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Autore: Tinkerbell91    07/01/2006    11 recensioni
Questa storia parla di Fleur Delacour. Non la solita ammicante, stupenda ragazza, ma quella parte di lei che non la abbandona mai... Provare per credere! E' piuttosto drammatico, ma mi farebbe piacere se commentaste numerosi!!!
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fleur Delacour
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Questa è la mia storia, la storia di Fleur Delacour. Ricordo quando tutti mi ammiravano, tutti mi apprezzavano, tutti mi notavano. Ma nessuno mi conosceva. A quanto pare sembravo dare l’impressione dell’Inavvicinabile, del Sogno Proibito, di quella che è stupenda fuori, ma che dentro è vuota.

E ne ero stufa.

Non sopportavo più gli sguardi ammirati e incantati dei ragazzi, quelli invidiosi delle ragazze.

Ad ogni modo, sono nata in Francia e mia nonna era una Veela. Questo è tutto ciò che è utile sapere della mia infanzia. Basta questo.

Ho frequentato l’Istituto di Beauxbatons, con ottimi risultati.

Poi, c’è stato il Torneo Tremaghi. Ero felice quando il mio nome uscì dal Calice. Pensai che forse avrei avuto l’occasione di dimostrare a tutti che valevo. Ero tutta sorrisi e occhioni, quelle sera. Quella sera ero felice.

Ma poi capii che anche quella volta ciò che si sarebbe notato sarebbe stata la mia bellezza. E  niente di più. Ancora una volta.  

I ragazzi mi guardavano insistentemente, e io, se mi sentivo buona, potevo regalare loro un’occhiata, un sorriso, magari addirittura un saluto, ma nessuno provò a conoscermi. Perlomeno, nessuno provò a conoscermi come amica. 

Dopo la seconda prova anche il mio ego aveva subito una delusione: avevo fallito. Davanti a tutti. Naturalmente ero molto preoccupata per Gabrielle, anche perché lei era forse l’unica che mi voleva bene davvero, ma appena fui rassicurata sulle sue condizioni, un’aberrante domanda si rivelò ai miei occhi: avrei mai avuto il coraggio di farmi vedere vicino agli altri campioni? Loro, tutti loro, perfino il più giovane, Harry, ce l’avevano fatta. Io no. A quanto pare non ero all’altezza.

Finito il Torneo, con tutti i suoi orrori, tornai in Francia. Ma qualcuno non mi aveva scordato, l’unico ragazzo col quale ero riuscita a parlare normalmente, Bill Weasley.

Ricevetti infatti una lettera da parte sua, e molte altre ancora, in seguito. Lì la mia vita conobbe uno sprazzo di luce, un’energia positiva che mi custodiva in una bolla di sapone, immune agli attacchi della noia e dell’indifferenza. Finalmente, avevo lui. Ci fidanzammo e in seguito lui pronunciò la fatidica domanda, quella che ogni ragazza sogna di sentir dire dal proprio principe azzurro: “Vuoi sposarmi?” Sono solo due parole, ma valgono più di mille. Accettai e fissammo la data. Ma qualcosa, forse il destino, il giugno di quell’anno, volle rompere la mia bolla, chiudere quella parentesi di felicità.  

Sangue, ferite, tagli, graffi. Il suo bel volto, ridotto ad uno scempio. La sua vita, rovinata, forse per sempre, così dicevano i Guaritori. Un fottutissimo lupo mannaro (perdonate la rudezza, che solitamente mi è estranea, ma d’altra parte non sto dicendo che la verità…) l’aveva attaccato, ma non durante una notte di luna piena. Quando l’attaccò, conciandolo in quel modo, era umano.

Lui voleva annullare il matrimonio, temendo che ne avrei risentito, che avrei potuto provare disgusto, guardandolo, coricandomi nel letto con lui, ma a me non importava.

“Sarò abbastanza bella per tutti e due.” gli dissi.

Ma qualcosa non andò secondo i piani, qualcosa, forse sempre il solito destino crudele, mi tolse l’unica cosa a cui tenevo davvero: lui. Le ferite erano troppe e troppo profonde. Morì tra spasmi di dolore, estraneo al mondo, senza vedermi, senza sentire i miei lamenti, senza sapere che il mio cuore si spezzava. Da quel momento non mi è importato più di nulla. Ho cominciato a trascurare il mio aspetto, non parlavo più con nessuno, mi trasferii, cominciai ad abitare da sola. Tagliai i ponti col passato.

Non ero più Fleur Delacour. Fleur Delacour era morta insieme a Bill. Nemmeno ora so chi sono, so solo che sto arrancando, giorno dopo giorno, in un mondo che mi è estraneo. Ma tiro avanti. E ricordo. Ricordo lui, ricordo noi, ricordo le promesse non mantenute, i sogni irrealizzati, le speranze infrante. E continuo ad arrancare…       

 

  
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