Note dell’autore:
Per prima cosa devo ringraziare fenili che mi ha fatto da
Beta, per questo capitolo, ringrazio a tutti quelli che hanno recensito quello
passato e spero tantissimo che anche questo vi piaccia … Buona lettura e
ricordate recensite liberamente.
Capitolo XIV
Dubbi
Nel suo ufficio il Dottore era appoggiato alla scrivania,
le mani in tasca e lo sguardo assente, i suoi pensieri rivolti a Rose e a
quello che era successo, a quello che l’alieno gli aveva mostrato. Attorno a
lui, Chris, Pete e Jack parlavano cercando una qualche risposta ma lui non li
ascoltava.
La sua mente era così confusa, troppi pensieri, troppi
dubbi la affollavano.
“Dottore, è con noi?” chiese Pete, riportandolo alla
realtà. Scosse la testa per cercare di cacciare via i suoi dubbi o almeno di
metterli in un angolo per un attimo.
“Sì, scusate.” Disse concentrandosi sulla questione.
“Puoi dirci cosa è successo lì dentro?” chiese Jack. Il
Dottore lo guardò un attimo mettendo in ordire i pensieri e riuscire a essere
chiaro su qualcosa che neanche lui aveva ben capito.
“Ecco …. E’ un po’ complicato.” Disse grattandosi la nuca
nervosamente.
“Beh sarà meglio che trovi un modo semplice per
spiegarlo, perché qualcuno in alto vuole sapere cosa sta succedendo qui.” Disse
Pete.
“Spero che abbia anche una buona ragione per quello che
ha fatto.” Disse Chris severamente, guardando il Dottore. Ianto entrò in fretta
prima che il Dottore potesse rispondere a Chris.
“Signore, è qui.” Disse semplicemente, Pete si raddrizzò
innervosito e si sistemò meglio la cravatta, anche gli altri sembravano più
nervosi del solito. Al contrario il Dottore non aveva capito a chi si riferisse
Ianto e quindi non capì il loro nervosismo.
“Era da un po’ che non veniva direttamente qui.” Disse
sottovoce Pete.
Dalla porta entrò una figura familiare al Dottore, lo
stesso atteggiamento del suo alterego nell’altro mondo, il passo deciso di chi
non ama farsi mettere i piedi in testa da nessuno.
“Presidente, è un piacere averla qui.” Si affrettò a
salutare Pete, avvicinandosi ai nuovi arrivati.
“E’ un piacere anche per me signor Tyler.” Salutò con
garbo.
“Sì certo.” Disse l’uomo un po’ nervoso guardando per un
attimo il Dottore.
“Le vorrei presentare il nostro nuovo acquisto.” Disse
indicandolo.
“Harriet Jones, Primo ministro.” Si presentò
avvicinandosi con un sorriso.
“E’ un piacere conoscerla finalmente.” Continuò
porgendogli la mano; il Dottore la guardò un po’ sospettoso, non aveva un buon
ricordo di Harriet Jones, anche se doveva ammettere che se non fosse stato per
lei, non avrebbero potuto fermare i Daleks.
“La signorina Tyler ha parlato molto di lei.” Continuò
con calma e il Dottore si sforzò di sorridere gentilmente.
“Bene, a dopo i convenevoli.” Disse voltandosi nuovamente
verso Pete.
“Vorrei che mi spiegasse cosa sta succedendo qui?”
chiese, tutti si voltarono a guardare il Dottore, così anche Harriet seguendo
il loro sguardo lo osservò.
“Umm … Ecco… beh come stavo dicendo,
è un po’ complicato da spiegare.” Tentò di rispondere il Dottore in modo
alquanto confuso.
“Beh cerchi di essere conciso allora, vedrò di fare
attenzione.” Continuò a insistere. Il Dottore si grattò la nuca ancora una
volta, doveva cercare di capire cosa fosse successo in modo che tutti
smettessero di chiederlo a lui.
“E’ molto complicato.” Continuò a rispondere sapendo bene
che questo lo avrebbe fatto passare per un presuntuoso.
“Non faccia il presuntuoso.” Lo richiamò con calma la
donna.
“Sono abbastanza intelligente da poter capire cosa è
successo qui.” Continuò sempre con calma, il Dottore inarcò un sopracciglio,
doveva dargli una risposta abbastanza credibile, così lui avrebbe avuto il
tempo necessario per capire.
“Ecco … preferisco per prima cosa fare delle analisi per
capire cosa sia successo in modo chiaro.” Disse improvvisando, sperando così di
convincerli e dalle espressioni che avevano, sembrava proprio di esserci
riuscito.
“Bene, Dottore si prenda tutto il tempo che le serve.”
Disse Harriet con calma.
“Vorrei vedere la signorina Tyler, se possibile.” Disse
poi rivolgendosi a Pete.
“Le stanno facendo degli accertamenti medici, per
assicurarsi che la sua saluta sia buona.” Spiegò l’uomo sorridendole.
“Bene.” Disse la donna soddisfatta.
“Le dispiace se ci spostiamo nel suo ufficio?” chiese
poi.
“No, non è un problema.” Rispose Pete facendo strada.
“Signor Jones vorrei parlare anche con lei per favore”
disse il presidente rivolgendosi a Ianto, che subito guardò il Dottore come se
aspettasse un suo consenso.
“C … Certo.” Rispose un po’ dubbioso.
Ianto seguì Pete e il presidente fuori dall’ufficio
mentre il Dottore rimase a rimuginare su Rose, notando però lo sguardo non
molto amichevole che gli fece Chris uscendo da lì con Jack.
Il Dottore si lasciò cadere sulla sua poltrona e la
rivolse verso la grande finestra, era sera e poteva vedere le stelle, in quel
momento non gli sarebbe dispiaciuto correre via, andarle a vedere.
Si girò un po’ e dal primo cassetto prese il pacco che
gli era arrivato un po’ di tempo fa. Prese il salto galattico in mano e lo
guardò, ripensando a quello che l’alieno gli aveva mostrato. A colpirlo di più
non erano state le parole di Chris, quell’idiota poteva dire tutto quello che
voleva, ma la consapevolezza che Rose credesse a quelle frasi. A fargli davvero
male era il pensiero che lei credeva che lui l’avrebbe presto abbandonata senza
guardarsi più indietro.
Sbuffò per l’ennesima volta, era su quel letto,
circondata da macchinari e da dottori, da ore, sua madre e suo padre erano
stati allontanati. Lei si sentiva bene, ma tutti continuavano a essere
preoccupati, cosa forse comprensibile visto quello che era successo, ma lei si
sentiva davvero bene e non vedeva l’ora di alzarsi e tornare a casa, tornare
dalla sua famiglia, ma soprattutto tornare da lui, dal suo Dottore. Era l’unico
che le avrebbe dato le risposte alle uniche domande che si stava ponendo, era
l’unico cui avrebbe permesso di prendersi cura di lei. Soprattutto, voleva
tornare da lui, perché dovevano chiarire molte cose.
Per sua fortuna quella tortura finì, Jackie entrò
immediatamente nella stanza e corse ad abbracciarla, Rose si guardò attorno
sperando di vederlo spuntare, ma nulla, il Dottore non era lì.
“Oh piccola mia, come stai, come ti senti?” chiese la
madre tenendola stretta a sé.
“Sto bene mamma, davvero sto bene.” Le rispose, Jackie
lasciò la presa e la guardò attentamente.
“Tranquilla è tutto finito.” La rassicurò la figlia
sorridendole.
“Non fare più una cosa del genere ci siamo capiti?” la
richiamò, Rose sorrise e l’abbracciò nuovamente.
“Mi dispiace mamma, non volevo farti soffrire.” Si scusò
con calma. Si sciolse con calma dall’abbraccio e le sorrise ancora, poi si
guardò nuovamente attorno.
“Senti mamma … sei … si insomma … sei da sola?” chiese la
ragazza quasi vergognandosi, insomma non voleva che sua madre pensasse che non
apprezzasse la sua compagnia, ma voleva anche parlare al Dottore al più presto.
“Era impegnato in una riunione con papà.” Le rispose
leggendole nella mente, Rose si morse il labbro inferiore, non era da lui, di
solito niente e nessuno riusciva a trattenerlo, di solito si assicurava che lei
stesse bene.
“Come sta?” chiese preoccupata.
“Starà meglio dopo averti visto.” Le rispose con calma.
“Piccola, c’è qualcosa che non va?” chiese notando
l’espressione dubbiosa sul volto della figlia.
“No, va tutto bene.” Le mentì per non farla preoccupare
ulteriormente. Sperava solo di riuscire a chiarirsi con lui e ricominciare da
capo, non voleva perderlo.
Chris aspettò che Pete finisse di parlare con Harriet e
Ianto, per poi andare nel suo ufficio.
“Potrei parlarle un attimo signor Tyler?” chiese
entrando, l’uomo stava posando dei documenti in una valigetta.
“Prego Chris.” Lo invitò gentilmente, il ragazzo chiuse
la porta dietro di sé e si avvicinò alla scrivania con calma.
“So di essere un semplice assistente.” Iniziò a parlare.
“Sei più di un assistente, lo sai.” Gli sorrise con
calma.
“Ecco … vorrei … “ cercò di parlare con calma cercando le
giuste parole, Pete lo invitò a continuare con lo sguardo.
“Se mi permette, vorrei suggerirle di allontanare il
Dottore da Torchwood.” Disse poi deciso, Pete chiuse la valigetta e lo guardò.
“Come scusa?” chiese conferma.
“Credo sarebbe il caso di allontanare il Dottore dal
Torchwood.” Ripeté, Pete lo guardava ancora sconvolto.
“Chris, il Dottore è troppo importante per mandarlo via.”
Aggiunse l’uomo.
“Ok, allora mandatelo in un'altra sede." insistette
lui. "So che al Torchwood tre cercavano qualcuno.” suggerì concitato.
“Non capisco perché vuoi mandare lontano il Dottore.”
Chiese ancora Pete.
“E’ pericoloso, è una mina vagante. Senza alcun
controllo, non segue le regole e prende decisioni importanti senza ascoltare il
consiglio degli altri.” Continuò il ragazzo.
“Lui sa quello che fa. E’ il più preparato qui dentro.”
Continuò con calma Pete.
“Così preparato da non curarsi di chi lavora accanto a
lui.” Disse e qui Pete si rese conto qual fosse il vero problema di Chris.
“Ascoltami bene Chris.” Iniziò con calma.
“Quello che è successo a Rose qualche ora fa non era
nelle intenzioni del Dottore.” Continuò sempre con calma.
“Ha quasi ucciso Rose, tua figlia.” Disse alzandosi in
piedi e permettendosi di alzare la voce.
“So bene quello ch’è successo! Ma non è stata una sua
decisione.” gli ricordò sempre con calma.
“Pete, è troppo pericoloso perché resti accanto a lei.”
Rispose lui abbassando il tono.
“Credo che tu abbia bisogno di un paio di giorni di
riposo.” Disse Pete alzandosi.
“Ora se non ti dispiace, devo andare da mia figlia.”
Continuò superando la sua scrivania e invitando il ragazzo a uscire.
“Ma..” tentò di controbattere.
“Sono state settimane davvero pesanti per tutti, pretendo
che torni a casa e rimani lì per un paio di giorni.” Terminò Pete aprendo la
porta e andando via, senza dare alcuna opportunità a Chris di rispondere.
Camminava lentamente nei corridoi del reparto medico del
Torchwood, le mani nelle tasche e la mente a ciò che avrebbe dovuto fare. Doveva
parlare con Rose, doveva capire cosa le fosse successo, ma una parte di sé
voleva solo andarsene da lì, andare via da quel mondo. Sentì un senso di
claustrofobia, quelle pareti sembravano quasi opprimerlo. Poche volte aveva
sentito quella sensazione, da quando era in quel Mondo, Rose senza dubbio
l’aveva aiutato molto, ma adesso si trovava a dover fuggire via da lei.
Si avvicinò alla camera di Rose, davanti alla finestra
c’era Chris che osservava la ragazza mentre scherzava con la madre. Vedere
sorridere Rose gli riempiva il cuore, lo faceva sentire meglio, in pace con se
stesso.
“Come sta?” chiese guardando la ragazza attraverso il
vetro.
“Bene!” rispose il ragazzo.
“Nonostante quello che le è successo.” Continuò con un
tono aspro e accusatorio nei riguardi del Dottore. Rimasero in silenzio ancora
per un po’, non erano mai stati amici e il Dottore sapeva bene che non avrebbero
mai potuto esserlo, poiché entrambi amavano la stessa donna.
“Perché mi hai spedito il salto?” chiese improvvisamente,
Chris lo guardò sorpreso.
“Come scusa?” chiese. Il Dottore lo guardò sapendo che
era lui il mandante di quell’oggetto.
“So che sei stato tu a mandarlo.” Gli rispose voltandosi
verso di lui.
“Voglio solo che Rose sia al sicuro.” Disse voltandosi
nuovamente verso di lei.
“Anch’io.” Continuò il Dottore.
“Non si direbbe.” Sbuffò il ragazzo infastidito, poi si
voltò verso di lui e il Dottore fece lo stesso, sapendo che quello era il
momento per loro due di parlare chiaramente.
“Chris io …” tentò di parlare il Dottore.
“No, non voglio sentire le tue scuse su quello che è
successo.” Lo accusò ancora senza dargli tempo di rispondere.
“Sei l’uomo più intelligente che conosca, lo ammetto. Sei
una grande risorsa per il Torchwood.” Disse.
“Ma non ti rendi conto del male che fai alle persone
accanto a te. Rose è quasi morta!” continuò con più calma. Il Dottore sapeva
che lui aveva ragione e abbassò lo sguardo, non poteva certo dargli torto, gli
vennero in mente tutte le persone che erano morte o avevano sofferto a causa
sua e sentì il cuore stretto in una morsa di dolore.
“E io farò tutto il possibile perché tu sia allontanato
da lei e da tutta la sua famiglia. Hanno sofferto troppo a causa tua.” Disse
infine andando via.
Il Dottore guardò Rose, ripensò a tutte i loro viaggi,
alle volte che Jackie telefonava alla figlia preoccupata perché non si
sentivano da un po’, ripensò a tutti i pericoli che Rose aveva corso per lui.
Stava per andarsene ma la voce di Jackie lo fermò.
“Ohi tu, dove credi di andare?” chiese la donna che era
appena uscita dalla stanza.
“Oh … Ecco … io.” Tentò di trovare una scusa.
“Credo che sia il momento che tu le parli.” Disse lei
indicando con la testa la camera di Rose, il Dottore sospirò e senza dire altro
entrò.
Jackie chiuse la porta alle sue spalle. Rose nel vederlo
sorrise e lui sforzò un sorriso ma non era ancora pronto a parlarle e
affrontare quello che era successo.
“Tu…” stava per parlare, ma lei lo fermò.
“Se stai per chiedermi se sto bene, te ne pentirai.”
Scherzò lei.
“Chiunque entra da quella porta non fa altro che chiedere
la stessa cosa.” Si lamentò sbuffando, il Dottore sorrise.
“Siamo solo preoccupati per te.” Aggiunse lui con calma.
“Lo so, ma non amo molto tutte queste attenzioni, lo
sai.” Continuò a lamentarsi.
“Scusa, non volevo essere così sgarbata.” Si scusò.
“Tranquilla, con me puoi sempre sfogarti.” Continuò lui,
rimasero in silenzio forse cercando entrambi di rimettere in ordine i loro
pensieri.
Il Dottore si avvicinò lentamente e si mise seduto sul
letto, non la guardava, non era ancora pronto, sapendo che lei aveva tutti quei
dubbi sulla loro relazione.
“Rose.” La chiamò con la voce grave.
“Non c’era altro modo per fermalo.” Disse lei di fretta
per giustificarsi, il Dottore sospirò lentamente.
“Avrei voluto sapere cosa avevi in mente.” Disse lui con
calma, senza nascondere il suo disappunto.
“Non potevo dirtelo.” Continuò abbassando lo sguardo.
“Perché no?” chiese semplicemente lui.
“Mi avresti fermata, e non potevo permetterlo. Non potevo
lasciarlo vincere.” Spiegò con un po’ di disperazione nella voce. Il Dottore la
guardo in silenzio, non riusciva ad affrontare con lei l’argomento, non
riusciva a chiederle se quelle immagini erano vere, aveva troppa paura di
sentire una risposta positiva. Lei, la sua Rose, la sua preziosa ragazza non
aveva fiducia in lui, nella loro relazione, e questo faceva più male di ogni
altra cosa.
Si alzò in silenzio, cercando di mettere in ordine i suoi
pensieri, cercando in qualche modo di iniziare l’argomento.
“Dottore.” La sentì chiamarlo, deglutì e si voltò verso
di lei.
“Io … ecco …” cercò di parlare lei.
Purtroppo furono interrotti, quando dalla porta entrò
un’infermiera.
“Scusate, ma dobbiamo portare la signorina Tyler a fare
alcuni esami.” Disse la ragazza scusandosi.
“Non si può rimandare di qualche ora?” chiese Rose.
“Mi dispiace.” Si scusò ancora l’infermiera.
“Non fa niente, tanto dovevo andare lo stesso.” Aggiunse
il Dottore andando via, quasi fuggendo da quella camera, da lei e dalla verità
di quelle immagini.
Fine
Capitolo XIV
Ragazze al
prossimo capitolo dove ci sarà il finale della storia …. Mi sembra strano e
anche tanto brutto