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Autore: jojo1234    25/02/2011    0 recensioni
Ancora non riuscivo a capire quando ero arrivata a quel punto. Ancora adesso rimanevo bloccata costantemente nelle mie inutili domande.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non conoscevo il perché dei miei sentimenti  nei suoi confronti. Non mi ricordavo quando avevo iniziato ad essere ossessionata da lui, a sognarlo di notte, a bramare le sue labbra.

Ma l’unica cosa che sapevo e che ne avevo un’ esasperante bisogno. L’amavo.

Ma almeno quella sera, per lo meno in quell’occasione non volevo sentire il suo nome ronzarmi in testa, plasmando  un, sempre più eterno, dolore nel petto.

Le mille luci della stanza mi offuscavano la vista,  mentre quella cantica operata distruggeva il mio udito.

Sistemai, alla ben meglio, la mascherina con piume blu collocata su quel viso un po’ tondo, ma magro nel quale recitava un’espressione da giovane donna. Riccioli castani, ornati con numerose perle, cadevano scomposti impedendomi una visione corretta.

L’uscio del corridoio, portava ad un circolare salone, affollato dalle lunghe distinte vesti appartenenti all’umanità. Colori ed affreschi riflettevano a pieno l’ornamento. In cima al salone un gran lucernario illuminava un lucido coro, rispecchiante il centro dai colori avorio al dorato.

Quel posto, illuminato di sussurri di tinte, visibile agli occhi dell’allegria, non aveva mai preso tanto splendore. Ma nonostante tutto sarebbe rimasto circondato da un aree falsa, di una luce buia che purtroppo lo caratterizzava.

Alzai la veste di seta cobalto, addentrandomi nella sala. Non riuscivo a riconoscere nessuno, numerosi volti sconosciuti comparivano nella mia mente. Volti senza un nome.

Mossi la testa prima a destra, poi a sinistra guardandomi a sinistra in cerca di qualche appiglio che mi salvasse da quella situazione. Non conoscevo minimamente il motivo, per il quale avevo preso parte a quella festa. Un insulsa messinscena, nella quale, io ero pienamente fuori luogo.

“Posso avere l’onore?”

Portai l’attenzione verso la voce nitida dell’interlocutore che aveva parlato.

Mi si presentò davanti un giovane uomo,  capelli aurei cadevano scomposti sulla fronte. Portava, come ogni persona in quella stanza, una maschera corvina circondante due occhi azzurro pallido. Mi sembravano famigliari, ma non ci dieti importanza.

Mi fissava sorridente, con un cipiglio issato e un braccio stesso, aspettante, probabilmente, una mia risposta.

“Scusami –gli stesi un riso rassicurante- ma mi sembra di conoscerti!”

“Può darsi! Ma, da come so, questa sera non dovresti.” Sibillo persuasivo. Risi divertita, contagiando anche lui.

“Giusto! Ti do perfettamente ragione. E ancora possibile un ballo?” domandai  divertita, osservandolo ghignare per poi annuire convinto.

Mi stese un braccio fasciato da un camicia bianca, sul quale mi appigliai allietata per poi dirigermi verso la pista da ballo.

Il tono della cantilena suonava lento ed eterno, tanto da sembrare voler prolungare quella danza.

La sottana azzurro intenso sbuffava nell’aria lasciando intravedere la sottoveste perlacea.

Gli occhi di quello sconosciuto mi incatenavano completamente. L’avevo già visto da qualche parte, ma per quella dannata maschera, non riuscivo a identificarlo.

“Io ti conosco!” affermai convinta, osservandolo intensamente.

Mi restituì uno sguardo divertito, sbuffando leggermente. “Sei proprio convinta allora! Da cosa lo intuisci?”

Guardai in differenti direzioni, per poi posare l’attenzione su di lui.

“Dagli occhi!” Dissi convinta. “Da tutto questo… -lo indicai-… dalle tue parole, dai tuoi atteggiamenti!” mi osservava rallegrato, come se io lo stessi divertendo in qualche cosa.

“Insomma –sbuffai contrariata- mi sembri tanto una persona che conosco!”

Non mi staccava gli occhi da dosso, e a ogni mia singola parola sembrava illuminarsi.

“Davvero? –non sembrava affatto sorpreso da come voleva far credere.- E com’è questo tuo amico?” ghigno soddisfatto.

Lo guardai interrogativa, con una punta di amarezza negli occhi. “Mi prenderai sicuramente per pazza ma… -una lampo improvviso mi scoppio nella mente. Mi scostai velocemente da lui, scuotendo la testa.- Francis !”

Lo conoscevo. Lo conoscevo benissimo. Avevo imparato a memoria ogni singolo tratto di quel viso, la morbidezza di quelle labbra. Avevo sentito molteplici volte quel tono dolce e agro della sua voce.

Accarezzato quei crini nelle notti di lussuria. Nutrita del suo amore, ma anche dal quale cercavo disperatamente di fuggire.

“Ce ne hai messo di tempo per capirlo!” era particolarmente allietato da quella situazione. Non c’era imbarazzo nell’intonazione. Solo e semplice piacere.

“Ti diverti per caso? Eh.. hai detto che non venivi stasera! Che ci fai qui?” mi portai un riccio ribelle, sfuggito dall’acconciatura dietro l’orecchio cercando di stare calma.

Lo vidi alzare gli occhi al cielo e con fare sbrigativo riprendermi le braccia e rimettermele sopra le sue spalle, come se nulla non fosse successo. “Ho cambiato idea!”

Mi scostai velocemente da lui, irritata dal suo comportamento.

“Sono stanca del tuo atteggiamento! Per te nulla e serio!” vidi un paio di sguardi puntati verso me, e mi resi conto di aver alzato leggermente la voce. 

Sbuffando contrariata mi portai una mano al viso.  Ero stanca, distrutta di questo suo continuo, eterno gioco. Un gioco nel quale non c’erano ne vincitori ne perdenti. Solo una stupida sciocca con un abile illusorio.

“Calmati adesso!... pensavo di vederti contenta.” Mi sembrò di intuire una lieve curiosità.

Lo guardai sconvolta. Non capiva, non avrebbe mai capito.

“Contenta? Mi vedi contenta forse?”

Non rispose abbasso lo sguardo, cominciando ad osservare quelle mattonelle in marmo della pavimentazione.

Non ricevendo alcuna risposta, continuai. “Vedi? Il problema e che tu non capisci!... mi avevi detto che non saresti venuto! Ti ho ripetuto centinaia di volte che è pericoloso! Ti immagini cosa sarebbe successo se stasera con me c’era Cristhian?”

Mosse un passo per rimettersi di fronte a me e riportare i suoi occhi nei miei. “Ma non c’è!”

Sospirai pesantemente. Abbassai la voce, quassi a un sussurro. “Cazzo Allende andiamo a letto insieme… e non sei il mio ragazzo!”

Non mi rispose. Lo scorsi aprire la bocca per, probabilmente dire qualcosa. Ma la rinchiuse subito dopo come se niente fosse.

“E poi, se non ricordo male, avevamo litigato stamattina… -scossi la testa irritata- … e tu ti presenti qui, come se niente fosse!”

Mi allontanai da lui. “Basta! Sono stanca, me ne vado a casa!”

Senza aspettare la sua reazione mossi dei passi verso il portone infondo. Ma una mano mi agguanto il braccio, facendomi cingere nuovamente da Francis.

Mi esaminava inquisitorio, con sguardo accigliato. Niente sorriso sul suo viso, stavolta era sincero.

“Lasciami!”

La sottana della vesta si attorciglio intorno hai miei fianchi.

Alzai la gonna mantenendola con le dita, decolté laccate nere spuntarono in vista.

Me ne andai adirata, ansimando fortemente.

“Ti arrabbi sempre per ogni cosa Elizabeth !” la voce di Francis mi giunse ovattata all’orecchio. Non me ne curai, tanto non avrebbe inteso.

“Fottiti.” Il tono della mia voce suonò basso anche per il mio udito.

Mi morsi il labbro inferiore cercando di placare le lacrime, prima di chiudere l’ingresso principale in legno dietro me.

   
 
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