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Autore: KillerQueen86    21/02/2011    3 recensioni
Guardava il Tardis scomparire davanti ai suoi occhi, e con esso una parte di se andava via per sempre, non l’avrebbe più rivisto lo sapeva. Sentì una mano stringere la sua, si voltò e lo vide accanto a se, il Dottore, ma non il suo Dottore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - 10, Rose Tyler
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Note dell’autore: Per prima cosa devo ringraziare fenili che mi ha fatto da Beta, per questo capitolo, ringrazio a tutti quelli che hanno recensito quello passato e spero tantissimo che anche questo vi piaccia … Buona lettura e ricordate recensite liberamente.

 

 

Capitolo XIV

Dubbi

 

 

Nel suo ufficio il Dottore era appoggiato alla scrivania, le mani in tasca e lo sguardo assente, i suoi pensieri rivolti a Rose e a quello che era successo, a quello che l’alieno gli aveva mostrato. Attorno a lui, Chris, Pete e Jack parlavano cercando una qualche risposta ma lui non li ascoltava.

La sua mente era così confusa, troppi pensieri, troppi dubbi la affollavano.

“Dottore, è con noi?” chiese Pete, riportandolo alla realtà. Scosse la testa per cercare di cacciare via i suoi dubbi o almeno di metterli in un angolo per un attimo.

“Sì, scusate.” Disse concentrandosi sulla questione.

“Puoi dirci cosa è successo lì dentro?” chiese Jack. Il Dottore lo guardò un attimo mettendo in ordire i pensieri e riuscire a essere chiaro su qualcosa che neanche lui aveva ben capito.

“Ecco …. E’ un po’ complicato.” Disse grattandosi la nuca nervosamente.

“Beh sarà meglio che trovi un modo semplice per spiegarlo, perché qualcuno in alto vuole sapere cosa sta succedendo qui.” Disse Pete.

“Spero che abbia anche una buona ragione per quello che ha fatto.” Disse Chris severamente, guardando il Dottore. Ianto entrò in fretta prima che il Dottore potesse rispondere a Chris.

“Signore, è qui.” Disse semplicemente, Pete si raddrizzò innervosito e si sistemò meglio la cravatta, anche gli altri sembravano più nervosi del solito. Al contrario il Dottore non aveva capito a chi si riferisse Ianto e quindi non capì il loro nervosismo.

“Era da un po’ che non veniva direttamente qui.” Disse sottovoce Pete.

Dalla porta entrò una figura familiare al Dottore, lo stesso atteggiamento del suo alterego nell’altro mondo, il passo deciso di chi non ama farsi mettere i piedi in testa da nessuno.

“Presidente, è un piacere averla qui.” Si affrettò a salutare Pete, avvicinandosi ai nuovi arrivati.

“E’ un piacere anche per me signor Tyler.” Salutò con garbo.

“Sì certo.” Disse l’uomo un po’ nervoso guardando per un attimo il Dottore.

“Le vorrei presentare il nostro nuovo acquisto.” Disse indicandolo.

“Harriet Jones, Primo ministro.” Si presentò avvicinandosi con un sorriso.

“E’ un piacere conoscerla finalmente.” Continuò porgendogli la mano; il Dottore la guardò un po’ sospettoso, non aveva un buon ricordo di Harriet Jones, anche se doveva ammettere che se non fosse stato per lei, non avrebbero potuto fermare i Daleks.

“La signorina Tyler ha parlato molto di lei.” Continuò con calma e il Dottore si sforzò di sorridere gentilmente.

“Bene, a dopo i convenevoli.” Disse voltandosi nuovamente verso Pete.

“Vorrei che mi spiegasse cosa sta succedendo qui?” chiese, tutti si voltarono a guardare il Dottore, così anche Harriet seguendo il loro sguardo lo osservò.

“Umm … Ecco… beh come stavo dicendo, è un po’ complicato da spiegare.” Tentò di rispondere il Dottore in modo alquanto confuso.

“Beh cerchi di essere conciso allora, vedrò di fare attenzione.” Continuò a insistere. Il Dottore si grattò la nuca ancora una volta, doveva cercare di capire cosa fosse successo in modo che tutti smettessero di chiederlo a lui.

“E’ molto complicato.” Continuò a rispondere sapendo bene che questo lo avrebbe fatto passare per un presuntuoso.

“Non faccia il presuntuoso.” Lo richiamò con calma la donna.

“Sono abbastanza intelligente da poter capire cosa è successo qui.” Continuò sempre con calma, il Dottore inarcò un sopracciglio, doveva dargli una risposta abbastanza credibile, così lui avrebbe avuto il tempo necessario per capire.

“Ecco … preferisco per prima cosa fare delle analisi per capire cosa sia successo in modo chiaro.” Disse improvvisando, sperando così di convincerli e dalle espressioni che avevano, sembrava proprio di esserci riuscito.

“Bene, Dottore si prenda tutto il tempo che le serve.” Disse Harriet con calma.

“Vorrei vedere la signorina Tyler, se possibile.” Disse poi rivolgendosi a Pete.

“Le stanno facendo degli accertamenti medici, per assicurarsi che la sua saluta sia buona.” Spiegò l’uomo sorridendole.

“Bene.” Disse la donna soddisfatta.

“Le dispiace se ci spostiamo nel suo ufficio?” chiese poi.

“No, non è un problema.” Rispose Pete facendo strada.

“Signor Jones vorrei parlare anche con lei per favore” disse il presidente rivolgendosi a Ianto, che subito guardò il Dottore come se aspettasse un suo consenso.

“C … Certo.” Rispose un po’ dubbioso.

Ianto seguì Pete e il presidente fuori dall’ufficio mentre il Dottore rimase a rimuginare su Rose, notando però lo sguardo non molto amichevole che gli fece Chris uscendo da lì con Jack.

Il Dottore si lasciò cadere sulla sua poltrona e la rivolse verso la grande finestra, era sera e poteva vedere le stelle, in quel momento non gli sarebbe dispiaciuto correre via, andarle a vedere.

Si girò un po’ e dal primo cassetto prese il pacco che gli era arrivato un po’ di tempo fa. Prese il salto galattico in mano e lo guardò, ripensando a quello che l’alieno gli aveva mostrato. A colpirlo di più non erano state le parole di Chris, quell’idiota poteva dire tutto quello che voleva, ma la consapevolezza che Rose credesse a quelle frasi. A fargli davvero male era il pensiero che lei credeva che lui l’avrebbe presto abbandonata senza guardarsi più indietro.

 

Sbuffò per l’ennesima volta, era su quel letto, circondata da macchinari e da dottori, da ore, sua madre e suo padre erano stati allontanati. Lei si sentiva bene, ma tutti continuavano a essere preoccupati, cosa forse comprensibile visto quello che era successo, ma lei si sentiva davvero bene e non vedeva l’ora di alzarsi e tornare a casa, tornare dalla sua famiglia, ma soprattutto tornare da lui, dal suo Dottore. Era l’unico che le avrebbe dato le risposte alle uniche domande che si stava ponendo, era l’unico cui avrebbe permesso di prendersi cura di lei. Soprattutto, voleva tornare da lui, perché dovevano chiarire molte cose.

Per sua fortuna quella tortura finì, Jackie entrò immediatamente nella stanza e corse ad abbracciarla, Rose si guardò attorno sperando di vederlo spuntare, ma nulla, il Dottore non era lì.

“Oh piccola mia, come stai, come ti senti?” chiese la madre tenendola stretta a sé.

“Sto bene mamma, davvero sto bene.” Le rispose, Jackie lasciò la presa e la guardò attentamente.

“Tranquilla è tutto finito.” La rassicurò la figlia sorridendole.

“Non fare più una cosa del genere ci siamo capiti?” la richiamò, Rose sorrise e l’abbracciò nuovamente.

“Mi dispiace mamma, non volevo farti soffrire.” Si scusò con calma. Si sciolse con calma dall’abbraccio e le sorrise ancora, poi si guardò nuovamente attorno.

“Senti mamma … sei … si insomma … sei da sola?” chiese la ragazza quasi vergognandosi, insomma non voleva che sua madre pensasse che non apprezzasse la sua compagnia, ma voleva anche parlare al Dottore al più presto.

“Era impegnato in una riunione con papà.” Le rispose leggendole nella mente, Rose si morse il labbro inferiore, non era da lui, di solito niente e nessuno riusciva a trattenerlo, di solito si assicurava che lei stesse bene.

“Come sta?” chiese preoccupata.

“Starà meglio dopo averti visto.” Le rispose con calma.

“Piccola, c’è qualcosa che non va?” chiese notando l’espressione dubbiosa sul volto della figlia.

“No, va tutto bene.” Le mentì per non farla preoccupare ulteriormente. Sperava solo di riuscire a chiarirsi con lui e ricominciare da capo, non voleva perderlo.

 

Chris aspettò che Pete finisse di parlare con Harriet e Ianto, per poi andare nel suo ufficio.

“Potrei parlarle un attimo signor Tyler?” chiese entrando, l’uomo stava posando dei documenti in una valigetta.

“Prego Chris.” Lo invitò gentilmente, il ragazzo chiuse la porta dietro di sé e si avvicinò alla scrivania con calma.

“So di essere un semplice assistente.” Iniziò a parlare.

“Sei più di un assistente, lo sai.” Gli sorrise con calma.

“Ecco … vorrei … “ cercò di parlare con calma cercando le giuste parole, Pete lo invitò a continuare con lo sguardo.

“Se mi permette, vorrei suggerirle di allontanare il Dottore da Torchwood.” Disse poi deciso, Pete chiuse la valigetta e lo guardò.

“Come scusa?” chiese conferma.

“Credo sarebbe il caso di allontanare il Dottore dal Torchwood.” Ripeté, Pete lo guardava ancora sconvolto.

“Chris, il Dottore è troppo importante per mandarlo via.” Aggiunse l’uomo.

“Ok, allora mandatelo in un'altra sede." insistette lui. "So che al Torchwood tre cercavano qualcuno.” suggerì concitato.

“Non capisco perché vuoi mandare lontano il Dottore.” Chiese ancora Pete.

“E’ pericoloso, è una mina vagante. Senza alcun controllo, non segue le regole e prende decisioni importanti senza ascoltare il consiglio degli altri.” Continuò il ragazzo.

“Lui sa quello che fa. E’ il più preparato qui dentro.” Continuò con calma Pete.

“Così preparato da non curarsi di chi lavora accanto a lui.” Disse e qui Pete si rese conto qual fosse il vero problema di Chris.

“Ascoltami bene Chris.” Iniziò con calma.

“Quello che è successo a Rose qualche ora fa non era nelle intenzioni del Dottore.” Continuò sempre con calma.

“Ha quasi ucciso Rose, tua figlia.” Disse alzandosi in piedi e permettendosi di alzare la voce.

“So bene quello ch’è successo! Ma non è stata una sua decisione.” gli ricordò sempre con calma.

“Pete, è troppo pericoloso perché resti accanto a lei.” Rispose lui abbassando il tono.

“Credo che tu abbia bisogno di un paio di giorni di riposo.” Disse Pete alzandosi.

“Ora se non ti dispiace, devo andare da mia figlia.” Continuò superando la sua scrivania e invitando il ragazzo a uscire.

“Ma..” tentò di controbattere.

“Sono state settimane davvero pesanti per tutti, pretendo che torni a casa e rimani lì per un paio di giorni.” Terminò Pete aprendo la porta e andando via, senza dare alcuna opportunità a Chris di rispondere.

 

Camminava lentamente nei corridoi del reparto medico del Torchwood, le mani nelle tasche e la mente a ciò che avrebbe dovuto fare. Doveva parlare con Rose, doveva capire cosa le fosse successo, ma una parte di sé voleva solo andarsene da lì, andare via da quel mondo. Sentì un senso di claustrofobia, quelle pareti sembravano quasi opprimerlo. Poche volte aveva sentito quella sensazione, da quando era in quel Mondo, Rose senza dubbio l’aveva aiutato molto, ma adesso si trovava a dover fuggire via da lei.

Si avvicinò alla camera di Rose, davanti alla finestra c’era Chris che osservava la ragazza mentre scherzava con la madre. Vedere sorridere Rose gli riempiva il cuore, lo faceva sentire meglio, in pace con se stesso.

“Come sta?” chiese guardando la ragazza attraverso il vetro.

“Bene!” rispose il ragazzo.

“Nonostante quello che le è successo.” Continuò con un tono aspro e accusatorio nei riguardi del Dottore. Rimasero in silenzio ancora per un po’, non erano mai stati amici e il Dottore sapeva bene che non avrebbero mai potuto esserlo, poiché entrambi amavano la stessa donna.

“Perché mi hai spedito il salto?” chiese improvvisamente, Chris lo guardò sorpreso.

“Come scusa?” chiese. Il Dottore lo guardò sapendo che era lui il mandante di quell’oggetto.

“So che sei stato tu a mandarlo.” Gli rispose voltandosi verso di lui.

“Voglio solo che Rose sia al sicuro.” Disse voltandosi nuovamente verso di lei.

“Anch’io.” Continuò il Dottore.

“Non si direbbe.” Sbuffò il ragazzo infastidito, poi si voltò verso di lui e il Dottore fece lo stesso, sapendo che quello era il momento per loro due di parlare chiaramente.

“Chris io …” tentò di parlare il Dottore.

“No, non voglio sentire le tue scuse su quello che è successo.” Lo accusò ancora senza dargli tempo di rispondere.

“Sei l’uomo più intelligente che conosca, lo ammetto. Sei una grande risorsa per il Torchwood.” Disse.

“Ma non ti rendi conto del male che fai alle persone accanto a te. Rose è quasi morta!” continuò con più calma. Il Dottore sapeva che lui aveva ragione e abbassò lo sguardo, non poteva certo dargli torto, gli vennero in mente tutte le persone che erano morte o avevano sofferto a causa sua e sentì il cuore stretto in una morsa di dolore.

“E io farò tutto il possibile perché tu sia allontanato da lei e da tutta la sua famiglia. Hanno sofferto troppo a causa tua.” Disse infine andando via.

Il Dottore guardò Rose, ripensò a tutte i loro viaggi, alle volte che Jackie telefonava alla figlia preoccupata perché non si sentivano da un po’, ripensò a tutti i pericoli che Rose aveva corso per lui. Stava per andarsene ma la voce di Jackie lo fermò.

“Ohi tu, dove credi di andare?” chiese la donna che era appena uscita dalla stanza.

“Oh … Ecco … io.” Tentò di trovare una scusa.

“Credo che sia il momento che tu le parli.” Disse lei indicando con la testa la camera di Rose, il Dottore sospirò e senza dire altro entrò.

Jackie chiuse la porta alle sue spalle. Rose nel vederlo sorrise e lui sforzò un sorriso ma non era ancora pronto a parlarle e affrontare quello che era successo.

“Tu…” stava per parlare, ma lei lo fermò.

“Se stai per chiedermi se sto bene, te ne pentirai.” Scherzò lei.

“Chiunque entra da quella porta non fa altro che chiedere la stessa cosa.” Si lamentò sbuffando, il Dottore sorrise.

“Siamo solo preoccupati per te.” Aggiunse lui con calma.

“Lo so, ma non amo molto tutte queste attenzioni, lo sai.” Continuò a lamentarsi.

“Scusa, non volevo essere così sgarbata.” Si scusò.

“Tranquilla, con me puoi sempre sfogarti.” Continuò lui, rimasero in silenzio forse cercando entrambi di rimettere in ordine i loro pensieri.

Il Dottore si avvicinò lentamente e si mise seduto sul letto, non la guardava, non era ancora pronto, sapendo che lei aveva tutti quei dubbi sulla loro relazione.

“Rose.” La chiamò con la voce grave.

“Non c’era altro modo per fermalo.” Disse lei di fretta per giustificarsi, il Dottore sospirò lentamente.

“Avrei voluto sapere cosa avevi in mente.” Disse lui con calma, senza nascondere il suo disappunto.

“Non potevo dirtelo.” Continuò abbassando lo sguardo.

“Perché no?” chiese semplicemente lui.

“Mi avresti fermata, e non potevo permetterlo. Non potevo lasciarlo vincere.” Spiegò con un po’ di disperazione nella voce. Il Dottore la guardo in silenzio, non riusciva ad affrontare con lei l’argomento, non riusciva a chiederle se quelle immagini erano vere, aveva troppa paura di sentire una risposta positiva. Lei, la sua Rose, la sua preziosa ragazza non aveva fiducia in lui, nella loro relazione, e questo faceva più male di ogni altra cosa.

Si alzò in silenzio, cercando di mettere in ordine i suoi pensieri, cercando in qualche modo di iniziare l’argomento.

“Dottore.” La sentì chiamarlo, deglutì e si voltò verso di lei.

“Io … ecco …” cercò di parlare lei.

Purtroppo furono interrotti, quando dalla porta entrò un’infermiera.

“Scusate, ma dobbiamo portare la signorina Tyler a fare alcuni esami.” Disse la ragazza scusandosi.

“Non si può rimandare di qualche ora?” chiese Rose.

“Mi dispiace.” Si scusò ancora l’infermiera.

“Non fa niente, tanto dovevo andare lo stesso.” Aggiunse il Dottore andando via, quasi fuggendo da quella camera, da lei e dalla verità di quelle immagini.

 

Fine

Capitolo XIV

 

Ragazze al prossimo capitolo dove ci sarà il finale della storia …. Mi sembra strano e anche tanto brutto

 

 

   
 
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