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Autore: ItsAryel    20/02/2011    1 recensioni
C’è sempre qualcosa di speciale quando due esseri viventi che sembrano essere esclusi dal mondo si incontrano e creano insieme qualcosa simile alla magia. A volte però la semplice magia può essere distrutta per sempre per colpa del Destino.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  Somewhere Over the Rainbow...

 

 

 09.16.11

Che cos'è la morte?

Nessuno saprebbe rispondere a questa domanda, nessuno può. Nessuno sa se provoca dolore, nessuno sa se veramente si vede una luce bianca che, splendente, abbaglia gli occhi e l'anima. Nessuno può dirmi cosa proverò in quei momenti. Nessuno sa dirmi se saprò di stare per emettere il mio ultimo sospiro.
Ma tormentarmi l'anima con questi pensieri non mi fa per niente bene. Il mio cuore diventa più pesante e i miei diciassette anni mi sembreranno tutta una farsa messa in scena da attori che, ogni volta, cambiano maschera solo per me. Non voglio credere che tutto ciò che provano per me sia solo finzione, non posso credere che tutto ciò che provo per loro non valga nulla. No, io ho vissuto questi diciassette anni con tutta me stessa, senza lasciare niente di intentato, senza arrendermi alla prima difficoltà anche se lo facevo credere agli altri. Sembra strano ma non credere in me stessa mi rende più forte, più viva. Riesco cosi ad affrontare ogni batosta della mia piccola vita. E anche quando mi sento sola, in realtà non lo sono mai veramente: Dio, Allah, Buddha o qualunque nome abbia è vicino a me. Sento la sua mano appoggiarsi sulla mia spalla e dirmi sussurrando un "resisti".

Ho ritrovato la fede grazie ad una persona che credevo non sarebbe mai diventata importante nella mia vita. Nicholas Parker, il mio vicino di casa, la persona silenziosa che si sedeva nel mio stesso tavolo a pranzo solo perché il fratello, David,era mio amico. Era il ragazzo che guardava affascinato la neve scendere dalla finestra, senza però venire a giocare con me e suo fratello in quella candido giardino dietro le nostre case. Era quello che suonava il piano da solo nel salotto e lasciava la porta aperta sul retro in modo che la canzone arrivasse anche a me che, rapita, ascoltavo quella fantastica melodia dal balcone della mia stanza. Lo capivo al volo, per me non ha mai avuto segreti, come io per lui.
D'altronde siamo cresciuti insieme. Eppure non siamo mai stati veramente amici. Non ci siamo mai fatte confidenze segrete, non siamo mai usciti solo noi due per un gelato, non abbiamo mai visto il tramonto abbracciati. Tutte cose che invece ho fatto con David. Chiarisco subito che David è solo un amico per me come io per lui. Mi ha sempre trattato come una sorella minore e l'unica volta che abbiamo provato a baciarci siamo scoppiati a ridere. Ma era lui che mi proteggeva da tutto il mondo cattivo che c'era li fuori. Lo fa ancora, anche se a distanza.
E' entrato all'Ohio State University e viene ormai nel New Jersey solo per visite veloci una o massimo due volte al mese. Contando che ora ha anche una ragazza che ama vicino a sè, è normale che non mi chiami tanto spesso come vorrei. Ma è grazie a questo motivo che in quest'ultimo anno che io e Nicholas ci siamo avvicinati molto di più.
Come se stare insieme faceva sentire meno pressante l'assenza di David, ormai fratello per entrambi.


E' diventato mio amico giorno dopo giorno, pensare a lui nei momenti difficili mi faceva stare bene, e ora ce l'ho vicino anche nel momento più buio di tutta la mia vita, probabilmente l'ultimo.
In questi mesi, lui è stata la mia casa, la mia famiglia. Non dico che i miei genitori non erano presenti in quei momenti, che non ho mai raccontato loro nulla. Solo che, forse per la vicinanza di età, sapevo che Nicholas mi poteva capire più facilmente e più velocemente rispetto a loro, con i quali avrei speso solo parole a vuoto.
Ma non li ho dimenticati, anzi li ringrazio ancora per tutto ciò che hanno fatto e stanno facendo per me.


Nicholas ormai è parte integrante di ciò che sono ora. Mi ha fatto ricredere in tante cose, mi ha fatto tornare a credere in Dio, mi ha fatto tornare a credere nell'amore.
Si, dopo la mia ultima delusione non ho voluto più fidarmi dei ragazzi che incontravo in giro. Gli unici a cui volevo bene, a cui voglio bene, sono David e Nicholas. E mio padre, ma penso che ormai non sia più un ragazzo.

Dopo che l'ultimo ragazzo che mi piaceva mi ha detto chiaramente di essere solo un'amica per lui, ho smesso di correre dietro a loro.
Mi sono detta che è meglio se aspetto ancora un pò di tempo, almeno a diventare maggiorenne. Poi i ragazzi più grandi apprezzeranno ancora di più una ragazza che non ha mai baciato nessuno. Ma, devo ammettere, che questa era solo una scusa che usavo. Non ci credevo neanche io.
Pochi giorni dopo Nicholas è entrato nella mia vita in punta di piedi, come se stesse camminando su un vetro che si sarebbe potuto rompere. No, non è stato affatto irruento, anzi.
E devo ammettere che mi è subito piaciuta la sua dolcezza, il suo modo pacato di parlare, di fare le cose più semplici della vita. Sorride anche lentamente, come se avesse paura di vivere quel momento di gioia troppo velocemente, cosi velocemente da farlo passare troppo in fretta.
Adoro il modo in cui mi abbraccia quando sono giù e sentire le sue mani calde che scaldano le mie, fredde anche sotto le coperte di questa stanza bianca, mi rilassa e mi fa sentire meglio, nonostante la mia situazione continua a peggiorare.

Mi sono innamorata di lui, e forse non vivrò neanche abbastanza per dirglielo.
Forse è meglio cosi, forse lui respingerà una ragazza senza capelli, bianca come il latte e quasi sul punto di morire a causa di un tumore. I medici dicono che è troppo avanzato e che non possono fare più nulla. Quindi non mi rimane niente da fare che aspettare la mia fine.
Forse inconsapevolmente ho sempre saputo che non sarei uscita viva da questo ospedale quando ,sei mesi fa, mi hanno rinchiuso qui dentro.
Forse è per questo che sono ancora cosi tranquilla: sapevo già che tutto sarebbe finito, ancora prima che fosse iniziato.


Vorrei sul serio che questo pezzo di carta lo leggesse, quel Nicholas con occhi scuri come il cioccolato che non mangio da molto e con quei ricci marroni che ricordano le onde del mare talmente sono perfetti. Quello stesso Nicholas che ora mi fissa dal corridoio attraverso quel vetro che ci divide. Vicino a lui i miei genitori e i medici in camice bianco che mi hanno sempre fatto paura.
Anche io sarei voluta diventare medico, ma sarei stata uno di quei medici sempre con il sorriso sulle labbra, che cerca sempre di tenere alto il morale del suo paziente anche quando è ad un passo dalla morte.

Mi fissa con uno sguardo indecifrabile, ma è bellissimo. E' una delle ultime volte che posso vederlo cosi bello.
Gli vorrei veramente dire che lo amo più di ogni altra cosa, ma non posso alzarmi. Non più ormai. Ho a malapena la forza per scrivere queste due parole su questo foglio di carta riciclata con un gatto sul fondo sinistro che dorme. Ma ormai l’ho coperto con questa anima d’inchiostro che ci ho riversato sopra, cosi come la malattia si riversa su di me, lasciando negli altri solo un mio ricordo sbiadito. Lo so, ho detto che non devo pensare negativamente, non in queste ultime ore.


Ho alzato lo sguardo per tre secondi dal foglio: è ancora li. A fissarmi, con un braccio appoggiato orizzontalmente alla vetrata e la testa su di esso. Le parole che escono dalla bocca dei dottori lo stanno uccidendo, cosi come uccidono mia madre che si fa vedere forte davanti a me, davanti a loro, ma che sicuramente piangerà sulla spalla di mio padre nel corridoio nel cuore della notte, credendo che io non la possa sentire. Per altri due secondi mi concedo di guardarlo negli occhi, di guardare quelle labbra che, in contrasto con gli occhi pieni di lacrime, mi sorridono. E’ un sorriso pieno di forza e speranza e, io spero, anche di amore.
I miei occhi chiedono riposo sempre più spesso ultimamente, e il mio corpo insieme a loro. Non posso fare nient’altro che lasciarmi andare in un altro bellissimo sogno, dimenticando la realtà che mi circonda per poter stare con il mio principe azzurro che, dopo aver aperto le sue ali di angelo, mi porterà tra le stelle tenendomi stretta a lui, senza farmi cadere.
 

Mi sto innamorando del vento
che mi porta il tuo profumo,
  mi sto innamorando del bagliore
  dei tuoi sorrisi timidi;
    ed ho pietà per l’ombra
    che riesci a spazzar via
           con la luce dei tuoi occhi.


Lo ammetto ora, davanti ad un foglio di carta perché vedere nei tuoi occhi un possibile rifiuto porrebbe fine alla mia esistenza ancora prima che la fine arrivi veramente:

Ti Amo, Nicholas.
 
 
 
 
Un’altra lacrima bagna quel foglio aperto e spiegazzato ai lati. Era rimasto per due mesi in un cassetto della scrivania di un ragazzo di diciotto anni, lo stesso ragazzo che ha osservato per l’ultima volta il sorriso di quella ragazza nel letto bianco poco prima che si addormentasse. L’aria di quel mattino di fine settembre è fredda, pungente, entra nelle ossa.
Ma Nicholas non sente freddo. Non sa neanche lui il motivo per cui si è alzato presto ed è arrivato fino a quel promontorio a picco sul mare, dove le onde si infrangevano con un frastuono cosi forte da sembrare una tempesta. Quella mattina sapeva solo era il posto dove dirigersi per liberarsi dai suoi parenti, dai suoi amici, per poter ritrovare il suo ricordo.
La casa accanto alla sua ormai era vuota: i signori White si sono trasferiti in un appartamento a New York. Nessuna traccia di lei.
Non c’è più il suo sorriso, non c’è più il suo viso che ascolta rapito la melodia che suona al piano. Lei era sicura di non farsi scoprire, ma lui l’aveva sempre saputo e lasciava aperta la porta solo per lei. Suonava sempre alla stessa ora perché voleva che lei lo sentisse, perché voleva che lei capisse che le note sui suoi spartiti erano stati tutti ispirati e dedicati a lei. Era la sua musa, era la sua vicina di casa, era la ragazza che amava da sempre.
Il coraggio di rivelarsi, lui, beh, non l’ha mai avuto. E stava male vedendo David che rideva con lei, che si abbracciavano sulla spiaggia alla luce del tramonto. Lui era solo un’ombra invisibile dietro di loro che coglieva solo attimi fugaci della bellezza di quella ragazza che gli aveva rubato il cuore e l’anima.
Alla partenza di David per l’Ohio State University c’era anche lei. La fissava, senza farsi vedere da nessuno, tanto meno da lei. Lontano da tutti la guardava ridere e piangere allo stesso tempo. Sarebbe dovuto andare lui ad abbracciarla e ad offrirle la sua spalla per liberarsi di quelle lacrime amare che rendevano i suoi occhi azzurri più scuri. Avrebbe dovuto essere lui a dirle che, anche se son fatti con la tristezza del cuore,i sorrisi degli amici sono il più bel dono, e il suo è il più bello di tutti.
Lui era pienamente d’accordo con il fratello che, poco prima di salire sull’aereo, lo prese da parte e lo abbracciò. Gli disse che si sarebbero sentiti sempre e che li sarebbe andati a trovare in ogni istante che poteva. Poi sospirò e con un sorriso , indicando quella ragazza che aveva catturato il suo cuore, gli disse di non mollare perché prima o poi anche lei si accorgerà di amarti. Erano fatti per stare insieme, anche David glielo aveva annunciato.
Ma il destino gioca brutti scherzi a volte.
Nicholas ricorda benissimo quella sera, dopo che i dottori le avevano rivelato il tumore, che lei era corsa subito da lui, tra le sue braccia, a piangere. Non fecero nient’altro quella sera. Non parlarono neanche. Rimasero nella stanza di Nicholas tutto il tempo: lui la abbracciava, lei si sfogava piangendo e tirando pugni che non gli fecero mai male. Ricorda che si era addormentata su di lui e che la fissò tutta la notte dormire, sfiorando delicatamente le sue gote rosse e i suoi capelli mossi. Sorride ancora a quel ricordo.
Ricorda benissimo ciò che stava succedendo, mentre lei scriveva quel foglio che ora è tra le sue mani. I dottori gli avevano appena detto che aveva solo poche ore, probabilmente non sarebbe giunta a vedere la luce del mattino seguente. La malattia l’avrebbe portata via prima dell’alba. Non voleva assolutamente perderla, la sua vita non avrebbe avuto più senso, non dopo sette anni che ami una persona senza più poterla vedere né stringerla tra le braccia. Le sorrise, quando i loro occhi si incontrarono, poiché vederla li, circondata da fiori colorati che lui le aveva sempre portato, con quel cappello di lana calato sulla testa calva, sembrava un angelo.
Un angelo che presto Dio avrebbe ripreso con se.
Si addormentò presto quel giorno, con quel foglio su cui aveva scritto stretto in mano. Aspettò solo due minuti, il tempo che i suoi genitori se ne andassero nello studio privato del medico per continuare a discutere di fatti più seri, come un funerale. Quella volta Nicholas non li seguì ed entrò piano in quella stanza di cristallo che profumava di pesco. Si sedette vicino a lei e le prese una mano tra le sue, scaldandola. In quel momento si accorse del foglio. Lo lesse, e ad ogni parola il suo cuore perdeva un colpo per poi riprendere a battere ancora più forte di prima. Sorrise, sorrise come mai era riuscito a fare. Quelle parole erano tutto ciò che lui si voleva sentire dire da lei, che voleva da sempre dire a lei.
No, non avrebbe permesso che se ne sarebbe andata prima di dirle ciò che provava per lei. La fissò, e solo in quel momento notò che era sveglia. Quegli occhi azzurri lo fissavano impauriti, ma un sorriso le salì all’improvviso sul volto quando lo vide.
< Nicholas, io posso…>
Le appoggiò una mano su quelle labbra morbide e rosee, chiedendole di aspettare. Si alzò, la prese in braccio e, dopo averle messo una felpa sulle spalle, la portò nel giardino dell’ospedale, sotto un albero di Magnolia. L’appoggiò sul verde prato di settembre, che lei non toccava da circa tre mesi, a causa dell’aggravarsi della sua malattia.
E fu sotto quel prato che, senza darle il tempo di dire nulla, le prese il viso tra le mani e vi lasciò li sopra un bacio pieno di sentimento. Il primo bacio di lei, il primo di lui. C’è sempre qualcosa di speciale quando due esseri viventi che sembrano essere esclusi dal mondo si incontrano e creano insieme qualcosa simile alla magia.
< Ti amo anch’io…>
 
Ora invece è solo, su quel promontorio.
Il ricordo di quell’unico bacio ancora sulle sue labbra.
Il vento si è alzato e raffiche lo lasciano quasi senza fiato.
Una foto di una ragazza dai capelli castani e occhi azzurri galleggia sull’acqua.
Poco lontano quella lettera che lui stringe ancora tra le mani.
Ancora insieme da qualche parte al di là dell’arcobaleno.
 
 
Con le ali del pensiero
Vorrei volare
Ai confini del cielo
Dove finisce il tempo
E inizia l’infinito.
 
Incontrarti là
Nel rumoroso silenzio,
nell’armonia perfetta
dell’universo
dove tutto ebbe inizio.
 
Ritrovare te
Che sei parte di me,
sentire ancora la gioia immensa
della tua presenza.
 
Nella perfezione dei sentimenti,
avere tutto nel nulla
per sempre amore nel tutto 






   
 
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