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Autore: Chelsea_Pin    20/02/2011    3 recensioni
Sentì la sua interlocutrice ridere e la guardò per la prima volta in viso;le guance arrossate in contrasto con la pelle bianchissima la facevano sembrare una bambola di porcellana,un demone di porcellana. Sì,perché i lisci fili d’ebano rilegati in due codine molli ai lati del viso la facevano sembrare una bellissima creatura del male.
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Si passò velocemente una mano sui capelli,anche se goffamente. Aveva sempre odiato gli smoking,lo facevano così muscoloso e paffuto. Si girò,guardando Michelle piangere sommessamente tra le braccia di Haner. Indossava anche lui un paio di occhiali da sole,ma la testa leggermente inclinata verso il basso faceva intendere il suo dolore. Jhonny guardava distratto gli alberi,mentre i suoi occhi rossi si riempivano di lacrime,per poi sparire accompagnate da un grosso sospiro.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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≈Don’t really care about the things that they say, 
Don’t really care about what happens to me... 



Dopo due lunghe ore di viaggio,Romain svegliò Geneviève,avvisandola che erano arrivati. Aprì piano gli occhi,guardandosi intorno. Non riusciva a riconoscere quel posto,non si ricordava niente. Scesero tutte le valigie dal bagagliaio e il loro autista li mostrò uno stabilimento non molto grande dove avrebbero alloggiato. Non era poi così male,era discreto,più che un hotel assomigliava a una pensione,almeno da fuori. Inoltre il giardino verde che circondava l’edificio gli dava un'aria ancora più accogliente
-Geneviève!- Tutti e tre si girarono verso la voce,vedendo due ragazze in mezzo alla strada che li guardavano. La prima ragazza aveva un sorriso che andava da un occhio all’altro,con due guanciotte che non permettevano la visibilità degli occhi. L’altra era seria,con le braccia incrociate. Aveva un’aria…come dire,superiore. Geneviève rimase sorpresa,chi erano? Cercò di fare mente locale,ma due braccia circondarono il suo collo,distraendola dal flusso dei suoi pensieri.
 

Poggiò la penna sul banco,guardando il foglio bianco davanti a se. In realtà non era totalmente bianco,aveva completato il primo esercizio grazie alle parole che erano scritte sotto. Purtroppo non ci poteva fare niente,da quando se n’era andata non riusciva più a studiare. E certo,riusciva a memorizzare qualcosa solo con lei presente. Era più forte di lui, nonostante i genitori lo minacciassero di cancellare le lezioni di chitarra (che al momento era l’unica cosa che davvero contasse per lui) non riusciva a concentrarsi sulla scuola. Appariva una cosa così distante e irraggiungibile,così come lo era la sua ex amica. Da quel giorno di fine estate non si erano più sentiti. Aveva provato più volte a chiamarla,trovando sempre il numero occupato,spento o irraggiungibile. E ogni giorno non riusciva a togliersela dalla testa, lui aveva rispettato la promessa,ma lei? Lei l’aveva cancellato dalla sua vita. Quanti mesi era lontana,ormai? Quattro?Cinque? Aveva perso il conto. Ed era solo in quel posto per colpa del suo carattere squilibrato;nessuno voleva stare con il fantomatico ragazzino tutto trassato a scuola. Anzi,forse un amico c’è l’aveva,un certo Sanders che frequentava i corsi di chitarra con lui,non che fossero amici intimi,certo,ma parlavano tranquillamente insieme,condividevano gli stessi generi musicali e quant’altro.
Sbuffò,girando il foglio dall’altra parte,per poi mimare con le labbra parole a caso scritte sul foglio,prendere la penna,poggiarla su uno spazio vuoto e scuotere la testa. Era giusto per fare un po’ di scena se la prof si fosse girata verso di lui. Non gli andava di subirsi altre prese in giro anche da parte della professoressa. Sentirsi ripetere che non sarebbe andato avanti neanche con la musica lo faceva incazzare,e anche molto. Cosa ne sapevano loro della sua vita? Che cosa gli importava? Ma soprattutto che cosa ci guadagnavano a stuzzicarlo? Evidentemente amavano ricevere insulti e la sua voce,ma ancor di più amavano vederlo fuori dalla scuola.
Eppure Zachary era un bravo ragazzo,per caso qualcuno ti ha spezzato il cuore?Non sapeva nemmeno lui quanto odiava quelle fottute parole che a ogni chiamata dal preside sua mamma ripeteva,accennando un sorriso di scuse. Perché lo faceva? Anche lei voleva incidere nel rovinare la reputazione a suo figlio? Eppure sapeva bene qual’era il motivo,ma non voleva accettare quella debolezza di suo figlio.
Geneviève l’aveva viziato alla grande,lo coccolava,lo aiutava a studiare nonostante fosse un anno più piccola di lei…insomma,fino a due anni prima non erano mai stati staccati. Forse all’inizio della terza media LEI si era fatta nuove amiche e qualche amico e LUI nessuno nonostante avesse iniziato la prima superiore,continuava a ingelosirsi per ogni conquista della sua migliore amica,che diventava sempre più carina. Ma la trovava carina come una sorella,l’amava come una sorella. Fino al giorno in cui lei gli aveva dato la “lieta” notizia. Ma,che bisogno c’era di dirle che l’amava non più come una sorella proprio due ore prima del loro addio? Nessuno,non voleva far star male anche lei.
Si girò alla sua destra,fissando la sua compagna di classe che continuava a sbatacchiare  la matita sul banco,quanto odiava quel rumore insopportabile? Si rincuorò in fondo,evidentemente neanche lei aveva studiato,o magari anche lei aveva problemi sentimentali,o famigliari,o tutto quello che voleva. Ma rimaneva sempre il fatto che non aveva studiato,e Zachary adorava quel punto. Ma adorava ancor di più quella melodia che giungeva dal corridoio. L’unico suono stridulo che avesse mai adorato nella sua carriera scolastica,la campanella a fine ora. Si mise lo zaino in spalla e prese il foglio,buttandolo sulla cattedra per poi volatilizzarsi con una velocità che neanche lui sapeva di possedere. Attraversò velocemente la strada per ritrovarsi in spiaggia,era fortunato ad abitare lì. Si rifugiò sotto una piccola grotta scavata nella roccia dal mare e prese il pacchetto di sigarette che custodiva segretamente nella tasca interna del suo giubbotto. In effetti doveva iniziare a cambiare luogo per nasconderle,i genitori si sarebbero chiesti perché teneva il giubbotto in pelle nera durante l’estate,sapendo che il loro figlio soffriva terribilmente il caldo. Posò la testa nella roccia e prese l’accendino a forma di lucertola,era affezionato a quell’oggetto,l’avevano trovato lui e Geneviève nella sua cantina. Accese la sigaretta e mandò fuori il primo sbuffo di fumo,per poi chiudere gli occhi e continuare a fumare indisturbato. Non credeva di essersi addormentato,visto che i sogni si confondevano così bene con i suoi viaggi mentali. Sentiva solo un dolore allucinante al dorso della mano,ma non aveva voglia di guardare cosa succedeva. Si destò quando un braccio continuava a scuotere violentemente e con forza la sua spalla. Aprì di scatto gli occhi aspirando tutto d’un colpo l’aria possibile. Si trovò davanti un colosso,un armadio a quattro ante. Anzi,neanche tanto,quelle magliette larghe e svolazzanti che indossava lo facevano sembrare magro. Sbattè più volte le palpebre prima di riprendersi del tutto,non riusciva mai a essere completamente lucido quando lo svegliavano di scatto.
-Hey,hai un accendino da prestarmi?- Chiese quello davanti a lui. Zacky lo guardò un attimo,scrollandosi la sua mano di dosso,e annuì distratto frugando nella tasca alla ricerca dell’oggetto richiesto. Rimase a fissarlo,un ragazzo estremamente alto e magrolino,come si poteva vedere dal braccio,ma con una forza immane. Sembrava tanto il gigante buono,tranne che per la maglietta nera con un teschio circondato da strani disegnini blu tutt’attorno,con una vistosa scritta verde in alto: P A N T E R A.  Porse l’accendino al tizio e alzò un angolo della bocca a formare un sorriso visibile solo a lui,agli altri sarebbe apparsa una strana smorfia.
-Perché sorridi?- Chiese il tizio davanti a lui. Zacky scrollò le spalle in un gesto di naturalezza,piegando leggermente la testa da un lato.
-Hai buoni gusti musicali- Disse semplicemente ma non ricevette nessuna risposta,per poi girarsi verso la mano che ancora gli faceva male. Vide un vistoso segno rosso e la sigaretta spenta sopra. La mandò via in fretta,mugugnando.
-Ah sì,mi sono dimenticato di dirti che stavi bruciando da circa cinque minuti- Lo informò il ragazzo,piegando verso di lui e allungando la mano.
-The Reverend Tholomew Plague- Disse serio,giocando con la sigaretta tra le labbra. Zacky aggrottò le sopracciglia,dubitava che quello fosse il vero nome ma non fece domande.
-Zacky- Rispose stringendo la mano al suo nuovo conoscente. Wow,il primo che non faceva apprezzamenti inutili su di lui e che gli stringeva la mano senza considerarlo un appestato!
 

-Geneviève!- Ripetè la ragazza al suo collo,non ricevendo alcuna risposta. Quando si staccò,convinta di aver sbagliato persona la fissò,ma era sicura fosse la sua vecchia amica!
-Sono Leana!- Esclamò mantenendo sempre lo stesso sorriso. In quel momento,gli angoli della bocca di Geneviève si alzarono,formando l’espressione più stupita ed entusiasta che avrebbe mai potuto fare.
-Leana! Ma come…quanto sei cambiata! – Rispose abbracciandola questa volta lei. Restarono così per almeno due minuti,a ridere e a darsi pacche affettuose sulle spalle. Da quanti anni non si vedevano? Da ben dodici anni!
-Tu invece sei sempre uguale,tranne che per i capelli! Dove sono finiti quei fili d’ebano che ricoprivano la tua capoccia?-
-Oh,non ti immagini neanche quante tinte abbia fatto nel corso di due anni!- Si intromise Romain,che fino a quel momento non aveva parlato. Non credeva di ritrovare le sue vecchie conoscenze, tutti volevano andare via da quel posto,ma a quanto pareva se ne erano anche aggiunti. Chi era quella ragazzina bionda?
-Quindi hai deciso di andare alla cena?- Le chiese Romain sistemando la roba nell’armadio gigantesco della loro camera. Geneviève si affacciò dalla porta del bagno
-Certo,perché no? È una mia vecchia amica-
-Non mi avevi mai detto che abitavi qui- La rimbeccò Romain quasi offeso.
-Non ne avevo mai avuto l’occasione,e poi tu sapevi che non ero nata in Francia,no? Non vedo quale sia il problema. Piuttosto,non sarai mica offeso perché ti lascio solo- Lo vide irrigidirsi,la schiena dritta e le mani ferme sulle ante dell’armadio.
-Chi io? No,tranquilla … io non ci faccio nulla,mi cercherò qualche bell’uomo qui da scoparm…-
-ROMAIN!- lo rimproverò Geneviève,odiava quando parlava così,non era da lui. Era la persona più educata,delicata e gentile che conosceva sulla faccia della terra. E anche molto effeminata,certo,ma erano dettagli. Era il suo migliore amico da quando era entrata nella scuola per parrucchiere,e lui era uno tra i tanti ragazzi che avevano quella passione. Ma l’unico che era riuscito ad aprire un negozio tutto suo e aveva chiamato lei come prima parrucchiera. E ne andava fiera,erano i più bravi di tutto il quartiere,per non dire di tutta Parigi. Tutte le celebrità che avevano fatto scalo lì a Parigi avevano fatto un salto da loro almeno una volta. Rimise al suo posto l’asciugamano e si distese sul letto,mettendo le mani dietro la testa e sospirando.
-Sai,sono stata la sua prima amica quando si è trasferita qui ad Huntington… - Incominciò,mentre Romain si sistemava sul letto. Sapeva che la stava ascoltando,quindi continuò il suo discorso.
-Io non avevo amiche femmine,e per lei era molto difficile socializzare,visto che era nuova nella nostra classe,e si sa che le ragazzine di terza media sono molto scettiche nel far entrare nuove ragazzine nel loro gruppo,soprattutto se queste hanno già inquadrato il loro ragazzo ideale e quindi la nuova potrebbe rubarglielo,o comunque innamorarsi del ragazzo di una di loro,e quindi hanno un po’ di difficoltà a farla entrare,ma sai com’è il mio carattere,no?-
-Geneviève,sei logorroica,sta zitta un pochino e dormi- La zittì il ragazzo,mettendosi sotto le coperte sopra la testa per poi spegnere la luce. 
   
 
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