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Autore: FairyFrida    24/02/2011    1 recensioni
Roger Davies e Susan Bones.
Due nomi che mai nessuno avrebbe pronunciato uno di seguito all'altro, per il semplice fatto che i due neppure si conoscevano e non avevano mai scambiato una parola che fosse una.
Due sconosciuti che avevano frequentato la stessa Scuola di Magia, ma che per il resto non avevano niente in comune.
Poi però succede qualcosa.
Si incontrano, dopo qualche anno, in una gelateria, per caso.
-Sai, non credo che quella sia la mossa giusta.
-Bones, come ti permetti di fare la saputa con
me in fatto di scacchi magici? Devo forse ricordarti che è soltanto grazie alla mia eterna pazienza che sei in grado di distinguere un pedone da una torre?
-No, grazie, non ce n'è bisogno Davies... ma apprezzo molto la tua disponibilità, sai, è una qualità che dimostri molto raramente!
-Ecco i vostri caffè, ragazzi.

[Seconda classificata a pari merito al Contest A Ravenclaw for a Hufflepuff indetto da LoveChild e lilyblack sul forum di EFP]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Susan Bones
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Sunflower








- Sai, non credo che quella sia la mossa giusta.
- Bones, come ti permetti di fare la saputa con me in fatto di scacchi magici? Devo forse ricordarti che è soltanto grazie alla mia eterna pazienza che sei in grado di distinguere un pedone da una torre?
- No, grazie, non ce n'è bisogno Davies... ma apprezzo molto la tua disponibilità, sai, è una qualità che dimostri molto raramente!
- Ecco i vostri caffè, ragazzi.

Quella mattina Londra si era svegliata sotto un bel cielo terso, azzurro come la punta di una matita colorata e privo di nuvole come le pareti di una stanza appena affrescate di celeste intenso. L'arrivo di giugno era ormai questione di giorni, che i ragazzi contavano entusiasti in vista della chiusura delle scuole, ma da cui gli adulti cercavano di prendere le distanze perchè il sesto mese dell'anno significava estenuanti ore trascorse in un ufficio saturo di afa.
Tuttavia, nonostante il cielo fosse sereno e l'aria limpidissima e quasi trasparente, il piccolo pub buio e sordido di Charing Cross Road continuava a restare invisibile a tutti i passanti che frettolosamente lo sfioravano senza accorgersene; solo qualcuno si dirigeva sicuro verso l'insegna che recitava "Il Paiolo Magico", pregustando una mattinata di shopping sfrenato presso i "Tiri Vispi Weasley", o con l'intenzione di prelevare un sacchetto di galeoni dalla propria camera blindata alla Gringott, o ancora assaporando lo squisito gelato della "Gelateria Fortebraccio", prelevata da un paio d'anni da Calì e Padma Patil.
E proprio ad uno dei tavolini sistemati nel dehors della gelateria erano seduti Susan Bones e Roger Davies, ormai habitués dell'attività commericiale gestita dalle sorelle Patil: da poco meno di un anno infatti i due si trovavano tutte le mattine a bere un caffè insieme prima di presentarsi ai rispettivi posti di lavoro.
La sincera e profonda amicizia che con il passare del tempo era andata consolidandosi tra di loro era nata proprio lì, alla "Gelateria Fortebraccio", un freddo pomeriggio di autunno...


*


- Buongiorno Su, cosa ti porto? - chiese affabile Padma Patil alla giovane donna che si era appena seduta ad uno dei suoi tavolini e scrutava pensierosa uno dei suoi clienti appoggiato al bancone.
- Ciao cara, che freddo terribile. Una Burrobirra bollente, grazie, così mi scaldo un po' - la salutò una Susan Bones così intirizzita dal freddo che non accennò minimamente a togliersi la sciarpa.
- Perfetto. Te la porto in un batter di scopa.
Susan la guardò allontanarsi, poi, improvvisamente, la richiamò indietro. Aveva un dubbio che la tormentava, un sospetto che voleva o confermare o dissipare subito.
- Dimmi - la scrutò Padma con aria interrogativa.
- Quello lì... - sussurrò Susan alludendo all'uomo che osservava da qualche minuto - non sarà mica...
- Roger Davies in persona, mia cara - fu la risposta soddisfatta dell'amica, che tradì una certa emozione nel pronunciare nome e cognome di colui che ad Hogwarts era stato uno dei rubacuori più celebri.
Dunque era davvero lui.
Non è affatto cambiato, pensò Susan, stessa espressione sicura di sè, stesso sguardo penetrante... esibizionista dalla radice dei capelli all'anima della bacchetta, esattamente come ad Hogwarts! Chissà chi si fila in questo momento... e chissà quante ragazze ha mollato negli ultimi quattro anni, chissà quanti cuori ha frantumato!
Susan aveva un'espressione così disgustata quando Padma le portò la Burrobirra, che la povera signorina Patil si chiese allarmata quale sgradevole odore avesse mai sentito la sua amica per assumere una smorfia del genere: preoccupata si guardò intorno aspettandosi di vedere mucchi di caccabombe sotto i tavolini, ma non trovando nulla del genere, tornò dietro il bancone indispettita.
Intanto Susan aveva finito di criticare mentalmente i da lei supposti comportamenti di Davies e aveva affondato il viso nel boccale per riscaldarsi il naso congelato - non che facesse così freddo fuori, ma la temperatura era davvero rigida per essere soltanto fine settembre, e poi Susan era freddolosa di natura.
Fu così che la giovane strega non si accorse che l'ex-Corvonero si era allontanato dal bancone e si era diretto verso di lei finchè non sollevò lo sguardo dalla sua Burrobirra, ma fu comunque troppo tardi, perchè Davies si era già seduto al suo tavolino, sulla sedia di fronte a lei.
- Ehi, Bones, quanto tempo! Come stai?
Susan lo guardò esattamente come avrebbe guardato un Thestral che le avesse appena chiesto di uscire, non riuscendo a capacitarsi anche solo del fatto che Roger Davies le aveva rivolto la parola, oltre ad averla chiamata per cognome - dimostrando di saperlo, il che non era affatto scontato - e ad averle chiesto come stava. Cioè, Roger Davies che chiedeva a lei come stava? Merlino, che cosa diavolo gli era successo?
- Bones, qualcuno ti ha fatto un Incantesimo Paralizzante o semplicemente sei rimasta abbagliata dalla mia prestanza?
No, decisamente non è cambiato. Susan dovette riconfermare ciò che pensava di Davies prima che lui le si avvicinasse. Tuttavia scoprì che l'esibizionisimo che anni prima la nauseava, ora, ispiegabilmente, la divertiva.
E prima che potesse ripensarci o avere rimorsi, decise di stare al gioco.
- Effettivamente, Davies, emani una luce folgorante... non è che potresti diminuire un po' la luminosità della tua aura? Altrimenti credo che diventerò cieca a forza di guardarti, e lo resterò per tutta la vita.
Roger ammutolì di colpo.
Touché.
Nessuno mai, in tutta la sua vita, aveva osato dirgli una cosa del genere.
Luce folgorante? Diminuire la luminosità? Bones doveva avere qualche problema mentale, avrebbe dovuto farsi curare da un buon Guaritore... d'accordo, quella era la prima volta che scambiava due parole con lei, però mai avrebbe creduto che fosse ad un livello così avanzato di demenza!
O forse semplicemente aveva avuto il coraggio di esprimere quello che pensava di lui, coraggio che nessuno prima di lei aveva dimostrato di avere.
Bones non era pazza, dunque. Strana... forse sì.
Invece era lui che doveva avere una buona dose di follia nelle vene, perchè decisamente non riconobbe come sua la risposta che sentì uscire dalle sue labbra.
- D'accordo. Ci proverò - ma poi, prendendo finalmente controllo della sua voce, aggiunse - Se diventassi cieca, Bones, non potresti più vedermi, e, ti assicuro, ti perderesti dei dettagli molto interessanti... la mia cravatta, ad esempio. Che te ne pare? È uscita giusto due giorni fa dalle mani fatate di Madama McClan.
Susan studiò le righe blu e gialle per un paio di secondi, poi si decise:
- Devo ammetterlo, è proprio bella. L'abbinamento di colori è molto piacevole, hai un buon gusto. Il giallo, poi, è il mio colore preferito.
- Sono contento. È il primo giorno che la metto a lavoro, e voglio fare una splendida figura in ufficio.
- Dove lavori? - gli chiese Susan facendosi prendere dalla curiosità.
- Al Ministero. Ufficio per la Cooperazione Internazionale Magica. È quasi divertente. Tu, invece?
- Sono Guaritrice al San Mungo, nella sezione Avvelenamento da Pozioni e Piante. Ad Hogwarts Erbologia è sempre stata la materia in cui andavo meglio.
- Be', allora se mai avrò un incontro troppo ravvicinato con del Veleno di Drago, saprò a chi rivolgermi.
Susan rise.
- Cerca di averlo il più tardi possibile questo "incontro troppo ravvicinato"... sai, sono ancora alle prime armi, e, anzichè guarirti come si deve, non vorrei mai rovinare irrimediabilmente la tua folgorante bellezza... - ridacchiò Susan bevendo un sorso dal suo boccale.
Roger la osservò attentamente.
Non era certo una di quelle bellezze provocanti che vedeva spesso al Ministero - niente a che vedere con Daphne Greengrass, che lavorava nell'ufficio accanto al suo e che ogni mattina gli rivolgeva un'occhiata seducente attraverso la porta che lui lasciava sempre casualmente aperta -, però era carina. Il viso tondo che aveva ad Hogwarts si era fatto più grazioso, e poi aveva un naso molto bello, un poco all'insù; la lunga treccia dai riflessi color castagna le scendeva sempre ben composta lungo la schiena.
Carina, sì, e con una bella faccia tosta.
Susan aveva terminato la Burrobirra e ora stava guardando preoccupata l'orologio che portava al polso.
- Mi dispiace, Davies, ma devo scappare, il mio turno inizia tra pochi minuti - si scusò Susan frugando nelle tasche alla ricerca di qualche moneta con cui pagare la Burrobirra.
- Non preoccuparti, Bones, è stato un piacere comunque - disse Roger alzandosi e stringendole la mano - È per merito tuo se so che la mia cravatta è uno schianto e farà crollare ai miei piedi uno stuolo di streghe adoranti!
Susan lo guardò con un'espressione divertita e rassegnata allo stesso tempo.
- Allora ti auguro una giornata proficua, Davies. E ricorda di trovare un modo per diminiure l'intensità della luce folgorante che emani, o la prossima volta non riuscirò più a darti consigli efficaci sulle tue cravatte! Ciao Padma, ci vediamo domani mattina!
La porta della gelateria si aprì e un'aria gelida entrò nel locale insinuandosi tra le gambe dei tavolini; poi la porta fu accostata e l'ultima cosa che vide Roger fu una treccia che ondeggiava al vento.


*


Il giorno dopo, alle otto meno dieci minuti, Roger Davies si era presentato di nuovo alla "Gelateria Fortebraccio" con una cravatta diversa e un'espressione un po' meno boriosa sul volto. Susan era già seduta, e appena lo aveva visto venire verso il suo tavolino le era venuto da ridere. Roger Davies era tornato alla gelateria a quell'ora soltanto per vedere lei! La cosa aveva decisamente dell'incredibile!
- Bones! Che strana coincidenza! Anche tu qui?
- Io sono sempre qui a quest'ora, Davies - gli aveva risposto divertita Susan.
Il giorno successivo la scena si era ripetuta, e anche il giorno dopo ancora. Susan ormai rideva tutte le mattine, non appena la porta della gelateria si apriva e Roger faceva il suo ingresso, esibendo una cravatta nuova e comportandosi sempre meno da esibizionista.
Nei pochi minuti che trascorrevano insieme, si divertivano sempre un mondo.
Parlavano di Hogwarts, dei loro insegnanti, dei loro compagni; del San Mungo, del Ministero, dei loro colleghi, dei loro superiori.
E poi giocavano a scacchi magici.
Susan non aveva mai imparato, nonostante al Quinto anno Justin e Hannah si fossero impegnati di più a cercare di insegnarle che a prepararsi per i G.U.F.O.! Semplicemente trovava troppo complicati tutti i ragionamenti e le strategie che avrebbe dovuto architettare per compiere la mossa giusta e per evitare che i suoi pezzi venissero barbaramente distrutti dall'avversario. Insomma, aveva deciso che quel gioco non faceva per lei.
E invece aveva dovuto ricredersi. Già, perchè con Roger come insegnante aveva imparato in un batter di scopa.
Con il passare del tempo, Susan si era resa conto che il suo ego si era notevolmente ridimensionato, e, fosse stato merito suo o meno, ne era immensamente felice, perchè al posto dello sconosciuto tronfio e altezzoso vedeva ora un amico leale e disposto ad ascoltarla.
Roger, dal canto suo, si era affezionato molto a Susan, al punto che, quando non era troppo occupato al Ministero, passava casualmente al San Mungo a salutarla, provacando gridolini e risate isteriche in molte Guaritrici. E una mattina, quando Daphne Greengrass - puntuale al suo appuntamento ormai quotidiano - era passata davanti alla porta dell'ufficio di Davies l'aveva trovata stranamente chiusa.


- Allora, come trascorrerai questa bella giornata di primavera, cara Bones? - chiese Roger mettendo via la scacchiera per fare posto alle due tazzine sul piccolo tavolo di ferro battuto.
- Vediamo... ho il turno di mattina, smonto alle due, e poi dovrebbe venire a prendermi Hannah: mi ha promesso un intero pomeriggio di shopping in non-so-quale grande magazzino Babbano... e tu, Davies? Che fai di bello oggi?
- Il solito. Credo che mi toccherà lavorare fino alle sei - mugunò Roger rigirando il cucchiaino nel caffè amaro - Quindi di bello proprio niente...
- Oh. Mi dispiace - disse Susan sincera mentre raccoglieva lo zucchero che era rimasto sul fondo della sua tazzina. Se Roger era un campione di lentezza nel finire il caffè, Susan lo beveva tutto in un sorso, salvo poi centellinare ogni singolo residuo che riusciva a recuperare con l'aiuto del cucchiaino.
- È il mio lavoro - sospirò rassegnato Roger - Io me lo sono scelto e io me lo sorbisco.
Improvvisamente qualcosa di molto vicino a loro cominciò ad emettere un insistente biiip.
- Hanno bisogno di me in reparto. Devo correre - spiegò Susan osservando l'orologio che portava al polso sinistro - Mi dispiace, ci vediamo domani mattina. E cerca di tirarti un po' su, Davies, perchè con quella faccia da funerale sembri uno Snaso che non mette le zampe su dell'oro da millenni!
Roger guardò in silenzio la lunga treccia castana allontanarsi dalla gelateria e scomparire dietro una pila di calderoni di rame, poi iniziò a ridere.
E si rese conto che non gli importava niente di quello che avrebbero potuto pensare di lui i passanti, non gli importava di rovinare la sua reputazione di uomo serio che mai si sarebbe sbellicato in quel modo, non gli sarebbe importato nemmeno se davanti alla gelateria fosse passato il suo capo in persona.
In quel momento era importante solo la sua risata. E quello che significava per lui.
Nessuno l'aveva mai paragonato ad uno Snaso, esattamente come nessuno gli aveva mai chiesto di diminuire la folgorante luce che il suo corpo irradiava.
Susan era entrata nella sua vita con l'energia di un Grugnocorto Svedese, e grazie a lei aveva imparato ad apprezzare la semplicità e a mettere da parte presunzione e manie di grandezza, e soprattutto a ridere. Perchè ridere di se stesso e cercare di trovare il lato divertente delle cose erano due caratteristiche che Roger non aveva mai fatto sue, sempre troppo attento alla sua immagine e a come sarebbe dovuto apparire agli altri. E se lui l'aveva aiutata a distinguere un pedone da una torre, Susan aveva fatto molto di più: gli aveva insegnato a prendere la vita con più spensieratezza.
La risata che Roger sentiva crescere nel petto gli scaldava il cuore e lo rendeva straordinariamente felice.
Perchè si era reso conto che non vedeva l'ora di sentirsi paragonare di nuovo ad uno Snaso.


*


- Sono così contenta che anche oggi siamo riuscite a salvare una vita! - sospirò Susan sedendosi stancamente accanto alla sua collega Megan Jones.
- Già. Quelle bruciature erano davvero profonde, però. Per fortuna che abbiamo Essenza di Dittamo in abbondanza...
- Susan?
Una donna vestita di verde acido veniva verso di loro tenendo in mano un girasole di un bel giallo brillante avvolto in una carta velina trasparente.
- È per te - disse la Guaritrice quando le fu vicino - L'ha portato cinque minuti fa quel ragazzo che qualche volta passa di qui a salutarti...
- Roger Davies? - fu il grido strozzato di Megan.
Susan guardò meravigliata il girasole. Davies non mi ha mai regalato niente... e oggi non è nemmeno il mio compleanno! Perchè allora farmi un regalo?
- Susan? Lo prendi o posso tenermelo io?
- Oh. Scusa, stavo... pensando.
Non appena ebbe il fiore tra le mani, Susan si accorse che tra gli sbuffi di carta velina c'era un busta bianca con su scritto il suo nome. Impaziente la aprì e lesse il biglietto che conteneva.


Grazie perchè sei il sole di questa giornata così noiosa.
Anche tu "emani una luce folgorante".
Non spegnerti mai.
R.


Se Megan ridacchiava senza ritegno, Susan stava per piangere dalla commozione.
Davies non le aveva mai fatto un complimento così esplicito, e lei non aveva idea di come reagire a quelle bellissime parole. Certo, la riempivano di gioia, però, allo stesso tempo la preoccupavano.
Esprimevano forse un affetto che andava oltre l'amicizia? O era solo lei a intravedere questo significato nascosto perchè troppo presuntuosa?
Decise che non era importante. Non ancora.
Se tra di loro fosse nato un sentimento più intenso, sarebbe stata pronta ad accoglierlo, ma per adesso si sarebbe limitata ad immergersi completamente in quell'amicizia così luminosa a cui lei e Roger avevano dato vita.
Susan lisciò i grandi petali color oro e sorrise.
Sapeva cosa comprare quel pomeriggio. Una cravatta.
Gialla, ovviamente. Come il suo colore preferito, come il sole, come il girasole.












***











Spazietto autrice...

Questa storia ha partecipato al Contest A Ravenclaw for a Hufflepuff indetto da LoveChild e lilyblack sul forum di EFP classificandosi seconda a pari merito con il punteggio di 66,55\70.
Ringrazio le giudicIE oltre che per i bei giudizi anche per avermi dato l'opportunità di cimentarmi con questi due bei personaggi che, anche se secondari, trovo personalmente molto interessanti! :)

N.B.: La storia è collocata in un ipotetico 2002: Susan ha quindi 22 anni -essendo nata nel 1980- mentre Roger ne ha 24 essendo nato nel 1978.

Grazie a tutti voi che avete letto, spero che la storia vi sia piaciuta!
Un bacio,
Frida

   
 
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