Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
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Autore: Rota    21/02/2011    1 recensioni
Quel ragazzino lo ricordava ridente, elegante ed educato. Lo ricordava con un sorriso ingenuo sulle labbra, un volto pulito e curato.
Lo ricordava ai grandi balli, pieni di dame fluttuanti e signori distinti – lui sembrava distinguersi dalla folla, con quell’aurea di leggiadra maestosità e raffinatezza, tipica di chi ha una salda e nobile tradizione alle spalle. Il fasto, per lui, aveva il suono dolce del potere regale.

[Campagnia di Russia - FranciaRussia]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Russia/Ivan Braginski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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*Autore: margherota
*Titolo: Burnt land – III
*Fandom: Axis Powers Hetalia
*Personaggi: Ivan Braginski (Russia), Francis Bonnefoy (Francia)
*Prompt fanfic100_ita: 052. Fuoco
*Prompt maridichallange: Guerra
*Parole: 400



Il fumo ancora gli pizzicava le narici, rendendo difficoltoso il respiro.
Ovunque c’era un caldo infernale, e negli occhi di ogni russo brillavano fiamme rosse – come sulle torce, medesimo colore e medesima passione viva e devastante.
La gola di Francis era impastata di fuliggine, quando i suoi passi lo conducevano tra le vie della città in cerca di cibo per i suoi soldati e per i suoi cavalli.
Non c’era nulla, non c’era nulla: quel maledetto bambino demoniaco aveva preferito bruciare tutto piuttosto che lasciarlo a lui.
Se li poteva immaginare, i suoi occhi e il suo sguardo, le sue pupille dilatate alla pazzia e le sue iridi di carminio, così ridenti e sbeffeggianti da fargli male.
Nessuno – nessuno prima d’allora aveva piegato Francia.
Nessuno – nessuno – prima d’allora l’aveva costretto in ginocchio a quel modo..
Lo aveva preso per la gola, togliendogli le forze poco a poco, in maniera che non se ne rendesse neanche conto. Nell’illusione di una facile vittoria, gli aveva consegnato la peggiore e la più umiliante delle sconfitte.
Sentiva il riso di Ivan nelle orecchie, assieme al fischio del vento di quel terribile inverno e lo sfrigolare del legno secco che cede e brucia.
Avrebbe preferito gli spari di baionetta – come quelli che, poi, avrebbero fatto cadere i suoi soldati stremati.
Avrebbe preferito i rombi dei cannoni da guerra – come quelli a cui, poi, avrebbe rinunciato, segnato da una moria inarrestabile di cavalli e bestiame.
Avrebbe preferito la guerra, la guerra piena di sangue – il suo, quello di Ivan sulla neve e sulle sue mani, a chiedere pietà per quel maledetto – la guerra piena di urla e di rumori consolanti. La guerra che portava la sua vittoria.
Così, invece, nel dondolarsi come un ubriaco tra quelle vie arse di rivolta, poté solamente guardare in cielo, sperando almeno di vedere le stelle in tutto quel fumo nero.

Nel bagliore di una notte che sapeva dello stesso fuoco d’Inferno, vide il suo sorriso e il suo sguardo che lo arridevano.
Lui, grande tra i grandi, caduto su una terra bruciata.

Mosca, a quel tempo, era costituita per due terzi da case in legno che bruciarono quasi completamente privando così di riparo le truppe napoleoniche. I roghi furono in parte accesi dalla popolazione russa.
Seduto sulle rovine della città senza aver ottenuto la capitolazione del nemico e fronteggiando le manovre dell'esercito russo che lo costringevano ad uscirne, Napoleone, il 18 ottobre 1813 diede inizio alla lunga ritirata.
   
 
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