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Autore: Giulz87    23/02/2011    3 recensioni
Un semplice attimo in cui le emozioni, i sentimenti e gli stati d'animo, prettamente indirizzati verso l'introspezione della parola "amore", non possono restare vorticanti all'interno delle quattro mura di una stanza, ma devono prendere forma su un foglio bianco, trasformandolo in qualcosa di visibile, quasi tattile.
Grazie a tutti quelli che si soffermeranno su queste mie parole ed un grazie speciale a chi lascerà un piccolo segno del suo passaggio.
Giulz
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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...Il Tetto del Mondo...

A Sese, che ne è stata
entusiasta.
E alla mia persona, che non
se lo immagina.

 
Seduta fisso la sigaretta tra le mie dita.
Lentamente si consuma. Il rosso-arancio avanza lentamente verso la scritta Winston Blue, portando con sé calore e pensieri destinati ad aleggiare nell’aria immota di una stanza.
Nell’iniquità del tempo danzante, la mente mi propone conversazioni immaginarie, che non diverranno mai reali. Con un gesto istintivo spengo il mozzicone, osservando cenere e un posto sulla Terra che non posso raggiungere. Non fisicamente.
Sorrido amaramente storcendo la bocca un attimo dopo. Chiudo gli occhi ed una musica leggera si fa spazio dentro di me. Solo io posso sentirla, ma va bene così. Mi allieta.
Alzandomi mi dirigo all’aria aperta, su una terrazza dove il freddo accarezza i miei tratti assieme alla luce di mille petali di stelle. La luna, pallido splendore nel cielo notturno, richiama i miei sensi lasciandomi inerte. Appoggio braccia e speranze sopra il gelido cordolo. E aspetto. Sbuffo sgomento ed una melodia silenziosa si perde nel vento leggero.
So quale sarà il suo cammino e socchiudendo le palpebre lascio che un sorriso stretto si dipinga sulle mie labbra. Non conosco il luogo in cui mi trovo. Sono in piedi dove prima, eppure mi sento altrove, cullata nei pensieri più lieti ed allo stesso tempo più tristi mai uditi. Sono sul tetto del mondo.
E guardo tutto ciò che sta in basso.
Vedo bagliori e buio, e nel bel mezzo una strada. La mia, quella per cui ho messo da parte la paura. Non c’era spazio per lei nella valigia.
Come d’incanto torno alla realtà e decido di rientrare nel candido tepore di casa. Mi reco con un passo senza peso in salotto, mi accovaccio sul morbido divano e lo riscopro più largo, forse semplicemente più vuoto, di quel che ricordavo. Infine porto vicino al volto un cuscino, simbolo del calore umano della mia persona, stringendolo in modo familiarmente tenero.
Una miriade di immagini scorrono sullo schermo davanti ai miei occhi, non suscitandomi alcun interesse. Seguo e basta. Le battute si alternano alle battute come fossero i colori di un semaforo impazzito.
Poi, ad un tratto, una emerge tra le tante facendomi sorridere col cuore.
Ed io mi giro a cercarti.
Annullo lo spazio-tempo attraverso un atteggiamento spontaneo, istintivo, contro ogni ragione. Perché anche quando non ci sei, io mi giro a cercarti.
 
   
 
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