6.
Il
Leopardi si deprime
-
Dodicimila dollari?! - ripeté Ethan crollando sul letto con in mano il
cellulare. Wolfram rapido balzò sulle sue gambe - ... Quando... Quando devo
venire a confermare?! - Con tutti quei soldi sarebbe potuto partire all’istante,
il giorno dopo, anzi, lo stesso in cui avrebbe ritirato l’assegno!
-
Mercoledì, se non hai da fare. - Il tono era ironico, entrambi sapeva che
l'unica cosa che faceva Ethan era suonare per strada, suonare a casa e fare
finta di studiare - Alle diciassette. -
- Ci sarò! Sarò lì alle sedici! - rispose con entusiasmo, non si accorse
nemmeno del silenzio di Brian, non si accorse di nulla, solo della prospettiva
della sua vita che cambiava.
- Ok, allora. -
- Grazie mille, Brian! - esclamò il ragazzo, palesemente al settimo
cielo.
Brian guardò il telefono
come se stesse andando a fuoco. L'aveva ringraziato e addirittura chiamato per
nome? Era la prima volta che sentiva quella parola uscire dalla bocca di Ethan
in quel modo, e non seguita da una frase acida.
- Ora vado... Dovrò presentarmi al meglio... Credo proprio che andrò a
prendermi una giacca nuova, sì! Allora... Ci vediamo! -
La chiamata si concluse e Ethan prese in braccio Wolfram.
- Presto ce ne andremmo da
qua, Wolf! - esclamò con un sorriso smagliante.
Wolfram miagolò contento.
Brian rimase ad ascoltare il
vuoto tentennante della linea interrotta, con lo sguardo perso. Mise giù
lentamente, perplesso.
Probabilmente uno di quei giorni si sarebbe messo a nevicare.
- Cavolo, nevica! - sbottò Ted entrando nel locale, con la testa bagnata - Ma
tu guarda, alle previsioni non l'avevano detto! -
- Quelli non ci beccano mai, tesoro mio. - rispose Emmett, già al calduccio del
tavolo da un bel po', assieme a Michael e Ben.
- Brian non c'è? - domandò quest’ultimo.
Gli altri si guardarono a vicenda.
-
Probabilmente sarà andato a comprarsi gli assorbenti. - interloquì Debbie
mentre serviva al tavolo bevande calde per tutti - Ha più cambiamenti di umore
di una donna col ciclo. -
- Mamma! - protestò Michael a bocca aperta - Per favore! -
- Cosa c'è? - replicò mettendosi le mani sui fianchi- Non hai mai sentito
parlare di mestruazioni? -
Michael alzò gli occhi al cielo e si appoggiò contro la spalla di Ben.
-
Aiuto. Diventerò così anche io da vecchio? -
Debbie gli diede uno scappellotto.
- Vecchio?
-
Ben
si mise a ridere, controllando distrattamente il menù.
- Quindi, fatemi capire... Brian si vede col tipo con cui era andato Justin
anni fa? Quello basso, col pizzetto? -
- Quello che gli assomiglia. - puntualizzò Emmett con occhio lucido - Due
stronzi che non riusciresti a immaginarteli. -
- Fanno un po' paura. - annuì Ted, che di malignità da parte di Brian ne aveva
subite eccome. Non voleva neanche pensare a due Brian.
- Paganini non è uno stronzo come Brian. - s'intromise di nuovo Debbie posando
sul tavolo un'insalata - Lo è in tutt'altro modo. -
- Che vuoi dire? - Michael la guardò stranito.
- Ci sono bastardi e bastardi. Brian è quello che fa lo stronzo per portarti a
letto, Paganini invece fa lo stronzo perché ti vuol fare chiaramente capire che
non vuole venire a letto con te! - spiegò molto professionalmente.
- Oh, quindi Brian fa
cilecca? -
- Direi di sì, visto che quel bacio se l'è guadagnato solo perché ballavano
tutti tranquilli avvinghiati! -
- Possiamo parlare d'altro? - disse Michael - A Brian saranno venuti gli
orecchioni a furia.... Di parlare di Paganini. Sì, ok. Io sono il primo ma...
Visto che non è niente di che, non possiamo lasciare correre? - Lanciò uno
sguardo a Ben in cerca di aiuto contro le pettegole quali erano sua madre e
Emmett.
- Lasciar correre? - ripeté
Emmett incredulo - Mikey, questa è la notizia più sensazionale dell'anno! Se
avessimo un gazzettino gaio sarebbe in prima pagina, sarebbe lo scoop, la
rivelazione! -
- Beh... Non è che sono propriamente... Affari nostri... - mormorò Michael.
- Chiudi il becco. - Emmett lo liquidò con un gesto frivolo della mano - Tu
stanne pure fuori, io voglio sapere! -
-
Chiedilo al diretto interessato allora! - sbuffò indicando la persona che stava
entrando.
Ethan, fresco di acquisti e non solo, era stato costretto ad entrare proprio in
quel locale. Stava morendo assiderato aspettando l'autobus. Si tolse il
cappello di lana scuotendo la testa, lasciando cadere qualche fiocco che aveva
anche sulle spalle.
-
Un caffè, per favore - chiese al travestito al bancone.
- Certo, Fiocco! - rispose
lui/lei.
- Fiocco? -
- Ehi, che bello vederti... Ethan! - esclamò Debbie andandogli incontro,
attirando l'attenzione di un mucchio di gente.
Il ragazzo avrebbe voluto essere invisibile, o almeno saper scappare alla
velocità della luce.
- Salve... Come va? -
- Ecco qui il tuo caffè, Fiocco, offre la casa! - gli sorrise il trans dai
dolci occhi scuri.
-
Grazie... -
- Non ti si vede mai da queste parti... o almeno qua! - continuò Debbie che era
tutto un sorriso.
- Abito... In un'altra zona, ecco... Non esco poi così spesso. -
- Peccato. Sei così carino, Fiocco! -
- Desiree, piantala! - la riprese Debbie - L'hai visto da cinque secondi e già
vuoi entrargli nelle mutande. Spaventi i clienti così! -
- Acida. - sbuffò il travestito andando a prendere altre ordinazioni.
- Io vi ringrazio ma è mio dovere pagare il caffè. -
- Scherzi? Te l'abbiamo
offerto! Non andremo certo in bancarotta per uno stupidissimo caffè! - sorrise
di rimando - Vuoi sederti? -
- No grazie, devo prendere l'autobus... -
- Con questa neve l'autobus passerà tra venti minuti, il solo vedere una nuvola
in cielo sembra spaventare tutti gli autisti! - annuì con convinzione - Forza,
non essere timido! -
-
Ma... - Ethan venne fatto sedere a forza, mentre si stringeva nel giaccone
sembrando ancora più piccolo.
Pur di non parlare, iniziò a bere il suo caffè senza neanche soffiare, col
risultato di scottarsi la lingua.
Perché quella donna era così gentile? Si ricordava come adorava Justin. E anche
allora, era stata amorevole con lui. Facendogli anche complimenti.
- Mamma! - Michael richiamò l’amata quanto invadente genitrice - Non
ossessionarlo. - si voltò verso Emmett - E nemmeno tu! -
- Non ho fatto niente! - si
schermì lui.
- Oh, andiamo ragazzi, in fondo Fiocco è uno di noi! -
... Fiocco?! Per poco a Ethan non andò di traverso, quel caffè.
- Mamma! - sibilò Michael andandole vicino - Non terrorizzarlo... -
- Non sto facendo niente del genere! - ribadì alzando il mento - E dato che ci
sei, fate un po' due chiacchiere! - sorrise costringendo il figlio a sedersi di
fronte al ragazzo, mentre lei andava a raccogliere qualche altra ordinazione.
Michael lanciò un'occhiata supplichevole a Ben, che gli sorrise facendo
spallucce. Ormai che era lì...
-
Grazie, eh! - bofonchiò Michael gonfiando le guance e sbuffando, e Ben trattene
difficilmente qualche pensiero sconcio.
- Alloooora... - cinguettò Emmett portandosi improvvisamente alla destra
di Ethan - Come va la tua relazione con Brian? -
- Non ho nessuna relazione con Brian. - rispose lui automaticamente, senza
neanche guardarlo in faccia - Lavoro solo per la sua agenzia. -
- Però vi siete baciati. -
- Emmett... - iniziò Michael.
Ethan alzò il viso.
-
Anche lui. - Indicò con viso chi aveva di fronte - Si bacia con Brian, ma visto
che sono amici non fate molte storie, no? Era stato solo un momento in cui mi
girava la testa. E' stato anche uno schifo. - mentì.
- E' acido come Brian. -
sussurrò Ted, spuntato per caso accanto a Michael.
- Cosa?! -
- Niente! - disse subito dopo - Beh, comunque, ci vorresti dire che non siete
mai andati a letto insieme? -
- Non vado a letto col primo incontro per sport. - replicò il giovane,
vagamente altezzoso. E Ted fece una faccia eloquente, rivolto agli altri.
-
Voi credete di sapere tutto, vero? Beh, brancolate nel buio! Non c'è niente tra
me e Brian. Non lo sopporto. E' irritante, vanesio e si crede un dio in terra.
Non sopporto quel genere di persone! -
- Ma tu sei ugual... -
- E poi. - Ethan li fulminò con lo sguardo - Dovreste smetterla di stare
a spettegolare come delle vecchie annoiate. Sono grato a Brian solo per il
lavoro che mi ha trovato. I miei sentimenti per lui finiscono qui. Non mi piace
Brian Kinney né mi piacerà mai. - Si rimise il cappello e prese la busta col
vestito, buttando il bicchiere di caffè vuoto - Grazie per il caffè. - disse
veloce a Desiree prima di uscire dal locale.
- Gli piace! - sentenziò Emmett.
- Gli piace da morire!
- affondò Ted quasi scioccato - E' una cosa tremenda. -
- E' una cosa incredibile, due Brian al prezzo di uno! - sorrise l'altro.
- Ragazzi, non credete di stare correndo troppo? - commentò Michael - Se Ethan
ha detto che Brian non gli piace, non vedo perché non dargli ragione. No? - Si
voltò verso Ben per chiedere conferma.
Solo che Ben sospirò dubbioso.
- Io credo che sia attratto da Brian. - disse invece.
- Ben! -
- Mikey, bastava guardare il modo in cui lo diceva... Aveva gli occhi... - Fece
un gesto con le dita come per far arrivare a lui la parola giusta.
- Infuocati. - concluse Debbie arrivando a posare un piatto - Il ragazzo ha il
fuoco nelle vene. E in questo momento sta bruciando tutto per la nostra checca
di mezza età preferita. -
-
Ok. Può essere anche così, ma non esaltiamoci per questo, va bene? - chiosò
Michael sbrigativo - Non ci mettiamo più bocca e aspettiamo i risvolti.
Potrebbero esserci come non esserci. -
- Ma... -
- Aspettiamo. - ripeté perentorio.
Il mercoledì, come predetto Ethan si presentò con un'ora di anticipo. Ormai già
sapeva dov'era l'ufficio di Brian, si limitò a bussare all’uscio ed entrare.
Era molto diverso dall'altra volta. Più elegante, nel suo completo scuro e la
camicia color melanzana coi primi tre bottoni slacciati. E uno strano e
piacevole profumo.
- Ciao! - salutò con un sorriso (cosa non fa il vil denaro) - Eccomi qua.
-
Brian lo osservò per un
minuto senza dire assolutamente nulla, scivolò con lo sguardo lungo le sue
spalle magre, sui capelli scuri, sugli occhi languidi.
- Ti sei incantato? - Ethan schioccò le dita, e parve riportare il
pubblicitario alla realtà terrena.
- Stai bene, così. - fu il suo commento.
- Grazie, quando mi ci metto posso essere molto sofisticato. - rispose lui con
un sorriso orgoglioso, gonfiando il petto - Ho portato il mio violino, così non
rischierò di steccare orribilmente, come l'altra volta. -
- Saggia cosa. - annuì Brian alzandosi e andandosi a sedere sul bordo della
scrivania di vetro - Vuoi un caffè? -
-
Magari. Sperando che sia buono. Trovare un caffè decente in questa città è
un’impresa! - annuì Ethan.
Quando Brian gli passò la tazza col caffè, per un lieve istante le dita si
sfiorarono.
-
Wow, le tazze col vostro marchio! - ridacchiò soffiando sul bordo e
sorseggiando lentamente.
-
Ce lo possiamo permettere. - affermò Brian tornando al suo posto - Che ne farai
di tutti i soldi che ti daranno? Comprerai una ciotola nuova in oro massiccio
per il tuo gatto? -
- No. - sorrise il ragazzo - Ancora non ho deciso, ma mi piacerebbe partire. -
- Per dove? -
Ethan sospirò profondamente, alzando gli occhi al cielo, lasciando che la sua
fantasia vagasse lontano, fino alle nuvole opache e consumate dell'Europa.
- Italia. Austria, o Francia. Dove i teatri sono enormi e ogni sera hanno il
tutto esaurito di gente che sa come si suona. Non come i pecoroni che popolano
questa stupida città. -
- Tu sì che sai farti amiche le persone. - annuì Brian.
- Senti chi parla. -
-
Come, scusa? -
- Niente. Solo, che non siamo poi così diversi noi due. I tuoi amici almeno
qualcosa ci azzeccano. - commentò Ethan dandogli le spalle, continuando a bere
e guardando fuori dalle pareti di vetro dell'ufficio.
- Brian. - La segretaria entrò frettolosa - Tra dieci minuti sarà qui lo
stilista. Noi iniziamo a prepararci. -
- Arriviamo. - confermò lui,
e quando se ne fu andata riportò l'attenzione su di lui - Cos'è che hanno detto
i miei amici?! -
Ethan si voltò con un mezzo sorriso stampato in faccia.
- Qualche giorno fa sono stato brutalmente sequestrato da quella simpatica
rossa al locale e costretto a sorbirmi i sorrisini amichevoli dei tuoi amici. -
Che gli avevano detto in faccia chiaro e tondo che tra loro due ci fosse una
relazione, si guardò bene dal dirlo.
Brian emise una specie di strano verso gutturale che stava a significare che
era scocciato.
- Che cazzo, perché non si ficcano le loro balle su per il... -
- Ragazzi, per favore, è tardi! - annunciò di nuovo la segretaria.
I
due si sbrigarono e raggiunsero la sala delle riunioni. Pochi istanti dopo,
arrivò lo stilista seguito dai suoi aiutanti.
- Piacere. Io sono Nadir. - Strinse la mano a Brian e poi a Ethan, su cui si
soffermò per un minuto che parve eterno. Per essere uno stilista era davvero
giovane. La pelle abbronzata, capelli neri come la pece, e profondi occhi scuri
come l’henné.
- Piacere... Ethan Gold. -
- Lo so. - sorrise Nadir.
Anche Ethan sorrise, preso
un po' alla sprovvista. Quella mattina si era svegliato in subbuglio, forse
colpa della prospettiva dei dodicimila dollari, forse perché la sera prima
aveva mangiato un kebab, ma comunque quel tipo gli faceva contorcere lo
stomaco.
Avrà avuto sì e no venticinque anni, anche se ne dimostrava diciassette in
viso, forse di origini indiane o qualcosa di simile, aveva una voce setosa, ed
era educato con tutti, sorrideva languidamente e sembrava che la sua gentilezza
non fosse nemmeno artefatta.
Miracolo.
-
Se il signor Gold smettesse di rimanere fermo e imbambolato, forse potremmo
iniziare a parlare. - parlò Brian, prendendo posto al tavolo.
Ethan si voltò verso di lui e lo trucidò con lo sguardo, per poi tornare dallo
stilista.
-
Mi dispiace. E’ che sono lusingato di essere stato... richiesto ancora! -
-
La tua musica mi ha impressionato. - sorrise lui, gli occhi neri come
l'inchiostro brillavano di luce propria - Metti passione quando suoni... Lo fai
come si farebbe l'amore. -
Ethan fece una risatina, non si aspettava quell'uscita. Ma gli fece
genuinamente piacere.
Si sedettero, e una donna giovanissima, dai capelli platinati iniziò a
sciorinare un discorso noiosissimo sul prodotto che stavano per pubblicizzare,
si soffermò un'infinità di tempo a elogiarne le fragranze e le proprietà, e
un'altra marea di cose che non fregavano proprio a nessuno, nemmeno a Nadir
stesso, che però la guardava educatamente e annuiva di tanto in tanto.
- E
quindi vorremmo una melodia adatta per questo profumo. Deve essere sensuale e
colpire, come la fragranza stessa. Sicuramente mr. Gold ne conoscerà molte. -
Ethan annuì in silenzio. Dalla descrizione sembrava proprio quella che aveva
scritto mentre pensava alla volta che aveva ballato con Brian...
-
Una molto famosa? Sono anche un discreto compositore, se può interessarvi... -
- Sciocchezze! - ribatté la donna - Non per mancarle di rispetto, mr. Gold, ma
ci sentiremmo più sicuri con un'esibizione di una melodia abbastanza famosa,
che so, Mozart... -
-
Oh, andiamo, non siamo così fiscali. - disse Nadir, voltandosi a guardarlo -
L'ha scritta lei? -
- Sì... - Non era abituato a farsi dare del lei con quel tono autenticamente
riverente. Era stranissimo.
- Mi piacerebbe sentirla. Sempre che non le dispiaccia. -
- No, assolutamente! - annuì, e Ethan scattò in piedi, violino già alla mano -
E' solo una sciocchezzuola, niente di importante. -
- Se è scaturito dall'arte di un uomo, niente è inutile. - sorrise Nadir.
Nessuno si accorse di Brian che alzava un sopracciglio con aria palesemente
sfrontata.
Ethan
chiuse gli occhi e si mise in posizione ricordando le sensazioni che aveva
scatenato in lui quel ballo, trasmettendole all'archetto che le diffuse sulle
corde, suonando perfettamente, senza incertezze o dubbi, creando quella melodia
sensuale, calamitante che trattenne senza difficoltà l'attenzione di tutti.
Quando terminò, aprì lentamente gli occhi e posò lo sguardo in quello di Nadir.
- Come le sembrava? -
Nella
sala riunioni c'era il silenzio più completo, quel tipico vuoto che sembrava
preannunciare qualcosa di incredibilmente rumoroso.
Ethan lanciò un'occhiata a Brian, e si accorse che lo stava fissando con la
bocca leggermente socchiusa, con un'espressione di adorabile sbigottimento.
- Ehm... - Era vagamente imbarazzante quella situazione.
- E' meravigliosa. - mormorò Nadir dopo qualche secondo, battendo piano le mani
- Davvero, è... E' sublime. Catartica ed entusiasmante, eccitante e mistica,
prende il cuore e ci danza... - Si voltò verso la bionda promoter delle
pubblicità - Voglio che si suoni questa musica. -
-
Credo... Che sia una scelta adeguata, sì. - annuì lei, mentre si sistemava gli
occhiali, rossa in viso.
Ethan era estasiato, raggiante. Ripose il violino della custodia e lanciò
un'occhiata a Brian come a volergli dire visto che roba?
- Credo che questa pubblicità risulterà perfetta. Un'ottima agenzia
pubblicitaria e la musica migliore. - disse Nadir.
Ethan abbassò lo sguardo sorridendo, quasi imbarazzato.
Sentirsi fare quei
complimenti completamente gratuiti, così inaspettatamente sinceri toglieva
davvero il fiato, era meglio di tutti quei balordi che gli stringevano la mano
e gli davano pacche sulle spalle. Riuscire a strappare un sorriso, una lacrima
o un'emozione era una cosa che faceva bene dentro.
- Lei è troppo gentile... - Si sedette di nuovo al suo posto, accanto a Brian,
si guardarono per un lungo istante.
Ethan ebbe l'impressione che il messaggio di quella musica fosse arrivato forte
e chiaro anche alla musa ispiratrice.
E Brian, senza nessun preavviso, gli fece un sorriso.
- Bene, dunque, l'incontro è fissato per domani mattina, ok? - squillò la
bionda, appuntando su un taccuino.
-
Sì, per le nove. E' un buon orario per lei? - domandò Nadir - Se ha difficoltà
possiamo rimandare di mezz'ora. -
Ethan guardò fisso lo stilista con due occhi enormi. Cambiare l'orario per lui?
- Le nove vanno benissimo. -
Lo stilista indiano gli
sorrise dolcemente, e questo parve sancire completamente l'accordo.
La tensione evaporò all'istante, e tutti si alzarono, era quasi ora di cena, e
la fame serpeggiava.
- Autobus? - sibilò Brian con aria superiore, di chi sapeva - Vuoi fare
la tua entrata in scena come un pezzente qualunque? -
- L'autobus è un ottimo mezzo per stare insieme alla gente. - replicò Ethan,
tanto sapeva dove l'altro voleva andare a parare.
- Anche per prendersi le malattie. - sorrise profetico - Ti passo a prendere
io. -
- Mi vuoi fare da autista? Dovrei pensare che domani nevicherà ancora? -
ribatté ironico.
-
Non possiamo sfigurare con un cliente così ricco e importante. Ci paga
profumatamente. -
- Non mi sembra che a lui importi molto se vengo in autobus o con una cazzo di
limousine! Al contrario di qualcun altro. -
Brian gli fece il verso.
- Fatti trovare pronto alle otto e venti, se ritardi di un solo minuto di
decurto mille dollari dall'assegno. - concluse rimettendosi la giacca.
- Non puoi farlo! - sbottò Ethan già scioccato alla sola idea.
- E allora sii puntuale. - sorrise lui con un sorriso amabilmente velenoso.
Prese la ventiquattrore e fu lì lì per uscire dalla sala, quando si bloccò
qualche attimo, guardando il ragazzo - Hai impegni per stasera? -
Ethan lo squadrò in tralice.
- Perché questa domanda? -
- Ti va di venire a mangiare torta al limone e sorbirti di nuovo Debbie? -
Ethan lo fissò stranito, come se non avesse compreso la domanda.
-
La torta al limone mi piace e Debbie è gentile anche se strana. Ma ci saranno
sicuramente i tuoi amici e io i tuoi amici ora come ora non voglio vederli! -
- Non ci saranno. Lavorano. - garantì - Altrimenti non ti avrei mai invitato. -
- ... Sai che questo suona come un appuntamento, vero? -
-
No, se è stata Debbie a propormelo. -
Ethan alzò entrambe le sopracciglia. Sembrava che tutti gli individui cinici lo
facessero spesso.
- Quindi avrei un appuntamento con lei? -
- Più o meno. Vieni o no? -
Il ragazzo sbuffò leggermente, la cosa gli suonava parecchio sospetta. Ma in
fondo che diavolo aveva da perdere?
- Ok. Ma non ti allargare troppo. -
- Sei tu quello pretenzioso, io sono solo il migliore. -
- Simpatico... -
I due uscirono, dopo aver salutato tutti con una stretta di mano, si avviarono
per il corridoio, non accorgendosi della lunghissima occhiata che Nadir stava
lanciando loro.
- Va tutto bene, capo? - chiese un'assistente richiamandolo.
- Oh sì. - sorrise Nadir affabile - Possiamo andare.
.Continua.
Non
finiremo mai di ringraziare chi legge, segue e preferisce questa storia,
grazie!XD
E
ricordate, un commentino ogni tanto non fa venire gli infarti a voi, e nemmeno
a noi!u_ù