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Autore: Blacket    22/02/2011    5 recensioni
Grazie per aver aperto la lettera, spero tu legga.
Ti sarei grato se tu, cara nazione, venissi a passare un po' di tempo qui, a casa mia.
Sarai accolta con tutti gli onori. Non sarai sola, credo ritroverai delle persone che conosci.
Potrai ignorare il tutto, se ciò non ti importa o non ti è gradito. Nel caso tu voglia accettare, c'è l'indirizzo dietro e un grazie da parte mia.
Forse questa è l'unica maniera. Venire ti farà bene in ogni caso.
Mi scuso per il disturbo.
Firmato: Mondo.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Firmato il mondo capitolo 1 da pubblicare. [Pov Ludwig]

Fissava insistentemente quel fascio di luce che entrava quasi a forza dalla finestra semi-chiusa. Intravedeva la polvere volteggiare a mezz’aria, facendo quasi da corona a quella scarsa illuminazione tanto odiata dal tedesco.
Puntò poi lo sguardo celeste su quella maledetta lettera. L’aveva rigirata così tanto fra le mani che ormai l’inchiostro scuro era sbavato, e la carta leggermente stropicciata rispetto a come l’aveva ricevuta. Conosceva ormai a memoria ogni singola parola.
Era uno scherzo, vero? Chi può mandare un invito del genere con la presunzione di firmare “il Mondo”? Chi si illudeva tanto importante da poter anche solo immaginare di essere il suo pianeta? Già in principio aveva pensato fosse solo uno scherzo, magari da parte di suo fratello. Sarebbe stato tipico.
Però, aveva dovuto ricredersi. Sentiva una morsa all’altezza dello stomaco, un lieve senso di colpa, e uno strano interesse che lo annientavano.
 Doveva buttarla ancora prima di aprirla, solo per evitare di farsi delle inutili complicazioni, o perfino crisi esistenziali, nel peggiore dei casi.
Non esisteva, in primo caso, la personificazione del mondo. Ne era sicurissimo, almeno fino a poco fa. Ora quel fastidioso dubbio gli trapanava la testa, lo induceva a cercare una risposta plausibile che mettesse a tacere la sua coscienza.
Si stese sul letto, cercando di annebbiare le sue preoccupazioni pensando ad altro. Aveva già dei problemi di suo, e adesso spuntava questa storia del Mondo. Che diamine, la terra erano le nazioni unite, punto.
Forse un po’ di tranquillità gli avrebbe fatto bene. Si sarebbe riposato a dovere, avrebbe dimenticato quell’assurda lettera e magari avrebbe avuto il coraggio di affrontare ciò che da tempo gli rodeva l’anima.
Quiete. Ecco di cosa aveva bisogno.
Non fece in tempo ad accartocciare la busta e lo scritto che Gilbert fece irruzione nella camera con la sua solita grazia, urlando un “Ludwig” strozzato. Si avvicinò a lui quasi correndo, balzando sul letto ripetendo frasi sconnesse e spesso gridate.
Germania si alzò di nuovo a sedere, eliminando definitivamente l’opzione di starsene in panciolle, magari a leggere un buon libro davanti al camino.
Gli parve però strano che suo fratello fosse così agitato. Era un tipo vivace, certo, ma per la maggiore riusciva a mantenere quel poco di contegno che poteva farlo riuscire dignitoso.
Ora, invece, aveva davanti un Gilbert che non sapeva articolare una frase decente, senza contare che non smetteva di gesticolare e agitarsi sul letto come per saggiare la qualità del materasso.
-Quella!- Disse, ancora più concitato di prima, indicando il foglio di carta in mano a Ludwig. Che? L’aveva capito subito che alla fine quella lettera non l’avrebbe portato a nulla di buono, gliel’aveva gridato il suo stomaco in subbuglio e il suo sento senso, ma lui non li aveva ascoltati in un primo momento.
-Ce l’hai anche te! Gott, lo sapevo!- L’albino si sedette meglio sulla sponda del letto, appoggiandosi i gomiti sulle ginocchia mentre le mani coprivano i viso piuttosto stanco.
Quindi...quindi non era l’unico ad essere stato invitato dal Mondo a casa sua. La faccenda era più seria di quello che si sarebbe mai immaginato. Ora si spiegava l’agitazione apparentemente immotivata dell’altro.
-Chi l’ha ricevuta?- Chiese come sempre laconico, perfino in una situazione simile.
-TUTTI!- Rispose l’altro quasi esasperato. Era inutile negare la realtà. La personificazione del Mondo esisteva eccome, e li voleva tutti a casa sua chissà per quale motivo. Ludwig ebbe una sensazione di estremo cambiamento, perfino nell’aria che respirava in quel momento. Era come scoprire di avere un padre, o un nonno, se non qualcosa di più vecchio e incredibilmente saggio di loro.
Aveva appena appreso di un’ipotetica esistenza del Mondo e già gli incuteva timore e rispetto. Non era sicuramente come una “semplice” nazione, riusciva a sormontarli come niente solo ad essere pronunciato. La solennità che doveva avere quell’uomo –o donna- si faceva largo nella sua mente, tra un misto di ammirazione e un’immensa grandezza.
Quello era il solo modo per definire i suoi pensieri.
Si figurava un Re, un grande sovrano, saggio come pochi e umile come i giusti. Si figurò il suo aspetto gradevole, un sorriso sincero e un’instancabile voglia di andare avanti nonostante il putiferio che loro continuavano ad alimentare.
Sgranò appena gli occhi, ora sotto lo sguardo interrogativo del fratello. E se il Mondo volesse punirli? Per tutto ciò che avevano fatto a lui e che continuavano a fare? In quel caso la lettere sarebbe una specie di condanna, o una gentile minaccia.
-Gilbert... e se il Mondo esistesse davvero? Perché si dovrebbe fare vivo adesso? Forse per punirci?-
Vide Prussia assumere un’espressione più seria, segno che cominciava a lavorare con il cervello. Forse anche lui aveva fatto i suoi stessi ragionamenti, o magari aveva già parlato con altre nazioni e loro sapevano qualcosa di più.
-Non credo che voglia fare una cosa simile. Nella lettera c’è esplicitamente scritto che possiamo rifiutarci di andare da lui.- Afferrò il foglio, pensieroso. –Però è anche vero che venendo a sapere della presenza di un personaggio simile è assai difficile che qualcuno si rifiuti di venire.-
Ora Ludwig parve più preoccupato. Non per le deduzioni che aveva fatto il Fratello, ma riguardo al fatto di accettare l’invito.
-Vuoi dire che... dovrò venire?-
-West...-
Ghignò inclinando la testa di lato. Il tedesco odiava quando faceva così. Era come un segnale di avvertimento per lui, una specie di spia luminosa che gli indicava la pericolosità crescente di Gilbert.
-Preparati. Si va in Svizzera-
E questo era un ordine.

[Pov Feliciano]

Si trovava sul confine italiano, al fianco di Romano.  Rispetto agli altri, aveva preso piuttosto bene quella faccenda così singolare. Suo fratello invece doveva ancora mandare giù quel boccone amaro, e continuava ad imprecare e pregare tutto assieme. Pareva più strano di lui a volte, e questo non era un bene. Riusciva a preoccuparsi per chi stava peggio di lui, in qualunque caso.
-te lo dico io, Cazzo! Ci vuole uccidere tutti! MERDA!-
Dopodiché si fece il segno della croce e volse gli occhi al cielo, lagnandosi a più non posso. Solo lui allora aveva colto l’unico segnale che quel fantomatico personaggio aveva cercato di dare? Eppure era anche semplice da interpretare.
La svizzera.
Il Mondo aveva scelto la Svizzera, la nazione neutrale per eccellenza! Con un po’ di attenzione avrebbero potuto capirlo tutti. Anche se, a dire il vero, quest’apparizione così improvvisa inchiodava al muro anche l’ottimismo di Feliciano. Aveva una malsana fiducia nel prossimo, e sperava vivamente che tutto ciò servisse magari a risolvere delle vecchie questioni. Difatti nella lettera –che teneva ancora in tasca- si congedava con un “ti farà bene venire qua”.
Magari non l’avrebbero nemmeno incontrato, questo fantomatico Mondo, chi lo sapeva. Poteva essere...bah....un trisavolo? Forse.
Solo di una cosa era certo. In quell’ipotetica casa si sarebbero ritrovati tutti gli stati, e per di più consenzienti. Ciò voleva dire che avrebbero dovuto mettere da parte le loro divergenze e ricalità almeno in quell’occasione. Era per questo che usciva dall’Italia a testa alta, con una nuova luce negli occhi, e lo sguardo volto avanti sempre più speranzoso. Si sarebbero stancati di litigare, prima o poi, e il Mondo li avrebbe aiutati.
Feliciano poteva essere un ragazzo troppo ingenuo, infantile, un pasticcione cronico, ma aveva imparato ciò che gli altri invidiavano e che non avrebbero mai potuto avere: vedeva il mondo con gli occhi di un bambino.
-Feliciano! Cazzo! Cazzo! Ho paura! Ed è tutta colpa di quello schifoso Crucco!-
-Guarda che Doitsu non c’entra nulla...-
-E Invece è stato lui! Questa è una trappola per ucciderci tutti! Te lo dico io, quello ha solo patate per la testa! E le schiaccia pure! Per questo devi piantarla di osannarlo tanto!-
Italia sorrise, pensando che anche Germania si sarebbe trovato in Svizzera, con lui. Non fece a meno di esserne contento, e non poteva farci nulla se il fratello gli proibiva di volergli bene.
Il suo Doitsu lo aiutava sempre, aveva un bel carattere se si cominciava a conoscerlo, ed era bellissimo quando arrossiva. La sua pelle era talmente chiara che il colore purpureo sulle guance si notava molto di più del normale.
In quel periodo aveva pensato spesso a lui. Si ritrovò a pensare di darsi una mossa, o più semplicemente di stargli vicino senza combinare i suoi soliti guai. Riusciva sempre ad infastidirlo nei momenti meno opportuni, e lo faceva preoccupare eccessivamente.
A quel pensiero il suo sguardo si oscurò di poco, e finse di fissare fuori dal finestrino mentre il treno su cui si trovava giungeva pigramente a destinazione.
Perché, maledizione, vedere il volto del tedesco tirato e rigido, sempre fisso sui libri o documenti gli dispiaceva. Provava una vaga fitta al cuore quando lo sgridava, quando, per causa sua, era costretto a sacrificare il tuo tempo e la sua pazienza. Soffriva nel vederlo stare male, quando si sforzava eccessivamente.
Eppure, quando sorrideva, riusciva a fargli mancare il fiato. Perché finalmente capiva quello che pensava l’altro, ed era sicuro che fosse felice.

Fu sicuro di trovare il posto giusto quando vide Vash fermo davanti ad una sottospecie di palazzo, che prima non aveva mai visto. Emanava una nota di imperiosità, e si convinceva dell’esistenza del Mondo ogni volta che provava solo a guardare la costruzione. Non era troppo elaborata, ma riusciva ad essere gradevole, ampia e luminosa. Aveva anche un bel giardino, non troppo grande ma ben curato e verdeggiante.
C’era nell’aria un buon profumo, adornato da un leggero cinguettio che fungeva da cadenza per le ormai ansiose nazioni in attesa.
Difatti Svizzera era solo la prima persona che aveva notato. C’erano tutti i vecchi alleati, che zittiti dal nervosismo guardavano insistentemente la villa. Avevano uno sguardo preoccupato, e soprattutto curioso. Pareva che avessero paura di muoversi, o anche solo di parlare. Erano come delle statue, pronte a scattare appena quelle due grosse cancellate di ottone si fossero spalancate. Era quasi sovrannaturale scorgere un Russia con lo sguardo aggrottato, e un’inusuale Inghilterra posto tra America e Francia.
Feliciano si guardò in torno, cercando con lo sguardo Giappone e Germania. Non impiegò molto a trovarli, soprattutto per le evidenti caratteristiche del secondo soggetto che spiccavano anche nella massa. Ritrovò il buonumore, e corse in contro ai due salutandoli ed evitando le varie nazioni, felice di rivederli dopo del tempo.
Si avvicinò, mormorando dei “Ve” sempre sorridendo, e abbracciò Kiku. Questo, come al solito, rispose freddamente al suo saluto arrossendo di poco per l’esagerata esuberanza dell’italiano.
-Veeh, Kiku!-
Ancora più felice si avvicinò a Ludwig, ma appena lo toccò questo si ritirò quasi Feliciano scottasse, e si allontanò di poco fissandolo male. Italia rimase un poco confuso, e pensò semplicemente che il tedesco si vergognasse.
-Doitsu, tutto bene?-
Il diretto interessato si scostò di nuovo, spostando malamente il braccio che Italia aveva appoggiato al suo.
Ridusse gli occhi a due fessure, scrutandolo dall’alto, per poi sibilare.
-Lasciami in pace.-
Feliciano cercò di ostentare un sorriso tirato sul volto, non volendo capire ciò che l’altro gli aveva detto. Lasciami in pace.
Tre parole che ora gli vorticavano in testa, rischiando di farlo diventare matto. Perché gli aveva detto così? Cosa aveva fatto adesso? Incassò poco dopo il colpo, e avvertì un groppo in gola. Doitsu non stava scherzando, e ciò che aveva detto era reale ed estremamente umiliante.
Il ragazzo strinse i pugni, indietreggiando di un passo mentre non smetteva di fissare quei due pozzi celesti che ora parevano odiarlo tanto.
-Doi...tsu...- Sussurrò a mezza voce, ordinando invano alle sue guance di non diventare rosse, e ai suoi occhi di non pizzicare.
Notò con la coda dell’occhio Kiku che fissava il tedesco stupito. Quello non era la sua Germania. Si rifiutava di credere che lui potesse rifiutarlo così senza motivo.
Ludwig si girò, impassibile come sempre, e avanzò con le altre nazioni, quasi al passo di marcia all’apertura del palazzo del Mondo.
Con un’inquietante e prolungato cigolio, le cancellate che dividevano gli stati dalla verità si spalancarono lentamente. Ora si poteva mettere tutto in gioco, mandare al diavolo le avversità ed essere al cospetto del loro Re.
Lasciarono indietro però un povero italiano, che vedendo la vita come pochi, tratteneva lacrime inutili,di confusione e anche offesa.
Ma che solo lui avrebbe potuto interpretare.
Entrò nel palazzo dopo gli altri, trascinandosi nella polvere del vialetto. Al suo passaggio i cancelli si chiusero, con un sonoro clangore e un “clack” che però nessuno notò.



Ecco il primo capitolo. La storia è appena iniziata, e già nel prossimo chappy comincerà ad ingranare marcia. Ringrazio per le recensioni, mi han fatto davvero molto piacere.
Questo mondo allora incuriosisce, neh? Posso solo dire che apparirà, ma molto più avanti.
Un Grazie a chi solo legge o apre per sbaglio la paginaXDXD
Thanks.

  
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