Il passato…è passato.
Ma ciò non significa che non possa tormentarti, nel presente, o nel
futuro.
Che non possa ritornare.
Questo Ginny Weasley lo sapeva bene.
Il passato non va mai via completamente: non c’è modo per cancellarlo
dalla tua memoria.
E’ lì, ed è parte della tua vita. E’ parte della tua personalità. E’
parte di ciò che sei, e di ciò che sarai.
Non ne puoi fare a meno, nemmeno se vorresti tanto che fosse così.
Ginny Weasley lo comprendeva, e lo accettava.
Ne era lei stessa una vittima.
Nelle notti più buie, quando nulla riusciva a distrarla, i suoi incubi
tornavano.
E come il tuo passato, neanche gli incubi se ne vanno.
Rimangono lì, nella tua memoria, non vogliono sparire, e, soprattutto,
possono tornare.
Anche loro.
Ma ben pochi si accorgevano dei suoi incubi.
Perché Ginny Weasley non lo dava a vedere. Lei non era più debole.
Lei non era più una ragazzina di undici anni. No, non lo era più.
Quei tempi non esistevano più.
Adesso era una giovane donna. Estroversa. Ammirata. Invidiata.
Ma, alcune volte, in quei momenti tra la veglia e il sonno, o nei suoi
sogni, o in quei momenti in cui fissava il fuoco del camino, lei ritornava una
bambina di undici anni.
Debole.
E gli incubi del suo passato riprendevano forma, mostrandole che cosa
aveva fatto, chi era stata.
E la cosa peggiore degli incubi è che al mattino questi rimangono nella
tua mente, rimangono lì a ricordarti quello che hai provato, a ricordarti che
il passato è ancora lì, nella tua mente.
Che non andrà via.
E quando arrivava una di quelle temute, scure nottate, le cui visite si
erano ridotte con il passare degli anni, riusciva a ricordare.
Vividamente.
Come se fossero delle immagini
impresse nella sua mente, raccolte tutte in un libro, le cui pagine scorrevano
tutte davanti ai suoi occhi.
Riusciva a ricordare la prima volta che aveva aperto il diario, le
prime parole che vi aveva scritto.
Riusciva a ricordare le sue mani insanguinate, senza che lei si
ricordasse in alcun modo perché erano così.
Riusciva a ricordare quanto pallida e magra fosse l’immagine che lo
specchio rifletteva di lei in quei giorni, quanto il suo viso, solitamente
gioviale, fosse diventato scavato e teso.
Riusciva a ricordare la Camera.
E Tom Riddle. I suoi occhi freddi. La sua voce falsamente
gentile, ma in realtà gelida.
Vedeva di nuovo Harry, e il sangue su di lui.
E il Basilisco.
Sentiva di nuovo i suoni.
Il suono dei galli spaventati attorno a lei.
I suoni della festa nella Sala Grande, che le giungevano fiochi nei
piani superiori.
Alcune volte sentiva un sibilìo sommesso.
Sentiva le voci dei suoi fratelli che la canzonavano.
Sentiva il sommesso suono del suo pianto, e dei suoi singhiozzi.
Gli odori.
Il sangue, la terra bagnata, l’odore antico della Camera, sigillata per
troppo tempo.
L’odore del diario. L’odore dell’inchiostro che aveva usato.
Nelle notti più buie, quando nulla riusciva a distrarla, i suoi demoni
ritornavano. Prendevano di nuovo vita.
Più potenti che mai, più feroci che mai.
Alcune volte non dormiva di notte.
Il sonno non riusciva ad impossessarsi della sua mente, e, quando ci
riusciva, in queste nottate agitate, era infestato da incubi.
Che le ricordavano la sua stupidità. La sua innocenza. La sua
debolezza. La sua sconsiderata fiducia.
Ma, adesso, tutte queste cose erano sparite. E non sarebbero mai più
tornate.
E così passavano i giorni. Temendo la sera in cui, a sorpresa, il suo
passato sarebbe ritornato.
Ma lei sapeva che il passato…è passato.
Non era un buon motivo per fermare la sua vita, per rovinarle la vita.
Sarebbe tornato sporadicamente, ma poi sarebbe tornato, di nuovo, nei
recessi della sua memoria, nell’oblìo.
E così Ginny Weasley, dopo una di quelle buie notti, si sarebbe alzata,
avrebbe asciugato il suo viso dalle lacrime che erano cadute giù sulle sue
guancie, e avrebbe sfoggiato un sorriso, avrebbe scherzato, avrebbe giocato,
avrebbe fatto come se nulla fosse mai successo, mostrando al mondo quel lato di
sé che non era stato toccato dalla sua esperienza.
Che sembrava non esser stato toccato.
Per il bene di chi voleva bene, di chi le voleva bene.
Avrebbe continuato la sua vita, sperando che i suoi incubi e i suoi
demoni andassero via, senza crederlo veramente.
Molti avrebbero potuto credere che Ginny fosse una ragazza come le
altre: avrebbe tanto voluto poterlo essere.
Poter essere ancora una volta senza demoni, senza incubi, senza macchie
indelebili nel passato.
Poter essere ancora una volta quell’ innocente bambina di undici anni,
emozionata all’idea di andare ad Hogwarts.
Lo avrebbe tanto voluto.
Ma il destino non aveva voluto questo per lei, non aveva voluto che
fosse una ragazza come le altre.
Molti avrebbero potuto credere che Ginny Weasley era una normale
ragazza, frivola, senza pensieri, che aveva totalmente dimenticato ciò che le
era successo, la cui vita continuava indisturbata, e totalmente felice: ma lei
sapeva che i suoi incubi sarebbero rimasti lì, nella sua memoria, pronti a
prendere forma di nuovo, in agguato, senza abbandonarla mai.