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Autore: Kuruccha    19/02/2011    7 recensioni
Il destino dipende dalle decisioni prese.
[What if?][Long-fic]
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Katara/Aang
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 8 - Cambiamenti


Da una mezz'ora a quella parte, come succedeva tutti i pomeriggi fin dal primo giorno d'apertura, il Jasmine Dragon straripava di persone.
La gente che, al solito, affollava le strade, riempiendo l'aria di quel brusio di fondo che caratterizza le folle, sembrava ancora più rumorosa rispetto al mattino già trascorso. Ba Sing Se prolificava, nonostante i soldati della Nazione del Fuoco fossero ovunque; nessuna città era così popolosa, nè lo era mai stata. Apparentemente, niente la accumunava ai tanti paesi fantasma dell'ex Regno della Terra.
Esattamente come in strada, anche il vociare all'interno della sala da tè era più chiassoso del dovuto.
Strano, sono solo le tre del pomeriggio, pensò Zuko, come se l'ora potesse giustificare il mancato silenzio - e come se quella fosse un'osteria, e ci si potesse aspettare che i clienti si trasformassero col semplice passare del tempo in un branco di ubriaconi urlanti.
Poi, mentre con precisione millimetrica allineava le sedie ai tavoli corrispondenti, notò che lo zio, intento a versare l'acqua nelle teiere, stava stringendo i manici ben più di quanto avrebbe dovuto. E, nel farlo, guardava lontano, fuori dalla porta aperta, come fosse concentrato nell'ascolto di qualcosa di remoto; fremeva, i nervi tesi e gli occhi socchiusi.
D'improvviso, Zuko vide, all'altezza del negozio di fronte, un uomo che correva come un forsennato, evitando abilmente la miriade di persone che gli si parava davanti.
Sembrava che scappasse, rimuginò, le mani ancora strette al legno dello schienale di una delle sedie.
Un altro uomo si precipitò lungo il viale, seguito a poca distanza da una terza persona, questa volta una donna, con la stessa concitazione dei due che l'avevano preceduta.
Sentì, alle spalle, l'inequivocabile rumore della ceramica che veniva poggiata sul legno, e poi udì lo zio parlare.
 - Prego, buon uomo. Beva pure il suo tè senza preoccuparsi.
Benchè fossero tutto sommato cordiali, trovò molto insolite le sue parole; si voltò per osservarlo. Lo vide slacciarsi il grembiule in tutta fretta e abbandonarlo insieme al vassoio sul bancone laterale.
Lo zio si avvicinò alla porta spalancata e guardò il cielo ad ovest. Scese un paio di gradini dell'entrata, e invece di fermarsi e rientrare - come Zuko si aspettava avrebbe fatto - continuò nella discesa, e mosse i primi passi in direzione del quartiere vicino.
Nel frattempo Zuko si era a sua volta avvicinato alla finestra che dava sulla strada, perplesso dal comportamento di Iroh; lo vide annusare l'aria - e solo in quel momento si accorse dell'inequivocabile odore acre che aleggiava tutt'intorno, e si chiese come i suoi sensi avessero potuto peggiorare così tanto, nel suo essere Li.
Fuoco.
Spalancò gli occhi, spaventato.
In lontananza, a ovest, nubi nere cariche di cenere, gonfie e veloci, vorticavano ripiegandosi su se stesse; un vento caldo - ancora più caldo di quell'aria bollente che sempre ristagnava tra le mura - soffiava e arroventava, irritante a contatto con la pelle nuda. Tra tutto quel nero, calde fiamme si stavano sollevando dagli edifici bassi, così tipici di quel posto.
Sentì lo sguardo di Iroh posarsi su di lui. I loro occhi si incrociarono per un solo istante, che fu sufficiente.
Io vado.
E mentre lo zio si allontanava con passo veloce, benchè nel suo cervello si stessero facendo spazio mille domande - E la sala da tè? Non possiamo lasciarla incustodita! E' piena di clienti! - non esitò un solo istante, e lo seguì.
Andiamo, si disse, e corse dietro di lui senza curarsi di nulla.



 - Sveglia, ragazze!
Suki si sentì fissare da due paia d'occhi.
 - Ma io non sto dormendo - risposero due voci, all'unisono.
 - Oh... Scusate - si giustificò, incrociando le braccia al petto e stringendo le spalle. Spostò lo sguardo da Mai a Ty Lee, ridacchiando imbarazzata. - Non sono pratica, si vede, eh? - continuò.
Le altre due si sarebbero guardate a vicenda, perplesse, se non fosse stato per il muro di ghiaccio posto tra loro; non potendolo fare, continuarono a fissarla.
 - Venite a fare colazione?
Seguì un momento di silenzio.
 - Ty Lee?
 - Dimmi, Mai.
 - E' impazzita per il freddo? - domandò.
Ty Lee e Suki risero sonoramente, in coro.
 - No, non sono pazza - rispose, sporgendosi verso la serratura che chiudeva la cella di Mai. - Sono qui in sostituzione. Penso solo che mangiare fuori da questo buco vi migliorerebbe l'umore - motivò, girando la chiave nella toppa.
Mai ammutolì, perplessa.
 - Cosa vuoi da noi?
Suki spalancò la porta.
 - Assolutamente nulla. Dovrei, forse?
 - E cosa ti assicura che non cercheremo di scappare? - le domandò, ancora seduta sul letto tra le comode pellicce, guardandola negli occhi.
Ty Lee si avvicinò alle sbarre della propria cella, cercando inutilmente di infilare la testa tra una stalattite e l'altra per poter assistere a quel dialogo.
 - So che non proverete a scappare. Ricordo quello che avete fatto per noi - continuò, sostenendo il suo sguardo - e inoltre avete delle ottime referenze. Mi hanno parlato molto bene di voi.
Ora mi ricordo di lei. Era tra quelli che abbiamo fatto evadere dalla Roccia Bollente, concluse finalmente Mai, ricostruendo i pezzi.
 - Il tuo è un debito di riconoscenza, quindi? - le chiese, immobile nella cella, indecisa se uscire o meno.
 - E' riconoscenza, sì, ma senza debiti. So bene di dovervi molto, ma non ho modo di ripagarvi - rispose, volgendole le spalle per aprire l'altra serratura. - Ho sentito dire che siete scappate da Azula.
A quel nome, sia Mai che Ty Lee si pietrificarono.
 - Ci ho pensato molto, in tutto questo tempo. Per saldare il mio debito, potrei liberarvi e lasciarvi andare; ma non conosco un posto più sicuro di questo, francamente. Stare qui è la scelta migliore che possiate fare - consigliò, facendo cigolare la porta ghiacciata della gabbia sui cardini, sentendo il rumore della neve secca che grattava contro altra neve. - Questa è la ragione per cui non vi lascerò scappare, e per cui vi suggerisco di non farlo - disse ancora.
Nessuno aveva mai parlato loro in maniera così diretta, nei due anni che avevano trascorso lì. Ne rimasero colpite.
 - Certo, forse non sono in grado di impedirvelo. Ma vi garantisco che vi darò del filo da torcere, e sarà unicamente per il vostro bene - concluse.
Ty Lee sorrise.
 - Tregua? - propose Suki, spostando lo sguardo dall'una all'altra.
Ty Lee era già fuori dalla sua cella, baldanzosa come al solito, e si avvicinava a braccia spalancate come se volesse abbracciarla. Anche Mai, dal canto suo, sebbene molto più esitante, si era ormai alzata dal letto.
 - Io ci sto! - affermò decisa Ty Lee, decidendo all'ultimo che sarebbe stato più consono procedere per gradi e afferrandole le mani. - Diventiamo amiche! - continuò, con un sorriso incredibilmente grande.
Suki sorrise a sua volta. Non aveva davvero sperato di poter interagire con loro così presto. Poi si voltò verso Mai, che non aveva ancora detto nulla, ma la cui espressione si era, almeno leggermente, distesa.
 - Avete fame? Ho notato delle vere leccornie, nei vostri piatti - disse, riprendendo il discorso originario.
 - Una fame incredibile - confermò Ty Lee, decisa. - Mangiamo in cortile? - propose, fremente.
Sia lei che Suki alzarono gli occhi verso Mai.
 - E cortile sia - concesse, con un gesto della mano, e la sua aria da snob le fece sorridere tutte sotto i baffi.



 - Zio, aspetta!
Iroh, imperterrito, non accennava a diminuire la velocità del suo passo.
 - Zio! - provò a chiamarlo ancora Zuko, ma non ottenne nemmeno un minimo cenno che facesse intendere che le sue parole erano state udite.
Gli doleva un fianco. Dovette fermarsi, ansimante, per riprendere fiato. Li non era certo molto allenato.
Alzò il viso, cercando in lontananza nel fumo grigio la figura dell'uomo che continuava ad allontanarsi. Il suo abito era già diventato poco più di una macchia confusa.
Strizzò gli occhi che già bruciavano, poi li riaprì di scatto. Strinse i pugni, e cercò di andare nella sua stessa direzione.



 - E questo? Ne sei capace? - urlò Ty Lee, curvando la schiena all'indietro e lanciandosi in una serie di salti capovolti.
Chissà come può fare queste cose senza vomitare dopo aver appena mangiato, si chiese Mai, addentando quello che sembrava essere un brandello di carne secca.
 - Altrochè! - le rispose Suki di rimando, infervorandosi, già in piedi e scattante.
 - In effetti, ricordo di avervi visto fare delle acrobazie niente male, una volta - disse l'altra, poggiando le mani sulle gambe tese e fisse a terra, riprendendo fiato.
 - Se non ricordo male, tu eri in grado di bloccare il controllo del dominio, giusto? - le chiese, le mani poggiate sui fianchi.
 - Esatto! - rispose Ty Lee, riavvicinandosi alle altre con una spettacolare serie di acrobazie.
 - Ora, per favore, siediti e finisci di mangiare. Mi viene la nausea al solo vederti volteggiare così - la implorò Mai, sempre intenta a masticare la sua porzione di carne secca.
 - Non posso! Non voglio sprecare questo momento, mangerò più tardi - si giustificò, allontanandosi di nuovo. Infilò meglio gli enormi guanti che le aveva regalato Bato, e corse via.
 - Certo che è proprio piena di energie, eh? - commentò Suki, rivolta all'altra.
 - E' sempre così. Lo è sempre stata, da quando la conosco - disse, mettendo in bocca quel che rimaneva della carne. - Sarebbe il caso che si desse una calmata, piuttosto.
 - No, non è vero. E' bene che sia così. E' bello che sorrida anche in una situazione del genere, non trovi?
Parli di sorrisi con la persona sbagliata, avrebbe voluto dirle.
Per tutto quel tempo, in cui le giornate passavano uguali una dopo l'altra, non aveva fatto altro che evitare di pensare a cosa sarebbe stato del suo domani. Da quanto tempo non alzava gli occhi a quel cielo luminoso che sovrastava le mura della prigione, ma si limitava a guardare il soffitto della cella e lamentarsi del freddo?
Mentre guardava l'amica esibirsi nell'ennesima combinazione di volteggi, e mentre osservava quella strana ragazza ridere e battere le mani urlandole miriadi di complimenti, pensò che avrebbe voluto avere anche solo un briciolo dell'ottimismo che pervadeva quelle due.
Ma aveva ragione lei: con un solo sorriso, il domani le sembrava già meno cupo. Con una risata, la paura di Azula sembrava almeno un po' più lontana. Aspettare di essere uccisa per mano sua non era più l'unica cosa che potesse fare.
Valeva la pena di fare almeno un tentativo.
 - Tregua - le sussurrò, come se non le interessasse di essere ascoltata.
Suki si voltò, e sorrise ancora.



 - Zio!
Iroh si era fermato a pochi passi da quella che sembrava l'ultima casa ai margini dell'area dell'incendio. Un intero blocco di abitazioni del quartiere ovest stava bruciando; l'aria era quasi irrespirabile, ed ovunque c'era gente che scappava da quell'inferno, arrancando e tossendo; molte persone si sorreggevano a vicenda - e non tutti erano abitanti di quella zona: molti erano semplicemente dei curiosi, richiamati come mosche dalle disgrazie che non li riguardavano. Si era scontrato con più di qualche uomo, arrivando fino a quel punto; avrebbe voluto aiutare tutti, ma era troppo preoccupato all'idea della gente che conosceva e che poteva ancora essere imprigionata in quel braciere.
L'area in cui si trovava la loro casa sembrava essersi salvata; tuttavia, molti negozi e molte case erano ancora in piena combustione, e nessuno sembrava poterci fare nulla. Strizzando ancora gli occhi, dopo essersi portato la manica della maglia a coprire il naso, ripassò mentalmente le posizioni delle abitazioni di tutti i clienti fissi del locale, nonchè dei negozi di fiducia da cui comprava le merci ogni settimana. Lo sguardo di Zuko, all'unisono con quello dello zio, si diresse oltre uno dei tanti ristoranti per controllare se la bottega dei genitori di Jin si fosse salvata. La posizione non era certo rassicurante.
Corsero, o meglio arrancarono, verso il negozio, ostacolati da un'orda di persone che improvvisamente si era diretta contro di loro.
Non trovarono Jin, ma furono trovati; lei li notò prima che potessero farlo loro.
 - Li! Zio! - gridò, correndo in loro direzione. Era sporca di fuliggine, e i suoi vestiti erano pieni di bruciature.
 - Jin! State bene? - le domandò lo zio, abbracciandola non appena fu abbastanza vicina.
 - Io e la mamma sì, ma papà è rimasto dentro l'edificio - disse.
Zuko vide gli occhi della ragazza riempirsi di lacrime, e due strisce di pelle luminosa e pulita che andavano a formarsi piano piano su quel viso poggiato sulla spalla di suo zio. Lo vide scomparire vicino a quel colletto verde, mentre le mani sembravano stringere sempre più fermamente la veste da lavoro dell'uomo.
La schiena dello zio si irrigidì, drizzandosi. Accarezzò con entrambi i palmi le spalle di Jin, ma la afferrò con decisione, allontanandola. Poi si lanciò di scatto verso il negozio in fiamme.
 - Zio! - urlarono Zuko e Jin all'unisono.
Iroh si fermò a poca distanza dal primo focolaio, e portò le mani, serrate in due pugni, davanti al viso.
Chiuse gli occhi e prese un profondo respiro. Poi, con un gesto netto, aprì le mani portandole verso terra. Le fiamme si allontanarono quel tanto che bastava a farlo passare.
Jin si coprì la bocca, evidentemente sconvolta.
Iroh si lanciò attraverso quella che una volta era stata la porta del negozio.
Zuko guardò Jin, che ancora fissava il varco vuoto aperto dallo zio, come un tunnel in mezzo a quelle fiamme. Poi, lei cercò i suoi occhi, come a chiedere conferma di ciò che aveva appena visto.
Addio, Li, fu la sola cosa che Zuko fu in grado di pensare, lanciandosi dietro lo zio e dominando a propria volta il fuoco.



*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*
19-2-2011
Mi arrendo all'evidenza di non riuscire a mettere online più di un capitolo a settimana ._. I miei innumerevoli lavori mi portano via troppo tempo. ;_; Scusate ;_;
Comunque sia, questo capitolo è stato veramente difficilissimo da scrivere XD Ringrazio sia F13 che Talpy per averlo letto prima della pubblicazione, e per avermi segnalato errori e problemi vari *_*
Che dite? C'era abbastanza azione? Le cose si sono mosse un po'?
E... sì, ho dato fuoco a Ba Sing Se T_T Non volevo! Lo giuro!
Ok, stranamente non ho niente di particolare da dire in queste note - o almeno, non mi viene in mente niente di rilevante - tranne il fatto che ce lo vedo troppo, Zuko, ad allineare le sedie ai tavoli facendo attenzione ai millimetri che le separano le une dalle altre e dal tavolo XD Non so perchè, ma ad immaginarmelo mi diverto un sacco. XD
E... Lo zio è davvero un figo è_é
Passo e chiudo XD A prestoooo <3
Commenti? Commenti? ;3;
   
 
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