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Autore: GreenNightmare    25/02/2011    1 recensioni
Era tanto che io e Damian non ci vedevamo. Due anni, almeno. Quei due anni cruciali in cui tutto cambia. In cui tu cambi e scopri chi sei e chi vuoi essere.
E ora, due anni dopo, sigaretta in bocca e una birra schifosa in mezzo al tavolino di un’angusta sala giochi vietata ai minori di diciotto anni, toccava ricordare. Toccava mandar giù quei maledetti nodi alla gola e bere un altro po’ di quella robaccia per lasciarsi tutto alle spalle.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una qualsiasi sera d'estate, una di quelle sere in cui la brezza ti sfiora il collo e rabbrividisci, la conclusione di una giornata meravigliosa.



Indossavo la mia maglia nuova dei Green Day e un paio di jeans rotti, ai piedi le All Star nere con scritto Fuck Off and Die sulla punta. Vaffanculo e muori.
Quante volte avrei voluto urlarlo in faccia al mondo.
Avevo la matita nera sugli occhi e al polso portavo un paio di braccialetti di cuoio borchiati.
Insomma, ero io, senza maschere e senza inganni.
 
Davanti a me una faccia che conoscevo da sempre e un’altra nuova, che avevo visto per la prima volta solo quella mattina. Due occhi marroni che comprendevo meglio di chiunque altro e un paio nuovi, verdi, misteriosi.
 
Ci trovavamo a ciondolare in una sala giochi decadente, una sera che per loro era come tante altre e che per me, invece, era solo l’assaggio di una vita che avrei voluto ma che mi era strappata via.
Avevamo comprato una bottiglia di birra e le sigarette non mancavano mai, e ce ne stavamo lì seduti a quel traballante tavolinetto rotondo a chiacchierare.
 
Damian frugava nella sacca. Ne tirò fuori un pacchetto di Chesterfield e un accendino nero.
“Paina?” mi chiese col suo solito sorriso scemo che conoscevo bene. Nonostante tutto, era rimasto sempre uguale.
  Non me lo feci ripetere due volte, sfilai una sigaretta dal pacchetto e me la accesi mentre Damian e Paul facevano lo stesso.
Aspirai a fondo il fumo grigio che sapeva di felicità, di libertà.
Paul bevve un sorso di birra e una smorfia di disgusto gli attraversò il volto pallido:
“Fa schifo”.
Anche Damian l’assaggiò.
“Non sa di niente” concordò e mi passò la bottiglia marrone con l’etichetta staccata per metà. Anch’io ne bevvi un lungo sorso; quella brodaglia sapeva di tutto fuorché di birra.
“E’ praticamente acqua” mi lamentai, schifata. Damian e Paul ridacchiarono.
 
 
Era tanto che io e Damian non ci vedevamo. Due anni, almeno. Quei due anni cruciali in cui tutto cambia. In cui tu cambi e scopri chi sei e chi vuoi essere.
L’avevo lasciato insicuro, piuttosto bravo a scuola, una specie di nerd occhialuto capace di fare magie con la chitarra e ora eccolo lì, piercing, sigaretta in bocca e vestiti strappati.
Io non volevo neanche pensarci alla vecchia me. A ciò che ero stata.
E ora, due anni dopo, sigaretta in bocca e una birra schifosa in mezzo al tavolino di un’angusta sala giochi vietata ai minori di diciotto anni, toccava ricordare. Toccava mandar giù quei maledetti nodi alla gola e bere un altro po’ di quella robaccia per lasciarsi tutto alle spalle.
 
E i miei ricordi parevano logori e vuoti mentre mi perdevo negli occhi verdi di Paul e il cuore sussultava ogni volta che lui incrociava il mio sguardo; il mio migliore amico doveva essersene accorto, ma non disse nulla.
E mentre loro mi raccontavano frammenti insignificanti della loro vita io dentro morivo goccia a goccia per quella realtà che mi era stata portata via.
 
E Damian, scommetto che sapeva anche questo. Sapeva quello che pensavo e quello che provavo. Lui capiva i miei occhi lucidi quando raccontavo loro il logorio della mia nuova vita che mi consumava lentamente senza che io avessi la forza di reagire.
 
Ma in quel momento non importava. Quel grigiore era mille anni luce lontano da quella realtà, da quel mondo che mi apparteneva.
 
E mi sentivo così bene in quella saletta puzzolente, che non avrei mai voluto andare via. 




  
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