quei suoi occhioni curiosi e vigili.

Io chiusi gli occhi continuando a richiamare alla mente gli occhi del mio padrone su quelli di Miamoto.

“Lo sapevo che eri strana, ma non che fossi anche zoofila!” disse Itou cogliendomi in fragrante mentre baciavo il gattino.

Mi risvegliai da quella presunta atmosfera romantica che stavo ricreando con il gattino immaginando che fosse Itou.

Avvampai tra un misto di rabbia e imbarazzo.

Rabbiosa per la vergogna gli sbraitai contro “E tu che diamine ci fai qui? Potresti perlomeno bussare prima di entrare!”

“Ho interrotto la tua notte hot con il gatto!” disse iniziando a prendermi in giro.

Poi mi ricordai del bacio che ci eravamo dati quel pomeriggio..e poi le sue mani sul mio corpo.... stavo sudando per la tensione, sopratutto perché non sapevo quali fossero' le sue intenzioni.

Per quale ragione era entrato nella mia stanza? Che cosa voleva ancora? Che ci avesse ripensato, che volesse continuare quello che stavamo per fare?

Aspettavo ansiosa quella risposta, iniziavo pure a sentire le farfalle nello stomaco e poi le gambe che traballavano. A fatica riuscivo a reggermi in piedi.

“Mi chiedevo....” disse guardandomi con quel suo sguardo enigmatico e misterioso che non lasciava trasparire alcun emozione.

Sentii una violenta scarica di adrenalina, mentre lui esitava a rispondermi.

Gli piaceva lasciarmi in sospeso e a crogiolarmi su ciò che stesse per dire,l'impazienza stava crescendo sempre di più.

Cercai di smaltire la tensione ascoltando il suono della pioggia che batteva contro i vetri delle finestre e i tetti dei palazzi, quel rumore aumentava progressivamente come il crescendo di un brano musicale.

“Mi chiedevo...” ripeteva continuando a lasciarmi in sospeso, ravvivando ancor di più l'agitazione e l'impazienza.

“Si?” domandai cercando di incoraggiarlo a proseguire quel suo discorso lasciato in asso.

“Niente...solo stupidaggini...” concluse senza aggiungere altro.

Se c'era una cosa che odiavo erano i discorsi interrotti e sconclusionati.

Se c'era qualcosa che aveva da chiedermi, che sputasse il rospo!

“Che tipo di stupidaggini?” domandai incrociando i suoi occhi verdi che mi osservavano disorientati.

“Nulla...solo dimentica quello che è successo questo pomeriggio!” disse guardando un punto imprecisato della stanza, sembrava stesse evitando di guardarmi negli occhi.

Era questo che intendeva chiedermi? Chissà perché rimasi tanto delusa da quella richiesta.

“Ah, ma già lo avevo dimenticato” dissi senza emozione,celando tutte le sensazioni spiacevoli che stavo provando in quel momento.

Uscii dalla stanza, lo osservai uscire dalla stanza con uno sguardo spento e quasi malinconico.

Non sapevo la ragione per cui stessi provando quella morsa al cuore e quella sensazione di tristezza e vuoto dentro l' anima.

Mi sdraiai sul letto con Miamoto tra le braccia e lo riempii di tante coccole.

Era un gatto adorabile, lui si che mi faceva sentire bene come Yoto e Sayoko.

Invece Itou era una persona dannosa per me, un momento prima mi faceva toccare il cielo con un dito e poi mi diceva frasi fredde,acide e stentate diventando una delle mie maggiori fonti di turbamento e angoscia.

Era come stare sulle montagne russe, un momento ero felice, esaltata, poi mi sentivo male, vomitavo e volevo scendere dalla giostra.

 

Il mattino seguente:

 

A svegliarmi non fu Itou, fu la cameriera con la quale Itou si sbaciucchiava.

Era una bella ragazza, aveva un fisico mozzafiato e aveva anche un bel viso, però i suoi atteggiamenti da oca giuliva mi indispettivano.

Poi stava assumendo un atteggiamento da prima donna come a dirmi tu non passi e non conti.

“660 deve svegliarsi” disse scandendo le parole con un atteggiamento autoritario come se fosse la padrona di casa.

“Mi chiamo Echiko!” dissi correggendola, ma lei mi ignorò bellamente dicendo svogliatamente :“Le ho messo la colazione sul tavolo...”

“La colazione in camera?” domandai stupita.

“Si è stato il signorino Itou a chiedermelo...” disse fulminandomi con lo sguardo.

“Sul serio?” domandai attonita.

“Si” disse a denti stretti, come se volesse nascondere l'irritazione.

Poi uscii dalla camera lanciandomi uno sguardo di sfida, mentre io la guardavo confusa chiedendomi che cosa avessi fatto di male.

Dopo osservai il vassoio con la colazione riposta sul tavolo e ripensai ad Itou.

Perché mi aveva fatto portare la colazione in camera? Era insolito da parte sua dopo le discussioni avute il giorno precedente...e poi quel bacio.

Basta dovevo metterci una pietra sopra! Così interruppi ogni tipo di pensiero godendomi a pieno quell' abbondante colazione.

Dopo mi feci una doccia veloce e mi vestii in fretta, accorgendomi che si era fatto molto tardi, sentii ripetutamente bussare alla porta della stanza. Doveva essere Itou.

“Un momento!” gridai dal bagno della stanza.

Dopo sentii la porta della stanza aprirsi, uscii dalla doccia appena in tempo per chiudere a chiave la porta del bagno. Non volevo che si mettesse in testa strane idee.

“Sbrigati!” urlò seccato da dietro la porta.

Dopo essermi sciacquata, mi accorsi di essermi dimenticata i vestiti dentro la stanza in cui era dentro Itou.

“Cazzo! Mi toccava uscire in asciugamano!” stavo iniziando a farmi prendere dal panico.

“Potresti uscire dalla mia stanza, così mi vesto!” dissi sperando che lo facesse senza fare troppe storie.

“Non ne vedo il motivo dato che sono sdraiato nel tuo letto e devo ammettere che si sta veramente comodi!” disse con naturalezza.

“ Ho dimenticato i vestiti in camera, potresti mettermeli dietro la porta!” dissi sperando che accettasse almeno quella condizione.

“Non ho alcuna intenzione di alzarmi da questo comodo letto!” disse con un ghigno.

“E allora io non esco da qui!” affermai risoluta.

“Invece devi muoverti...è tardissimo! Altrimenti mi troverò costretto a dire a mio padre che mi fai arrivare sempre in ritardo a scuola!”

Mi stava minacciando?! Era incredibile, prima mi faceva portare la colazione nella stanza e poi mi minacciava? Era incomprensibile.

Uscii dal bagno infuriata,mentre lui stava comodamente sdraiato sul mio letto ad osservarmi compiaciuto.

Cercai la divisa scolastica nella sedia su cui era poggiata, ma mi accorsi che non c'era più, poi mi chiese con aria innocente“ Stai per caso cercando qualcosa?”

“La mia divisa scolastica” esclamai cercandola frettolosamente per tutta la stanza, poi però mi accorsi che l'unico posto in cui non avevo controllato era proprio il letto su cui era sdraiato.

Mi avvicinai all'altro capo del letto, ma lì non c'era poi mi avvicinai alla parte del letto su cui era sdraiato lui e notai che sotto la sua schiena c'era la mia divisa.

“Itou ti sei sdraiato sopra la mia divisa!” gli feci notare.

“Io non vedo nessuna divisa!” disse facendo il finto tonto.

“Dammela!” dissi incominciando ad infuriarmi, sopratutto perché ero seminuda con gli occhi di lui che mi fissavano con insistenza.

“Venitela a prendere!” mi stuzzicò.

Mi piegai verso l'altro capo del letto per tirare la divisa dalla manica che sbucava da sotto la sua schiena, ma era tutto inutile, anzi correvo più il rischio di strapparla.

Poi la sua mano mi strinse il braccio facendomi perdere l'equilibrio e caddi sul letto.

Mi rialzai cercando di prendere la divisa scolastica che era sotto la sua schiena, ma lui in tutta risposta si mise a cavalcioni sul letto stringendomi il polso.

cercai di liberarmi dalla sua stretta ma era tutto inutile, poi sentii la scossa elettrica indebolirmi.

Poi con l'altro braccio libero mi tolse l'asciugamano di dosso che scivolò sul pavimento.

Rimasi immobile, non avevo il coraggio di muovermi ero troppo imbarazzata, mi sentivo nuda com'è effettivamente ero.

Anche lui rimase fermo ad osservarmi, sentivo il peso del suo sguardo addosso:Mi guardava in un modo morboso, ossessivo ed eccitante.

Poi lo vidi avvicinarsi alla mia bocca come quella sera.

Iniziai a sentirmi lo stomaco in subbuglio.

Ero nuda davanti a lui e non avevo neppure la forza di prendere l'asciugamano che era caduto giù dal letto, perché il disagio e la sua stretta sul mio polso me lo impediva.

Rimasi ad osservare i suoi occhi ipnotici smettendo di fare alcun tipo di resistenza, perché era inutile tentare di sottrarsi e poi i suoi occhi sembravano aver preso il pieno controllo di me stessa e l'odore della sua pelle mi inebriava facendomi perdere alcun contatto con la realtà.

Osservavo il mio riflesso dentro i suoi occhi e avvertii una sensazione piacevole invadermi,così senza pensarci troppo,mi ritrovai a sbottonargli la camicia volevo anch'io ammirare i suoi pettorali.

“Che stai facendo?” domandò lui continuando a guardarmi.

“Non lo so...” risposi sorridendo, non avevo idea di cosa stessi facendo, non mi importava capirlo, mi importava solo continuare a stare bene in quel modo con lui.

“No, aspetta ferma...” disse iniziando a farsi prendere dal panico non appena giunsi al secondo bottone.

Mi fermai come se mi fossi appena risvegliata da un sogno, iniziando a chiedermi che cosa mi fosse passato per la testa.

Itou si schiarii la voce evitando di guardarmi e poi disse uscendo dalla stanza “ Sarà meglio che ti vesti”

Mi vestii frettolosamente, volendo in qualsiasi modo dimenticare quello che stava per succedere tra noi due e sopratutto dimenticare il fatto che mi avesse visto nuda.

 

Giunti dentro la limousine che doveva condurci a scuola:

Itou guardava fuori dal finestrino evitando di guardarmi e anch'io feci lo stesso, mi sentivo a disagio dopo quello che era successo tra noi due.

Arrivati a scuola disse “Dimentica quello che è successo!”

Uhm era una costante, ormai la sola cosa che sapeva dire era dimentica quello che è successo.

Poi ecco la nostra “cara amica” Lydia salutarci con un sorriso finto stampato sul viso, mentre io e Itou la salutavamo forzatamente.

Mi soffermai su quel ciondolo, quel crocifisso che portava al collo,cercai di ricordare dove lo avessi già visto,ma i miei pensieri furono interrotti da Yoto.

Mi salutò sorridente come sempre, aveva davvero un bel sorriso, era carino e dolce con quei suoi riccioli rossi e quell'espressione mansueta e bonaria racchiusa dentro quegli occhi color nocciola.

“Guarda che ci sono anche io!” disse Itou accorgendosi che l'amico non la stava neppure considerando.

“Ah si ciao! Amico come butta?” domandò mostrando un sorriso smagliante.

“Sei troppo allegro per i miei gusti!” disse Itou osservandolo con un espressione sospettosa.

“Sei tu ad essere sempre cupo ed emo!” disse Yoto sfottendolo e dandogli una pacca sulla spalla.

“Non sono emo!” si difese.

Lydia rimaneva in silenzio ad osservarci.

“Ah scusa non ti avevo vista, ciao!” disse scusandosi con la presunta ragazza svedese.

“Non fa nulla...” disse flebilmente, atteggiandosi quasi da ragazza timida poi si allontanò inventando una scusa come un'altra.

Mi guardai attorno e vidi tanti ragazzi e ragazze che passeggiavano per il giardino della scuola che ci osservavano con sguardi pesanti e fastidiosi.

“Quella ragazza svedese è strana forte!” esclamò Yoto non appena si fu allontanata.

“Più che strana!” aggiunse Itou.

“Io non credo affatto che sia svedese!” disse Sayoko sbucando all' improvviso.

“E' un robot...” esclamò Itou lasciando i suoi amici increduli.

“Come fai a dirlo con certezza?” domandarono sorpresi.

“Ho un padre che li crea, li so riconoscere!”

“Ma non ha il braccialetto!” sostenni io.

“ Lo avrà nascosto da qualche parte forse lo ha sulla caviglia ...oppure è un robot che non ne ha bisogno...”rispose lui.

“Ma per quale ragione fingersi un essere umano?” lo interrogò Yoto.

“Bel mistero...”rispose lui incrociando il mio sguardo, come se volesse dirmi qualcosa che davanti ai presenti non potesse rivelare.

“Secondo me sono supposizioni assurde, anche se in effetti è di una bellezza surreale quindi si potrebbe in effetti essere un robot...” disse Sayoko meravigliata.

“Non ti starai mica innamorando di quella lì?” domandò Itou sdegnato.

Li osservai stranita e confusa, poi lei rise dicendo “Dai Echiko pensavo lo avessi capito che mi piacciono le ragazze!”

“Ah” affermai cercando di non apparire per nulla scioccata, anche se la mia espressione diceva tutto il contrario. Ora capivo la ragione per cui avesse rifiutato Itou!

“Non ti preoccupare Echiko non sei il mio tipo!” disse ridendo per il mio esagerato sbalordimento.

“Oh ma io non avevo pensato affatto questo...” dissi arrossendo.

“Bè però sei il mio tipo!” disse Yoto causandomi un altro evidente rossore, mentre Itou gli diede una violenta spallata.

“Piantala di dire cazzate!” disse Itou irrigidendosi.

“Oh ma che ti prende? Mi hai fatto male”si alterò Yoto.

“Stava solo scherzando” dissi rivolgendomi ad Itou.

“Ma io veramente...” farfugliò Yoto bloccandosi di botto.

Dopo entrammo in classe, le lezioni si svolsero' come al solito.

Dopo la professoressa disse “Vorrei interrogare, vediamo un po'...Kayashi hai ben 5 insufficienze, che dici di farti interrogare?”

“Si sono preparato” rispose affermativamente passando vicino al mio banco prima di raggiungere la cattedra.

“In bocca al lupo” gli dissi sottovoce.

Mi venne spontaneo augurargli quel in bocca al lupo, dopotutto se andava male quell'interrogazione il padre non l'avrebbe presa bene e se la sarebbe presa sicuramente con la sottoscritta, l' addetta che lo doveva fare studiare.

Itou rispondeva alle domande continue e fastidiose dalla professoressa, era insopportabile non gli dava neppure il tempo di finire le frasi.

Fortunatamente Itou sembrava abbastanza abile con le parole e sembrava anche sentirsi a suo agio seduto su quella cattedra.

Persino la professoressa rimase colpita dalla sua ottima preparazione dicendo “Mi hai piacevolmente sorpresa, dunque ti stai mettendo la testa apposto!”

“Chissà chi è che gli ha fatto mettere la testa apposto...” parlavano fra di loro i compagni ridacchiando malignamente.

Poi vidi dei fogliettini girare per la classe, ma alla sottoscritta questo fogliettino non giunse mai e neppure mi importavano più di tanto le sciocchezze che scrivevano, poi iniziai ad avvertire come la sensazione che ci fosse scritta qualche frase poco carina sul mio conto o su Itou. Fortunatamente dopo suonò la campanella della ricreazione.

 

A ricreazione:

Io, Itou, Sayoko e Yoto passeggiavamo nel giardino di scuola.

Itou per la maggior parte del tempo parve poco comunicativo, mentre tra me e Yoto iniziava ad esserci un certo feeling e stavo sorvolando su quello che mi avesse detto Itou che dovessi stare alla larga dall'amico.

Lui in tutta risposta mi lanciava delle occhiatacce,ma io fingevo di non capire.

Poi comparve una ragazza molto carina dagli occhi castani e i capelli ricci di un castano molto scuro, era molto carina e salutava Itou in modo molto confidenziale.

“Ah ciao Yoko!” esclamò lui sorridendole calorosamente.

Dopo Sayoko disse di avere molta fame e così ci recammo alla mensa per mangiare.

C'era Yoko seduta accanto ad Itou che faceva la scema imboccandolo e lui come uno scemo si faceva imboccare da quella lì.

Mentre Sayoko era seduta nel mezzo tra me e Itou, poi accanto a me c'era Yoto che mi stava parlando di qualcosa, ma non riuscivo più a seguirlo ero troppo concentrata a guardare quei due con la coda dell'occhio.

Mi facevano salire i nervi, certe effusioni così in pubblico.

Itou era indecente, il modo in cui le sorrideva e poi trovava sempre un pretesto come un altro per un approccio fisico.

“Echiko mi stai ascoltando?” domandò improvvisamente Yoto.

“Si, certo!” annuii tentando di apparire credibile.

“Allora che cosa ho detto?” domandò lui mettendomi alle strette.

Sayoko nel frattempo stava mandando dei messaggi, era tutta presa dal telefonino da non tenerci affatto in considerazione, poi si distaccò dal telefonino domandando “Mi sono persa qualcosa?”

Speravo che con la domanda di Sayoko non me lo avrebbe richiesto e invece mi ridomandò “Che cosa ho detto?”

“Niente stavamo parlando della fame nel mondo no?” domandai con scarsa convinzione tentando di apparire simpatica.

“No, veramente ti stavo dicendo... che penso che tu sia la ragazza più bella della scuola” mi sussurrò all'orecchio, scatenando la dirompente curiosità di Sayoko. Itou invece sembrava preso da altre cose per curarsi di noi due.

No, non dovevo curarmi di lui!

Non quando c'era un ragazzo così carino che mi riempiva di tante attenzioni. Iniziavo a sentirmi su di giri dalla contentezza.

“Anche tu sei molto carino!” gli sussurrai timidamente all'orecchio

“Uffa ma che vi dite all'orecchio voglio sapere pure io!” si lamentò Sayoko, sembrava come una bambina capricciosa.

Dopo mi sussurrò ancora all'orecchio “Ti piacerebbe uscire con me...io e te e nessun' altro?”

A quel punto mi sentii confusa, non sapevo cosa rispondere e poi pensavo ad Itou se io avessi accettato mi avrebbe ammazzato e poi non mi avrebbe permesso di uscire da sola con Yoto.

“Si” dissi impulsivamente quasi a volergli fare un dispetto.

Lui non voleva che frequentassi l'amico, bene io avrei fatto tutto il contrario.

Non poteva di certo comandarmi, ok ero il suo robot, ma questo non lo autorizzava ad impedirmi di vivere la mia vita.

Poi mi faceva rabbia l'idea che lui potesse divertirsi con chi gli pareva, mentre io non potevo fare nulla. E poi si trattava solo un'uscita niente di più!

Dopo la scuola l'autista di Itou non era ancora arrivato e alla fine ci incamminammo verso la strada di casa,ma mentre camminavamo lui prese la parola.

“Che vi siete detti all'orecchio tu e Yoto?” domandò stringendo i pugni, sembrava nervoso.

“Non sono cose che ti riguardano” esclamai.

“Allora tu non vuoi proprio capire! Tu a Yoto lo devi lasciare perdere!” disse sbraitandomi contro.

“Na Na Na Na Na non ti sento!” dissi tappandomi le orecchie, non avevo più intenzione di ascoltarlo.

Di colpo smise di camminare e superando il volume della mia voce disse “Non puoi fare quello che ti pare! Io sono il tuo padrone!”

“Tu puoi fare il cretino con quella,mentre io non posso neppure parlare e scherzare ingenuamente con Yoto!” urlai adirata.

“Non sarai mica gelosa di me?” domandò lui con un ghigno.

“No! Figurati, io gelosa...di te! Fossi pazza!” risposi acidamente poi aggiunsi “Solo che mi dà fastidio che tu possa fare quel che ti pare, mentre io per ogni cosa che faccio devo dare conto e ragione a te! Io non ho mai dato conto e ragione a nessuno delle mie azioni, perché non ne ho mai avuto bisogno! So sempre cosa è giusto fare e cosa è sbagliato!”

“E poi mio padre dice che sono io quello viziato” rispose seccato.

“Io non sono viziata, è solo che ho sempre avuto una buona testa, ho sempre capito da sola cosa era giusto fare senza che me lo dicessero' gli altri....” dissi ricordandomi della mia vita passata.

Quando ero stata Aiko avevo sempre avuto libero arbitrio, i miei genitori mi avevano sempre concesso una certa libertà nelle scelte che prendevo e anche quando uscivo con un ragazzo, non ostacolavano mai le mie uscite, magari cercavano di impormi un coprifuoco, ma a parte quello non avevo mai avuto troppe discussioni con loro, perché ero sempre stata impeccabile come figlia, sempre studiosa, volenterosa forse solo nelle faccende di casa ero meno propensa ad aiutare, però a parte quello non mi drogavo, non rientravo tardi la sera e non facevo nulla che potesse dare troppe preoccupazioni ai miei genitori.

Già, i miei genitori! Quanto mi mancavano! Poi improvvisamente mi decisi volevo vederli, non mi importava di Itou e di tutto il resto, del fatto che avessi un'altra faccia e un altro corpo e che quindi molto probabilmente non mi avrebbero riconosciuto.

Volevo vederli lo stesso anche se sarebbe stato troppo complicato spiegare loro che fossi stata riportata in vita e che adesso era per metà umana e per metà robot.

Tentai di ricordarmi la strada di casa, ma Itou iniziò a scrutarmi rabbioso “ Stammi a sentire non importa come sei stata abituata! Ma adesso tu sei il mio robot quindi si fa come dico io...è chiaro?”

Non gli stavo più dando retta, la sola cosa che mi importava era ritrovare la strada di casa.

Dopo mi incamminai, anche Itou riprese a camminare.

Stavo ricordando...Svoltai a destra,mentre Itou mi osservava confuso “Ei dove stai andando, dobbiamo andare da questa parte!”

Mi stava stringendo il polso, poi improvvisamente riuscii a liberarmi dalla sua possente stretta. Sentii una scossa violenta colpirmi, ma nonostante tutto riuscii lo stesso a liberarmi tant'era la determinazione e la voglia di rivedere la mia famiglia.

“Che diamine ti prende?” gridò lui.

“Voglio rivedere la mia famiglia e tu non me lo potrai impedire...Mi hai capito?” Strillai così forte da rompergli i timpani.

“Non puoi...” disse esitante dinanzi alla mia determinazione.

“Questo lo dici tu!” esclamai decisa più di prima.

Ripresi a camminare, ormai sapevo la strada che dovevo fare.

Iniziai a rivedere tutte le strade che avevo sempre attraversato insieme a Liriko, ogni strada, ogni negozio...qualsiasi dettaglio mi riportava indietro nel tempo.

Mi faceva sentire come se nulla fosse cambiato, come se io fossi ancora quella ragazza spensierata che andava a scuola e poi usciva il pomeriggio e il sabato sera con la sua migliore amica e con il suo ragazzo.

C'era solo una persona che mi faceva tornare alla realtà: era Itou a seguirmi rammentandomi la mia nuova vita come robot.

“Ti prego non lo fare! Per una volta dammi retta! Non ti farà bene rivederli!” disse Itou facendosi serio e preoccupato.

Giunti davanti casa mia, mi sentii nervosa e non sapevo più che fare.

Loro non mi avrebbero riconosciuto, mi avrebbero chiesto chi fossi e cosa volessi e in quel momento che cosa avrei dovuto dire?

Di colpo persi tutta la determinazione e il coraggio, forse era meglio andarmene...

“Ci tieni davvero tanto a rivederli?”

“Si! Tu non vorresti rivedere tua madre?”

“Si, se solo potessi...” rispose con rammarico poi con rassegnazione disse “Bene se vuoi rivederli sbrigati a suonare quel campanello...”

“Uhm si però...non mi riconosceranno... che cosa dovrei dirgli? E se non mi credessero'?” dissi confidandogli tutte le mie paure.

“Gli diremo qualche scemenza tipo che dobbiamo fare un sondaggio per un progetto scolastico...poi non puoi dirgli la verità, quello è fuori discussione!”

“Ma io...” dissi con titubanza.

“Bè non appena li rivedrai capirai anche la ragione per cui non puoi svelargli la verità!”

Suonai il campanello e ad aprirmi fu una ragazza, tale e quale a me.

Era come rivedere la me stessa umana, quella che era morta.

La osservai ero proprio io, non era possibile, era come rivedermi riflessa su uno specchio.

“Salve, cosa desiderate?” domandò Aiko.

Osservai i suoi occhi castano chiaro, i suoi capelli corti che gli davano un'aria sbarazzina, il suo viso tondo e quelle grosse guance, ero io non c'era ombra di dubbio.

Anche di fisico era tale e quale a me, non ero mai stata magrissima, avevo sempre avuto una corporatura contenuta né troppo magra né troppo grassa.

Ero letteralmente pietrificata, ero talmente scioccata che non riuscii ad aprire bocca.

Fu Itou a prendere la parola “ Siamo della scuola Aisegawa e vorremmo fare un sondaggio alla a te e a tutta la tua famiglia.”

“Oh ma certo accomodatevi!” rispose cordialmente accogliendoci in casa.

Ci fece accomodare nell'ingresso di casa, osservai la casa accorgendomi che era rimasto tutto tale e quale a come lo avevo lasciato.

“Vado a chiamare i miei genitori! Voi aspettate qui!” disse la ragazza prima di allontanarsi.

“Itou quella sono io? Com'è possibile?” domandai sconvolta.

“Per questa ragione ti avevo detto di lasciar perdere e che non potevi dirgli la verità”

“Ma chi diamine è quella?” domandai agitandomi.

“Il tuo clone!” rispose lui con naturalezza.

“Cosa?”

“Si, non erano riusciti a sopportare la tua morte e così hanno deciso di realizzare un robot che ti somigliasse anche se presenterà naturalmente qualche imperfezione. Nessuno è mai riuscito a realizzare un robot uguale ad un altro essere umano...”

Itou interruppe il suo discorso non appena vide la mia famiglia e Aiko robot raggiungerci.

Rividi il viso di mia madre, quello di mio padre e delle mie sorelle a stento riuscii a trattenere le lacrime.

Dopo iniziammo quel fasullo sondaggio, era Itou a fare delle domande sciocche e banali, io gli reggevo faticosamente il gioco a causa dell'emozione di trovarmi davanti gli occhi la mia famiglia.

Osservai anche la mia sosia, aveva un braccialetto sul polso come me, era un robot come me, eppure in quel momento provai quasi rabbia e invidia nei suoi confronti.

Lei si era presa la mia vita ed io non potevo accettarlo.

Gli occhi di mio padre incrociarono i miei, poi disse “ Hai una voce familiare...”

“Ah, sarà una sua impressione signore...” risposi incerta,mentre osservavo quel perfetto quadretto familiare.

Sembravano felici, nonostante quella fosse solo una me stessa fasulla e imperfetta.

Loro la trattavano come se fossi veramente la loro figlia Aiko e non potevo sopportarlo.

Iniziai a tremare dalla rabbia e dalla tristezza che risiedeva dentro me, avrei voluto dire come stavano realmente le cose, ma non appena vedevo le loro facce sorridenti e inconsapevoli sentivo la forza mancarmi.

Se avessero' saputo la verità li avrei turbati inutilmente, perché non potevo tornare a stare con loro,per legge ormai appartenevo alla famiglia Kayashi.

In conclusione, finito quel sondaggio:salutai la mia famiglia con un sorriso sulle labbra.

Incrociai lo sguardo di quella nuova riproduzione di me stessa e dissi “ Mi raccomando comportati bene con la tua famiglia... rendili felici!” Lei mi osservò con uno sguardo colmo di perplessità,ma nonostante tutto annuii.

Non dovevo più guardarmi indietro, dovevo andare avanti! Anche se il mio futuro sembrava arduo e difficile, anche se le persone che incontravo erano sgradevoli e mi trattavano male, io dovevo andare avanti, dopotutto è questo che significa vivere.

Mai lasciarsi niente alle spalle, mai guardarsi indietro e continuare a sorridere anche quando le cose non vanno come si spera.

Quando raggiungemmo casa Kayashi, Itou prima di entrare disse “ Mi dispiace tanto, non dovevi venirne a conoscenza!” sembrava sinceramente dispiaciuto.

Non avevo neppure la forza di infuriarmi con lui, alla fine la cosa che contava era che loro stessero' bene e fossero felici.

Dovevano aver sofferto tanto per la mia perdita per arrivare a sostituirmi con un robot, il loro era stato un gesto estremo e disperato, perciò non volevo più pensarci.

“Non importa quello che conta è che loro siano felici” dissi trattenendo a fatica le lacrime, poi mi scesero' giù dal viso senza che riuscissi a fermarle.

Itou in quel momento mi strinse forte a sé ed io istintivamente ricambiai.

Mi bastavano quelle due braccia per sentirmi subito meglio, per dimenticare tutto il dolore che stessi provando per la perdita di me stessa.

Aiko, la me stessa umana era morta per sempre e non sarebbe mai potuta tornare.

Adesso ero Echiko che mi piacesse o meno, dovevo accettare quella mia nuova vita, dovevo farlo almeno per loro per la mia famiglia che aveva sofferto tanto la mia mancanza.

Sciolto quell' abbraccio Itou disse “ Mi dispiace davvero”

Mi faceva un certo effetto l' Itou dispiaciuto per me, quasi incominciavo a sentirmi triste per il suo stesso dispiacere che provava per me.

“Sono così dispiaciuto che vorrei fare qualcosa per te...” disse afflitto.

“ Uhm qualcosa per me...” mi si incominciarono ad illuminare gli occhi.

Per una volta che diceva una cosa del genere bisogna pur approfittarne, così dissi “Bene, allora permettimi di uscire con Yoto!”

“Eh? Ti ha proposto un appuntamento?”

“Bè non proprio... dai è solo un'uscita!”

“Non esiste!” esclamò risoluto.

“Dai perché no?” domandai implorante.

“No e no! E tu sai il perchè!” disse senza voler sentire altre ragioni.

“Bè chiederò a tuo padre, lui sicuramente mi darà il permesso!” dissi facendogli una linguaccia, stava tornando ad essere il solito padrone dispotico, però in fondo non era così male come sembrava. Non era così insensibile come voleva farmi credere.

Volevo essere più positiva, cercavo di cogliere qualcosa di buono in lui perché dovevo in qualche modo farmelo piacere perché era il mio padrone. Però ero sicura che non era soltanto questo...c'era qualcosa aldilà dell' Itou che conoscevo, me lo aveva fatto capire quel giorno e tutte quelle volte che aveva fatto qualcosa di carino sminuendolo con le sue parole per evitare di darmi troppa importanza.

Quel giorno la giornata trascorse normalmente, non feci nulla di speciale, stavo di nuovo aiutando Itou a studiare.

Stranamente non fece tante storie, anzi sembrava facilitarmi il lavoro. Riguardo il bacio ci comportavamo come se non fosse mai successo e anche riguardo a ciò che era accaduto quella mattina, non ne parlammo.

Poi la sera prima di addormentarmi rividi i visi dei miei familiari e una lacrima mi rigò il viso e fu allora che dissi sottovoce “Addio mamma, addio papà, addio mie care sorelle e addio anche a te Yuki...”

   
 
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