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Autore: rospina    25/02/2011    5 recensioni
una storia intensa ed acre, come può esserlo il profumo delle zagare, le vite di quattro giovani, che vivono in un piccolo paese sul mare si intrecceranno per cambiare... forse per sempre
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un silenzio surreale avvolse Amantea. Era come se dopo la paura lo shock avesse avuto il sopravvento sugli abitanti, Angelo si voltò per un istante a guardare ciò che era avvenuto dietro di lui. Il paese era completamente intatto, di scatto si rigirò. Solo Amantea vecchia era distrutta completamente, sulla collina non vi era più il castello. Non c’era stato il terremoto. Era franata la montagna e con se si era portata via il centro storico, e sotto quella montagna, dove la mattina sorgeva il sole, era sepolto il Sole stesso. Il sudore scendeva sul volto di angelo contrito per la paura ma non smetteva di scavare. Non dovette attendere molto che arrivarono i vigili del fuoco. Lui gli corse incontro e loro senza aspettare oltre si misero al lavoro. Dietro di loro arrivò infido, Claudio Mareste. Angelo si accorse della sua presenza ma lo ignorò volutamente, non gli importava di lui, era solo alla disperata ricerca della sua Sole, voleva trovarla e nient’altro. Passarono alcune ore e dalle macerie estrassero i corpi dei genitori di Giulio, erano sanguinanti ma vivi. Angelo ringraziò il cielo per loro, e come un fulmine a ciel sereno si ricordò che Giulio quella mattina si era sposato e probabilmente non sapeva nulla di ciò che stava accadendo in quelle ore. I soccorritori continuavano a scavare senza sosta fra il fango e le macerie di casa Benelli seguendo le indicazioni di Claudio Mareste.

“da questa parte, quando li ho lasciati stavano andando a dormire devono essere per forza da queste parte”

Angelo invece continuava a scavare dove vi era la cucina, non sapeva il perché ma credeva di sentire il suo profumo. Era convinto che lei fosse li sotto, si disse che non era nel suo letto. La disperazione lo invase quando si ricordò una frase che le disse Domitilla:

“Quelle due sorelle non potranno mai essere felici nello stesso momento…” rabbrividì, Celeste era felice. E Sole?.

 Allora, solo allora Angelo pianse. Pianse come non aveva mai fatto in vita sua.

Sole distesa sul pavimento in silenzio, senza forza. Debole nel corpo e nell’anima. I detriti la schiacciavano,  aveva la bocca impastata di polvere e gli occhi chiusi. Aveva smesso di piangere. Ora con la mente pregava. Pregava e parlava con Dio. Gli chiese di morire piuttosto che essere sposata con Mareste. Forse era per questo che era li sotto. Provò a gridare “mamma” non vi riuscì. In quel momento era dimentica del dolore che le aveva procurato sua madre, i genitori si amano e non si scelgono…, una frase che aveva udito da qualche parte e mai come in quel momento le era parsa vera, ma lei sapeva bene che sua madre non era la persona che aveva visto in quegli ultimi tempi, era stata portata dalla paura della povertà. Ed in cuor suo la perdonò, dolcemente e sinceramente, del male che le aveva fatto. E perdonò anche suo padre. Una lacrima sola scese dagli occhi castani di Sole. Poi il nulla.

Angelo non sentì più il suo profumo e soffocò un grido di paura.

Mamma…” disse Sole

“amore mio, non ti alzare… stai ferma li. Tu hai ancora molte cose da fare, io ho fatto anche troppo…

“Che stai dicendo?”

“Sto dicendo che ho sbagliato molte cose e ti chiedo perdono…

“Non devo perdonarti niente, tutto quello che fai è perché pensi che sia per il mio bene…

“Ed invece ti stavo facendo solo male… adesso da qui posso veder tutto molto più chiaramente. Ora so il male che ti ha fatto quell’uomo che noi credevamo tanto buono. Un male infinito a te e tua sorella. Ma ora è tutto finito. Un giorno pagherà, non cercare la vendetta, la vendetta non sazia l’anima. Un giorno pagherà per il suo male. E non importa se non sarà oggi, se non sarà nella vita terrena, perché lui pagherà un domani al cospetto del signore. Ora si felice bimba mia. Mio sole. Promettimelo!”

“Cosa devo prometterti?”

“Che sarai felice…

“Dove vai mamma? Non ti vedo quasi più”

“vado a vegliare su di te… dimentica il male che ho fatto se puoi, e pensa al bene che ho fatto. Sempre se ne ho fatto…ricordati che ti amo, di un bene infinito, quello che solo una madre può provare” un lieve bacio che parve un soffio sulle sue labbra delicate.

“non mi lasciare mamma… mamma”

“MAMMA” questa volta ci fu un urlo, chiaro non più soffocato ed Angelo riconobbe quella voce. Chiamò a gran voce i soccorsi e in un lampo furono li.

Scavarono senza sosta. Un corpo esile ed emaciato dal sangue venne fuori. Il dottore si accostò a tastarle il polso:

“Il battito è debole ma c’è”  fu la sentenza

Angelo le corse incontro, e salì sull’ambulanza che portò via la ragazza in barella. Mentre gli infermieri le attaccavano i macchinari lui le accarezzava le mani:

“Sei salva… grazie per non avermi abbandonato…”.

L’ambulanza si allontanò di corsa. Dopo qualche ora i soccorritori estrassero e corpi di Marta e Salvatore Benelli senza vita. Un triste addio. che la natura aveva deciso e messo in atto con violenza. Perché nessun uomo si può opporre alla sua forza.

Si accertarono che non vi fosse più nessuno tra i detriti e si chiesero come facesse Angelo a sapere che Sole Benelli si trovasse proprio in quel punto, ed uno do loro disse:

“la forza dell’amore ha dell’incredibile! Date retta a me!”.

Claudio Mareste si aggirava come una iena attorno alle rovine,alle case disastrate, non una lacrima scese dai suoi occhi per la perdita dei suoi amici, stava diventando matto, una forza superiore gli aveva portato via tutto ciò che si era costruito per poter ottenere Sole Benelli, ed ora non era rimasto più nulla. Girando come se fosse matto gridava:

“no. No. No. Non è possibile! Mi vendicherò!” e poi tornava a girare come un cane rovistando qua e la. Ora gridava, ora rideva.

I vigili del fuoco che lo avevano visto si dissero:

“Poverino, è diventato matto! Ha perso la moglie da poco, ed ora i suoi amici più cari…”

Chiamarono un’ambulanza, che arrivò poco dopo, con forza lo caricarono e lo portarono in una clinica psichiatrica, dove lo sedarono,e  decisero di tenerlo li per un po’ per aiutarlo a superare quel momento di smarrimento mentale senza sapere che quella in realtà era la sua vera natura, la sua non era pazzia ma cattiveria allo stato puro.

Il rumore dei macchinari era incessante e l’odore del disinfettante era penetrante, ma nonostante tutto questo Angelo Demarti rimase seduto sulla sedia senza braccioli e con un piccolo schienale per il resto della giornata. Si appisolò un po’ senza staccare la sua mano da quella di Sole, che giaceva in quel letto bianco senza muoversi e con il respiro affannato, la stanchezza e lo stress, miste alla paura erano state troppe quel giorno per il giovane.

Sole aprì gli occhi e vide la testa di Angelo ciondolare addormentata, dolcemente strinse la presa di quella mano e lui si svegliò, e fu solo allora che Sole disse:

“Il terremoto ha distrutto tutto vero?”

Lui la guardò e con la mano le andò ad accarezzare i lunghi capelli castani sparsi sul cuscino:

“non è stato il terremoto, lo credevano in tanti… è stata la montagna a franare da sola ed ha travolto tutto… e tutti”

“Già, ho perso tutto… “ poi quella domanda a bruciapelo della quale conosceva la risposta

“Mia madre e mio padre?”

Angelo tacque e con gli occhi tristi provò a dirle qualcosa ma non vi riuscì

“non preoccuparti, ho avuto modo di salutarla” e rivide l’immagine di sua madre sotto le macerie che sorridente la salutava

“ho avuto il terrore di perderti…” disse Angelo chinandosi su di lei

“sono qui invece…” rispose lei serafica “Brutta come non mai!” tentò di ridere e lui serio rispose:

“Ed invece sei bella come sempre…

Sole pensosa lo guardò  e lui leggendo il suo pensiero gli rispose:

“Quel giorno ho mentito! Il giorno prima di partire ti ho detto tutte quelle cose perché io credevo che fosse giusto farti andare verso Giulio, perché sono stato stupido io credevo che lui ti amasse ed invece ho fatto un gran casino, stavo per perdere la persona che più amo al mondo”

Sole lo guardava e al sentire le sue parole il suo volto si irradiava sempre di più

“Quando stanotte ho visto crollare tutto, ho sentito il mio cuore cadere e smettere di battere, perché non sapevo dov’eri… correndo verso di te, una scritta mi ha lasciato l’amaro in bocca… diceva di amare e non soffrire perché tutto nasce per finire, ma io non ci credo. Come si può amare senza soffrire? Dimmelo se puoi, perché io, conosco un solo modo di amare… di amarti… so amarti con tutto me stesso, più della mia vita e mi dico che se l’amore fa soffrire è perché non  deve finire, ma crescere e portare a qualcosa di grande, di infinito e completo”

La guardò dritto negli occhi e legato a lei con lo sguardo le disse:

“Amami ti prego… non farmi morire dentro…

“Ti amo! Ti amo con il cuore, con la mente, con l’anima e con il corpo. Non saprei amarti di meno, non so come, non so quando ma ho capito che solo tu potevi essere la parte che mancava alla mia vita per essere felice”

Con dolcezza lui le sfiorò quelle labbra, come un petalo di rosa che cade sfiorato da un fiocco di neve. Un bacio sospirato, dolce, che racchiudeva tutto l’amore che quelle due creature provavano l’uno per l’altra finalmente pronte ad amarsi e sostenersi.

L’amore li aveva finalmente uniti, con la sua forza invisibile ed impercettibile agli occhi, ma che il cuore capta a gran forza.

Domitilla la mattina seguente corse a casa di Angelo a vedere dove fosse, se anche lui aveva sentito ciò che era successo, ma al portone si presentò sua madre che le disse gentilmente che lui era in ospedale da Sole Benelli. La ragazza si infilò in macchina e raggiunse il nosocomio, a passi svelti raggiunse la stanza dove riposava Sole, la porta era socchiusa, non entrò che vide i due giovani tenersi per mano. Lentamente si allontanò senza farsi sentire. Il suo cuore non ebbe nessun battito irregolare, pensò che forse si sarebbe dovuta sentire arrabbiata o delusa e invece niente, con un sorriso sulle labbra si disse che era felice così. Quei due erano nati per stare insieme, e lei doveva ancora trovare colui che era in grado di rapirle il cuore.

In piedi appoggiata ad Angelo, Sole osservava ciò che era rimasto della sua casa. Poco distante c’era Celeste che si teneva per mano con Giulio, le loro fedi brillavano alla luce del sole, mentre una fresca brezza accarezzava i loro volti impietriti dallo scempio. Dagli occhi di Celeste scese una sottile lacrima che le percorse il volto per poi cadere sulle sue ginocchia, strinse i pugni, ma poi li sciolse, la sua rabbia ed il dolore si stavano placando grazie alle carezze di Giulio ed in quel momento percepì che grazie al suo amore avrebbe superato anche questo nuovo dolore. Se ne andò lasciando la sorella sola con Angelo. Mentre Sole cercava qualcosa da poter conservare tra le macerie, Angelo la osservava con gli occhi colmi d’amore, guardava i suoi lunghi capelli sciolti muoversi attorno al suo corpo sinuoso, nonostante portasse ancora i segni del dolore e dei mattoni su di lei. Chiuse gli occhi un istante e ripensò con terrore a quegli attimi angosciosi. Li riaprì e lei era li. Si voltò a guardarlo e lo raggiunse con qualcosa in mano. Era un lembo di stoffa. Lui gli chiese:

“cos’è?”

“E’ solo un pezzo della tenda della mia stanza… guarda che bei fiori, loro sono sopravissuti”

“il più bel fiore per me, sei tu”

Lei si strinse ad Angelo abbandonandosi completamente senza remore. Che dolce sensazione era per lei poter stare così, a farsi cullare dalle sue braccia a ritmo del suo cuore. Tirò su il volto e  guardando Angelo le disse:

“sai quella notte ho pregato il Signore di farmi morire piuttosto che essere sposa di…” non riuscì a nominarlo il suo cuore ancora sanguinante non poteva infliggersi altre sofferenze, e fu Angelo con la sua voce che era balsamo per quel cuore dolorante a dirle:

“per fortuna è tutto finito, spero solo che paghi per quello che ha fatto!”

“Non sperare la vendetta. Dimentica tutto, prima o poi pagherà per ciò che ha fatto”

“hai ragione. E poi per me l’importante è avere te al mio fianco oggi sempre e per sempre”.

Si unirono in un bacio eterno, davanti a tutta quella distruzione, consapevoli che tutto può essere ricostruito quando c’è la speranza, la gioia e l’amore.

                                                                                                             

ANGOLO AUTRICE

E sono arrivata alla fine.

Con una lacrima impigliata tra le ciglia e un sorriso nel cuore vi saluto.

Un saluto caldo e avvolgente. Si voglio avvolgervi tutti, uno per uno, con il mio più grande

“GRAZIE”

Grazie a tutti coloro che hanno

Letto,

seguito,

e recensito questa storia.

Spero di avervi regalato un’emozione, anche solo una, perché per me scrivere è come fare un’equazione, cioè trasformare le parole in emozione.

Ora la smetto di annoiarvi e vi saluto con la speranza di ritrovarvi presto tutti quanti, perché qualcuno ha detto:

“non è scrittore colui che pubblica, ma colui che scrive”

Spero vogliate darmi voi la risposta!

Un bacio a tutti

Rospina.

   
 
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