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Autore: Anya    23/02/2011    1 recensioni
Un eroe, secondo Joss Whedon, è colui che continua a tentare sempre, anche quando sembra non esserci nessuna soluzione possibile, anche quando tutto sembra perduto e il nemico da affrontare è mille volte più forte e preparato di lui. Questa è la storia di tre ragazze normali, alle prese con la scuola, l'adolescenza e la magia.(Questa presentazione è ancora da risistemare)
Genere: Commedia, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

Prologo

 

23 febbraio 2007


Quando scoprii di essere una strega ne fui immediatamente felice. Avevo visto tantissimi film e letto tantissimi libri sull’argomento e mi sembrava una cosa fantastica. Era come essere stata catapultata improvvisamente a casa delle sorelle Halliwell. Immaginavo come sarebbe stata la mia vita, i ragazzi che avrei conquistato grazie al noto fascino che acquista la ragazza della porta accanto quando diventa anche misteriosa, sempre impegnata e sfuggente. Pensai addirittura a un costume da supereroina ma, almeno a quello, il mio buonsenso disse di no. Ero così eccitata che volevo correre da Ally, la mia migliore amica, ma mia madre mi bloccò immediatamente.
“Rachel, non ci pensare neanche! Non hai idea dei guai che potresti causare a te stessa e a lei!” mi rimproverò bruscamente. Era seduta sul letto della mia stanza, proprio di fronte a me. Prima di iniziare a parlarmi aveva chiuso la porta gesto di cui non compresi il motivo, in fondo eravamo sole in casa. Chi avrebbe potuto sentirci?
“Rachel … ” continuò, cercando di reprimere la rabbia che provava nei miei confronti, forse per via della mia ingenuità. “Rachel, tesoro, quello che sto cercando di dirti è che la magia è pericolosa, soprattutto in mani inesperte come le tue”.
Sorrisi e le dissi: “Lo so mamma, non ti devi preoccupare, seguirò tutte le regole che mi darai, non farò del male a nessuno e …” M’interrupe come se sapesse già cosa avrei detto.
“Rachel, tu non dovrai usare i tuoi poteri per nessun motivo. Dovrai semplicemente dimenticarti di averli” disse con un tono che non ammetteva repliche.
Non riuscivo a credere alle sue parole, non riuscivo a spiegarmi cosa stesse succedendo. Mi strinse le mani tra le sue e la guardai negli occhi. Aveva un’espressione serissima e gli occhi lucidi, ma sembrava capire ciò che stavo pensando, cosi riprese, con più calma: “Tesoro, adesso ascoltami attentamente. La magia è pericolosa, non è facile imparare a controllarla e anche quando ci si riesce, c’è sempre il rischio di cacciarsi in qualche guaio o di ferire altre persone. Ti prego, chiudiamo qui il discorso” lasciò le mie mani e abbassò lo sguardo mentre riprendeva a giocherellare con la fede nuziale, come fa sempre quando è nervosa.
“Allora perché mi hai detto tutto questo? Perché mi hai detto che sono una strega se non posso neanche usare i miei poteri?” Non riuscivo a capire e, nonostante mia madre fosse visibilmente turbata, non riuscivo a smettere di farmi e di farle mille domande.
Alzò gli occhi al cielo e, dopo aver tratto un lungo respiro, mi rispose.
“Per quello che è successo stamattina, per il vaso e perché non volevo che avessi paura. Scoprire i propri poteri e capire di non poterli controllare è terrificante, non volevo che ti succedesse. Tutto qui.”
“E se invece ci riuscissi? A controllarli, intendo.” le chiesi temendo di ricevere un secco no e altri rimproveri.
Lei fece una lunga pausa prima di rispondermi. La osservai giocherellare ancora con la fede, guardai le sue occhiaie e mi chiesi come mai non avessi notato prima quanto fosse stanca. Mi sembrò anche più magra, più tesa, ma pensavo sempre si trattasse del lavoro, invece iniziai a pensare che fosse per me, per i miei cambiamenti. Li aveva previsti? Certo che li aveva previsti, d’altronde era una strega anche lei e probabilmente aveva già vissuto quello che stavo vivendo io in quel momento.
“Mamma …” provai a dirle qualcosa, ma si alzò di scatto e uscì dalla stanza. Non sapevo bene cosa fare, se seguirla o aspettare lì. Sarebbe tornata o si sarebbe chiusa nella sua stanza? La sentii mentre apriva la porta della stanza da letto, la sentii armeggiare con dei cassetti o degli sportelli e poi la sentii richiudersi la porta alle spalle. Dopo pochi istanti era di nuovo davanti a me. Io non mi ero mossa, ero rimasta lì sul letto con le gambe incrociate e lo sguardo di chi non ricorda neanche più il proprio nome.
Si avvicinò e mi porse un quaderno dalla copertina rigida bianca, senza decorazioni o disegni. Sulla copertina c’era solo una data, scritta con un pennarello blu, 1983-1984. Era il suo diario.
“E’ il mio diario” mi disse quando lo presi tra le mani.
“L’avevo capito” risposi senza voler essere sarcastica o offensiva, ma ben conscia del tono sarcastico e offensivo che avevo appena usato. Non riuscii proprio ad evitarlo.
Rimase in piedi davanti a me nonostante i miei ripetuti cenni per invitarla a sedersi.
“Leggilo, ti aiuterà a schiarirti le idee, a capire cosa dovrai affrontare. Poi deciderai cosa fare e ne parleremo insieme. Ti chiedo solo di leggerlo molto attentamente e di … cercare di capire” s’interruppe per guardare l’orologio che aveva al polso. “Be’ devo andare a cucinare qualcosa per stasera, ti chiamo quando è pronto.”
Annuii cercando di sorridere in modo convincente, ma non credo di aver fatto un buon lavoro al riguardo. Non sono mai stata brava a fingere, quindi i miei sorrisi finti sono sempre stati molto inquietanti e poco convincenti.
Quando mia madre chiuse la porta, dopo essere uscita dalla mia stanza, accesi lo stereo senza preoccuparmi di quale CD ci fosse dentro e mi sdraiai sul letto per leggere comodamente il suo diario. In quel momento l’unica cosa cui riuscivo a pensare era: “Speriamo che non ci siano scene di sesso!”

 

 ***

 
 
Finii di leggere il diario in una notte. La mattina dopo quella conversazione, entrai in camera di mia madre che mi aspettava sveglia con una tazza di caffè in mano. Ero in lacrime, non sapevo cosa dire né cosa fare. La guardai e aspettai che dicesse qualcosa. Posò la tazza sul comodino e si alzò per venirmi incontro. Pochi secondi dopo stavo piangendo tra le sue braccia come non mi capitava da tanto, tantissimo tempo. Non saprei dire quanto tempo passai in quel modo, so solo che mi sembrò un’eternità. Ci sdraiammo sul suo lettone e fissammo il soffitto in silenzio.
“Fa’ qualcosa” le dissi. Non era un ordine, ma non era neanche una richiesta gentile e educata, non c’era nessun per favore sottinteso e il tono della mia voce era totalmente privo di qualsiasi sfumatura. Un automa sarebbe sembrato più umano di me, in quel momento.
“Che vuoi dire?” chiese lei fingendo di non capire a cosa mi riferissi.
“Lo sai” mi limitai a rispondere.
Mi guardò per pochi secondi, io non ricambiai lo sguardo. Si girò, si mise a sedere sul bordo del letto, aprì il primo cassetto del comodino e ne estrasse una scatolina di legno che sembrava essere stata acquistata a un mercatino delle pulci. Anzi, ero sicura al 90% che provenisse dal mercatino organizzato l’estate precedente dalla signora Maple, una nostra vicina di casa, un’arzilla vecchietta con abiti colorati e una casa piena di libri di tutti i generi.
“Eccolo.” Mia madre mi porse la scatola e mi misi a sedere in modo da poter appoggiare la schiena alla spalliera del letto. La aprii e ne tirai fuori un braccialetto. La guardai in attesa di una spiegazione.
“Mettilo al polso, reciterò un incantesimo e i tuoi poteri saranno bloccati” mi spiegò.
“E se si dovesse rompere?”
“Non è possibile. Solo un altro incantesimo può rompere questo bracciale e restituirti i tuoi poteri” mi spiegò. Avrebbe potuto insegnarmi tanto, ma non ero neanche minimamente intenzionata a imparare.
“Perfetto” commentai guardandolo.
“Posso spezzare l’incantesimo quando vuoi” mi rassicurò mia madre.
“Non m'interessa, fallo e basta”.




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Messaggio di Anya:
Ciao a tutti e grazie per aver letto questo breve prologo. Sono qui per rubarvi pochi minuti e per chiedervi tanti, tantissimi consigli. Ho deciso di pubblicare questa fanfiction perché voglio migliorare il mio modo di scrivere e di raccontare storie, per questo vi prego di darmi tutti i consigli che vi vengono in mente. Fatemi notare i miei errori.

Grazie in anticipo,
Anya.

  
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