Nomen Omen
Ginevra
Weasley, ormai da tempo divenuta la signora Potter, aveva capito
subito che qualcosa non andava dando un'occhiata al calendario appeso
nella cucina di casa sua. Ormai era avvezza a situazioni del genere,
ma notando che la data in cui le sarebbe dovuto arrivare il ciclo era
ormai passata da un pezzo, lo sconforto totale l'avvolse prima di
gettarla nella paura più primordiale. Come già
detto, era ormai
abituata a venire ingravidata, ma ciò non stava minimamente
a
significare che le piacesse tenersi un marmocchio pesante in pancia
fino al momento, ancora più doloroso, del parto.
Per
quel motivo, aveva deciso che doveva subito affrontare la situazione
con il coniuge e verificare l'autenticità del suo timore.
Incinta
o non incinta? Questo è il dilemma.
Aveva
atteso tranquillamente l'arrivo a casa del signor Harry Potter,
meglio conosciuto come il Ragazzo Sopravvissuto, per metterlo al
corrente che forse il suo desiderio di avere una squadra di quidditch
come famiglia stava diventando realtà.
Mentre
lo aspettava era ormai più che convinta che, nonostante
avesse
militato nelle Holyhead Harpies e che lei e i suoi sei fratelli
fossero seriamente in numero adatto per sostenere una partita,
non se la sentiva di replicare con un numero spropositato di figli.
Non
si sentiva in ansia aspettando il marito, a conti fatti quella era la
quarta volta che affrontava quel genere di conversazione. Alla fine
quello era solo un semplice ritardo e magari si trattava
semplicemente di un falso allarme, però c'era una questione
che le
premeva e che doveva assolutamente chiarire.
«Ho
un ritardo.» disse guardando negli occhi il marito appena
rientrato
senza nemmeno salutarlo.
Harry
rimase inchiodato sul posto, bocca spalancata e occhi sgranati come
se fosse la prima volta che se lo sentiva dire. Certi uomini,
pensò
Ginevra, non si sarebbero mai abituati a certe sorprese.
«Un
ritardo?» chiese esitante.
«Sì,
esatto. Un ritardo.» confermò come se stesse
parlando con un
bambino non particolarmente sveglio.
Harry
sembrò riprendersi quasi completamente dalla sorpresa.
«Oh, tesoro!
Pensi che...?».
«Che
sia incinta? Spero proprio di no. Non vorrei un altro figlio dal nome
improponibile.»
Harry
si raggelò sul posto e Ginny gli fece segno di sedersi sul
divano
affianco a lei.
Lui
si sedette, a distanza di sicurezza. Non sia mai che la moglie fosse
veramente incinta e cominciasse subito a risentire degli sbalzi
d'umore!
«A
tal proposito, avrei dei nomi da suggerire.»
cominciò con il
sorriso che gli si stava aprendo sul volto, lo stesso che avrebbe
avuto un bambino scoprendo che Babbo Natale aveva lasciato i doni per
i bambini del mondo sotto al suo albero.
«Scordatelo.»
Lo fece tacere, brusca come mai. «Non ti
permetterò di dare a
nostro figlio, l'ennesimo tra l'altro, il nome di un morto, Harry.
È
fuori questione.»
«Ma
Colin Cedric è un bel nome!» esclamò
Harry petulante come quel
bambino dopo aver visto Babbo Natale riprendersi tutti i doni.
«E
allora perché non Malocchio Vincent?»
replicò ironica.
«Sei
un genio, amore!»
E
l'abbracciò, baciandola, felicissimo.
Ginny
se lo staccò di dosso con l'aria di voler riuscire
là dove
Voldemort, molti anni prima, aveva fallito.
*
Angolino
dell'autrice:
questa è la prima volta che "manovro" Harry e Ginny, spero
di esserci riuscita.
Storia scritta di getto pensando all'assurdità dei nomi dei
fratelli Potter.
Spero che la storia sia stata di vostro gradimento e fatemi sapere che ne pensate <3
Grazie mille!
Fay :)