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Autore: Alyce_Maya    24/02/2011    5 recensioni
"Tutti li vedevano semplicemente come fratello e sorella, nulla di più, forse qualcosa di meno.C’era astio talvolta tra loro, dovuto al fatto che lui le leggesse nella mente e che lei, così vanitosa e orgogliosa, non sopportasse che qualcuno conoscesse i suoi più reconditi segreti e debolezze.Ma, tutto ciò, era solo parte della verità.Tra loro, una volta c’era stato molto di più. [...]"
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Rosalie Hale
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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BROTHERS

 


Tutti li vedevano semplicemente come fratello e sorella, nulla di più, forse qualcosa di meno.
C’era astio talvolta tra loro, dovuto al fatto che lui le leggesse nella mente e che lei, così vanitosa e orgogliosa, non sopportasse che qualcuno conoscesse i suoi più reconditi segreti e debolezze.
Ma, tutto ciò, era solo parte della verità.
Tra loro, una volta c’era stato molto di più.

Erano stati i primi: i primi figli di Carlisle ed Esme, i primi a sperimentare cosa volesse dire diventare vampiri, i primi a provare qualcosa con quei loro nuovi corpi.

Rosalie era stata da sempre prescelta come compagna di Edward e, per un po’, era stato effettivamente così.
All’insaputa di tutti, anche dei loro genitori, i due fratelli avevano condiviso molto, seppur per poco.

Quando si ha tanto tempo davanti a se, si è spaventati, ignari di ciò che potrebbe avvenire, di ciò che potrebbe succedere.
E la solitudine, in un tempo così infinito, è ancor peggiore.
Tutti nella loro vita hanno bisogno di qualcuno accanto a loro, a confortarli, ascoltarli e amarli.
E, ad un certo punto, Rosalie ed Edward erano stati questo l’uno per l’altra: una spalla amorevole su cui poter piangere, un dolce abbraccio nei momenti più svariati.
L’avevano tenuto nascosto, entrambi troppo imbarazzati e fieri della loro facciata forte e sicura per poter ammettere davanti agli altri quello che c’era tra loro.
Che fosse una dolce amicizia o un tenero primo amore era ignoto anche a loro.

Non è certo quando tutto è cominciato. Forse quando lei ha aperto per la prima volta gli occhi nel suo nuovo corpo, vedendolo li, pronto a spiegarle tutto. O forse quando, dopo aver ucciso suo marito e i suoi amici, Edward era li e l’ha accolta tra le sue braccia mentre lei piangeva e si disperava per quello che aveva fatto, per quello che era diventata.
Ma in fin dei conti non importa.
Non è il quando l’importante, ne il perché.
Importanti sono i fatti: è sempre stato ciò che hanno condiviso insieme a fare la differenza.

Nell’enorme salone di casa Cullen, gli unici ad essere presenti sono Edward e Rosalie.
Sono seduti sul divano, davanti alla televisione, guardando un film di cui non conoscono bene la trama perché distratti dai loro discorsi.
Lei ha la testa appoggiata sulle ginocchia di lui che nel frattempo le accarezza i capelli.
Ricordano i vecchi tempi.
Lo fanno spesso nelle rare occasioni in cui sono soli: per loro è un opportunità per non dimenticare il passato.
Doloroso o meno, il passato va ricordato e, anche i vampiri, a volte necessitano di un aiutino per ripescarlo dalla mente.
Solitamente, gli argomenti sfiorano la malinconia e la tristezza ed è principalmente per questo che parlano solo tra di loro di queste cose: non vogliono affliggere i rispettivi innamorati con pensieri cupi e neri, non lo meritano.
Agli occhi di entrambi le loro dolci metà sono pure ed innocenti e macchiarle con ricordi come questi è un affronto terribile.

< L’altro giorno mi è tornato in mente il Natale del 1934. Te lo ricordi? >, chiese Rosalie volgendo lo sguardo verso l’alto, negli occhi del fratello.
Attorcigliandosi una ciocca bionda intorno alle dita, Edward sorrise, probabilmente avendo presente l’avvenimento in particolare a cui si riferiva.
< E come dimenticarlo? >, ghignò. < La faccia di Esme quando sei entrata in casa completamente ricoperta di fango è stata impagabile. Ho rischiato di morire dalle risate >, ricordò.
Lei sorrise lievemente.
< E’ stata tutta colpa tua se mi sono presentata così >, ringhiò scherzosamente lei. < ”Tranquilla Rose, ti tengo io”. E neanche un secondo dopo ero a terra, in una pozza di fango per lo più >, lo scimmiottò pizzicandogli una coscia.
Scherzi sciocchi tra fratelli, ma dolci ricordi a cui aggrapparsi.
< Comunque non era a quello che mi riferivo… >, sospirò la ragazza.
< Lo so >, rispose Edward mentre, dolcemente, le accarezzava una guancia.
Era stata una bella serata quella, almeno fino a quando Rosalie non aveva voluto andare a fare una passeggiata.
Un umano nel posto sbagliato, al momento sbagliato aveva visto la sua fine quella notte per mano della vampira.
< Lo sai che non è colpa tua, sarebbe successo a chiunque >, sospirò il ragazzo.
I sensi di colpa erano una brutta bestia per entrambi, sminuirli era forse l’unica opportunità per cancellarli dalle loro menti.
< Forse si, forse no, non lo sapremo mai Edward. Quel che è certo è che quella notte ho ucciso una persona, un uomo che magari aveva a casa una famiglia che lo aspettava per aprire i regali o per mangiare la cena cucinata dalla moglie, dalla madre o dagli amici. Ho reso il Natale una festa da dimenticare ad una famiglia >, singhiozzò Rosalie rannicchiandosi maggiormente contro il corpo del vampiro.
Lui si scostò leggermente per potersi distendere così accanto a lei e cingerle la vita con le braccia.
< Abbiamo fatto tutti i nostri errori, l’unica cosa che ci resta da fare è riuscire a conviverci >, disse Edward.
< Non so se ci riuscirò mai. Ma già parlarne con te è qualcosa >, proferì sospirando.
Lui sorrise furbamente e, in un attimo le fu sopra, pizzicandole i fianchi.
Lei cercò di sfuggirgli mentre rideva, in preda al solletico.
Quando ci riuscì, gli bloccò le mani così da poter riprendere fiato, seppur non le servisse.
< Non ci provare mai più >, gli disse cercando di fare una faccia arrabbiata.
Lui annuendo fintamente serio si rialzò, trascinando la ragazza con se che finì a pochi centimetri dal suo volto.
Da vicino era ancora più bella: conosceva perfettamente tutto il suo corpo ma ogni volta restava abbagliato da quei suoi occhi così gelidi eppure indifesi che possedeva.
Mentre le accarezzava leggermente il suo profilo con le dita lunghe e affusolate, lei parlò: < Io amo Emmett >, disse come se le servisse una scusa per impedire ciò che era sicura stesse per accadere.
< E io amo Bella lo sai >, le rispose continuando però a tenerle il volto vicino al suo.
Lentamente, si avvicinarono l’uno all’altra fino a quando le loro labbra si scontrarono.
Fu un bacio dolce, senza pretese.
Entrambi sapevano che non sarebbero andati oltre ma, almeno per quel momento, avevano bisogno di quel leggero conforto che solo le labbra dell’altro erano in grado di dare.
Ora come ora, erano nel loro mondo, dove esistevano solo loro due e il loro passato doloroso. Tra poco tutto sarebbe tornato alla normalità: gli altri sarebbero tornati dalla caccia e allora quel secondo mondo sarebbe scomparso e sarebbero tornati nella realtà dove ognuno aveva il proprio amore e la vita era perfetta, senza rimpianti o ricordi dolorosi.
Era così da sempre, e sempre sarebbe andata avanti in questo modo.
Vivevano due vite separate.
Non provavano gelosia quando l’altro era con il proprio compagno perché quella era la realtà, era giusto che andasse così.
Ma quando erano soli, tornavano ad essere quelli di un tempo e il secondo mondo si apriva ai loro occhi.
Quando il bacio terminò, si sorrisero a vicenda e si separarono simultaneamente.
Come se nulla fosse accaduto, si rimisero seduti sul divano a guardare la televisione.
Ormai tutto era finito.
Erano tornati nella realtà dove i due, a mala pena, si rivolgevano più di qualche parola e sedevano distanti tra loro.

E fu così che il resto della famiglia li trovò quando tornarono: ai vertici opposti del divano a seguire un documentario sugli animali.
Quando si alzarono e abbracciarono le rispettive metà, per una frazione di secondo, i loro occhi si scontrarono nuovamente e, un piccolo sorriso, reduce di quell'altro mondo, sfiorò le labbra di entrambi.
Ma fu un attimo.
Subito dopo quel mondo si chiuse definitivamente e così sarebbe rimasto fino a quando i due fratelli non sarebbero stati nuovamente soli, pronti a condividere, ancora una volta, il loro dolore.

   
 
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