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Autore: Maggie_Lullaby    24/02/2011    2 recensioni
Samantha Sparks è una ventisettenne affascinante da un passato malinconico e un presente che non guarda il futuro che da due anni lavora come Agente Sotto Copertura per l'FBI. Quando viene chiamata a collaborare con l'Unità d'Analisi Comportamentale non ha idea che quel caso cambierà drasticamente il suo futuro.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4.

 

La morte naturale non esiste: ogni morte è un assassinio. E se non si urla, vuol dire che si acconsente.

{Gesualdo Bufalino}

«Trent'anni, madre single di una bimba di sei anni, strangolata, con i timpani bucati. Stesso modus operandi, è il nostro uomo.», snocciolò Morgan, chinato sul cadavere di Jamie Hudson mentre intorno a lui si muovevano a decine tra poliziotti e medici della scientifica.

«Ha avuto un'escalation, prima aspettava ventiquattro giorni tra una vittima e l'altra, poi una settimana ed infine solo due giorni.», sospirò tristemente Rossi. «C'è qualcosa di diverso, in questa vittima?».

Derek annuì e, indossando un paio di guanti in lattice, alzò la camicetta della donna storcendo il naso.

Rossi osservò la scritta incisa sul ventre della donna.

«Mai.», lesse. «Vorrà intendere che non lo riusciremo a prendere.».

«Spero solo che questo figlio di puttana si sbagli», sputò Morgan. «Jamie Hudson ha cresciuto la figlia Claire da sola, il padre non è segnalato nemmeno all'anagrafe, e non ha parenti a cui possa andare la custodia della figlia. Dovrà essere adottata.».

Jamie era stata ritrovata il mattino dopo essere stata uccisa. Le insegnanti di Claire, vedendo che non era andata a prendere la figlia a scuola, l'avevano chiamata a lungo per ore, senza mai ricevere una risposta. Solo verso sera la professoressa che aveva portato a casa con sé Claire aveva chiamato la polizia, e il cadavere ritrovato alle otto del mattino.

Rossi sospirò e si voltò, osservando Emily che parlava insieme a JJ con lo sceriffo Mars, visibilmente sconvolto dallo svolgersi degli eventi.

«Reid e Hotch?», domandò, notando la loro assenza.

«Credo siano andati a parlare con i colleghi della vittima insieme a Sparks.», disse Morgan, alzandosi, permettendo ai medici della scientifica di poter portare in obitorio il corpo della donna.

«Non capisco il senso di bucare loro i timpani... Di renderle sorde.»

Rossi meditò a lungo.

«E se fosse anch'egli sordo?», ipotizzò, senza crederci troppo.

«E si sfogasse sulle sue vittime rendendole anch'esse prive di udito prima di ucciderle?», continuò Morgan.

«Esattamente.».

«Non lo so», ammise Derek. «Non si capisce nulla, di questo S.I.».

«Notizie da Garcia?», domandò Rossi, allontanandosi al fianco del collega per dirigersi verso il loro SUV.

«Ci sono ottantasette nomi sulla lista che ci ha dato.», spiegò Morgan. «Non possiamo restringere ulteriormente il campo, ora come ora.»

David si mise al posto di guida, passandosi nervosamente una mano tra i capelli.

«Io odio Tucson.», dichiarò, prima di accendere l'auto e avviarsi verso la stazione di polizia.

*

Come Reid, Hotch e Samantha varcarono le porte del “Law National Studio” capirono immediatamente il tipo di luogo in cui si trovavano. Quello era considerato da molti uno dei più importanti – e costosi – studi legali di tutta l'Arizona.

Due guardie armate li avevano perquisiti prima che potessero varcare la soglia e, come avevano mostrato loro il distintivo, uno di loro era andato a chiamare il dirigente.

«Gli Agenti dell'FBI?», chiese una donna sulla cinquantina, i capelli tinti di nero, vestita elegantemente, porgendogli la mano e stringendola calorosamente. «Piacere, Susan Holmes».

«Io sono l'Agente Speciale Supervisore Aaron Hotchner, loro sono il Dottor Reid e l'Agente Sparks», fece velocemente le presentazioni Aaron. «Signora, potremmo parlare in privato?».

«Ovviamente, seguitemi.», disse Susan, dopo aver dato a ognuno di loro una seconda occhiata, e facendogli strada lungo un corridoio dal pavimento in marmo, riccamente decorato, conducendoli in un grosso ufficio.

Susan si sedette sulla poltrona dietro alla scrivania, aggiustando una fotografia nervosamente, poi fece segno a Hotch, Reid e Samantha di sedersi sulle comode sedie davanti a lei.

«Come posso esservi utile?», chiese, intrecciando le mani.

«Signora Holmes, lei conosce Jamie Hudson?», domandò Aaron, con fare pratico.

«Ovviamente, sì. È una segretaria, assunta solo tre settimane fa, una cara ragazza, giovane. Sfortunatamente ha un difetto chiamato “ritardo”», lanciò infastidita un'occhiata al grosso orologio a pendolo dall'altra parte dello studio. «Ieri non si è presentata al lavoro senza avvertire e anche oggi è in ritardo, né ha avvertito che non sarebbe venuta.».

«Signora Holmes, Jamie Hudson è stata uccisa ieri mattina.», la interruppe Hotch, prima che Susan potesse riprendere a parlare.

La dirigente si zittì immediatamente, serrando la bocca e strabuzzando gli occhi.

«Oh. Questo è... un vero peccato.», disse Susan, chiaramente sorpresa e dispiaciuta. «Io... Ehm, come è morta?».

«Sospettiamo sia la quarta vittima di un serial killer.», la informò Reid, rimanendo sul vago.

«Ho letto sui giornali, sì.», mormorò Susan, alzandosi lentamente dalla sedia e avvicinandosi al distributore d'acqua lì vicino e bevendone un gran sorso. Fece loro cenno se ne volevano, ma tutti e tre scossero il capo.

«Signora Holmes, Jamie Hudson ha avuto qualche problema qui al lavoro? Ha litigato con qualche collega... Le pareva nervosa, irritata?», domandò Samantha, sempre con quella sua voce melodiosa e insieme autorevole

Susan annuì.

«Come vi ho già detto, è stata assunta solo tre settimane fa, non la conoscevo bene», iniziò, gesticolando, «ma come tutti ha litigato con Sean O'Connor, un nuovo avvocato associato qui allo studio. Una persona molto, molto difficile, credetemi, se non fosse così bravo nel suo lavoro non l'avremmo nemmeno assunto. Un nostro avvocato, Iris Isaac, si è addirittura fatta trasferire nella sede dall'altra parte della città a cau...», spiegò Susan, salvo venir prontamente interrotta da Hotch.

«Mi scusi, ha detto Iris Isaac?», domandò Aaron, trattenendosi appena dall'alzarsi dalla poltrona.

«Sì, esattamente», ripeté Susan, avvertendo la tensione palpabile creatasi tra i tre Agenti dell'FBI.

«La seconda vittima.», pensò Reid ad alta voce, facendo trattenere rumorosamente il fiato a Susan.

«Ir... Iris è morta?», domandò la dirigente, portandosi una mano al cuore, mentre gli occhi le si inumidivano di lacrime.

«Ci perdoni, signora», disse Hotch, cercando di darla un minimo di conforto con le parole.

«Lei... io... oh, mio Dio», mormorò Susan, mentre le lacrime scivolano lente, calde a inesorabili dal suo volto. «Lei... è stata uccisa sempre da quest'uomo?».

«Sì, signora», annuì Aaron.

«Oh mio Dio», ripeté Susan Holmes, alzandosi aggrappandosi ai braccioli della poltrona. «Io... io ho bisogno di stare sola, mi spiace.».

«Certamente signora, la capiamo. Torneremo questo pomeriggio per parlarle», disse Hotch, seriamente, alzandosi e congedandosi con un cenno del capo.

Reid e Samantha lo imitarono, seguendolo e chiudendosi la porta alle spalle.

Hotch era già al telefono.

«Garcia, devi mandarci tutto quello che trovi a proposito di Sean O'Connor, avvocato, lavora qui al “Law National Studio”.», stava dicendo velocemente attaccato alla cornetta, per poi riattaccare il cellulare e infilandolo in tasca e voltandosi verso Samantha e Reid. «Sparks, credo che ti abbiamo appena trovato un sospettato.».

La ragazza fece un sospiro di sollievo.

«Grazie al cielo, mi stavo annoiando a morte!».


Continua...


  
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