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Autore: Unsub    21/02/2011    12 recensioni
Procedo con passo marziale verso l’altare, dove lo sposo mi attende. I miei occhi si spostano con studiata indifferenza sui presenti. Per lo più nobili curiosi di vedere l’ambiguo Comandante Oscar Françoise de Jarjeyes che si sposa.
E se il Generale non fosse così sprovveduto da non calcolare che la dinastia dei de Jarjayes sarebbe finita con Oscar? E se qualcuno gli suggerisse un piano alternativo? Cosa sarebbe successo se...?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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13 Grazie ancora a tutti voi che leggete e commentate. Mi fa piacere che ci sia qualcuno a cui questa storia piace^^
Non mi odiate troppo per come interrompo il capitolo... domani vi prometto di postare il seguito ^^

Altri giorni erano passati in un susseguirsi di avvenimenti. Aveva parlato con Fersen convincendolo a lasciare la Francia per porre un freno alle chiacchiere di corte; aveva assistito all’omicidio a sangue freddo di un bambino la cui unica colpa era di aver rubato qualche moneta dalla carrozza di un nobile perché aveva fame; aveva sfidato a duello il conte di Germain e ne era uscita vincitrice.
Ed ora la regina l’aveva esiliata da corte per un mese, per via di quel duello che lei non approvava. Sbuffò indispettita mentre lanciava la giacca su una delle poltroncine dei suoi appartamenti, visibilmente contrariata dalla punizione che la regina le aveva dato.
André era alle sue spalle, appoggiato mollemente alla porta e continuava a guardarla. Oscar avvertì lo sguardo di lui sulla schiena e si girò furente in volto, il che non parve impressionarlo più di tanto, visto che continuava a rimanere lì senza dire una parola.
-    Vuoi dirmi qualcosa oppure hai deciso che oggi vuoi rimanere lì a fissarmi?
-    Te l’avevo detto che stavi facendo una stupidaggine affrontando il duca in duello – si era finalmente scostato dalla porta e le stava andando incontro – Ora sei in punizione, bel risultato. Che intenzioni hai?
-    Per una volta potresti essere dalla mia parte.
-    Io sono sempre dalla tua parte, anche quando fai delle sciocchezze come adesso. Ripeto la domanda: che intenzioni hai?
-    Rispetterò il divieto della regina, non andrò a corte per un mese – si voltò recuperando la giacca – Stavo pensando…
-    Stai pensando? Guai in vista – scherzò André per alleggerire l’aria.
-    Ti andrebbe di andare ad Arras?
-    Come mai quest’idea?
-    Beh… dovevamo fermarci una settimana l’ultima volta, invece siamo rimasti solo un paio di giorni. Pensavo di facesse piacere tornarci.
-    Quando partiamo? – domandò visibilmente eccitato.
-    Domani – rispose lei con un sorriso.

Lui era uscito chiudendosi la porta alle spalle e lei rimaneva lì imbambolata con la giacca ancora in mano. Avvertiva di nuovo quella strana sensazione, qualcosa che non sapeva definire ma che percepiva ogni volta che lui si allontanava, anche se solo per poco. Sospirò dicendosi che ormai niente aveva senso. Quel sogno che faceva quasi tutte le notti era la prova che c’era qualcosa che non andava in lei, si chiese se esistesse una spiegazione razionale per tutto quello che le frullava in testa e si rammaricò di non avere nessuno con cui parlarne.
Il sogno era sempre lo stesso, anche se l’ambientazione variava, la corte, il giardino oppure la “loro” collina ad Arras. Qualche volta aveva sognato anche la riva dove da piccoli andava a giocare, ma non era quello il succo del sogno. Invariabilmente erano lei ed André da soli che si guardavano uno di fronte all’altra, a volte ridevano e parlavano, altre volte stavano in silenzio limitandosi a guardarsi. Poi improvvisamente André si faceva più vicino, come quel giorno che l’aveva battuta durante l’allenamento, e finalmente la baciava.
Rabbrividì ricordando i particolari di quel sogno. Le labbra morbide di lui, la propria arrendevolezza e poi lui che si staccava e lei che lo tirava nuovamente a sé. Invariabilmente si svegliava con una strana sensazione al basso ventre, si sentiva sempre accaldata dopo quel sogno e provava sempre più spesso il desiderio di scoprire come sarebbe stato nella realtà.
Non avevano mai parlato di quello che lui stava per fare quel giorno, ma a palazzo Jarjayes difficilmente rimanevano veramente soli, c’era sempre qualcuno che entrava e usciva dalle stanze. Avrebbe potuto parlarne con lui quelle rare notti che si fermava a dormire da lei, ma aveva timore di affrontare quell’argomento nella propria camera da letto.
Aveva proposto Arras per svariate ragioni. Effettivamente quel posto piaceva anche a lei, aveva bellissimi ricordi di infanzia legati a quei luoghi. Inoltre era vero che avevano programmato di rimanervi una settimana dopo il matrimonio ed invece erano stati costretti a ripartire dopo appena due giorni, anche in quell’occasione erano stati interrotti ed era pronta a scommettere che anche quella volta André stesse per baciarla.
L’ultimo motivo che l’aveva indotta a quella proposta era che ad Arras sarebbero stati veramente soli, non ci sarebbero state altre interruzioni e lei avrebbe potuto affrontare quell’argomento con più tranquillità, visto che non ci sarebbe stato suo padre a metterla sotto pressione con la storia della “continuazione del casato”.
Ripose l’uniforme nell’armadio e si tolse gli stivali, afferrò la spazzola dalla toletta e si mise davanti alla finestra ad ammirare i giardini che ormai erano fioriti. Si pettinava svogliatamente i capelli, mentre i suoi pensieri erano rivolti ancora una volta ad André e a come quello che provava per lui stesse cambiando.
Inaspettatamente le passò davanti agli occhi l’immagine di lui che si lavava, quella famosa mattina quando aveva sbirciato. Sentì di nuovo quella tensione al basso ventre e vi passò la mano distrattamente, mentre sentiva un calore piacevole invaderle il corpo. Lasciò cadere la spazzola e incrociò le braccia sul vetro della finestra, mentre il cuore cominciava a batterle più forte.
-    André… cosa mi sta succedendo?
Ma il suo fedele amico non era lì per risponderle e lei si sentì improvvisamente sola.

Erano appena arrivati ed Oscar si era ritirata nella sua stanza adducendo la stanchezza ed un inizio di emicrania. André l’aveva guardata perplesso, non era da lei comportarsi così o tirare fuori lamentele tipiche delle damine tutte pizzi e ventagli che riempivano la corte.
La cameriera gli annunciò che sua moglie non sarebbe scesa per la cena, non si sentiva bene e preferiva andare subito al letto. André mangiò da solo, chiedendosi cosa ci fosse che non andava. Di solito ad Arras lei era molto più rilassata e dimenticava i suoi doveri, tornava ad essere la ragazzina spensierata con cui era cresciuto e passavano le giornate a cavalcare, ridere e scherzare. Decisamente c’era qualcosa che non andava, ma decise di non metterle fretta, ne avrebbero parlato il giorno dopo quando lei si sarebbe sentita meglio.
Intanto chiusa nella sua stanza, Oscar continuava a darsi della stupida. Aveva proposto quel viaggio per potergli parlare con calma ed ora all’idea di rimanere sola con lui sentiva i crampi allo stomaca. Non era più neanche tanto sicura di volergli chiedere il perché di quei tentativi di baciarla, aveva paura della risposta qualsiasi fosse stata.
Camminava su e giù tormentandosi l’unghia del pollice, rimproverandosi per la propria codardia e per come si stava comportando come una femminuccia isterica. Si fermò di scatto e batté un piede in terra, in fin dei conti lei ERA una femmina! Si chiese da dove saltava fuori quel pensiero, non era da lei vista l’educazione maschile che aveva ricevuto. Ora improvvisamente ricordava a sé stessa che era una donna, per quale motivo?

Dopo colazione, André propose una cavalcata ed Oscar accettò proponendo di recarsi sulla collina dove giocavano da piccoli. Il ragazzo le sorrise e annuì contento, aggiungendo a sua volta che avrebbero potuto poi recarsi nella taverna del paese per mangiare qualcosa.
Appena i cavalli furono pronti, partirono per la loro piccola gita. Oscar sembrava più rilassata rispetto al giorno prima e non faceva altro che sorridere, con somma gioia del suo compagno che adorava vederla così contenta.
Erano arrivati a destinazione piuttosto in fretta e ora lei era sdraiata sull’erba, mentre lui legava i cavalli e si andava a sederle vicino. Rimasero in silenzio per un po’, mentre la ragazza stava ad occhi chiusi cercando di trovare il modo più giusto per cominciare quella conversazione. Alla fine sospirò, dicendosi che non esisteva un modo giusto o uno sbagliato, tanto valeva affrontare il discorso senza tanti preamboli, presa la sua decisione si alzò a sedere e si voltò verso di lui.
-    André, dobbiamo parlare – cominciò con piglio deciso.
-    Certo, dimmi pure Oscar – lui le punto contro quelle iridi smeraldine e lei distolse lo sguardo incerta.
-    Quando siamo venuti qui l’ultima volta… prima che ci portassero il messaggio da corte… voglio dire… quando noi eravamo soli… - si maledisse per la sua incapacità di parlare più chiaramente.
-    Vuoi dire quando ho provato a baciarti? – le andò incontro lui.
-    Sì, ecco! – cominciò a giocare nervosamente con i fili d’erba – E poi quando mi hai battuta… a casa… prima che mio padre ci chiamasse…
Sentì la mano di André afferrarle una ciocca di capelli e cominciare a giocarci, si voltò stupendosi di come si fosse fatto vicino senza che lei se ne accorgesse. Ora che si era voltata a guardarlo i loro visi si sfioravano e lei sentì il rossore tornarle sul viso.
-    Perché hai provato a baciarmi? – lo chiese in un soffio.

Continua…
   
 
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