Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Lady_blood    19/02/2011    3 recensioni
-Sebastian, quando la pianterai di seguirmi?
-Io non ti seguo.
-Ah no??
-No. Studio a fondo i tuoi movimenti.
-Sei un fottuto paraculo.
-Me ne rendo conto da me, senza il bisogno dei tuoi atteggiamenti scurrili, Veronika.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ciel Phantomhive, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6:

Veronika.


Mi lasciai cadere mollemente sul divano dell’appartamento. Ogni cosa era sul blu, tranne quella stanza: rossa e oro. E c’era un quadro con un bel bambino dagli occhi chiari come i capelli, il viso pallido e dall’aria perversa, con un sorriso che pareva più un ghigno. Un disegno così verosimile che mi sembrò che mi fissasse.

Ciel e Sebastian si sedettero di fronte a me, sulle poltrone, ed io li guardai interrogativa.
“Allora. Credo che tu abbia bisogno di sapere..” cominciò con la sua voce maledettamente sensuale Ciel.
Sebastian continuò per lui. “.. che il mio amico qui presente sta per essere giustiziato davanti a quello che voi chiamate volgarmente Satana. Il suo nome in realtà è Lucifero.” la sua voce annoiata mi innervosì, e mi irrigidii sistemandomi poi sul divano rosso. Mi stavano per caso prendendo in giro??
“Sebastian, non credo che le interessi il fatto che fra qualche decina d’anni morirò. Credo che ciò che la riguardi..” fece un gesto con le mani “.. Sia il motivo.”
Li guardai senza capire. Lucifero? Giustiziato? E che centravo io?
Strinsi l’anello fra le dita.
“C’entra per caso il mio anello?”
“Non ci può essere cosa più lontana da questa cosa che la Scheggia di Hope, Veronika.”
“Scheggia? E chi è questo Hope?” cominciavo veramente a capirci poco, mi confondevano.
Ma ciò che importa ora, è che vi spieghi il nostro primo giorno di scuola.

**


Il liceo statale Colombo, nella sua fiera decadenza, era il liceo più.. strano.. che si potesse vedere in giro. Era d’uno splendido azzurro (quel colore sembrava perseguitarmi), leggermente rovinato e spezzettato dall’edera. Le finestre erano di taglio gotico, come le porte e gli archi, e ricordava vagamente una villa. L’interno sembrava la residenza Trancy, sia per i mobili che si trovavano nelle classi e per i corridoi. Un punto a sfavore della scuola? Era priva di armadietti, anche se avrebbero rovinato il quadro generale. Gli insegnanti erano giovani, tranne quello di storia. Era appassionato della storia della Roma Antica: e ti credo, c’aveva vissuto.
Io e Ciel camminavamo vicini, osservando gli interni, mentre lui mi illustrava con aria teatrale ogni cosa. La storia del luogo, a chi era appartenuto, il vecchio preside che era impazzito.
Ed io mi sbellicavo.
Era bello stare con lui. Poi, ci fu lo shock generale.
Vedemmo un ragazzo di pressoché sedici anni, frequentante il terzo anno, dai folti e studiatamente disordinati capelli neri e occhi d’un intenso rosso che teneva per la vita una ragazza dai capelli castani e occhi d’un profondo castano. E si mangiavano la faccia. Oh cielo, che scena.
“Ah, grandioso, vedo che ha conosciuto nelle vesti di studentessa la povera Sharon. A lavoro non sarà più la stessa cosa.” disse con aria contrariata il bel ragazzo al mio fianco, che mi passò una mano sulla vita, abbracciandomi delicatamente senza essere possessivo.
Eravamo vestiti simili: entrambi con una camicia di flanella a quadri, lui sempre di quel blu che tanto gli donava, io di verde, con jeans stretti, ma lui non tanto stretti da sembrare.. confuso, e scarponi. Lui aveva la solita frangia a coprire l’occhio destro.
“Chi è Sharon?” chiesi candidamente.
“Il mio capo.” disse stancamente toccandosi con un gesto involontario la nuca. “E’ piuttosto violenta. Se Sebastian la lasciasse, credo che perderebbe l’uso degli arti dalla vita in giù. E non solo.” mormorò ridacchiando.
Passammo avanti, e poi la malvagia campanella ci costrinse a incamminarci verso la nostra aula. Era un mese che ci frequentavamo, e potevamo dichiararci con orgoglio impegnati l’una con l’altro.
Mi sfiorò le labbra con le sue, ed io avvampai.
“Ah, buona fortuna con il professore del Giurassico. E’ un tipo piuttosto strano! ” mi mormorò ed io mi strinsi a lui in un leggero abbraccio.
“E tu sta attento a non fare cavolate, Signor Rischio-di-rimanere-senza-ciò-che-mi-è-più-caro-al-mondo.” lui sgranò gli occhi. Ghignai del mio stesso doppio senso, e mi avviai assieme a lui verso la nostra sezione. Ci mettemmo in punti diversi dell’aula come accordato per evitare di distrarci l’un l’altra.. ma comunque ripensai a ciò che mi aveva detto: strano? In effetti, quando vidi il professore entrare, nel suo giaccone marrone a motivi scozzesi troppo grosso, e nel vestiario del diciannovesimo secolo o giù di lì, mi scoprii a sorridere. Già mi piaceva quel prof. Ci alzammo in blocco, e ad un suo gesto ci risedemmo con uno stridio di sedie.
“Buongiorno, ragazzi!” disse, tutto allegro.
“Buongiorno professore.” Ripetemmo noi, senza l’allegria che cominciava a caratterizzare quel prof che sapeva di nonno.
“Allora, ma quante facce nuove..” disse lui, sorridendo bonario. Gettò uno sguardo al registro, dove c’erano scritti i nomi di tutti.
“Austin Christie.” Chiamò.
“Presente!” disse la mia migliore amica.
“Bodlaire Veronika.”
“Presente.”
Vidi Ciel irrigidirsi e gettare uno sguardo rapido a Sebastian, accanto a lui, che scosse - ridendo - la testa. L’appello continuò senza problemi, e rivelò che Ciel era l’ultimo nella lista.
Il professore gli gettò uno sguardo freddo. Evidentemente non andavano d’accordo.
“Oggi parliamo dell’Inghilterra Vittoriana, visto che quell’età è stata una delle più importanti. La Regina Vittoria scese al trono a soli 18 anni, ed era una Regina viziata e capricciosa.”
Il mio sguardo non mollò nemmeno un momento Ciel, che iniziava ad agitarsi.
Sebastian sogghignava. Tanto per cambiare, no?
Il professore iniziò ad assumere un tono arrogante, quell’aria saputa che cominciava a dare sui nervi alla classe. Soprattutto a Phantomhive. Si, ok, lo chiamavo Phantomhive in classe.
Ciel alzò la mano con aria stizzita.
“Professore, lei ha saltato una parte importante di quest’epoca: la situazione sociale.”
Il professore lo guardò malissimo, la classe invece con aria divertita, mentre il povero Sebastian faceva una smorfia con le labbra.
“La nobiltà, per quanto graziata, era in una situazione difficile. C’erano omicidi, stupri, e casi che.. rattristavano la Regina. Il popolo era in fioritura, ma non mancava la prostituzione, il crimine, lo sfruttamento minorile. C’erano paesi che sfuggivano alla legge con banali giochetti.”
“E questo lei lo sa, signor Phantomhive, perché..?”
“Fonti sicure.”
“Può dirci quali?”
“Il diario del Mastino della Regina, il mio omonimo e antenato Ciel Phantomhive.” Il suo sorriso falso mi fece sorridere a mia volta. Amavo quando faceva il fico.
“E dov’è questo fantomatico diario, signor Phantomhive??”
“E’ bruciato.”
“E dovrei crederle?”
“E perché non farlo.”
Lo scambio di battute sembrava vagamente una partita di ping pong.
Sospirai, o forse emisi un gemito di sollievo, quando la campanella suonò. Ci alzammo e ci dirigemmo tutti verso il corridoio, armati di borse e libri.
Presi Ciel per un orecchio e lo abbassai fino alle mie labbra, mentre il suo viso si storceva in una smorfia vagamente dolorante.
“Idiota! Ma mi hai sentita quando ho detto niente cavolate o hai travasato tutto?” dissi, tra i denti.
“L’ostilità di quel professore verso di me c’è da quando sono qua! Ahia! Lascia il mio povero orecchio!” esclamò lui, e lo accontentai, per poi avere l’effetto elastico. Lui si rizzò subito eretto, tenendosi con entrambe le mani la parte strattonata.
“Uffa, Vero, ma perché?”fece il tono da cucciolo ed io lo abbracciai dolcemente.
“Suu, Ciel, non fare così..” gli baciai la parte interessata, scostando con il naso le mani. Lui sorrise stampandomi un lieve bacio all’angolo della bocca. Socchiusi gli occhi e vidi un lampo rosso nei suoi.
Sorrisi facendo finta di non aver visto nulla, per poi sentire di nuovo la campanella suonare e vedere Ciel gettare uno veloce sguardo all’orario.
“Peeeerfetto, educazione fisica.” Mormorò, andando verso il suo armadietto. Prese un paio di tute da basket ed una da ginnastica artistica (panta-collant e una maglietta aderente) che mi lanciò.
La presi al volo.
“Ma.. educazione fisica in seconda?”
“Si, l’orario provvisorio è parecchio sballato, tipo quando Seb è fatto, hai presente?”
Sorrisi.
Mi prese per la vita, e poi mi accompagnò in palestra raccontando con aria stranamente malinconica.
“Sai.. nel diciannovesimo secolo, nell’epoca Vittoriana, poche famiglie si sono distinte: la famiglia Trancy, Phantomhive, Fumo, Colonna, Middleford e.. Bodlaire.” Rimasi vagamente scioccata. “Tutte ricchissime, e governate da bambini prima di sparire. La maggior parte di loro era in una situazione tragica. Tranne la Bodlaire, quelle famiglie sembravano non aver più eredi. Evidentemente, Ciel Phantomhive deve essersi divertito prima di morire per “tisi”.” Sospirai annoiata. “Aspetta, fammi parlare. Nella famiglia Phantomhive si tramandava un anello, la Scheggia di Hope, di cui era sparita la gemella. Girava la voce che fosse stata data in dono a qualche altra famiglia di quelle che ho citato, ma a chi non ci è dato saperlo.”
Mi diede in mano l’anello che portava sempre al pollice.
“Ecco, è questa.”
Rimasi meravigliata dalla purezza di quel blu, ma non tanto da volerla per me e peccare d’avidità.
Sorrise anche lui al mio sguardo.
“Andiamo, sta per arrivare la prof. Ah, attenta, se ti prende in antipatia è capace di farti fare venti flessioni solo per uno starnuto / sbadiglio / stiracchiamento / attimo di riposo / aver alzato la mano. E altre cose che non mi ricordo.”

“Scommetto che ti ha preso in antipatia!”

“Ti sorprenderò, sono il suo preferito… dopo Seb.”
Mi finsi esageratamente meravigliata, portandomi le mani alla bocca.
“Nooooooooooo!”
Lui scoppiò a ridere, una risata che sentii spesso ma che non illuminò mai i suoi occhi.


**


Sbadigliai stancamente sulla panchina nel parco. Strofinai la mano destra sulla coscia, per poi alzarmi dando un colpo alla stessa.
Cominciai a camminare, la testa vuota, gli occhi leggermente spiritati. Troppe, troppe informazioni. La Scheggia, la sfortuna, i demoni.. Diamine.
Stavo andando a casa, per mettermi un momento in pace, ma il mio sguardo venne attirato da uno spazio verdeggiante con alcune coppie. Guardai la mia camicia, o meglio.. quella di Ciel che mi aveva regalato. Sorrisi amara.
Menzogne. Solo e solamente menzogne. Ogni sguardo, ogni bacio. Sentii un groppo in gola. Non dovevo piangere, non per lui. Erano solo quattro mesi che stavamo insieme, e nonostante non avevamo mai detto un “ti amo” o neanche “ti voglio bene”, non potevo non sentirmi tradita.
Potevo anche non credergli su quello che aveva detto su di me ma non potevo negare quello che mi aveva detto – sussurrato in un orecchio – su se stesso e su Sebastian.
Menzogne. Menzogne.
Solo, solamente ed esclusivamente menzogne.



*****Note di Bj*****
Ok gente, si, lo so. Sono crudele. Ma questo serve ad introdurre ciò che ha sconvolto Ciel in passato, cioè quello che ha concluso il capitolo quattro.
Veronika ha scoperto troppe cose tutte insieme, e purtroppo questo incrinerà pericolosamente ciò che a fatica ha instaurato col gelido Ciel.
Ma passiamo al passato (eh?!): Come vi sembra il primo giorno di scuola? xD
Ne vorrei uno così anche io! (per esattezza, vorrei essere al posto di Sharon.. =Q__ ah, lei non durerà molto, neanche una settimana, ma conosciamo bene il nostro Sebby-chan!)
Il capitolo è solo l’ennesima anticipazione: è diviso in più parti, tra presente e passato.
Ovviamente, godetevi la coppia, perché ci sono guai in vista

  
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