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Autore: _Arthur_    22/02/2011    1 recensioni
Nato il primo per creare quanto il secondo per distruggere, si disse poi di loro, e la storia che ne seguì fu per quelle terre un capitolo degno del più fantasioso cantastorie.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La velocità del ragazzo era altamente superiore a quella della giovane donna così il Rosso raggiunse dopo poco tempo la “ladra”; l’afferrò per un braccio e la costrinse a voltarsi. Guardandola negli occhi, però, non vi trovò il terrore che si aspettava ma solo una malcelata paura e una tanto più forte ansia.

-Lasciami! lasciami!- le urla della ragazza erano insistenti.

-Non prima di avere avuto l’occasione di spiegarti, di chiederti perdono!-

Furono, queste parole, come un potente calmante per la ragazza, riuscirono a tranquillizzarla non tanto per ciò che significavano quanto per il modo in cui erano state pronunciate; non vi era traccia dell’uomo burbero che le era sembrato di scorgere nella radura, ogni sensazione di rabbia sembrava sparita.

-Chi….cosa sei?- banali parole? No, erano le uniche che sembravano adatte per la ragazza, erano la curiosità che si esprimeva.

- Il mio nome è Rouge, ma credo che non sia ciò che vuoi conoscere; Sono ciò che mi è stato fatto, se ti basta.- Voleva così evitare ciò che, invece, la ragazza gli chiese.

-Spiegati- lei era dubbiosa –non esiste fatto che possa trasformare un uomo in un mostro, cosa può esserti successo di così terribile- Dalla faccia dell’altro capì di aver chiesto qualcosa di estremamente doloroso per lui.

Il ragazzo abbassò gli occhi; aveva mai, Rouge, raccontato quella storia? no. Non era mai stato in grado di affrontarla, forse era questo il suo problema, la sua debolezza. Perché doveva rievocarla ora? Per una ragazza che neanche conosceva? Il silenzio tra i due era più rumoroso di qualunque altro suono ma poi, lentamente, la giovane donna accarezzò il viso del Rosso, alzandogli il viso con grazia ma ferma decisione. I loro occhi tornarono a guardarsi e a quel punto Rouge non resse e, piangendo, come farebbero i bambini tristi davanti alle loro madri, iniziò a raccontare:

- Vivevo allora- iniziò a fatica- con mio padre, un forte contadino rimasto vedovo, e lui era per me una guida per il mondo. Sapeva insegnarmi come coltivare i campi, come riparare oggetti; come essere un uomo. La sera solevamo sederci attorno al camino e lui mi parlava delle esperienze, delle scelte e dell’amore: mi insegnava a vivere! e io vedevo quei momenti come la cosa più bella che la vita potesse offrirmi. Poi un giorno venne il signore del piccolo terreno che gestivamo con i suoi scagnozzi e litigarono perché avevamo tardato a consegnare il raccolto. Sembrava una solita litigata, come quelle che si sentono al villaggio ogni giorno, ma successivamente iniziarono a menarlo e non si fermavano, ancora e ancora per un tempo che mi parve eterno. Lui si difendeva a stento e io non potevo muovermi, per la paura. Fino a che lo lasciarono a terra in fin di vita, il sangue che sgorgava da ogni parte. Io ero li accanto a lui e strisciando lo presi tra quelle che erano ancora piccole braccia. Vidi la morte chiamarlo a se, vidi i suoi occhi spegnersi. Può un uomo essere ridotto in tal modo? Schiacciato, umiliato e infine lasciato a morire, come quando si fanno spurgare i maiali appena sgozzati, senza che nessuno paghi per quel gesto? Quello che sono l’ho dovuto a quel giorno, su quel pezzo di terra non vi è stata solo la morte di mio padre, ma anche la nascita del mio progetto di vendetta-

Silenzio, per la prima volta solo silenzio: non più rabbia, non più urla disperate, non più ricordi in mente. Solo una piatta calma. L’animo di Rouge era per la prima volta libero dal ricordo, calmo e più simile a ciò che si può dire “sereno” di quanto fosse mai stato.  Le ultime parole dette lo avevano svuotato completamente di ogni sensazione.

-Rouge- la voce della giovane era incrinata dalla pietà e dalla tristezza -a chi altri hai raccontato tutto ciò?-

Il Diavolo Rosso, che in quel momento non era lo specchio del suo soprannome, si limitò a negare muovendo la testa, al che la ragazza si mosse verso l’altro e lo accolse nel suo delicato abbraccio rimanendo stretta a lui per qualche tempo, fino all’esaurirsi del suo lacrimare. Riuscendo poi a parlare il Rosso le domandò:

-Qual è il tuo nome?-

-Veronica-

Erano vicini, molto più di quanto lei si fosse mai trovata con altri uomini. Il calore che i corpi emanavano era intenso ed entrambi sentirono per la prima volta una sensazione delle più dolci e provarono l’impulso, irresistibile, di unire le proprie anime in una sola, baciandosi.

Dagli alberi filtravano fasci di luce verde che proiettavano ombre amiche attorno ai due amanti, persi tra il sudore e il dolce desiderio di uno scambio molto più che profondo; non era un momento voluto ma era l’istinto a portare i due a consumare quel fulmine acceso,  li, su un letto d’erica. La vista offuscata dalla semiluce, le orecchie perse nel rumore l’uno dell’altro, le sensazioni ammaliate dal sapore dell’altro e il tatto perso nel fremente, gioioso contatto. Solo i cuori erano sereni, seguendo ognuno il ritmo dell’altro.  

- - - - - - - -
*rinviene*

semplicemente oddio. Sono reduce da una full-immersion in questo capitolo che mi ha lasciato completamente privo di forze. Mi è uscito tutto di getto e forse lo avrete già notato. Prevedo  ciò che avrete pensato nell'ultima parte: assolutamente irreale! In effetti lo ammetto, non sta ne in cielo ne in terra la situazione tra Veronica e Rouge ma mi piaceva l'idea (non prendetemi per pervertito però...) cercate di sopportarmi e fatemi sapere cosa ne pensate! :D
BuonCiao
_Arthur_
  
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