XXXVIII CAPITOLO
Francesca si indirizzò velocemente in infermeria. Avrebbe
saltato matematica, poco male. Non era una ferita grave, ma certamente non
poteva tornare a casa cosi…
-cosa ti sei fatta?- chiese curiosa l’infermiera, facendo
salire sul lettino la ragazza ed esaminandole la mano.
-sono caduta- mentì Francesca sperando che la donna non avesse
ancora sentito della strana rottura di una bacheca.
-caduta??- le chiese inarcando le sopracciglia e guardandola
severa da sopra gli occhiali. –non mi sembra una ferita da caduta, più che
altro da taglio- concluse.
-no no- continuò a mentire Francesca. –sono caduta in
cortile.
-va bene, va bene….- disse non credendo l’infermiera,
prendendo il disinfettante.
Dopo aversi fatto fasciare la ferita, Francesca lasciò
l’infermeria. Era stato poco furbo andare li: la voce della misteriosa rottura
della bacheca si era già sparsa nei corridoi e sicuramente l’infermiera avrebbe
potuto ricordarsi di lei..
Non poteva tornare in classe: tutti avrebbero notato la
fascia sulla sua mano.
Tornò al suo armadietto, ormai Giovanni non c’era più.
“maledizione” pensò “proprio quando stava per parlarmi….”
Si accorse che il suo armadietto era chiuso. Si toccò il
collo in cerca della chiave appesa a mò di collana, ma la chiave non c’era.
Francesca sospettò che l’armadietto le era stato chiuso da Giovanni.
Dove poteva andare ora?? Per fortuna quella era l’ultima ora
della mattinata, dopo ci sarebbe stata l’uscita. Non poteva stare tanto in
giro, avrebbe rischiato di ri incontrare quella stupida cretina, maledetta… le
imprecazioni di Francesca non finirono li.
Si diresse verso la biblioteca dove sarebbe stata protetta.
Passando davanti alla bacheca rotta, notò il bidello che raccoglieva i pezzi di
vetro inginocchiato per terra. Bestemmiava talmente forte che non si accorse di
Francesca che gli sgattaiolò dietro, senza dimenticare di raccogliere la prima
pagina del giornalino, ormai afflosciata per terra e calpestata.
Davanti al cestino li vicino, la ragazza strappò in mille
pezzi il maledetto foglio e lo buttò.
Chissà se Cristina, la cara amica, autrice dell’articolo,
aveva ottenuto il permesso della preside…. Francesca sperò naturalmente di no,
ma il giorno dopo le sue speranze furono distrutte.
Infatti, già all’entrata di scuola c’era uno strano mormorio
di curiosità ed eccitazione. Molti parlottavano fra sé ridendo. Quando arrivò
Francesca, tutti si girarono verso di lei, indicandola e ricominciando a
mandarsi occhiate strane. Francesca ebbe la triste intuizione che il numero era
già uscito. Sulle scale di ingresso molti ragazzi aspettavano di entrare,
seduti, concentratissimi nella lettura del giornale, ormai fuori dalla realtà
per la curiosità e l’avidità nel leggere l’articolo. Francesca non osò neanche
immaginare cosa c’era scritto e non aveva nessuna intenzione di saperlo. Entrò
svelta a scuola, evitando le occhiate curiose degli alunni nei corridoi.
Davanti all’armadietto c’era Giovanni, appoggiato anche lui immerso nella
lettura del giornale. Quando vide Francesca cercò di nascondere l’oggetto.
-che cosa c’è scritto……?- chiese con uno sguardo di
preoccupazione la ragazza indicando il giornale in mano a Giovanni.
Dalla faccia del ragazzo capì che non c’erano scritte cose
molto rassicuranti…
-non ho parole…- sussurrò lui –dovremmo girare per la scuola
incappucciati mi sa….-
Francesca gli lanciò un altro sguardo di terrore. Sospirando aprì
il giornale.