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Autore: Iurin    22/02/2011    4 recensioni
Lui era lì, ed era tormentato, perché nonostante quanto aveva fatto, nonostante i rischi che aveva corso e che ancora continuava a correre, si sentiva…inutile.
Aveva aiutato tante persone, lui, rimanendo sempre nascosto nell’ombra, ma ora che l’ora fatale era giunta, non aveva la possibilità di soccorrere concretamente chi era in pericolo, chi si era scelto la parte migliore del destino.
[...] Ora forse riusciva a capire come doveva sentirsi Black rinchiuso a Grimmauld Place: in gabbia, incapace di aiutare chi gli voleva bene.
Ma nessuno voleva bene a Severus Piton.
Questa storia è arrivata ottava al Sound&Music Contest, indetto da Elyl, Piperina e Remvsg, ed ha vinto il premio come "miglior accostamento musica/parole". =D
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lucius Malfoy, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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- Nick: Iurin
- Titolo: The Show must go on
- Personaggi: Severus Piton, Lucius Malfoy
- Pairing: Nessuno
- Rating: Verde
- Genere: Malinconico, Slice of life
- Avvertimenti: One-shot
Canzone scelta: The show must go on [è dei Queen ma ho scelto la versione di Moulin Rouge]
- NdA: Questa storia riprende un momento del settimo libro che non viene descritto dalla Rowling, ovvero quando Lucius deve andare a chiamare Piton per conto di Voldemort (per parlargli della Bacchetta di Sambuco), ed inserisco anche il pezzo in cui Harry, Ron e Hermione entrano nel passaggio segreto del Platano Picchiatore; a questo proposito ho cambiato leggermente la faccenda: nel libro i tre entrano semplicemente, mentre in questa one-shot sono nascosti sono il Mantello dell’Invisibilità.

Questa one-shot è arrivata ottava al Sound&Music Contest, indetto da Elyl, Piperina e Remvsg, ed ha vinto il premio come "miglior accostamento musica/parole". =D



     



On and on,
does anybody know what we are living for?
Il vento muoveva nervosamente le foglie degli alberi, irrequieto, violento, come se la natura si fosse improvvisamente resa conto di quanto stesse accadendo e volesse rendersi partecipe dell’evento.
E a ragione, dato che si trattava di un evento senza precedenti: per alcuni quello era il giorno della resa dei conti, del momento di porre fine ad una diatriba durata troppi anni; per altri era il momento culminante dei loro piani, il momento in cui affermare finalmente la loro supremazia sugli esseri viventi. Per lui, invece, era semplicemente un giorno orribile.
Severus Piton si trovava sulla collina più alta dell’immenso parco di Hogwarts, e da lì vedeva luci, sentiva suoni. Vedeva le scintille colorate degli incantesimi che colpivano il castello, quelli lanciati da coloro che lo reputavano un compagno ed un gran servitore del Signore Oscuro.
Sentiva i suoni, da lassù, i suoni della battaglia: le urla, gli incitamenti, le grida dei maghi che ormai non si preoccupavano più di formulare incantesimi non verbali, il rombo e il frastuono causato dal crollo dei muri di Hogwarts, quel luogo che ne aveva viste tante, ma che adesso si stava lentamente disfacendo.
Severus Piton alzò lo sguardo al cielo, notando delle nuvole scure che si stavano pian piano addensando. Una folata di vento lo colpì in pieno volto, scompigliandogli totalmente i capelli, e allora tornò a guardare sotto di sé, accorgendosi così che le enormi aracnidi della Foresta Proibita stavano lentamente iniziando a scalare le pareti del castello che ancora rimanevano in piedi.
Eppure, nonostante da lassù Piton avesse una visuale completa di tutto quel macabro spettacolo, non sapeva la cosa essenziale. Non poteva saperlo.
Era morto qualcuno?
Qualcuno dei suoi?
Dei suoi veri compagni?
Lui era lì, ed era tormentato, perché nonostante quanto aveva fatto, nonostante i rischi che aveva corso e che ancora continuava a correre, si sentiva…inutile.
Aveva aiutato tante persone, lui, rimanendo sempre nascosto nell’ombra, ma ora che l’ora fatale era giunta, non aveva la possibilità di soccorrere concretamente chi era in pericolo, chi si era scelto la parte migliore del destino.
E lui non poteva fare altro che rimanere lì, isolato, il più lontano possibile dal campo di battaglia, perché, nel caso in cui fosse sceso giù, qualcuno dei Mangiamorte gli avrebbe detto di combattere, di distruggere Hogwarts e i suoi occupanti, come stavano facendo tutti gli altri maghi oscuri.
E lui non poteva rischiare che ciò accadesse.
Già era stato complicato quando aveva dovuto seguire i sette Potter; tempo prima aveva anche dovuto assistere all’omicidio di una sua vecchia collega, mentre quest’ultima moriva con gli occhi fissi su di lui. Senza contare, poi, quanto aveva dovuto fare giusto un anno prima, chi aveva dovuto uccidere.
E non poteva…non poteva scendere da quella collina. Non sarebbe riuscito a sopportarlo.
Ora forse riusciva a capire come doveva sentirsi Black rinchiuso a Grimmauld Place: in gabbia, incapace di aiutare chi gli voleva bene.
Ma nessuno voleva bene a Severus Piton.
Solo un uomo, forse, aveva provato un po’ d’affetto per lui, ma quell’uomo, ormai, non c’era più.
Non che poi l’amore degli altri gli importasse qualcosa.
Lui aveva bramato una volta l’amore, sì, ma di una persona sola, e quando questa glielo aveva negato, allora qualsiasi sentimento positivo proveniente da qualcun altro, da qualunque altro, sembrava assolutamente irrilevante.
Ciò che in quel momento importava davvero a Piton era che ciò per cui stava vivendo, la sua missione, doveva assolutamente continuare.
The Show must go on.
Piton continuò a guardare la battaglia con occhio attento, e proprio in quell’istante sentì un rumore alle sue spalle.
Si girò di scatto, la bacchetta già pronta nella sua mano. La puntò verso gli alberi che aveva di fronte a sé, pensando già che, nel caso in cui gli si fosse parato davanti un qualche amico di Potter, gli avrebbe lanciato un ‘Expelliarmus’ e poi avrebbe fatto finta di fuggire, alla ricerca di un altro luogo indiscreto.
Era ancora in quella posizione quando Piton vide venirsi incontro Lucius Malfoy.
“Ciao, Severus.” Gli disse lui.
Piton rimase comunque immobile, con un’idea strana che gli era improvvisamente balzata in testa:
avrebbe potuto anche schiantare il biondo, nessuno se ne sarebbe accorto; e poi sarebbe potuto andare via, lontano, dove nessuno avrebbe potuto trovarlo, via da quella battaglia.
Ma lui non era un codardo, quindi magari avrebbe potuto intrufolarsi ad Hogwarts senza essere visto, avrebbe potuto raggiungere Potter, e…
E…
Piton abbassò lentamente la bacchetta, mentre quel piano troppo assurdo per essere realizzato perdeva pian piano ogni attrattiva.
“Lucius.” Disse il Preside salutando freddamente il nuovo arrivato.
Era da quasi un anno che Malfoy non aveva una bella cera: era dimagrito, portava un lieve e costante accenno di barba, i capelli erano in disordine per la maggior parte del tempo; e poi era anche senza bacchetta: quale umiliazione per un mago come lui.
“Non pensavo di trovarti qui, a dire il vero…” Disse Lucius avvicinandosi a Piton “Credevo stessi combattendo anche tu.”
“Ci sono molti altri impegnati a farlo.” Osservò Piton mentre, sotto di lui, un gigante fedele al Signore Oscuro era alla ricerca di un qualcosa solo a lui noto “Maghi migliori di me; ma se il fatto che io possegga la mia…bacchetta implica che debba darmi da fare, allora…”
“Non parlarmi così!” Esclamò improvvisamente Lucius, punto nell’orgoglio “Non puoi!”
Piton inarcò un sopracciglio. “Ah, non posso? Altrimenti?”
“Sai bene che non è per vigliaccheria che non ho con me la mia bacchetta, ma perché è andata distrutta per il Signore Oscuro in persona! Non c’è sacrificio più grande!”
Non c’era…non c’era sacrificio più grande? Perdere una bacchetta?!
Sacrificio… Lucius non aveva idea… Non poteva neanche immaginare cosa significasse la parola ‘sacrificio’.
Piton guardò Malfoy riducendo gli occhi a due fessure, sentendo dentro di sé quasi l’istinto di prendere quell’uomo a ceffoni.
“Non guardarmi così, Severus.” Mormorò allora Lucius “Sai anche meglio di me quanto un mago sia legato alla sua bacchetta e viceversa.”
Piton fece un respiro che assomigliò molto ad un grande sospiro e si ricompose.
“Sì, hai ragione.” Disse allora il Preside “Non c’è sacrificio più grande che servire in ogni modo possibile in Signore Oscuro.”
Aveva dovuto dirlo.
Aveva dovuto farlo per forza.
Lo spettacolo, d’altronde, doveva andare avanti.
Piton guardò per l’ennesima volta sotto di sé, notando che il gigante che aveva scorto poco prima ora aveva finalmente trovato un masso a lui gradito, e che ora si stava preparando per lanciarlo contro il castello.
Piton puntò, senza farsi vedere dall’uomo biondo, la bacchetta contro quella…cosa sotto di lui, ed un secondo dopo il masso si era schiantato sulla testa di chi prima lo teneva in mano.
“Nessuno meglio di te può saperlo, Severus,” Continuò in quel momento Lucius “quanto un singolo gesto fatto nel nome del Signore Oscuro sia importante. Prima dubitava di te, lo so…”
“E neanche le Cruciatus che mi ha infitto pareva riuscissero a dissuaderlo.”
Oh sì… Il Signore Oscuro aveva dato libero sfogo alla sua fantasia nel torturarlo, nell’accertarsi meticolosamente che il Mangiamorte gli fosse ancora fedele dopo anni e anni di inattività.
“Ma ne è valsa la pena, alla fine.” Continuò Lucius “Ora, tra tutti noi, proprio tu sei il suo braccio destro.”
Sì, ne era valsa la pena.
Per lo meno ora aveva la possibilità di portare a termine il suo compito, il suo dovere, la sua ultima recita.
“Hai ucciso quel vecchio di Silente…”
Piton strinse i pugni lungo i fianchi, senza farsi notare. “Lo so, Lucius, lo so, me lo ricordo anch’io.”
“Anche se era compito di Draco.”
Piton sbuffò. “Draco era – ed è, a mio parere – troppo giovane. Avrebbe mandato all’aria tutto.”
Lucius non rispose, evidentemente perché sapeva che il Preside aveva ragione, dopotutto.
“Mi ha mandato a chiamarti.” Annunciò allora il biondo interrompendo il silenzio che si era venuto a creare fra i due.
“Chi?” Fece Piton.
“Il Signore Oscuro.”
Cosa voleva, cosa voleva, ancora, da lui? Piton non poteva avere almeno un po’ di tranquillità fisica, per lo meno per quel giorno?
“Ti ha detto il perché?” Chiese allora Piton.
“No, ma mi sembrava…preoccupato.”
“Preoccupato? Perché il Signore Oscuro dovrebbe essere preoccupato?”
“Non lo so. Però ha chiesto di te.” Rispose Lucius con un tono un po’ stizzito.
Piton rimase in silenzio, gli occhi fissi nel vuoto.
Doveva andare dal Signore Oscuro, dunque. Era stato…chiamato in appello, per così dire.
Per che cosa, lui, non lo sapeva. Neanche Lucius ne era a conoscenza.
Malignamente Piton pensò che non fosse un caso che il Signore Oscuro non si fosse confidato con Lucius riguardo quella convocazione; d’altronde Malfoy in quel periodo non era particolarmente simpatico al suo signore.
A quel punto, comunque, gli conveniva iniziare a darsi una mossa, se non voleva far attendere Colui-che-non-doveva-essere-nominato.
Non era, d’altronde, il Mangiamorte più fedele? Non poteva far aspettare il Signore Oscuro più dello stretto necessario.
Lui era devoto al suo signore.
Avrebbe fatto di tutto per lui.
O meglio… Lo spettacolo, il suo spettacolo, doveva continuare. Fino in fondo.
Piton stava appunto per voltarsi verso Lucius, rimasto dietro di lui, quando gettò per l’ennesima volta lo sguardo sul campo di battaglia, e qualcosa attirò la sua attenzione: proprio vicino al Platano Picchiatore un ramo, un semplice ramo, era sospeso a mezz’aria, quasi come se fosse dotato di vita propria, e si stava lentamente dirigendo a cozzare contro l’unico visibile nodo del possente albero.
Piton si ritrovò perplesso.
Quello che stava facendo quel…ramo, infatti, lui lo sapeva bene: sembrava proprio che volesse rendere praticabile il passaggio segreto nascosto tra le radici del Platano.
Eppure non c’era nessuno, lì intorno.
Chi governava quel ramo?
Qualcuno di invisibile, senza ombra di dubbio.
E poi, all’improvviso, l’immagine di un mantello, di un mantello molto speciale, gli attraversò la mente.
“Allora, Severus, ti decidi a venire, o no?” Fece Lucius proprio in quel momento, interrompendo la lunga scia dei pensieri di Piton.
“Io…” Rispose quest’ultimo, dando un ultimo sguardo al Platano ormai immobile e poi voltandosi, finalmente, verso il suo interlocutore “Portami da lui, sì.”
Malfoy iniziò a camminare, e Piton, dopo che ebbe rimesso a posto il mantello che il vento gli aveva attorcigliato attorno alle gambe, lo seguì.
Qualunque cosa il Signore Oscuro gli avesse dovuto dire con così tanta urgenza, Piton l’avrebbe assecondata.
Nei limiti del possibile si sarebbe comportato come suo solito,
come l’uomo senza scrupoli che tutti credevano che fosse.
E che fosse sempre stato.
La sua maschera era sempre lì, d’altronde, sempre a disposizione, pronta all’uso; era la maschera che oramai accompagnava le sue giornate, e non era quella da Mangiamorte. Non aveva solo quella, lui: si riferiva all’altra, in quel momento, alla maschera di ghiaccio che da quasi diciassette anni portava sul volto, quella che nascondeva le sue emozioni dietro uno spesso muro di freddezza ed impassibilità.
Era necessario. Piton non poteva fare altrimenti.
D’altronde…
…the Show must go on.

 

Fine





Questo è il giudizio delle giudici (giudizio delle giudici...Mah! xD):

- grammatica: 7,2/10
- stile: 7,6/10
- originalità: 7,6/10
- caratterizzazione personaggi: 8,1/10
- trama: 7,4/10
- giudizio personale: 7,6/10
- sottofondo musicale: 14,9/15
- totale: 60,4/75

Allora, il tuo è un bel missing moment. Ci è piaciuto molto il momento di fermo di Piton, il fatto che lui da lontano osservi le cose senza poter fare niente di concreto (anche se in realtà ha fatto tantissimo, è praticamente l’uomo-chiave di tutta la storia) e che, scherzo del destino, si sia sentito tanto vicino a Sirius. Anche peggio, perché lui stesso dice che nessuno gli vuole bene, Sirius invece era pieno di persone che lo amavano.
Piton è “l’uomo solo” per eccellenza.
Non ci è piaciuta molto questa frase riferita ad Hogwarts: “quel luogo che ne aveva viste tante”, non per il concetto in sé perché è verissimo, ma per come è scritto. È troppo colloquiale e stona nella storia, che è scritta molto bene: la prossima volta stai attenta a questi dettagli.
In conclusione ti facciamo i nostri complimenti, abbiamo apprezzato davvero molto questo missing moment, è intenso ma non pesante, scritto bene e direi proprio che ci voleva. Un bel contrasto il pensiero di essere “inutile” che ha Piton in confronto a quanto in realtà ha fatto in tanti anni.
Brava davvero.
 

 

 

Ma quanto possono essere belli i bannerini??? XD
Grazie ancora alle giudici!
Un saluto! Se vi va lasciate una recensione ;)
Ciao, nì!!

   
 
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