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Autore: Mrs C    21/02/2011    12 recensioni
«U-Usui?» Apre gli occhi – fino a quel momento chiusi – per squadrarmi pochi istanti. Ghigna, come fa sempre, ponendo fine a quella melodia che mi ha incantata. Poggia il violino sul primo banco disponibile, e si avvicina a me con passo felpato. «Usui... cosa stai combinando?» Domando, arrossendo lievemente. Sbatte le palpebre un paio di volte, infila le mani nelle tasche dei pantaloni e inclina la testa verso sinistra. «Credo che tu sia l'unica persona a non saperlo, Ayuzawa.» Replica, palesemente divertito.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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KWMS

Dopo aver finito di vedere la prima serie di KWMS, l'Otaku che è dentro di me ha preso il sopravvento e qualche giorno fa ha scritto questa oneshot, nella speranza che possa strapparvi un sorriso. Ovviamente Takumi/Misa.

Disclaimer: ovviamente - e purtroppo - i personaggi qui presenti non sono miei e mai lo saranno, scrivo questa fanfiction per puro divertimento.

Buona lettura,






Em






... ma è sbagliato.





Inizio ad avere una crisi di nervi. Non una crisi leggera, di quelle che passano se bevi un po' di thé caldo, no, ma una crisi di nervi vera, isterica e nevrotica. Esattamente come sono io adesso.
Ho una pila di fogli e foglietti da controllare e firmare, una seconda pila di riviste sequestrate su cui devo mettere il sigillo o direttamente, dar loro fuoco. E con “loro” non intendo di certo le riviste.
Sbuffo e per la disperazione di dover rimanere a scuola, minimo un'altra ora, scaravento la penna a terra e la osservo rimbalzare. È un movimento così rilassante e un suono talmente idilliaco che per un momento mi sembra quasi di sentire uno scampanellio.

Un momento. Questo che sento è uno scampanellio, e non lo sto immaginando. Sicuramente quelli del club di musica sono rimasti oltre l'orario consentito per fare esercizio. O qualcuno li sta usando senza il permesso. Sbuffo, alzandomi dalla seggiola e camminando a passo di marcia verso la musica. Mi accorgo solo quando arrivo ad un certo punto del corridoio che è un violino, suonato talmente bene da farmi venire i brividi lungo la schiena. E, nella mia vita, solo una volta l'ho sentito suonare così bene.
«Chi diamin-»
Quando apro la porta non mi trovo la stanza di musica ma tutt'altro, addobbata come se fosse una splendida serra, mentre il profumo floreale mi offusca per un secondo i sensi. I petali di rose rosse sono sparsi sul pavimento e tanti altri fiori sono appesi un po' ovunque. Al centro della stanza, vestito a regola d'arte, c'è lui. Quel dannato ragazzo che non fa altro che perseguitarmi. Quel dannato ragazzo che non mi fa più dormire la notte. Quel dannato ragazzo che vorrei abbracciare ogni momento, far stare vicino a me, ma che devo allontanare... perché non posso permettermi di stare male, perché so che sa giocare. Non posso.
«U-Usui?»
Apre gli occhi – fino a quel momento chiusi – per squadrarmi pochi istanti. Ghigna, come fa sempre, ponendo fine a quella melodia che mi ha incantata. Poggia il violino sul primo banco disponibile, e si avvicina a me con passo felpato.
«Usui... cosa stai combinando?» Domando, arrossendo lievemente.
Sbatte le palpebre un paio di volte, infila le mani nelle tasche dei pantaloni e inclina la testa verso sinistra.
«Credo che tu sia l'unica persona a non saperlo, Ayuzawa.» Replica, palesemente divertito.
«Cosa dovrei sapere?» Domando, facendo un passo indietro quando lui si avvicina pericolosamente.
«Sai che giorno è oggi?» Chiede.
Ma che domanda è?
«Martedì.» Rispondo pacata.
Sorride, scuotendo la testa.
«Quattordici febbraio, Ayuzawa. San Valentino, hai presente? Quel giorno in cui tutti gli innamorati passano la giornata insieme scambiandosi affetto e coccole?» Mi sfotte, ridacchiando.
Inarco le sopracciglia, osservando nuovamente la stanza. È per questo motivo che la stanza è conciata così? Sta aspettando qualcuno, evidentemente, e si stava esercitando con lo strumento quando l'ho interrotto.
«Mi dispiace di averti disturbato.» Mormoro, improvvisamente molto fredda e con la straordinaria voglia di andarmene via. E in fretta.
Lui mi guarda sbattendo le ciglia, mentre i suoi occhi verdi mi trapassano da parte a parte. Vorrei andarmene, voltargli le spalle e scappare lontano da lui, dal suo “rifugio romantico” e dalla ragazza che probabilmente presto arriverà. Ma come tutte le volte non ci riesco. Il suo dannato sguardo è in grado di paralizzarmi.
«Io non credo che tu abbia capito bene la situazione, Ayuzawa...» commenta, bloccandomi fra lui e il muro dietro di me «... per chi credi abbia preparato tutto questo?» mi chiede, serio.
Arrossisco, cercando di spingerlo via. Quella sua dannata vicinanza... perché deve sempre farmi questo effetto?
«Per una delle tue tante ammiratrici?» mormoro a voce talmente bassa da non riuscire a sentirmi realmente nemmeno io. Ma lui sì ed è per questo che ride sommessamente. Mi sfiora una guancia, chinandosi sul mio volto ormai in fiamme.
«Sei divertente, Misa-chan. Davvero divertente... ma è sbagliato» sussurra ad un centimetro dalle mie labbra.
«A-ah. Sì?» Il suo profumo mi manda fuori di testa. Non riesco a ragionare né a spostarmi né a fare qualunque tipo di altra cosa il mio sesto, settimo e ottavo senso farebbe in una situazione come ques-
Poi le sue labbra sulle mie. Sono l'unica cosa che sento. Mi bacia con forza, con urgenza quasi, come se volesse farlo da così tanto tempo da non essere più riuscito a trattenersi, ora.
«Buon San Valentino, Misa-chan.» Sussurra a corto di fiato.
«Buon San Valentino, Usui.»
E sulle sue labbra, di nuovo, per una volta, solo per questa volta... sorrido.
   
 
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