L’OMBRA DELLA LUNA
Cavalcare all’alba
con il vento che gli scompigliava i capelli lo metteva di buon umore. Ma quella mattina non era come le altre, e
avrebbe cambiato la sua vita per sempre. Un lampo squarcio l’azzurro, era come
se il cielo si fosse spaccato e un fulmine colpisse terra, se non era
pienamente sicuro e non fosse durato che un solo istante, avrebbe sicuramente
creduto ad un eclissi!. Anche se piuttosto insolita.
Si fermò, un
brivido gli passo per quello che aveva appena visto, anche se era stato solo un
secondo. Guardo le montagne all’orizzonte per calmarsi, il paesaggio della sua
campagna lo tranquillizzava come un bimbo tra le braccia della madre. Vide che
le cime erano gia coperte di neve, mentre la parte inferiore era dello stesso
colore del cielo. Sembrava come se la neve fosse sospesa nell’aria. Il verde
dei prati stava pian piano scomparendo ed erano bagnati dalla rugiada, come
tante piccole fate quelle gocciline luccicavano sui fili d’erba e sui piccoli
fiori ancora temerari prima dell’inverno imminente. Poi qualcosa in cima al
monte attiro la sua attenzione, cosi giro il cavallo in quella direzione e si
avviò.
Una bambina!!,
avvolta in un lungo abito da donna di colore chiaro ed adagiata su di un
soprabito nero c’era un fagottino minuscolo, una neonata dai capelli neri come
la notte e gli occhi azzurri come non ne aveva mai visti. La pelle chiara e
delle labbra carnose.
Era l’essere più
bello che aveva mai visto nella sua vita. Pensò a come era possibile
abbandonare un infante così piccolo al
freddo in cima a quelle colline. Chi era l’umano, la donna o uomo che poteva
aver fatto un gesto del genere!.
Prese in braccio la
piccola e raccolse tutte le cose che c’erano li intorno. Quando si allontanò un
pò si rese conto che in quel posto era successo qualcosa di veramente strano,
c’era del sangue sul vestito e sull’erba, e c’erano i resti di un fuoco.
Scosse la testa,
non riusciva a capire, ma le autorità ci avrebbero provato al suo posto. Guardo
la frugoletta tra le sue braccia. Era
buonissima, tranquilla, non piangeva, non emetteva alcun suono, non tremava per
il freddo, e non sembrava denutrita. Se ne stava li ferma tra le sue braccia
che lo guardava, anche se sapeva che era impossibile che potesse farlo, era
troppo piccola per distinguere le immagini, avrà avuto solo qualche giorno di
vita!.
Si volto a guardare
il panorama che amava ancora una volta e gli sembro come se la piccola facesse
lo stesso, come se ammirasse quel sole magnifico alto nel cielo che li stava
scaldando con i suoi raggi.
Era stupido
pensarlo, ma aveva la sensazione che quella creatura fosse speciale, forse lui
e la sua Sophie potevano tenerla, forse glie lo avrebbero permesso.
Salì a cavallo e
torno verso casa.
Diciotto anni dopo
seduta sulla sedia a dondolo con i piedi poggiati sulla steccionata di legno
sotto il portico di casa sua Milagros guardava fissa nell’oscurità della notte.
Suo padre Anton usci di casa e la raggiunse sedendosi al suo fianco. Rimasero
un pò in silenzio poi lui inizio a parlare.
-Che ci fai qua
fuori al buio da sola?-
-Penso... perché?-
-Perché non
dovresti essere qui da sola, domani è il tuo compleanno.... dovresti essere in
giro con gli amici a divertirti, a festeggiare... non so... a fare tutte quelle
cose che fanno i ragazzi della tua età-
-Non so, non mi va
di festeggiare-
-C’è qualcosa che
non va?... diciotto anni sono importanti-
-Per me sono uguali
a tutti gli altri. Pensi che io sia strana?-
Suo padre la guardò
mostrando attraverso i suoi occhi tutto l’amore che provava per lei.
-Penso che tu sia
speciale, sei il nostro dono più bello, sei tutto il mondo per me e tua madre-
-Però non sono come
tutte le altre...-
-E questo chi lo
dice? Chi dice che essere diverso dagli altri sia un male?. Tu sei
straordinaria Milagros, lo sei sempre stata.
Sei solo una
persona chiusa, che non mostra quello che sente dentro, ma chi può giudicare
per questo?. A noi hai sempre dato molte soddisfazioni, sei stata brava a
scuola, sei stata una figlia stupenda, tranquilla, mai un problema mai una
preoccupazione, hai eccelso in tutto quello che hai fatto... non parli molto, e
allora?.
Preferisci stare a
contemplare la notte qui fuori da sola invece che andare in giro per locali con
gli amici...e cosa c’è di male?-
-Io non sono tua
figlia vero?- lo interruppe la ragazza.
Lui sgrano gli
occhi.
-Chi ti ha detto
questa cosa?-
-Nessuno, l’ho
sempre sospettato... –
-E da cosa...
perchè?-
-Papà, io sono
troppo diversa da voi, si vede a occhio nudo, il mio aspetto non è di certo
come il vostro, si vede che non ho origini spagnole, i miei capelli i miei
occhi, il colore della mia pelle... non assomiglio per niente a voi due...e
poi... non sò, è una sensazione che ho sempre avuto-
Suo padre la
guardava ancora confuso, senza sapere cosa dire.
-Non ti sto
rimproverando qualcosa papà, voi siete stati due genitori fantastici, mi amate
come non mai, mi avete dato tutto.... tutto. Dico solo che forse se sono così
non è per colpa vostra-
-Amore, così come?,
tu non hai nulla che non va...-
Lei non rispose.
Sapeva che qualcosa che non andava c’era, lo sentiva, lo percepiva da sempre,
ma adesso quella sensazione era forte come non mai.
-Ti ho trovata su
una collina...-
-Cosa?-
-Ti racconto come è
andata se vuoi saperlo-
Lei annui.
-Stavo cavalcando
come ogni mattina all’alba quando ho visto qualcosa sulla collina, ed ho
trovato te, avvolta in alcuni indumenti da adulto che te ne stavi buona e calma
sotto il sole. Non piangevi, non ti dimenavi, te ne stavi li ferma piena della
tua vita-.
-Che intendi dire?-
-Che tu hai la
consapevolezza del tuo posto sulla terra, come se sapessi perchè sei qui, e
cosa devi farne della tua vita, sin dal giorno che ti ho trovata. Avevi la
calma di chi sa. Trasmetti anche agli altri questa sensazione-
-Io so solo di
essere diversa..-
-Ma diverso non è
sempre segno di sbagliato... qualcuno ti dice “diversa” in segno
dispreggiativo?... che importa? Quelle persone non sanno cosa significa averti
vicino allora!. Tu trasmetti la pace, la tranquillità, la serenità.
Quando tua madre si
è ammalata anni fa le bastava che tu le stessi vicino per sentirsi meglio, le
trasmettevi la sensazione che tutto sarebbe andatto bene. Sei diversa?... non credo... sei speciale!-
Lei abbozzo
qualcosa simile ad un sorriso.
-Ok non hai mai
fatto tutto quello che faceva i bambini, non hai combinato danni, non hai
urlato o messo la casa a soqquadro, non hai scritto poesie per natale, o
cantato a squarciagola canzoni rock, non ha mai sorriso apertamente e di
gusto.... ma hai qualcosa dentro di te che gli altri non hanno. Tu farai della
tu vita qualcosa di grande lo so... l’ho sentito dal giorno che ti ho preso in
braccio. Ed io sono stato fortunato a poterti crescere, e non troverai nessuno
al mondo orgoglioso quanto lo sono io-
L’abbraccio e la
bacio sulla fronte.
-grazie Pà-
lui sorrise e poi
si volto per rientrare in casa.
-non fare troppo
tardi qui fuori ok?... buon compleanno...-.
Era di nuovo sola
nell’oscurita di quella campagna, quello che aveva detto suo padre era vero, lo
percepiva, ma allo stesso tempo ne era anche terrorizzata, non sapeva cosa
l’aspettava, ma sapeva che non sarebbe stato facile, che era pericoloso, forse
suo padre non se ne rendeva conto pienamente, ma lei si, sapeva che i suoi
diciotto anni avrebbero segnato una svolta che tutti gli altri non si
aspettavano, sarebbero stati insoliti, un passaggio, un cambiamento che
arrivava al termine.
Era consapevole di
alcune delle cose che erano inconsuete in lei, ma quella notte avrebbe ricevuto
le risposte che aspettava da sempre, avrebbe avuto la conferma di quanto era
differente.
Anche la notte non
sembrava la stessa di tutte le altre sere, qualcosa sarebbe uscito da buio,
doveva solo aspettare.