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Autore: Santanico_Pandemonium    25/02/2011    2 recensioni
Mi piaceva l’idea di scrivere una storia che si svolgeva all’unisono con la saga di Twilight, e così ho iniziato questo racconto… Mi stavo trasformando. Cosa avrei fatto? Che avrei detto a mio padre e a mia madre? Improvvisamente mille pensieri mi balenarono nella testa...
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
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LA NUOVA ME

Mi piaceva l’idea di scrivere una storia che si svolgeva all’unisono con la saga di Twilight, e così ho iniziato questo racconto…
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Vorrei ringraziare moltissimo Stephenie Meyer,
la mia scrittrice preferita,
perché mi sono innamorata della “Saga di Twilight”,
che lei ha scritto,
e tale cosa mi ha spinto a scrivere questo racconto,
che è la storia (nata della mia fantasia),
che si svolge contemporaneamente alla sua.
LIBRO PRIMO
CAPITOLO 1: Una nuova vita
Abitare lì a Forks era diventata una cosa normale per me, ormai mi ero fatta i miei amici, la mia compagnia… l’idea di tornare a Pheonix non mi passava neanche per la testa perché stavo troppo bene lì dov’ero. Infondo mia madre se la passava bene con il suo nuovo marito, e io stavo benissimo lì con il mio papà. I primi giorni a Forks sono stati terribili, la città non mi piaceva, troppo nuvolosa, e avevo paura di incontrare nuova gente, ovviamente era tutta un’idea mentale che mi ero costruita io…
Stà di fatto che ora sono qui, e non voglio andarmene.
Vi chiederete perché, be... ora ve lo dico…
 
 
Primo giorno di scuola… uff! Nuova gente, nuovi compagni, nuovi insegnanti, tutto nuovo… se almeno conoscessi già qualcuno! Invece no. Catapultata in una nuova cittadina senza conoscere nessuna persona, tranne mio padre ovviamente.
Già, mio padre. I miei hanno divorziato quando io ero molto piccola, ma dopotutto va bene così. Mia madre Lara vive a Pheonix con il suo nuovo marito, si sono sposati circa otto mesi fa, e mio padre Tom vive qui a Forks da solo, anzi, con me da ieri.
Comunque, la nuova scuola mi sembra una noia, ma mi ci devo abituare.
Ho sentito da alcuni studenti che non sono l’unica “nuova arrivata”, c’è anche una ragazza del quarto anno, mi sembra di capire si chiami Isabella Swan, chissà, magari avrò l’occasione di parlarci…
Anche se non credo riuscirò mai a farmela amica perché lei è del quarto anno, io solo del secondo, quindi non ho speranza…
Bene, come prima ora di tutto l’anno scolastico ho educazione fisica… fantastico, la materia che odio di più.
Dopo essermi cambiata mi reco alle porte della palestra.
Una struttura gigante, davvero enorme, mi si presenta davanti all’improvviso, wow! Mai visto niente del genere.
Non siamo l’unica classe a giocare, nell’altra metà del campo c’è un gruppo di altri studenti più grandi di noi.
Mi sono sistemata alla mia postazione, stavamo per giocare a pallavolo, dietro in modo che nessuno mi vedesse.
Inizia il gioco, una ragazza parte con la prima battuta e il pallone vola… salta di mano in mano a tutte le ragazze e poi arriva a me…
Oddio, cosa faccio ora? Mi è venuto spontaneo proteggermi il viso e così ho portato la mano di fronte alla mia faccia e il pallone è rimbalzato fuori dal campo. Che figura del cavolo!
“Ehi, ma che fai?!” iniziò a gridare qualcuno.
“Scusate, scusatemi tanto…” risposi io rossa in viso.
Così sono corsa a raccogliere la palla e una ragazza è venuta con me.
“Ciao io sono Nina. Tu devi essere Jilly Talboot, vero?” si presentò la ragazza.
Era simpatica.
“Si, ciao, piacere. Scusatemi tanto per la mossa da imbecille, ma non sapevo proprio che fare, sono imbranata su queste cose.” risposi io.
“Tranquilla, lascia perdere. Guarda, non sei l’unica, anche quella ragazza laggiù non se la cava molto bene!” e indicò una ragazza con i capelli castani dall’altra parte della palestra.
“Vieni andiamo a pranzo!” mi disse.
 
Arrivammo alla mensa, un luogo affollato e colmo di gente. Andammo a prenderci qualcosa da mangiare e per fortuna trovammo un posto a sedere.
“Allora, di dove sei tu? Sei nata qui a Forks?” mi chiese Nina.
“No, vengo da Pheonix, vivevo lì con mia madre, ma ora mi sono trasferita qui da mio papà per una “vacanza” una cosa momentanea.” dissi.
“Ah capisco, be io invece vengo da Seattle, sono nata lì, ma io e la mia famiglia ci siamo trasferiti qui già da cinque anni.” mi disse lei.
Continuai a mangiare il mio panino e mi guardai intorno. In quel momento stavano entrando un gruppo di ragazzi stranissimi.
Tutti vestiti di bianco. Erano in cinque e avevano tutti quanti gli occhi color del miele.
“Hai visto? Immagino che li trovi strani.” mi disse Nina.
“Be, in effetti si.” dissi io.
“Sono i figli adottivi del dottore più in gamba di Forks, il dottor Cullen, vengono dall’Alaska, frequentano il quarto anno. Sono strani perché stanno sempre in gruppo tra loro e non si relazionano con gli altri, e poi, stanno insieme. Vedi, quello muscoloso con quella specie di super-modella, quello biondo con quella bassa e leggiadra, e l’ultimo, quello carino, sexy e assolutamente affascinante, be, lui non ha la ragazza. Gli sbavano dietro in molte, ma lui non ne bada neanche una…” mi spiegò lei.
“Ah be…” dissi e tornai al mio panino.
Finimmo di mangiare e riposti i vassoi andammo in corridoio.
“Allora adesso abbiamo la lezione di letteratura, vieni, ti accompagno.”
In classe conobbi la professoressa di letteratura, simpaticissima e molto brava, e anche altri compagni. La lezione durò un’ora e finalmente arrivò il momento di tornare a casa.
“Be, allora ci vediamo domani!” dissi a Nina.
“Ok, ciao Jilly!” mi rispose.
Finalmente… non è che non mi piacesse andare a scuola, ma era imbarazzante per me… preferivo starmene a casa mia.

...continua...
   
 
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