* Ti amo ma non
voglio dirtelo *
Io non sono il
tuo
ragazzo!
“E dai!!!”
“No, no e ancora no.” Sasuke scansò Naruto e cominciò a rivestirsi.
“Ma cosa ti costa? Ti prego!” Il biondo cercò disperatamente di convincere il moro, ma l’altro era, come al solito, irremovibile.
“Perché dovrei
venire alla tua stupida cena di famiglia?”
Sasuke smise di vestirsi e si volto a guardare l’amico. Lo
sguardo che però gli
lanciò era tutt’altro che
amichevole.
Era freddo, come al solito.
Naruto rimase a bocca aperta; insomma, sapeva che Sasuke non gli
avrebbe detto
di sì subito, ma non si aspettava quel tono acido e quello
sguardo gelido.
“E smettila di fissarmi come un deficiente.” Aggiunse il moro mettendosi la maglietta.
“Io … vorrei che la mia famiglia ti conoscesse” disse un po’ mogio Naruto senza levare lo sguardo dal corpo perfettamente scolpito dell’amico.
“Guarda che i tuoi già mi conoscono. Siamo praticamente cresciuti assieme.” Rispose secco l’altro.
Naruto si sentiva sempre più a disagio, però aggiunse:
“S- sì, ti conoscono, ma non come mio … ” si bloccò. Non sapeva più come continuare e le risposte dell’altro certo non lo aiutavano. Abbassò lo sguardo e si fissò le mani, poi prese un bel respiro e terminò:
“Come mio ragazzo.”
Fece per alzare lo sguardo per
osservare la reazione del
compagno a quelle parole, ma un colpo improvviso lo
immobilizzò sul letto.
Sasuke gli si era seduto sulla pancia e gli aveva bloccato le braccia
accanto
al corpo. Solitamente quando faceva così a Naruto piaceva.
Gli piaceva sentire
le mani forti dell’amico scorrere sul suo corpo. Si
sottometteva completamente
a lui in quelle occasioni. Adesso però l'altro non voleva
sedurlo, piuttosto voleva
terrorizzarlo.
Sasuke abbassò la sua testa fino a sfiorare quella del
biondo e sibilando
disse:
“Chi diavolo ti ha detto che io sono il tuo ragazzo?”
Naruto era veramente spaventato. Non l’aveva mai visto così arrabbiato e, per un attimo, temette che Sasuke l’avrebbe veramente ucciso.
“Bhé, andiamo a letto assieme da due settimane.” Trovò infine il coraggio di aggiungere Naruto.
“E allora?” sussurrò gelido l’altro.
“Io … io …” Naruto deglutì a fatica. La vista gli si annebbiò e le parole si bloccarono in gola facendogli male.
“Non piangere frignone. Anche se facciamo sesso da due settimane, non significa che stiamo assieme. Ficcatelo bene in testa, capito?”
Naruto tratteneva a stento le lacrime. Certo, sapeva che non doveva aspettarsi una dichiarazione d’amore, ma almeno pensava di essere degno di un minimo di sentimento da parte del moro. A quanto pare non era così. Non sapeva cosa facesse più male: il fatto di essersi innamorato di una così o il fatto che quella persona gli stava spezzando il cuore. Sasuke si alzò a prese il suo cellulare dal comodino dove lo aveva lasciato. Aprì la porta della camera del biondo, ma prima di uscire si voltò verso di lui. Naruto era seduto sul bordo del letto e guardava dritto davanti a sé, fuori dalla finestra. Sasuke si sentì male. Quel ragazzo aveva il potere di fargli cambiare radicalmente umore nel giro di poco tempo.
“Naruto … ” disse l’amico.
L’altro non voltò nemmeno il viso, ma il moro poteva vedere le lacrime che gli scivolavano timide sulle guance. Si rese conto che forse era stato un po’ duro. In fondo voleva bene a quello scemo, era pur sempre il suo migliore amico. Lasciò cadere la borsa e andò a sedersi accanto al biondo. Restarono qualche momento così, in silenzio. Poi Sasuke mise un braccio attorno alle fini spalle del biondo e sussurrò piano:
“Mi dispiace.”
Naruto si voltò a guardarlo con espressione stupita. Sasuke non chiedeva mai scusa. Mai. E ora invece quelle due parole erano uscite da quelle sue splendide labbra. Il biondo abbracciò di slancio l’amico e si avvinghiò a lui prima che le sue braccia lo respingessero. Sapeva che stava praticamente firmando la sua condanna a morte. Sasuke odiava tutto questo sentimentalismo. Poco dopo però, con sorpresa, sentì le forti braccia del moro circondarlo e le sue calde mani sulla schiena che lo accarezzavano piano per farlo smettere i piangere. Naruto si rilassò e pensò che avrebbe voluto restare così per sempre. L'odore che emanava il corpo del moro era inebriante e a Naruto cominciava a girare la testa. Dal canto suo Sasuke era stupito di quello che stava succedendo. Lui non aveva mai abbracciato nessuno in quel modo, solo sua madre quando era bambino. Doveva dire però che non è che gli dispiacesse molto il corpo di Naruto aderito contro il suo. In fondo, anche se non voleva ammetterlo, Naruto gli piaceva. E tanto anche. Con la mano gli sollevò il viso e, dopo avergli sorriso, gli diede un breve ma dolce bacio sulle labbra. Poi guardò l’orologio, delicatamente scansò Naruto e disse:
“Adesso devo andare o arriverò in ritardo.” Poi cominciò ad avviarsi verso la porta. A metà strada però la voce allegra di Naruto lo fece voltare.
“Questo vuol dire che verrai alla cena?”
Sasuke guardò il viso sorridente dell’amico. Si perse per un attimo nei suoi occhi così puri color del cielo. Si soffermò sulle linee armoniose del suo corpo che finivano sotto le coperte. Osservò quelle dolce labbra che gli piacevano tanto, soprattutto quando lo baciavano con desiderio. Sorrise.
“No.” E uscì sbattendo la porta.