Capitolo 9
I wanna be your man
Mi
pettino il ciuffo per l’ultima volta, voglio essere perfetto.
Però è
anche vero che io perfetto lo sono sempre.
Ok,
allora stasera sarò perfetto al quadrato. Anzi, no: al cubo. Ma che dico!
Perfetto al fantamiliardo di Zio Paperone…!
Perfetto al…
Ok, ok.
Ci do un taglio.
Mi
spruzzo addosso la Colonia e indosso la giacca, per poi dirigermi verso
l’uscita.
-Paolina,
dove stai andando?-
-Non si
vede? Sto uscendo.- mi blocco sulla porta, la mano già sulla maniglia.
John spalanca
gli occhi e assale Brian, che sta sfortunatamente (per lui) passando di qua.
-Eppy! Cosa cazzo
significa tutto questo?- lo prende per il bavero della giacca.
-John, quante volte t’ho
detto di non chiamarmi Eppy?
E comunque Paul mi ha chiesto di poter uscire e io gli ho dato il permesso di
farlo, tutto qua.-
-Semplice,
no?- salto fuori io, con un sorrisone a tremila denti.
John mi
fissa in cagnesco e poi, quasi ringhiando, torna a rivolgersi a Brian:
-Se te
lo chiedo io, col cazzo me lo dai, il permesso! Dannato Eppy, non puoi fare le
preferenze! O perlomeno, se le fai, falle per me e in modo meno evidente, per
Dio!-
-Winnie, il suo preferito
sono io: credo sia chiaro come il Sole, oramai.- ammicco, quasi strusciandomi
sullo stipite della porta.
-Georgino, Rings!
Avete sentito? Paolina esce, a differenza di qualcun altro!- inizia ad urlare John.
George
e Ringo sbucano dalle camere: -Coome, scusaa?!-
Ecco
qua, il casino è fatto.
-Beh,
se non vi dispiace io andrei…- inizio ad aprire la
porta, ma Lennon mi salta addosso placcandomi e Ringo chiude la porta a chiave.
Occazzo. Cosa si sono messi
in testa di fare, questi?
John mi
scaraventa sul divano, dove c’è un tranquillissimo George intento a bersi il
tè, e poi riprende l’interrogatorio a Brian: -E sentiamo, cos’avrebbe di così
urgente da fare, il signorino?-
-Uscire
con una ragazza, John.-
-Avanti,
Eppy! Paul ci esce sempre, con le sue ragazze! Anche
se per una sera fa digiuno mica schiatta!-
-Ma
questa non è una ragazza qualsiasi, Winnie.- riprendo io, guardandomi le
unghie.
John
rotea gli occhi, poi riprende: -Eppy, non ti farai
infinocchiare così! Lo sai benissimo che per lui una vale l’altra!-
-Ma
scusa, perché non gli chiedi anche tu di poter uscire? Almeno la facciamo
finita e siamo tutti felici e contenti!- sbotto io.
-No
signorino mio bello: tenere a bada quattro Beatles a zonzo per la città è
un’impresa non da poco! Troppo rischioso.
E io non voglio causare casini al nostro beneamato Eppino.-
mi rimbrotta con fare saccente.
Ma che ballista!
-… e poi sarà una
puttanella, suvvia!-
-COME
HAI DETTO, SCUSA?- gli salto al collo.
-Tranquillo,
Paolina. Be quiet, relax and take it
easy…- si scosta lui, per poi rivolgersi nuovamente a
Brian: -Ascoltami, se non vuoi proprio lasciarlo a casa, ho un compromesso: Paulie può uscire con la sua amichetta a patto che ce la
presenti.-
Guardo
John: ha un ghigno malefico che non promette nulla di buono.
Briantipregononlasciartifregaredaquestofurfante.
-Beh,
che ne dici?-
Brian
se ne sta assorto, grattandosi la fronte ogni tanto.
-A me
sembra una splendida idea!- salta fuori Ringo.
-Cocco
della mamma!- gli ring(hi)o dietro io.
-Leccapiedi!-
continua George.
-Traditore!-
conclude John.
Ringo
si piazza di fronte a John e, con il miglior labbruccio
possibile, gli chiede delucidazioni: -Heeey! Cos’ho
fatto, scusa?-
-Nulla:
semplicemente, mi andava di farlo.- gli risponde l’altro.
-Ingrato,
bel ringraziamento per averti sostenuto!- e sparisce in camera.
John
alza le spalle e riprende: -Dicevamo? Ah sì! Ringo approva…
Tu, Georgino?-
George,
quasi spaesato, alza il viso dal suo tè: -Mah, per me è indifferente…
Fate come vi pare.-
Trattengo
a stento l’istinto di stritolarlo e ricoprirlo di baci.
-Quindi
siamo due pari!- esulto, le stelline agli occhi.
-Mi
spiace frenare il tuo entusiasmo da checca, Paolina, ma George ha detto “fate
come vi pare”, quindi potrei anche prenderlo per un sì…-
Sto per
prenderlo a cazzotti, quando riprende il discorso: -…
ma siccome sono magnanimo non lo farò, e lo valuterò come uno stupidissimo
“no”.-
Tiro un
sospirone di sollievo.
-Ma
gioco il mio asso nella manica! Eppy, manchi solo tu: il tuo giudizio sarà determinante, per
vedere se Paolina rimarrà in gara oppure no!-
A
momenti casco in terra.
Dannato Lennon!
Brian
non mi tirerà mai un tiro del genere, ne sono certo.
Almeno
credo.
-Grazie
Eppy di aver accettato la mia proposta! Oh, come sono
feliceeee!- John trotterella per la casa, mentre io
non smetto un attimo di fissare in cagnesco Brian.
Che traditore!
Lui pare
accorgersi (era ora!) del mio sguardo truce, e si avvicina:
-Paul,- mi dà una pacca
sulla spalla -non mi sembra la fine del mondo, dai.-
-No, ma
dico! Hai visto John?- e glielo indico; in quel momento è intento a strusciarsi
sulla lampada, penso si stia immaginando una tipa al suo posto.
-È un
po’ fuori di testa, ma entrambi sappiamo benissimo che, in fondo, è un bravo
ragazzo.-
-Quanto
in fondo?- mormoro sconsolato,
beccandomi per tutta risposta una risata del nostro manager.
-Suvvia,
al mondo c’è di peggio! E poi, pensa che la renderai ancor più felice, così:
quale ragazza non vorrebbe incontrare tutti e quattro i Beatles?-
Questa. Manco mi conosceva! mi vien da dire, ma
ci rinuncio e faccio spallucce: ormai è andata così, mi devo rassegnare.
Sento
Brian mormorare qualcosa su qualche commissione che deve svolgere, e mi volto
appena in tempo per salutarlo di sfuggita, il cappello ormai già sparito dietro
la porta.
Due
occhietti vispi mi fissano, e io so già chi mandare affanculo.
-Lennon, sei veramente un
rompicoglioni! Devi sempre averla vinta tu, sempre!-
-Paolina,
è una lezione di vita: impari a chiamarmi Winnie.-
e, con un ghigno trionfante, si siede sul divano, una rivista musicale in mano,
mentre io, sempre più disperato, mi lascio scivolare a peso morto accanto a
lui.
***
Robe
dell’altro mondo.
Io
indecisa su cosa mettermi! Assurdo.
Qua
urge una bella martellata in testa coi fiocchi e controfiocchi, chissà che
finalmente non rinsavisca!
Dai,
Sara: calma e sangue freddo.
E che
nessuno venga a rompermi le palle!
-Allora… hai deciso cosa mettertiiii?- la porta si spalanca.
Appunto.
Alzo
gli occhi al cielo: -No, Mitch: non ancora.-
-Vuoi
che ti dia…?-
-No, Mitch: faccio da sola. Grazie comunque.-
-Ah,
ok. Perché sai, vero, che è un’occasione importante e che…?-
-Sì, Mitch: lo so.-
-Bene.
Comunque io ti suggerirei di mett-
-MITCH,
QUANDO CAZZO TE NE ESCI DALLA MIA CAMERA?!-
Lei mi
guarda con gli occhi sbarrati, per poi fare spallucce ed andarsene.
Finalmente,
era ora!
E poi me
ne strafrego se è Paul McCartney o Elvis Presley o vattelappesca! Per me può
anche essere un pirla qualsiasi, me ne infischio se ha venduto centinaia di
migliaia di dischi!
E al
diavolo anche il cazzo di cardigan che stavo pensando di mettermi!
Incazzata
come non mai, apro il cassetto delle felpe e inizio a buttarmele dietro le
spalle, facendole ricadere un po’ sul letto e un po’ per terra.
Tanto è
camera mia, ci posso pure mangiare, sul pavimento, tzè.
D’improvviso
me ne capita una tra le mani, e non posso fare a meno di ghignare malefica.
Mi levo
svelta la camicia (il blazer lo avevo già tolto salendo le scale che portano
all’appartamento, fate conto voi di quanto lo possa sopportare) e m’infilo
l’indumento designato.
Mi
raccolgo i capelli, un filo di trucco, una spruzzatina di profumo e sono bella
che pronta.
Prendo
al volo la borsa e mi precipito fuori dalla stanza, andando in cerca del
cappotto.
Imito
la camminata della Pantera Rosa, nella speranza di non essere intercettata da
quel segugio di Mitchie. Speranza che s’infrange
miseramente non appena quella squilibrata mi si piazza dietro, urlandomi a
tradimento: -Dove pensi di andare, Lovely Sara?-
-Non
t’azzardare più a chiamarmi così, capito?!- le ruggisco per tutta risposta.
-Sì sì
va bene. Però, stavamo dicendo… Ah sì, dove stai andand- OMMIODDIOCAZZOTISEIMESSA?-
Se n’è
accorta, finalmente. Ghigno ancor più malefica di prima, mentre lei comincia ad
urlare come una cerebrolesa:
-TIPREGONONCOMBINARECAZZATE!
VAISUBITOIMMEDIATAMENTEACAMBIARTI,ÈUNORDINE!-
-Ma ti
pare che mi cambio solo perché me lo dici tu? Hai capito tutto dalla vita,
allora!- rido, infilandomi il cappotto.
-TUNONTIRENDICONTOCHESTAIPERFARSCOPPIARELATERZAGUERRAMONDIALE,SCELLERATA!-
-Ma me
ne sbatto altamente del Terzo Conflitto Mondiale, Mitch!
La vita è una sola e bisogna godersela, e io stasera, con questa felpa, me la
godrò alla grande!-
-TUHAISERIPROBLEMI,SEIUNAFOLLE,
SEIUNAFJKRLGHR!-
-Chi è
la folle tra noi due, scusa? Beh, un antico romano soleva dire “Carpe diem” e io lo voglio prendere alla lettera. Indi per cui, adioss e buon Capodanno per dopo, coinquilina del mio corazon!-
Faccio
per andarmene ma lei mi si aggrappa al braccio, così sono costretta a
scrollarmela di dosso con forza, sbuffando abbastanza scocciata.
Le
chiudo la porta in faccia e me la svigno, prima che riesca ad acciuffarmi di
nuovo.
Scendo
le scale quasi a quattro gradini alla volta, con un sorrisone a tremila denti
stampato in faccia: sarà una serata memorabile.
***
Otto e due.
Ma sì, le
donne si fanno sempre desiderare, Paul… lo sai, no?
Ma d’altronde tu hai un’esperienza che nemmeno Casanova…
Dovresti saperlo benissimo!
Anche se…
Otto e tre.
Ok, la
devo smettere di continuare a guardare l’orologio. Sta arrivando, me lo sento.
E poi è
risaputo che al primo appuntamento le donne arrivino con un po’ di ritardo! È
uno dei passaggi più conosciuti di tutti i manuali per conquistare pollastrelle
che tu abbia mai letto!
Ok, ne
hai letto solo uno. Però non ti serviva. E non l’hai nemmeno comprato tu, dato
che era il regalo di compleanno che ti ha fatto Ringo!
-E questo… che
diamine è?-
-Un libro, Paulie.
Un libro.-
-Grrrazie Johnnino caro di avermelo
precisato, ma c’ero arrivato benissimo. È il titolo che mi lascia alquanto sconvolto…-
George mi prese il libro dalle mani, e lesse
la scritta impressa in copertina: -Il manuale del giovane Casanova… Uhm, interessante.-
John gli saltò addosso, strappandoglielo
dalle mani: -Heeeey! Nanana,
Georgino: tu sei ancora troppo piccolo per queste cose!-
Geo non fece nemmeno in tempo a protestare che mister
“l’educazione prima di tutto” proseguì: -Mmmm,
notevole. Devo giusto andare al cesso…-
A quelle parole spalancai gli occhi e me lo
ripresi, profondamente allarmato.
-Hey hey! Stavo solo scherzando!-
fece lui, ma dal suo sguardo capii benissimo che probabilmente non era affatto
così.
-Ok, Ringo: va bene che è il pensiero quello
che conta, ma anche tu sei consapevole
del fatto che non me ne faccia un cazzo di questo…
questo robo,
vero?-
Lui annuì, per poi arrossire un po’:
-Il fatto è che…
che volevo darci un’occhiata io ma, siccome mi vergognavo, ho detto alla tipa
alla cassa di incartarmelo perché era un regalo, ecco tutto…-
Sorrisi, intenerito, e gli diedi una pacca
amichevole sulla spalla:
-Fa’ lo stesso, Rings. Sei stato
davvero gentile… E poi una ripassatina non fa mai
male!- gli feci un occhiolino, mentre lui mi sorrise grato.
L’atmosfera idilliaca venne però interrotta
da mister Lennon, il quale aggredì Ringo a librate in testa, traforandogli
ripetutamente le orecchie: -Sei davvero insensibile, Ringhino! Se ti servivano
delle lezioni, venivi dallo zio John! D’altronde, è a questo che servono gli
amici, no?-, mentre il signorino Harrison cominciò a lamentarsi del fatto che
la torta non fosse ancora stata tagliata.
Scuoto
la testa e ritorno tra i comuni mortali.
Otto e cinque.
Avevi
detto -basta con l’orologio!-, coglione!
Basta.
È finita. Mi ha dato buca.
Io, il
meraviglioso nonché stupefacente et esquisito Paul McCartney, rifiutato da una donzella!
Me
misero, me tapino!
Il
mondo sta veramente andando a puttane.
Sto per
iniziare a piagnucolare come una donnicciuola, quando
scorgo una figurina conosciuta sbracciarsi da lontano.
M’illumino
d’immenso e la saluto raggiante, il cuore in gola.
Sapevo che non mi avrebbe tirato il pacco, lo
sapevooo!
Me la
ritrovo davanti, cappotto grigio e coda bassa che le ricade sulla spalla
destra, a boccheggiare come un cane dopo una battuta di caccia alla volpe.
Ehm,
che paragone poetico.
-Scu.. scusa se ti ho fatto… aspettare ma ho… avuto dei… problemi con la coinquilina…-
-Oh,
tranquilla! Nessun problema!
Piuttosto, tu? Problemi gravi?-
-No, vai… tranquillo… Tutto… ok…- mi sorride.
-Vuoi… vuoi bere qualcosa?-
Scuote
la testa: -Mi basta… sedermi un paio…
di minuti… Ti spiace?-
-Affatto!-
le sorrido, indicandole la panchina. Lei contraccambia e si siede accanto a me.
E
adesso come cazzo faccio a dirle che devo presentarle quegli imbecilli?
Se
glielo dico scapperà a gambe levate, ma se non glielo confesso mi odierà e non
mi vorrà più vedere per il resto della vita e allora sarà veramente una
tragedia coi fiocchi e…
Oddio.
Respira, Paul. Reeeespira.
Ce la
puoi fare: sei un bel pezzo di figo, nessuna donna
sfugge alla tua corte e, anche se questa è più difficile da conquistare, non ti
ricordi quanto ti piacciono le sfide?
Quindi
respira a fondo, sfodera il tuo sorrisone sornione e fai il galantuomo, che i
frutti di questo sudato lavoro matureranno presto.
-Quando… quando sei pronta
possiamo andare.-
Mi
sorride e si alza: -Et voilà, monsieur. Je suis ici.-
Le
rivolgo un sorrisetto che dovrebbe sembrare accondiscendente, ma che in realtà,
sotto sotto, è finto quanto i soldi del Monopoli. La
mia conoscenza del francese, infatti, si ferma a sont les mots qui vont très bien
ensemble, non so se mi spiego.
Quindi
decido di imitarla, qualunque cosa mi abbia detto, e di iniziare ad avviarmi
con lei.
Idea!
Dopo un
paio di metri con lei al mio fianco, mi blocco e, tastandomi le tasche della
giacca, mormoro un -occazzo.- piuttosto convincente.
-Che
succede?- mi domanda, dopo essersi fermata.
-Le chiavi… Credo di averle dimenticate a casa.-
-Oh. Beh, nessun problema… Vai pure a prenderle!-
-Nono,
tu vieni con me!-
Mi
fissa stranita, un sopracciglio alzato.
Occazzo, devo recuperare.
-Intendo
dire che devi venire con me perché, se rimani qui da sola, chi mi dice che tu
non possa scomparire, come un bellissimo sogno?-
Mi
scoppia a ridere in faccia, per poi aggiungere: -Avanti, vecchio marpione!
Fammi vedere la tua umile dimora!-
Fiu! Salvataggio avvenuto in extremis!
Le
sorrido e, insieme, ci avviamo verso il quartier generale dei Fab Four.
Che Dio
me la mandi buona.
Inserire titolo.
Eccheccavolo. Non ricordo quante lettere avevo messo
nello “YEEEEAAAAHHH” della scorsa volta, mi scoccia fare copia e
incolla, quindi mi arrangio. A-hem, dicevamo?
Sara è una folle, jvnvjkvmfvmkf. L'ho detto pure a
mia mamma, che a volte fa l'ottusa e mi tratta male. *Forever
Alone*
No, un momento, dovevo dire un'altra cosa – i riferimenti, furbona. Giusto, i
riferimenti. Che non c'erano, tranne uno, che è stato anche l'idea guida del
minuscolo capitolo: di cosa mi sta parlando Pete? Del
mitico Lifehouse, signori e signore. In realtà
Pete inizia a pensare a questa cosa solo dopo
l'uscita di Tommy –
che, per la cronaca, uscì nel 1969 –
ma io ho voluto farmi quattro risate, quindi qui inizia ad avere le prime idee
allucinate al riguardo.
Ok, ho finito. Andate in pace, falalala. <3
Thief.
Who are you?
Olèèè, ahahahahaha!
Buonsalve, gente! ♥
Come vaaa? (:
Mi ero scusata per la pochezza dello scorso
capitolo, ma mi sembra di aver rimediato con questo, no? :3
Ebbene, mi sono divertita un mondo a scriverlo,
e credo si sia notato x°°D
Per quanto riguarda i messaggi subliminali, ho
scritto questo capitolo secoli fa e quindi non mi ricordo più una cippa x°D
Fancul, se qualcuno di voi li nota, mi rinfreschi la memoria, fenchiu. <33
Anyway, ora vi saluto e vi lascio scervellare, e vi attendo per il
prossimo capitolo, targato Thief (;
See ya (Y)
Bacioni,
Dazed;