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Autore: k_eliza    08/01/2006    0 recensioni
Quando il giorno e la notte si incontrano, quando l’odio e l’amore si uniscono, quando la luce e le tenebre si amano, allora l’equilibrio scende tra gli uomini per portare la pace. (spero vi piaccia...è una specie di seguito della "notte più lunga". al momento ha un rating basso G...ma nel seguito potrebbe alzarsi e essere anche un pò slash/lemon. buona lettura.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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L’OMBRA DELLA LUNA

L’OMBRA DELLA LUNA

 

Cavalcare all’alba con il vento che gli scompigliava i capelli lo metteva di buon umore.  Ma quella mattina non era come le altre, e avrebbe cambiato la sua vita per sempre. Un lampo squarcio l’azzurro, era come se il cielo si fosse spaccato e un fulmine colpisse terra, se non era pienamente sicuro e non fosse durato che un solo istante, avrebbe sicuramente creduto ad un eclissi!. Anche se piuttosto insolita.

Si fermò, un brivido gli passo per quello che aveva appena visto, anche se era stato solo un secondo. Guardo le montagne all’orizzonte per calmarsi, il paesaggio della sua campagna lo tranquillizzava come un bimbo tra le braccia della madre. Vide che le cime erano gia coperte di neve, mentre la parte inferiore era dello stesso colore del cielo. Sembrava come se la neve fosse sospesa nell’aria. Il verde dei prati stava pian piano scomparendo ed erano bagnati dalla rugiada, come tante piccole fate quelle gocciline luccicavano sui fili d’erba e sui piccoli fiori ancora temerari prima dell’inverno imminente. Poi qualcosa in cima al monte attiro la sua attenzione, cosi giro il cavallo in quella direzione e si avviò.

 

Una bambina!!, avvolta in un lungo abito da donna di colore chiaro ed adagiata su di un soprabito nero c’era un fagottino minuscolo, una neonata dai capelli neri come la notte e gli occhi azzurri come non ne aveva mai visti. La pelle chiara e delle labbra carnose.

Era l’essere più bello che aveva mai visto nella sua vita. Pensò a come era possibile abbandonare un  infante così piccolo al freddo in cima a quelle colline. Chi era l’umano, la donna o uomo che poteva aver fatto un gesto del genere!.

Prese in braccio la piccola e raccolse tutte le cose che c’erano li intorno. Quando si allontanò un pò si rese conto che in quel posto era successo qualcosa di veramente strano, c’era del sangue sul vestito e sull’erba, e c’erano i resti di un fuoco.

Scosse la testa, non riusciva a capire, ma le autorità ci avrebbero provato al suo posto. Guardo la  frugoletta tra le sue braccia. Era buonissima, tranquilla, non piangeva, non emetteva alcun suono, non tremava per il freddo, e non sembrava denutrita. Se ne stava li ferma tra le sue braccia che lo guardava, anche se sapeva che era impossibile che potesse farlo, era troppo piccola per distinguere le immagini, avrà avuto solo qualche giorno di vita!.

Si volto a guardare il panorama che amava ancora una volta e gli sembro come se la piccola facesse lo stesso, come se ammirasse quel sole magnifico alto nel cielo che li stava scaldando con i suoi raggi.

Era stupido pensarlo, ma aveva la sensazione che quella creatura fosse speciale, forse lui e la sua Sophie potevano tenerla, forse glie lo avrebbero permesso.

Salì a cavallo e torno verso casa.

 

Diciotto anni dopo seduta sulla sedia a dondolo con i piedi poggiati sulla steccionata di legno sotto il portico di casa sua Milagros guardava fissa nell’oscurità della notte. Suo padre Anton usci di casa e la raggiunse sedendosi al suo fianco. Rimasero un pò in silenzio poi lui inizio a parlare.

-Che ci fai qua fuori al buio da sola?-

-Penso... perché?-

-Perché non dovresti essere qui da sola, domani è il tuo compleanno.... dovresti essere in giro con gli amici a divertirti, a festeggiare... non so... a fare tutte quelle cose che fanno i ragazzi della tua età-

-Non so, non mi va di festeggiare-

-C’è qualcosa che non va?... diciotto anni sono importanti-

-Per me sono uguali a tutti gli altri. Pensi che io sia strana?-

Suo padre la guardò mostrando attraverso i suoi occhi tutto l’amore che provava per lei.

-Penso che tu sia speciale, sei il nostro dono più bello, sei tutto il mondo per me e tua madre-

-Però non sono come tutte le altre...-

-E questo chi lo dice? Chi dice che essere diverso dagli altri sia un male?. Tu sei straordinaria Milagros, lo sei sempre stata.

Sei solo una persona chiusa, che non mostra quello che sente dentro, ma chi può giudicare per questo?. A noi hai sempre dato molte soddisfazioni, sei stata brava a scuola, sei stata una figlia stupenda, tranquilla, mai un problema mai una preoccupazione, hai eccelso in tutto quello che hai fatto... non parli molto, e allora?.

Preferisci stare a contemplare la notte qui fuori da sola invece che andare in giro per locali con gli amici...e cosa c’è di male?-

-Io non sono tua figlia vero?- lo interruppe la ragazza.

Lui sgrano gli occhi.

-Chi ti ha detto questa cosa?-

-Nessuno, l’ho sempre sospettato... –

-E da cosa... perchè?-

-Papà, io sono troppo diversa da voi, si vede a occhio nudo, il mio aspetto non è di certo come il vostro, si vede che non ho origini spagnole, i miei capelli i miei occhi, il colore della mia pelle... non assomiglio per niente a voi due...e poi... non sò, è una sensazione che ho sempre avuto-

Suo padre la guardava ancora confuso, senza sapere cosa dire.

-Non ti sto rimproverando qualcosa papà, voi siete stati due genitori fantastici, mi amate come non mai, mi avete dato tutto.... tutto. Dico solo che forse se sono così non è per colpa vostra-

-Amore, così come?, tu non hai nulla che non va...-

Lei non rispose. Sapeva che qualcosa che non andava c’era, lo sentiva, lo percepiva da sempre, ma adesso quella sensazione era forte come non mai.

-Ti ho trovata su una collina...-

-Cosa?-

-Ti racconto come è andata se vuoi saperlo-

Lei annui.

-Stavo cavalcando come ogni mattina all’alba quando ho visto qualcosa sulla collina, ed ho trovato te, avvolta in alcuni indumenti da adulto che te ne stavi buona e calma sotto il sole. Non piangevi, non ti dimenavi, te ne stavi li ferma piena della tua vita-.

-Che intendi dire?-

-Che tu hai la consapevolezza del tuo posto sulla terra, come se sapessi perchè sei qui, e cosa devi farne della tua vita, sin dal giorno che ti ho trovata. Avevi la calma di chi sa. Trasmetti anche agli altri questa sensazione-

-Io so solo di essere diversa..-

-Ma diverso non è sempre segno di sbagliato... qualcuno ti dice “diversa” in segno dispreggiativo?... che importa? Quelle persone non sanno cosa significa averti vicino allora!. Tu trasmetti la pace, la tranquillità, la serenità.

Quando tua madre si è ammalata anni fa le bastava che tu le stessi vicino per sentirsi meglio, le trasmettevi la sensazione che tutto sarebbe andatto bene.  Sei diversa?... non credo... sei speciale!-

Lei abbozzo qualcosa simile ad un sorriso.

-Ok non hai mai fatto tutto quello che faceva i bambini, non hai combinato danni, non hai urlato o messo la casa a soqquadro, non hai scritto poesie per natale, o cantato a squarciagola canzoni rock, non ha mai sorriso apertamente e di gusto.... ma hai qualcosa dentro di te che gli altri non hanno. Tu farai della tu vita qualcosa di grande lo so... l’ho sentito dal giorno che ti ho preso in braccio. Ed io sono stato fortunato a poterti crescere, e non troverai nessuno al mondo orgoglioso quanto lo sono io-

L’abbraccio e la bacio sulla fronte.

-grazie Pà-

lui sorrise e poi si volto per rientrare in casa.

-non fare troppo tardi qui fuori ok?... buon compleanno...-.

 

Era di nuovo sola nell’oscurita di quella campagna, quello che aveva detto suo padre era vero, lo percepiva, ma allo stesso tempo ne era anche terrorizzata, non sapeva cosa l’aspettava, ma sapeva che non sarebbe stato facile, che era pericoloso, forse suo padre non se ne rendeva conto pienamente, ma lei si, sapeva che i suoi diciotto anni avrebbero segnato una svolta che tutti gli altri non si aspettavano, sarebbero stati insoliti, un passaggio, un cambiamento che arrivava al termine.

Era consapevole di alcune delle cose che erano inconsuete in lei, ma quella notte avrebbe ricevuto le risposte che aspettava da sempre, avrebbe avuto la conferma di quanto era differente.

Anche la notte non sembrava la stessa di tutte le altre sere, qualcosa sarebbe uscito da buio, doveva solo aspettare.

  
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