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Autore: jillien    19/02/2011    6 recensioni
Severus guarda la sua compagna dalla finestra ed ha un’epifania: capisce che non può rimanere bloccato nelle ombre del suo passato.
[Storia classificatasi 3° al Sound&Music Contest di Rem, Elyl e Piperina e vincitrice del Premio Giuria di Piperina]
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Contesto generale/vago
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take what's

Nick: Jillien

Titolo: Will you take what’s left of me?

Pairing: Severus/Hermione

Personaggi: Severus Piton, Hermione Granger

Genere: Romantico, Commedia

Rating: Verde

Avvertimenti: One Shot, Crack Pairing

Canzone scelta: What’s Left of Me- Nick Lachey

NdA: 1_Il libro che Severus legge è “Gente di Dublino” di J. Joyce, l’ho scelto perché si ricollega al termine dell’epifania ovvero la manifestazione, la realizzazione (anche se sono certa che lo sappiate già xD).

2_  Le strofe della canzone non sono inserite in ordine ma a seconda dell’attinenza con il paragrafo, anche se, se non sbaglio, solo due sono invertite.

Riassunto:  Severus guarda la sua compagna dalla finestra ed ha un’epifania: capisce che non può rimanere bloccato nelle ombre del  suo passato.

Terza Classificata al Sound&Music Contest indetto da Elyl, Piperina e Remvsg e vincitrice del Premio Giuria di Piperina ( con mia grande gioia!)

 

Will you take what’s left of me?

By Jillien

 

[Now I’m broken

And I’m faded

I’m half the man I thought I would be

But you can have what’s left of me]

 

Severus Piton guardava dalla finestra, semplicemente. Guardava il piccolo cortile dietro Spinner’s End e come la sua compagna l’aveva fatto rifiorire, arido pezzo della sua infelice infanzia.

Whatch my life, pass me by, in the rear view mirror, pictures frozen in time.

Aveva provato a dissuaderla dall’intraprendere quel patetico tentativo di rimodernamento di casa sua, un’inutile spreco di energia e di tempo, soprattutto perché avrebbe dovuto fare tutto senza magia, per non far insospettire i Babbani del quartiere. Aveva cercato di spiegarle che avrebbero preso una casa solo loro, che non puzzasse del suo passato, ma Hermione non aveva voluto ascoltarlo. Piccola testarda Grifondoro, a volte la preferiva quando era una studentessa, almeno il suo terrificante ascendente su di lei era ancora intatto.

 

Instancabilmente si era rimboccata le maniche tutte le mattine da quando lui era tornato a casa per l’estate da solo, perché, anche se non glielo aveva detto, voleva per lei un posto che sapesse solamente di loro. Seduto sulla consunta poltrona davanti dalla finestra del salotto malmesso, una tazza fumante di the nero in una mano e un libro nell’altra, aspettava che la ragazza facesse irruzione nel suo giardino come tutte le mattine da una settimana a quella parte. Come se l’avesse appellata sentì il cigolio del vecchio cancelletto di ferro, ormai arrugginito e, subito dopo, una matassa di capelli castani gli coprì la visuale inferiore della vetrata, debitamente incantata perché Hermione non potesse scoprire che tutte le mattine si alzava solo con lo scopo di guardarla lavorare. Infondo, nonostante non lo avrebbe mai ammesso, gli faceva piacere tutta la dedizione che quella ragazzina metteva nel volergli migliorare la vita. Non che ci pensasse ora, certo,  da quando aveva sentito il cigolio l’unico pensiero che gli vorticava furiosamente in testa era, a suo parere, estremamente stupido: lui e quel dannato cancello erano simili. Erano entrambi arrugginiti ed entrambi succubi della delicatezza della ragazza; si ricordava il rumore infernale che quel pezzo di ferro faceva ogni volta che chiunque altro, compreso lui, lo spingeva.

La guardò trafficare nel suo giardino finché non ne ebbe abbastanza di fango e erbacce, finché non se ne andò lanciando un’occhiata dolce verso la finestra della sua camera da letto. Rimase davanti alla finestra finché non sentì in cigolio del cancello che sembrava gemere sotto il tocco della ragazza.

Dannato cancello traditore.

Si alzò con un sospiro, posando la tazza di the intoccata e il libro sul tavolino – The Dubliners - e si preparò per uscire. Si mise il mantello e si smaterializzò a Diagon Alley.

 

I don’t wanna waste another day

Stuck in the shadow of my mistakes.

Severus Piton guardava dalla finestra, semplicemente. Come sempre la ragazza aprì puntuale il cancelletto traditore che le permetteva di entrare nella proprietà dell’uomo. Come sempre si legò i capelli e si mise a lavoro tra le erbacce che ancora infestavano il suo giardino, tutto sembrava ripetersi esattamente allo stesso modo ma questa volta, mentre la guardava, Severus non aveva tra le mani un libro di James Joyce, né una tazza di the. Fece scivolare una mano tra le pieghe del mantello e sentì la morbida consistenza del velluto sotto i polpastrelli. Quando vide che la ragazza aveva finito per quella mattina e che stava per lanciare la consueta occhiata alla finestra della camera da letto – cosa ci avrà mai visto in quella camera spoglia divisa solo per qualche ora? – tolse l’incantesimo dalla vetrata del soggiorno e le fece segno di entrare.

I’ve been dying inside, little by little, no where to go

Running from my self until, you gave me a reason for standing still

 

“Hai già fatto colazione?” le chiese facendole strada in cucina, l’oggetto nelle sue tasche sembrava pesare tonnellate.

“No, come tutte le mattine. Aspettavo che qualcuno me la offrisse come pagamento per il mio duro lavoro.” rispose con un sorriso, sedendosi. In effetti aveva veramente sperato  che l’uomo si affacciasse dalla finestra verso cui guardava ogni volta e che le offrisse dei Pancackes e del Pudding. Severus la guardò con un sopracciglio alzato, smettendo per un momento di armeggiare con le padelle e lasciando che un incantesimo facesse il resto.

“Sono positivamente certo di averti espresso la mia perplessità quando ti sei messa in testa di averla vinta contro il mio giardino”.

“Perplessità? Perplessità è alzare un sopracciglio con uno sguardo interrogativo, tu mi hai sbraitato contro” sbottò incrociando le braccia sotto il seno. Un fischio li avvisò che il the era pronto, un altro gesto della bacchetta e il fuoco si spense. Severus preparò la tazza, il piatto con i Pancackes e il Pudding, e lo sciroppo che lei adorava da quando l’aveva costretto a vedere quel film Babbano dove non facevano altro che fare colazione.

“Sorvolando sul fatto che io non sbraito - iniziò mettendosi a sedere sulla sedia vicino a lei, l’immancabile tazza di the stretta tra le dita lunghe - ti ho semplicemente espresso il mio parere e cioè che, dato che tutti ti ritengono una strega così straordinariamente brillante, avresti dovuto capire da sola che sarebbe stata fatica sprecata”.

Hermione batté con forza la tazza sul vecchio tavolo, facendone uscire un po’ del contenuto e causando l’inevitabile alzarsi del sopracciglio del suo compagno.

“Non sapevo che cercare di migliorarti la vita rientrasse nella categoria fatica sprecata!” Esclamò arrabbiata.

Severus mormorò qualcosa dentro la sua tazza, innervosendo ancora di più la ragazza. Si alzò in piedi, conscia che se fosse rimasta ancora sarebbero finiti di nuovo a litigare.

L’uomo appoggiò delicatamente la tazza sul tavolo. “Non è la mia vita che stai cercando di migliorare trafficando in giardino, ma il mio passato. E quello, ti assicuro, non si può affinare”.

Hermione rimase in piedi, immobile, le mani appoggiate sul tavolo e le braccia rigide, i capelli più arruffati del solito.

Ma ogni volta che ci passa dentro le mani per avvicinarla ancora di più gli sembrano ciò che di più morbido esiste, a parte la sua pelle.

 

Like an hunger, like a burning,

To find a place I’ve never been

 

Anche Severus si alzò, poggiò la tazza nel lavandino e le indicò il salotto. La fece accomodare sulla sua poltrona –quella di pelle consunta – e Hermione quasi non ci credette, perché non le aveva mai, mai permesso di occupare il suo posto, non da sola almeno. Iniziò a preoccuparsi per il prolungato silenzio dell’uomo, del suo uomo.

“Severus…”

 “Non puoi cambiare il mio passato, Hermione, questa è fatica sprecata. Innegabilmente”.

 Le fece cenno di tacere e la sua mano scivolò nella tasca. “E’ metà della mia vita, fa parte di me ed è una parte che ormai è passata”.

 

I’m half the man I thought I would be

But you can have what’s left of me

 

“Ma ieri ho avuto un’epifania…”

“Mentre mi guardavi come tutte le mattine?” Lo interruppe sorridendo, la rabbia che scemava tanto più che scivolava nella poltrona.

“Si, e tanto per cambiare sei riuscita a smascherarmi. Cosa che non è riuscito a fare nemmeno il Signore Oscuro, sorprendente”.

“Dubito che tu e Voldemort aveste lo stesso feeling che abbiamo noi”. Sentì un brivido correrle su per la schiena alla sua stessa affermazione.

“Pensi di riuscire ad evitare di interrompermi continuamente?” Sibilò.

 Deglutì sonoramente, tirò fuori la mano dalla tasca stringendo una piccola confezione di velluto e gliela mise in mano.

“Questo è per chiederti se vuoi far parte di ciò che resta di me”.

 Hermione si premette una mano sulla bocca, incredula, incapace di staccare gli occhi dalla scatolina poggiata sul suo palmo. Era certa che Severus la stesse guardando, in attesa di una sua risposta ma, per quanto si sforzasse, non riusciva a pensare. Per la prima volta in vita sua non riusciva ad aprire la bocca e dar voce ai suoi pensieri.

“ Non che sia pratico di queste cose, ma generalmente le scatole contengono qualcosa, quindi dovresti aprirla e poi, credo, darmi una risposta” sussurrò con voce roca. Allungò una mano e le sfiorò piano una guancia con la punta delle dita.

 

Give me something to believe in,

Tell me it’s not all in my head.

 

“Hermione...”

“Si”. Sussurrò, talmente piano da non essere sentita.

“Come?”

“Si – gli prese la mano sulla sua guancia e gli diede la confezione – e sono positivamente certa che sia chi fa la proposta a dover aprire il regalo. E per Natale ricordami di regalarti qualche altro libro di Joyce, si è rivelato un ottimo complice”. Gli rispose con un sorriso. Ecco la sua Grifondoro.

 

Take what’s left of this man, make me whole, once again,

‘Cause I want you, and I feel you.

 

 

Riporto il giudizio delle Giudice che mi ha un sacco rallegrato la giornata :D

 

3) Will you take what’s left on me? - Jillien 
- grammatica: 9/10 
- stile: 9/10 
- originalità: 9,3/10 
- caratterizzazione personaggi: 8,3/10 
- trama: 8,3/10 
- giudizio personale: 9,3/10 
- sottofondo musicale: 14,2/15 
- totale: 67,4/75 

Crediamo di adorarti. Seriamente. Scrivi in modo semplice ma non banale e allo stesso tempo non troppo altisonante, hai uno stile personale che apprezziamo molto, soprattutto perché è fluido e ciò che scrivi si legge che è un piacere. 
Ammettiamo che la Severus/Hermione ci ha sempre fatto senso e non riusciamo a concepire questi due personaggi come una coppia, ma nella tua storia ci sono piaciuti. Sono favolosamente IC e l’epifania di Piton è a dir poco perfetta. Le sue battute poi sono fantastiche, davvero, ci è piaciuto moltissimo come l’hai fatto parlare. 
Ho apprezzato moltissimo la scelta di non descrivere cosa c’è dentro la scatoletta anche se tutti lo immaginiamo (magari c’è un boccino d’oro e noi pensiamo a tutt’altro). 
La trama è easy ma non inesistente, racconti di una routine nella vita di due persone e di un momento particolare in cui le cose cambiano. Ah, donna, hai citato Joyce. Citazione coraggiosa la tua, ma assolutamente perfetta. Sappi che se parteciperai ad altri nostri contest ci aspetteremo una bella citazione per ogni storia che scriverai! 
Passiamo ora al sottofondo musicale. La canzone è perfetta, davvero. Ha un ritmo dolce e nostalgico con un punta di rabbia, di sentimento forte e quasi violento che esplode e lascia dolcezza e rilassatezza subito dopo. 
Le citazioni della canzone all’interno della tua storia sono state ben scelte e la proposta-non proposta di Piton è perfetta, quando dice “Questo è per chiederti se vuoi far parte di ciò che resta di me” e poco sotto il testo “Give me something to believe in”.... perfetto. 
Indubbiamente hai un dono particolare nel riuscire a mettere insieme vari elementi e creare qualcosa di assolutamente unico e straordinariamente evocativo, era come se tutte le immagini scorressero davanti ai nostri occhi con la musica di sottofondo. 
Ti facciamo i nostri complimenti, la tua storia ci è piaciuta moltissimo. Brava! 

   
 
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