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Autore: Epicuro    24/02/2011    5 recensioni
Una moglie irritata, un avvocato femminista, un marito negato e un cane conteso. Ce la farà Shura a risolvere un pericoloso inghippo diplomatico a favore del Santuario? E Radamante riuscirà a fare il cascamorto per aiutare il suo signore?
Nonostante il titolo riprenda Lost Canvas la fic si rifà alla serie classica di Saint Seya e si colloca dopo la fine della saga di Ade.
Genere: Comico, Demenziale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Capricorn Shura, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Servi, padroni e dei: il nuovo Grande Sacerdote!'
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Un avvocato ficcanaso

 

Persefone aveva accompagnato Penelope e Shura alla villa e li aveva fatti accomodare nel salotto, dove il cavaliere controllò che la penna fosse ancora integra. Una cameriera offrì loro caffè e pasticcini e un secondo inserviente portò dei vestiti di ricambio per il saint di Capricorn. Il cavaliere li osservò e poi disse:

«La ringrazio per la sua cortesia, ma non posso accettarli. Indossare gli abiti del re degli inferi mi sembra un atto sacrilego nei suoi confronti. E poi i miei sono ancora passabili.».

Persefone guardò divertita il cavaliere e gli abiti: «Tranquillo Shura, io non sono come mio marito o Atena e quindi non è necessario tutto questo giro di parole per dirmi che quei vestiti fanno schifo. Non ti spedirò nel dolore eterno per così poco! E poi effettivamente sono un po’ datati, ma d’altronde è da diverso tempo che io e Ade non facciamo una bella vacanza tra gli umani»

«Occhio e croce dal medioevo, data la foggia degli indumenti» disse Penelope esaminando la calzamaglia e la casacca con maniche a sbuffo (il tutto rigorosamente nero).

«Firenze! E lì che per l’ultima volta abbiamo...sì insomma, avete capito no?» disse la dea sedendosi sconsolata sulla poltrona.

I due annuirono, anche se Shura avrebbe preferito non saperlo. Ficcare il naso negli affari privati di Ade e della consorte non gli andava affatto, Penelope invece era curiosa.

«E da allora più nulla? Bianco totale?» chiese l’avvocato sedendosi vicino alla consorte del dio infero, estraendo un plico di fogli, penna e taccuino.

«Sì, anzi, non ci siamo proprio più rivisti sotto lo stesso tetto...figuriamoci sotto le lenzuola! Negli ultimi secoli ci siamo solo sentiti per corrispondenza, perché quando andavo a trovarlo era puntualmente in viaggio per lavoro, e ogni volta litigavamo per Cerby, il cane a tre teste, avete presente no?»

Penelope annuì e Shura pensò ironico “Chissà perché, ma me lo sentivo che il cane conteso non era un barboncino!”

«Bene, vedo che avete presente» disse la dea e proseguì: «Cerbero è il cane che mia madre mi ha regalato per il mio matrimonio e che Ade, per risparmiare sui custodi infernali, ha pensato bene di utilizzare per il suo tornaconto! Vi sembra giusto che lo abbia messo a guardia del secondo cerchio solo perché siamo in comunione dei beni e per far dispetto alla mia mamy? Inoltre gli dà da mangiare solo schifezze che gli rendono l’alito pesante!»

“Già, cadaveri” pensò Shura.

«Quindi siete in comunione dei beni...e da quanto ho capito il vostro sposo ha abbandonato il tetto coniugale da diversi secoli...e che altro?» chiese l’avvocato prendendo appunti.

«Bhe ecco...Tutte le volte che lo cercavo i suoi dipendenti mi dicevano che era impegnato ad organizzare guerre sacre e che non aveva tempo, e quindi, per farsi perdonare, Ade mi mandava uno dei suoi tre Giganti Infernali con doni preziosi»

«Tipico...il contentino per far star buona la moglie mentre lui si dava alla pazza gioia!»

«Lo sa che le mie nuove amiche del paese mi hanno detto la stessa cosa?»

«E scommetto che quando hanno saputo che suo marito è Ade, il signore degli inferi e titolare dell’agenzia multinazionale di Pompe Funebri, hanno iniziato a commiserarla!»

«Sì, esatto! Ma più che per il suo ruolo di dio infero, mi hanno compatito perché ultimamente è diventato un imprenditore. In più mi hanno fatto notare che forse nel nostro rapporto c’era qualcosa che non andava e che, dal suo comportamento e lavoro, potevo star certa di essere più cornuta di Efesto!»

«Non so se Ade la tradisca o meno, ma dalla villa sperduta in mezzo ad un bosco e i gioielli recapitati da altri...beh...un dubbio ce l’avrei, ma anche senza l’ipotesi di tradimento qui abbiamo abbandono del tetto coniugale e inadempimento dai doveri coniugali. Lei ha le carte in regola per chiedere il divorzio con addebito! Altro che restituzione di un cane!»

«COSA?» Shura era allibito, stretta di mano un bel paio di balle, se non riusciva a fermare Penelope, Ade li avrebbe rispediti al Santuario in una bara: «Penelope, ma cosa dici! Somma Persefone mi ascolti, sono sicuro che Ade la ama e che ha fatto tutto questo per il suo bene! Qualunque uomo avrebbe cercato di mettere al sicuro la propria donna dalle sanguinose guerre che hanno coinvolto il proprio regno! E quale posto migliore di una lussuosa villa con tutti i confort?» poi, mentalmente, aggiunse “ma che mi tocca fare per evitare ulteriori contrasti con il Regno dei Morti!...pure difendere quel rimbambito di Ade che non sa nemmeno soddisfare sua moglie!”.

«Shura, non difendere l’indifendibile solo per solidarietà maschile! Basta con la visione maschilista della donna come mero oggetto del desiderio! Noi abbiamo tutte le credenziali per essere prese in considerazione in ogni situazione! Persefone dia retta a me e non a questo scimunito! Deve fare vedere a suo marito che non può comportarsi come le pare e piace, ma cha ha anche dei doveri nei suoi confronti!»

Persefone guardò i due che si ringhiavano contro a vicenda e li mise a tacere alzando la mano:

«La ringrazio per avermi informato sulla pratica del divorzio, signorina Penelope, ma per ora quello che mi interessa è riavere Cerbero, prima che diventi una palla di lardo. Negli ultimi secoli si è ingrassato troppo e se continua a mangiare gente che tenta di fuggire dagli Inferi finisce che rotola invece di camminare! Poi mio marito, è sì un idiota patentato, ma infondo lo amo e quindi spero di risolvere la questione in modo meno drastico.»

«Come vuole signora Persefone» rispose delusa Penelope, mentre Shura tirò un sospiro di sollievo.

Poi, cambiando discorso l’avvocato chiese:

«Avete con voi il certificato di proprietà dell’animale?»

«Certo! La mia mamy è stata felice di fornirmi la tavoletta d’argilla dell’acquisto del cane da Artemide. Una cagna della dea della Caccia aveva partorito una cucciolata in cui c’era Cerbero. Siccome era uscito deforme per una mutazione genetica, Artemide l’aveva venduto volentieri a mia mamma, che me l’ha regalato, in quanto, con tre teste, avrebbe morso meglio le chiappe di mio marito (come stravolgere la figura mitologica di Cerbero!)» Persefone fornì l’atto (o meglio il reperto archeologico) all’avvocato, che lo esaminò. La firma di Demetra e Artemide non lasciavano dubbi: Ade era spacciato!

«Bene direi che il cane sarà presto suo! Possiamo incamminarci verso l’abitazione del suo consorte!» disse Penelope.

«Ottimo, venite, faccio strada!» gioì la dea, ma Shura fermò il tutto ponendo un non piccolo quesito:

«Somma Persefone, io ho raggiunto l’ottavo senso e quindi posso scendere all’ade senza rimetterci la vita, ma Penelope non ha raggiunto nemmeno il settimo!»

«Che vuoi insinuare?» lo apostrofò l’avvocato

«Che se scendi agli inferi ci lasci le penne, genio!» la rimbeccò il saint.

«Quello che dice Shura è vero. I vivi che scendono agli inferi automaticamente perdono la vita appena ne varcano i cancelli, ma non è un grosso problema perché ti metterò sotto la mia protezione.» disse la dea all’avvocato.

Persefone uscì quindi sul terrazzino, che si apriva sul salotto, e fece un fischio. Dopo poco l’edera strangolatrice saltò in braccia alla padrona facendo le fusa.

«Scusa Affettuosella, ma ho bisogno di una tua foglia» e la dea staccò una foglia dalla pianta che guaì e poi, con il suo cosmo, trasformò la foglia in una collana nera e lucente, e la diede all’avvocato dicendo:

«Affettusella è stata dotata dall’ottavo senso da Ade. Così poteva seguirmi sia nei mesi che passavo sulla terra, ricordandomi il mio sposo, sia nei tre che passavo agli Inferi, per dare un po’ di verde in mezzo a tutto quel nero. Quindi con le sue foglie è possibile creare oggetti che permettono di recarsi ovunque nell’oltre tomba senza rimetterci la vita.»

«Fantastico, e poi la collana è veramente molto elegante e si abbina perfettamente con il mio abito!» disse Penelope, mentre l’edera saltò a terra andandosi a strofinare contro le gambe dell’avvocato e poi trotterellò soffiando verso Shura, che la guardò minaccioso pensando “Provaci a toccarmi e ti poto con Excalibur!”.

La pianta avvertì il pericolo e si rifugiò tra le gambe della padrona, continuando a soffiare.

«Affettuosella smettila! Comunque sono contenta che ti piaccia! Sai, anche Ipnos e Tanatos, mi avevano chiesto qualche foglia...quei due malandrini...sono sicura che le avranno usate per far passare di nascosto qualche bella giovane....» ridacchiò Persefone, mentre Shura pensò:

“Sì, quella st@@@za di Pandora!”

«Va beh andiamo, che voglio sbrigarmela in fretta, che poi devo andare in proloco per aiutare le mie amiche ad organizzare la sagra della “Poenta e Musso”(trad: Polenta e asino)»

E la consorte del dio infero, seguita dall’edera trotterellante, accompagnò i due verso una stanza che, nonostante le apparenze da sgabuzzino, era in realtà un passaggio per il regno dei morti. I tre entrarono e Persefone, con il suo cosmo, aprì il passaggio, e i tre si ritrovarono davanti ad un fiume.

Caronte, il barcaiolo addetto al trasporto dei dannati sul fiume (nonché esattore della tassa d’ingresso all’averno), per poco non si rovesciò con la gondola per la sorpresa:

«Ostrega! Varda chi ghe se qua! A Siora!» (trad: Ostrega, guarda chi c’è! La Signora!)

Persefone si guardò intorno. Anime di morti disperati gemevano da ogni parte e la dea delusa esclamò: «Ma questo è l’Acheronte! Non la Giudecca! Dannazione, quel passaggio non funziona mai come si deve! L’ultima volta, nel 1700 e fischia, mi aveva materializzata in mezzo allo Stige! Mi ero fatta un bel bagno e in più per niente. Mio marito era a fare un corso di pittura da qualche parte in Italia! Certo che qui fa sempre più schifo!» poi rivolgendosi a Caronte: «Ah! Ciao Caronte!, Ma dare un’accoglienza migliore a questi disgraziati no? Tipo panchine per l’attesa e macchinette per il caffè?»

«E che semo sensa schei! A guera a ga magnà tuto!» (trad: E che siamo senza soldi. La guerra li ha prosciugati tutti!)

«Certo, come no! Siamo sinceri e diciamo che sono più i soldi che ti intaschi, che quelli che versi nelle casse del regno...a me non mi freghi come Ade! Scommetto che la gondola nuova te la sei comprata con i ricavati delle tasse infere!» Persefone osservò severa lo spectre, che fece spallucce:

«Chea vecia iera na bagnaroa piena de busi!»(Trad. Quella vecchia era una bagnarola piena di buchi!).

Shura e Penelope si guardarono perplessi e pensarono entrambi la stessa cosa “Ma come parla questo?”. La dea si accorse del disagio dei due e disse al traghettatore:

«Caronte, chiudo un occhio sulle tue detrazioni fiscali se dai un passaggio a me e ai miei ospiti fino al Tribunale degli Inferi!...e smettila di parlare in dialetto veneto maccheronico per spacciarti gondoliere! Dall’accento si capisce lontano un miglio che sei di origini napoletane!!!»

«Si Signora! Ma tre passaggi gratuiti sono un po’ troppo, non le pare?»

«Caronte, non mettere alla prova la mia pazienza o ti spedisco a vendere cocco sulle spiagge di Rimini!»

«Pronti! Tre passaggi gratuiti per la Somma Persefone e i suoi ospiti!» e poi soffermandosi sui nuovi visitatori non poté che tirare l’occhio sulla minigonna nera di Penelope, che lo fulminò con lo sguardo:

«Però, abbiamo come ospiti una bella guagliona e uno sfigato sbavato dalla testa ai piedi. Ehi, scugnizzo, il tuo volto non mi è nuovo! Ci siamo già visti da qualche parte?» chiese Caronte a Shura.

«Ho soggiornato qui per un breve periodo e ho prestato servizio come spectre per 12 ore» rispose lo spagnolo senza tanto entusiasmo.

«Ah ecco, i soliti giovani moderni che non hanno voglia di lavorare! E dimmi, come sei tornato tra i vivi? Anche tu resuscitato con le Sfere del Drago?» poi guardando i tre chiese «L’avete capita vero?»

Shura non rispose, ma pensò: “Ma dove l’hanno pescato questo! Ok che è conciato da giullare, ma è completamente fuori di melone!”, mentre Persefone si chiese sotto l’effetto di quale droga si trovasse suo marito durante i colloqui per assumere il traghettatore dell’Acheronte, e concluse che doveva essere roba forte per aver scelto uno che parlava uno pseudo dialetto veneto con accento napoletano, solo perché la sua imbarcazione era una gondola.

Caronte, non ricevendo risposta, guardò prima Shura, poi Penelope ed infine Persefone, ma tutti e tre lo ignorarono di brutto e salirono sulla barca.

«Va beh andiamo, intanto ho capito che non siete passeggeri che amano l’umorismo, ma non sapete che vi perdete! Posso almeno canticchiare un motivetto?»

«NO!» fu la risposta secca dei tre.

«Ok, come non detto...che noia però!» e lo spectre, mortificato, inforcò il remo e partì alla volta dell’altra sponda (tranquilli, non “quella sponda”, quella del fiume! Ok, questa faceva pena, lo so!).

  
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