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Autore: jakefan    23/02/2011    13 recensioni
Viene qui quasi ogni sera, da qualche anno a questa parte, ogni volta che può. Suo marito ha imparato a lasciarla in pace almeno per questo paio d'ore che si prende per sé, tutti i giorni, di solito dopo il calar del sole.
Non so se questo posto abbia ai suoi occhi un significato particolare, ma non penso: anzi, credo proprio che l'abbia scelto per la sua neutralità. Perché qui non è accaduto proprio nulla, e non le ricorda un bel niente, il che è un bel vantaggio se quasi tutti i ricordi sono legati a uno strazio ancora troppo recente. E' solo un bel posto nella foresta: uno piccolo spiazzo circolare, come ce ne sono tanti. Sufficientemente largo, però, per vedere una fetta di cielo oltre le cime dei pini.
Lei si sdraia al centro della piccola radura e rimane immobile a guardare in su.
Storia partecipante al Contest "Scambio di Coppia - Second edition" indetto da Mafra sul Forum di EFP
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Carlisle Cullen, Isabella Swan, Jacob Black | Coppie: Bella/Jacob
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Ancora un attimo Questa Storia ha partecipato al contest "Scambio di coppia. Second edition" indetto da Mafra sul Forum di EFP, riportando il seguente risultato:

Quinta Classificata: Ancora un attimo di Jakefan
-Grammatica: 10 punti
-Stile: 10 punti
-Sviluppo della trama: 10 punti
-Originalità: 9.5 punti
-Caratterizzazione personaggi: 9.5 punti
-Gradimento personale: 9.5 punti
La tua FF mi è piaciuta particolarmente. Il modo di parlare di Carlisle esprime una quieta tristezza, in cui si può cogliere quasi la rassegnazione. Sei stata davvero bravissima.
+ 3 punti extra per l'utilizzo dei prompt facoltativi
Per un totale di 61.5 punti.

E' anche la storia vincitrice del premio Romanticismo.
Per quanto riguarda me, rido di me stessa perché anche quando partecipo a un concorso di Crack Pairing mi viene fuori una Bella/Jacob....




Bella vampira con occhi nascosti

Il banner è stato realizzato da Vivien L, artista di parole ed immagini

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Non ha più niente.

Viene qui quasi ogni sera, da qualche anno a questa parte, ogni volta che può. Suo marito ha imparato a lasciarla in pace almeno per questo paio d'ore che si prende per sé, tutti i giorni, di solito dopo il calar del sole.
Non so se questo posto abbia ai suoi occhi un significato particolare, ma non penso: anzi, credo proprio che l'abbia scelto per la sua neutralità. Perché qui non è accaduto proprio nulla, e non le ricorda un bel niente, il che è un bel vantaggio se quasi tutti i ricordi sono legati a uno strazio ancora troppo recente. E' solo un bel posto nella foresta: uno piccolo spiazzo circolare, come ce ne sono tanti. Sufficientemente largo, però, per vedere una fetta di cielo oltre le cime dei pini.
Lei si sdraia al centro della piccola radura e rimane immobile a guardare in su. La cosa più strana è che lo fa anche quando piove, o c'è la nebbia, o semplicemente le nuvole nascondono luna e stelle, e non ci sarebbe proprio niente da guardare se non il colore opaco e plumbeo del cielo di Forks.
Viene qui da quando è rimasta sola. Poco importa se in casa siamo in otto in tutto, compresi lei e suo marito. Viene qui da quando è rimasta sola.


E' cominciato tutto quando sua figlia si è sposata e se ne è andata. Già da tempo si vedevano poco, i rapporti si erano diradati. Di fatto, la ragazza già viveva fuori casa col suo compagno, ma lei, sua madre, sembrava trovare sollievo nel fatto che qui c'erano la sua cameretta, i suoi abiti, i suoi giochi bizzarri di bimba cresciuta troppo in fretta. I pochi ricordi di un'infanzia troppo breve.

Qui tornava sempre, la piccola, almeno una volta al mese, e con lei tornava il suo compagno. Quando si sono sposati e si è trasferita definitivamente, hanno portato via tutto. Quando la sua bambina e il suo uomo... Il suo uomo. L'uomo della figlia, voglio dire. Quando hanno caricato in macchina l'ultimo scatolone, e l'auto è sparita dietro la curva in fondo al viale, sono certo che a lei si è spezzato il cuore.

Sono rimasti sempre in buoni rapporti. Quando era ancora in tempo, non credo abbia mai provato a pensare davvero a come sarebbe stato vederlo andare via sul serio. Ho capito dopo, quando lui ha cominciato a frequentare assiduamente la nostra casa, che erano talmente vicini, così uno nell'altra, che lei non era in grado di immaginarne l'assenza: la sua mente semplicemente non la concepiva.

Credo di essere stato l'unico a comprendere quello che è accaduto, il giorno in cui lui e Nessie se ne sono andati per iniziare davvero la loro nuova vita insieme. Come se avessi udito realmente il rumore sordo di una pietra che esplodeva in mille pezzi nel suo petto.


Stasera non è ancora arrivata. L'ho vista uscire e dopo poco mi sono allontanato con una scusa. L'ho recuperata, poi l'ho persa di nuovo nella foresta.
Per lei in questo luogo non è mai accaduto nulla. Per me, è il luogo dove ogni sera sono sul punto di rivelarle tutto.



E' stata decisamente molto brava a mistificare per anni -fino a sdoganarlo come normale e legittimo- il legame sovrannaturale che ha... che aveva, dovrei dire, con l'uomo destinato da sempre a sua figlia.
Quando lei era ancora umana mi è accaduto di vederli insieme. Ho bene impresso nella memoria come la guardava il giovane lupo. Ricordo come era evidente che sarebbe morto volentieri per lei, al tempo della battaglia contro i neonati. Ricordo perfettamente di chi si preoccupava invece che di se stesso, mentre lo straziavo spezzandogli le ossa per curargli le ferite, dopo il combattimento. Sono quasi certo che avrebbe continuato ad amarla anche dopo, dopo che lei fosse diventata una di noi. Immagino che lei lo sapesse, più o meno consciamente, e che in fondo, senza mai ammetterlo a se stessa, contasse proprio su questo: che se fosse dipeso solo da lui, non lo avrebbe mai perduto davvero.
Nessuno avrebbe mai potuto immaginare il modo in cui la magia li avrebbe colpiti ancora. Nel momento in cui lei ha deciso di diventare immortale, ha tracciato nei cieli un percorso, una catena di eventi, che li avrebbe separati per sempre. Non ha mai compreso in quale modo definitivo stava scrivendo la parola fine.
Fin da quei tempi, comunque, ho invidiato il pronipote di Ephraim. Lo invidiavo molto più di quanto invidiassi mio figlio. Perché lui era ancora umano, ed esisteva una possibilità, per quanto remota, che lei lo scegliesse.
Esisteva a quel tempo una possibilità che sarebbe stato lui ad amarla in un corpo caldo e vivo; e io gli ho invidiato atrocemente questa possibilità.


In questi anni lo ha sempre avuto vicino, in qualche modo.
E' stato bizzarro, qualche volta imbarazzante, vedere la piccola con loro due. Imbarazzante e un po' doloroso, per me, constatare che i riferimenti della bimba erano la madre, come è ovvio che sia, e l'uomo donatole dalla magia. Benché la bambina amasse molto suo padre, erano loro due ad esserle veramente necessari, ed è stato imbarazzante per tutti percepire l'intimità creata tra loro dall'amore comune per la piccola mezzosangue.
Non che escludessero intenzionalmente mio figlio, questo no. Ma loro due e la bambina, insieme, ridevano. Mio figlio non riusciva a farlo. Non l'ho mai sentito ridere con sua moglie e sua figlia così naturalmente, così serenamente come faceva ogni giorno l'altro, il suo vecchio rivale.
Esiste uno sguardo speciale, io lo so, l'ho visto mille volte nelle mie pazienti al reparto maternità: è lo sguardo che le donne riservano all'uomo amato quando tiene tra le braccia la loro creatura.
Forse qualche volta era velato di rimpianto, qualche altra era acceso dalla gelosia, ma era proprio quello lo sguardo che lei aveva quando metteva la figlioletta tra le braccia del suo migliore amico. Io lo so, l'ho riconosciuto. Era come una bimba che gioca con le bambole. Giocava a mamma e papà col suo migliore amico, così come tanto tempo prima avevano fatto insieme le torte di fango.
La piccola è cresciuta straordinariamente in fretta, e lei ha perso tutto.
Se ne sono andati per vivere la loro vita, e li ha persi entrambi.


La sua pelle sembra brillare sotto la luna. E' sempre stata bianchissima, anche quando era umana. Noi brilliamo sotto il sole, quando è alto, lei invece brilla sempre. Pare sempre avvolta di luce lunare, e stasera sembra fondersi con la notte resa chiara dalla luna piena.
Indossa una leggera sottoveste di seta bianca, traslucida sotto la luce spettrale della mezzanotte. Dopo la gravidanza i suoi fianchi sono rimasti un po' più rotondi, il seno un po' più pieno. La veste li copre ma non li nasconde.
E' stato sconvolgente, questa notte, seguire il loro bagliore nella foresta, vederli ondeggiare tra gli alberi assieme alla pioggia dei suoi capelli, divenuti corvini e lucidi dopo la trasformazione.
Non so cosa voglia dire bramare il suo sangue. Ma il desiderio, stanotte, mi sta comunque uccidendo.


E' cresciuta, è maturata. Sebbene il suo aspetto sia quello di una diciottenne, non c'è alcun dubbio che sia invecchiata. Non è mai stata né stupida né superficiale, e il tempo non è passato invano, per lei. E' intelligente. E' sempre stata dolce. Sono certo che, se ha sbagliato, lo ha fatto per mancanza di fiducia in se stessa. Era solo una ragazzina insicura, costretta troppo presto ad una scelta più grande di lei.
Ha capito che, anche se esistiamo noi, le favole non esistono: noi non siamo favole, siamo sopravvissuti. Ha imparato a sue spese che è molto più improbabile l'amore eterno che l'esistenza di creature come noi. Specialmente se non si sa ridere insieme, specialmente se tutto viene preso troppo sul serio, senza ironia e leggerezza. Mio figlio non è mai stato capace di ridere davvero di se stesso. Oh, lo fa di tanto in tanto. Ma solo perché fa parte del ruolo, fa parte della sua perfezione.
Di nuovo mi colpisce questo: che con l'altro, con l'amico, lei rideva. Non so come e quanto lo facesse da umana, ma qui, in questa casa, l'ho vista mille volte rovesciare indietro il collo candido e ridere come solo gli immortali sanno fare. Ho visto gli occhi del lupo posarsi ancora sulla curva del collo e del seno, mentre l'aria fremeva per la risata di lei.
Questa casa è molto più silenziosa, ora.
In un certo senso, ogni cosa è andata al suo posto. Anche lei sta ricomponendo i pezzi della sua vita, adesso che le è rimasto soltanto il vuoto.
Mi chiedo se abbia mai avuto il coraggio di dire a se stessa la verità, di essere esplicita guardandosi allo specchio. Spero che lo faccia: la verità rende liberi. Quando vedrà chiaramente, forse sarà libera. Quando accetterà il suo vuoto, allora sarà libera. E quando sarà libera, forse... Non ho nemmeno il coraggio di pensarlo.

Non so da quando la amo. O meglio, credo che vederla ed amarla siano stati un'unica presa di coscienza, un unico e potente atto della mia mente prodigiosa di vampiro.
Sapevo del suo ritorno in città, ma l'ho vista solo dopo qualche settimana, in ospedale, il giorno che mio figlio l'ha salvata da quell'incidente davanti a scuola. Credo che tutto sia cominciato quel giorno.
Grazie al mio lavoro, tra quelli della mia razza io sono quello più vicino all'umanità. In ospedale vedo gli esseri umani nascere, soffrire, morire, piangere o ridere, commuoversi e spaventarsi. Li conosco, vibro con loro: io li sento vivere. Per questo, sono certo che da subito l'ho amata come ama un uomo. Il vampiro, ha dovuto tacere.
La mia piccola. La mia dolcissima, letale Isabella.
Come potevo sperare di salvarmi? Lei è nata per essere amata e protetta. E' fragile oltre ogni dire, fragile perché niente riesce a salvarla da se stessa. E' forte come l'acciaio, perché non le importa niente di se stessa. Nata per me, perché io, Carlisle Cullen, sono nato per proteggere, curare e salvare.
Lei è il vaso, io sono l'acqua che dentro vi prende forma. Lei è la melodia, io sono le note. Che si sia innamorata di mio figlio, è irrilevante. Che mio figlio l'abbia scelta, è irrilevante. Che io abbia una compagna affettuosa, è irrilevante. E' una bambina letale, Bella Swan, la fragile assassina della mia pace. Io sono la dolcezza, lei è il mio dolce veleno.


Perso nei miei ricordi, ho smarrito la sua traccia. Ora la sto attendendo tra gli alberi. Mi chiedo perché non sia ancora qui... Aspettare lei mette alla prova la mia disperata pazienza di vampiro centenario.

L'ho seguita tutte le notti, e non mi importa più se qualcuno se ne è accorto.
Ho lottato per anni con i miei pensieri, per non essere sorpreso da mio figlio. Ho lottato per anni contro il mio desiderio, per non essere sorpreso dalla donna che è mia moglie da così tanto tempo, che mi pare sia così da sempre. La donna che ha capito, e mi tiene incatenato lasciandomi andare, fingendo di non vedere, perché sa che non riuscirei mai a imporle di lasciarmi libero. La donna che, conoscendomi, conosce anche l'entità del mio dolore, dell'incantesimo di cui sono vittima, e cerca di lasciare che io mi curi permettendomi di avvelenarmi fino in fondo.


E' apparsa. Non c'è alcun dubbio che sia un essere fatato. Il mio cuore già morto si ferma di nuovo.Come ogni sera, arriva al centro della piccola radura e si stende a terra. Il tessuto leggero e bianco si solleva fino a scoprirle le cosce, i capelli più neri della notte splendono sotto la luna. La sua bocca perfetta si apre in un sospiro. Guarda il cielo.Da quando mio figlio l'ha trasformata, è divenuta una regina adolescente della bianca consistenza del marmo. Condivide la sinuosa perfezione delle statue fiorentine che ho tanto amato quando vivevo in Italia.Sono certo che la mia mano posata a coppa su uno dei suoi seni lo conterrebbe come un calco perfetto. Lo so per certo, perché l'ho sognato mille notti. Questa, è solo una volta di più.


Ho rimpianto amaramente la perdita della sua carne mortale.Non ho mai desiderato nutrirmi di lei. La sua fragilità mi inteneriva fino a restituirmi un'anima vulnerabile, mi scioglieva fino a farmi tornare vivo, lasciandomi indifferente al sangue.Infinitamente più preziosi del sangue, per me, la sua carne mortale ed il suo odore di donna.Ricordo una sera, che fu greve di conseguenze, in cui dovetti ricucire un lungo taglio sul suo braccio. Una sera che è rimasta nella memoria di tutti come gonfia di sangue e di destino. Ebbene, tutto quel che mi rimane, di quella sera, è il fremito lungo la sua schiena, quando le ho accarezzato l'incavo del braccio. Un fremito di cui sono certo, e che mi basterà per sognare per mille anni. Un fremito che è diventato mio e che ancora mi percorre se chiudo gli occhi.


La passione è un mistero che comprendono solo gli iniziati. Solo chi ci è passato sa cosa significhi il bisogno accecante del corpo dell'altro, che si risveglia come la febbre, improvviso e letale.
Non ho mai voluto il suo sangue, non ho mai provato il desiderio intenso di mio figlio per le vene pulsanti nel suo collo bianco. Molto più folle e rovente era il desiderio di aprirle le gambe e leccarla dolcemente, ed a lungo, per berla ed ubriacarmi del suo odore.
Quando tutto questo è stato perduto per sempre, ho odiato mio figlio. Perché nella mia vita l'odore più amato è tornato ad essere quello del sangue.

Ha girato il viso nella mia direzione. Dio, quanto è bella. La mia Bella.

Stanotte troverò il coraggio. Mi mostrerò e verrò da te, piccola. Mi illudo che ora che non hai più nulla tu possa almeno vedermi.
Mi avvicinerò a te, lentamente, con cautela; mi siederò al tuo fianco, ti parlerò. Ti racconterò la lunga storia del mio desiderio, ti dirò tutta la verità.
Ti offrirò il mio corpo immortale e tutto me stesso; ti offrirò il mio petto, per un bacio o per un morso di rabbia. Ti permetterò di fare di me quello che vorrai.
Tu mi caccerai, sputerai il tuo veleno su di me, ma non posso lasciar scorrere un'altra eternità per averti.
Un attimo. Ancora un attimo, e lo farò.


   
 
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